Heidegger o il dottor Mengele delle anime
Heidegger o il dottor Mengele delle anime
Sapendo che Heidegger si è compromesso almeno per un certo periodo con il nazismo e che all'occasione gli è capitato di sedere accanto a portatori della croce uncinata- o svastika- è naturalmente guidato, portato dalla sua ragione, a fare un accostamento tra questa croce uncinata e ciò che Heidegger ha chiamato il Quadripartito e che ri-unisce, in una formulazione "arci-tesale", i divini, gli uomini, la terra ed il cielo.
Ciò che numerosi commentatori del Quadripartito, eppure eminenti filosofi, non dicono veramente è già che osando comparare svastika e Quadripartito, vi escludete dal "luogo" Heidegger il quale, come un tempio, esige precisamente che siate quasi in raccoglimento e in devozione nel vostro rapporto con il testo heideggeriano. Sareste colpevoli di "produzione filosofica" e del più stretto razionalismo non ricevendo l'arci-tesi del Quadripartito come una specie di cifra simbolica maggiore di una iniziazione al pensiero autentico.
E come, sempre di buona volontà, siete pronti ad accettare malgrado tutto l'idea che Heidegger è un grandissimo pensatore, all'invito all'atteggiamento devoto- appello, offerta, ecc. - si aggiungerebbe la certezza che un tale autore non può assolutamente farvi "il colpo della setta". Chiamo "colpo della setta" ciò che, con il pretesto di meditare un dispositivo simbolico di un Senso fondamentale - i divini, gli uomini, la terra, il cielo - vi si farebbe allo stesso tempo aderire in modo subliminale alle bellezze della svastika.
Osserviamo precisamente che almeno formalmente tutto è a posto nel testo heideggeriano, affinché riceviate il Quadripartito in altro diverso rispetto ad una "volgare proposizione" filosofica sottoposta all'esame razionale.
Sarebbe inoltre ingenuo pensare che diventando quadripartito-meditante voi diventiate allo stesso tempo un sostenitore della svastika. Il dispositivo heidegger è più astuto. Consistendo in una introduzione del nazismo in filosofia è indispensabile al dispositivo di gestire una zona a "nazismo sfumata" e quasi invisibile, soprattutto agli occhi dei "meditanti".
Ancora una volta Heidegger non poteva introdurre il nazismo nella filosofia se non gestendo, nel suo dispositivo, uno spazio in cui esso spariva in quanto nazismo.
Questa sparizione, che non è assolutamente una "distruzione" del nazismo- al contrario! obbedisce del resto a due obiettivi complementari:
1° creare un tempio di "devoti" che costituisca un vivaio nel quale pescare di tanto in tanto un futuro quadro nazista (una parte importante di "rifiuti" è accettata, e per causa, sin dall'inizio).
2° Fornire ai quadri nazisti più dotati il linguaggio stesso del negazionismo. La sparizione del nazismo nella sua introduzione alla filosofia costituisce la scuola ideale del negazionismo senza il quale il nazismo non può esistere.
Quanto da me effettuato, a detta di alcuni commentatori, rivelerebbe del grottesco. Giungerò sino a sostenere che Heidegger si è servito dei suoi ammiratori/ammiratrici ebrei per sperimentare la potenza del suo dispositivo.
Heidegger, in questo senso, è il dottor Mengele delle anime
Insisto nella mia filosofia grottesca.
Ribadisco dunque questo: il Quadripartito (non) è (che) la versione in Grandezza Interna della croce uncinata.
Questa croce uncinata non ha d'altronde ad apparire essa stessa nella "grandezza". Essa può benissimo- lo ha già fatto, Oh quanto!- soddisfarsi della bruttezza e dell'orrore come, ad esempio, nell'attuazione della "shoah da pallottole".
Ribadisco anche che tutto il programma heideggeriano di strumentalizzazione nazista della filosofia è contenuto nell'aforisma dell'Esperienza del pensiero (testo scritto nel 1947).
La magnificenza di ciò che è semplice
"Ingegnere delle anime"- espressione che prendo in prestito a memoria da Giuseppe Stalin- Heidegger propone ai "filosofi" di diventare dei simili ingegneri. Del resto, per l'essenziale, dei "comunicatori", dei"pubblicisti" di quella semplice mostruosità che è l'esercizio della sovranità nella specie del "diritto di sterminio".
Il semplice è lo ziklon B; lo "sterminarli tutti!"
Ai "filosofi" produrne la Magnificenza!
Heidegger è assolutamente persuaso della necessità storica di una civiltà fondata sul diritto di sterminio. L'esercizio di questo diritto è orribile, abietto, mostruoso. È il semplice disgusto della pallottola che penetra nel cranio del neonato, dei cristalli di gas mortale che reagiscono con il calore dei corpi.
È assolutamente indispensabile, affinché una tale civiltà sia (e sia una, in un'operazione immonda di simulacro), di produrne la magnificenza.
Questo è il compito del "filosofico".
In Australia, in questo stesso momento, la popolazione aborigena sperimenta il "semplice" della "marea bianca": alcolismo, estrema povertà, autodistruzione, ecc. Nessun dubbio, ma concedo che non c'è bisogno di Heidegger a questo scopo- in questo senso Heidegger è un perfetto seguace- che la "magnificazione" di questo semplice funzione in pieno. Invece, Heidegger sarebbelo stesso il "pensatore" dell'industrializzazione dello sterminio.
Il quadripartito è la "grandezza interna" dell'inevitabile orrore e bassezza esterne dell'esercizio della sovranità nella specia del diritto di sterminare.Quando Heidegger dichiara nell'intervista-testamento dello Spiegel che gli sembrava che il nazismo era andato nella direzione giusta per quel che riguardava il rapporto con la tecnica non voleva dire altra cosa che ciò:
- I Tedeschi sono il nuovo popolo dell'Essere dopo i Greci. Incombe loro gestire la loro vocazione ontologica procedendo alla Vernichtung [sterminio] di tutto ciò che minaccia di tenerli prigionieri dell'ontico. (È un riferimento alla "differenza ontologica").
La "buona tecnica", per Heidegger, è quella che fu impiegata e messa a punto per lo sterminio. Questa ipotesi perfettamente "grottesca" ha per lo meno il merito di fornire una "prospettiva pratica" alle meditazioni heideggeriane sulla tecnica).
[Traduzione di Ario Libert]
NOTE
[1] Interverrò più tardi a proposito di quest'opera che trovo decisamente di una molto strana "costituzione".
LINK al post originale:
Croce uncinata nel cuore di "Temps Modernes"
E mentre accade che delle lamentele siano depositate contro dei disegnatori di croci uncinate, si può trovare nel cuore del numero 650 di Temps modernes dedicato a Heidegger ed alla questione del Luogo una "superba" croce uncinata heideggeriana.
Ho sempre sostenuto, sul blog, che il Geviert (Quadripartito) di Heidegger era una versione "spirituale" della croce uncinata nazista. Grazie all'incoscienza di alcuni commentatori, la rivista di Sartre si è così macchiata con una croce uncinata di alta classe.
Per capire come ciò sia stato possibile bisogna ammettere che, per Heidegger, il simbolo nazista doveva essere il sostituto autorizzato e giustificato della croce cristiana e, ciò, in vista di identificare una nuova civiltà in quanto fondata sulla "soluzione finale".
È spregevole e delirante: filosofolle.
Ma si capisce anche perché Heidegger si è compiaciuto a formulare una specie di misticismo ontologico della "razza". Bisognava produrre una versione "nuova università" del simbolo disegnato da Hitler.
La croce uncinata dei braccialetti degli scalmanati non passa tra gli intellettuali.
Ma delle belle pagine ontologiche sulla Terra, il Cielo, i Mortali, gli Dei-e sulla parola, l'essere, il tempo, lo spazio- ciò passa molto meglio.
Da qui l'esercizio seguente, il quale consiste in una semplice "annotazione" di un passaggio di un articolo di J. F. Mattéi.
Originale:
Lo stesso "annotato":
O la frase seguente: "La temporalità che era, in Sein und Zeit, il fondamento della spazialità dello spazio, è ricondotta allo spaziamento originario dell'essere aperto attraverso la figura quadripartita del Geviert".
Tra Sein und Zeit ed il Geviert c'è stato appunto Auschwitz, che è una realizzazione inscritta da molto tempo nella simbolica della croce uncinata.
Rileggiamo ora la frase così tradotta: "La temporalità che era, in Sein und Zeit, il fondamento della spazialità dello spazio, è ricondotta allo spaziamento originario dell'essere aperto dalla croce uncinata, e soprattutto dal suo compimento in quanto soluzione finale, ad esempio ad Auschwitz".
Sostengo la tesi che sia questa la traduzione vera.
Heidegger in un tripudio di svastiche: il suo elemento spirituale più sentito
La camera a gas rimane anche, per Heidegger, la grande cosa del III Reich.
Se avesse pensato il contrario mai avrebbe affiancato Essere e tempo con la croce uncinata del Geviert.
Il paragrafo riprodotto è preso dall'articolo di J. F. Mattéi intitolato: Le lieu de l’étant et le milieu de l’être [Il luogo dell'essente e l'ambiente dell'essere]. Si trova, ahimè a pagina 137 del numero 650 di Temps modernes.
SKILDY
[Traduzione di Ario Libert]
LINK al saggio originale:
Croix gammée au coeur des "Temps Modernes"
LINK a saggi pertinenti:
Luc Ferry, Come ha potuto essere nazista?
Skildy, 65 anni da Auschwitz: vergogna ad Heidegger
Skildy, Heidegger e le "filosofie nazional-socialiste"
Skildy, La filosofia nazista di Heidegger
Per l'apertura degli Archivi Heidegger
René Misslin. Heidegger e l'antisemitismo. Una testimonianza di Ernesto Grassi
Roger-Pol Droit, La doppia faccia di Heidegger
Ci si ricorda dell'eclatante scandalo suscitato, nel 1987, dalla pubblicazione di un libro di Victor Farias che smascherava l'ampiezza dell'impegno nazista di Martin Heidegger. Come aveva potuto esserlo colui che molti considerano il pensatore del secolo? Due atteggiamenti, entrambi derisori, hanno allora occupato il proscenio. Il primo, sosteneva che Heidegger era stato indubbitabilmente nazista (il che è vero), concludeva che non poteva essere un grande pensatore (il che è falso). Questo era, in sostanza, l'opinione dei sociologi di orientamento marxista. L'altro, idolatrando il maestro, giudicava inconcepibile che avesse potuto essere nazista, e si affrettavano a camuffare i fatti. Le vere questioni furono così eluse, e soprattutto la sola che valga: come è filosoficamente concepibile che Heidegger sia potuto essere al contempo un grande pensatore ed un nazista molto fervente da tenere, durante gli anni trenta, delle affermazioni aggressivamente antisemite e, venti anni anche dopo la guerra, parlare della "grandezza" e della "verità" del nazismo?
Quando Heidegger usciva dalla baita era a volte per incontrare certi "amici"...
In alternativa, un'altra domanda, anch'essa accuratamente respinta, meritava di essere esaminata: cos'è che, nello stile del discorso inaugurato da Heidegger, aveva potuto affascinare a tal punto una certa intelligentsia francese da aver preferito, associando i riflessi staliniani meglio consolidati ad alcuni tic revisionisti, negare l'evidenza piuttosto di dover mettere in questione un pensiero di cui il meno che si possa dire è che esso non era affatto portato alla democrazia? Diciamolo chiaramente: la riunione, in un solo volume, dei principali testi politici di Heidegger non apporta rigorosamente nulla di nuovo. Si puà tuttavia sperare che essa darà l'occasione di prendere in conto questi interrogativi. Ecco alcune suggerimenti per contribuirvi.
Sul primo versante, si deve riaffermare chiaramente che l'impegno nazista di Heidegger, senza essere una necessità, non ha nulla nemmeno di accidentale: per quanto strano o scioccante ciò possa apparire, è molto facilmente "giustificato" dalla sua filosofia della "decostruzione", con la quale forma un tutto coerente. Heidegger non ha cessato di vedere nel pensiero moderno un vasto e terrificante progetto di dominio, inaugurato dai Lumi, quando gli esseri umani, affascinati dal Progresso, investirono sulla scienza tutte le loro speranze. Il mondo della "tecnica", in cui questo progetto raggiunge il suo apogeo, avviene pienamente quando la volontà di dominare la natura o la società non è più sottoposta ad un obiettivo, ad uno scopo emencipativo, ma si trasforma in "fine in sé". La volontà di potenza diventa allora cieca, essa si fa "volontà di volontà", dominio per il dominio, ed è a questa follia devastatrice che è votato l'universo contemporaneo intero.
Perché accanirsi a negare i fatti?
È dunque la modernità nel suo insieme che si tratta di "decostruire"- da qui la simpatia di Heidegger per un movimento politico, il nazismo, che si voleva molto chiaramente antiliberale ed anticomunista perché vi si possa leggere un salutare sussulto reazionario contro le due possibili figure dei moderni tempi industriali. Ecco cosa Heidegger scrive a questo proposito in Introduzione alla metafisica (1953): "Quest'Europa che, nel suo incurabile accecamento, si trova sempre sul punto di pugnalarsi da sé, è presa oggi in una stretta tra la Russia da una parte, e l'America dall'altra. La Russia e l'America sono entrambe, dal punto di vista metafisico, la stessa cosa; la stessa frenesia sinistra della tecnica scatenata e dell'organizzazione senza radici dell'uomo normalizzato".
C'è di tutto, sino alle premesse di un antisemitismo che vedrà nell'ebreo il simbolo dell'apatride, il prototipo dell'uomo senza nradici: la reazione di fronte alla disgregazione della tecnica russo-americana deve venire dalla "vera" Europa, dalla Mitteleuropa, in breve dalla Germania. È questa reazione che è stata incarnata agli occhi di Heidegger dal movimento nazionalsocialista. Senza dubbio quest'impegno non era necessario, anche a partire dalle posizioni filosofiche che erano le sue. Sarebbe assurdo pretendere che ogni critica della tecnica, sia al contempo antisovietica ed antiamericana, conduca al nazismo. Potrebbe portare anche versio l'ecologia radicale, come fu il caso nella Germania degli anni 70. Ma è tuttavia una possibilità "filosoficamente" fondata e, all'epoca in cui Heidegger si coinvolge in politica, una possibilità ben reale , non un accidente o una semplice "stupidagine", come vogliono farci credere oggi.
Perché bisogna accanirsi a negare i fatti? Si dice a volte, bisogna augurarlo, a giusto titolo, che in politica gli intellettuali si sono ingannati molto, che alcuni di loro, e non dei minori, hanno dato il loro sostegno a dei regimi totalitari o autoritari; e ci si stupisce che tanta intelligenza abbia fiancheggiato così ciecamente. Ci si stupirebbe forse meno se si comprendesse infine che la funzione principale degli intellettuali in una società democratica è di incarnare l'istanza della critica, dunque di adottare volentieri delle posizioni antidemocratiche.
Nel contesto del dopoguerra, le società occidentali erano doppiamente sospette: non avevano esse tollerato, cioè organizzato, il colonialismo all'interno ed il fascismo all'esterno? Queste società che si dicevano le più "civili" non avevano generato la barbarie? È in questo contesto, sicuramente, che il marxismo poté apparire alla stragrande maggioranza degli intellettuali come lo strumento ideale di una critica delle società democratico-liberali. Era in fondo la sola ideologia occidentale di grande durata a non essere affatto sospetta di compromissione con il nazismo ed il colonialismo.
È la ragione per cui bisognava ritardare ad ogni costo l'inevitabile: la presa di coscienza cher il marxismo stesso era parte in causa con altre catastrofi totalitarie. L'"Heidegger pensiero" ha funzionato dopo l'affondamento dei marxismi come una seconda e più sottile matrice per una posizione critica rinnovata. Per molti aspetti, quel che accade oggi ai nostri heideggeriani riproduce una parte che si è già svolta nel dopo-68 con la presa in conto, tardiva ma infine pubblica, delle critiche del totalitarismo sovietico. Bisogna sapere, per afferrare l'ampiezza del sisma, che il pensiero di Heidegger procedeva segretamente da molto tempo nell'intellettualità francese: presso Sartre, certamente, ma anche presso Foucault, Merleau-Ponty, Lacan, o Levinas, per non dire di coloro che svolgono con delizia il gioco di un heideggerismo dissidente, che vuole "pensare con il maestro contro il maestro". Ecco il paradosso, che si dovrà decidersi una buona volta ad interpretare: il successo di Heidegger in Francia non è avvenuto malgrado il suo odio per la democrazia, bensì a causa di esso.
[Traduzione di Massimo cardellini]
LINK:
Comment a-t-il pu ê tre nazi?
Il nazismo di Heidegger
L’interpretazione che mutila i testi di Heidegger per umanizzarlo
di Reinhard Linde
Titolo originale: Devil’s power’s origin
L’interpretazione che mutila i testi di Heidegger per umanizzarlo
Ne risulta che sono proprio i testi di Heidegger amputati o contenenti numerosi passaggi "oscuri" che sono ritenuti come la sua vera filosofia. i supplementi che lo spiegano concretamente e politicamente, apportati nel 1933 e 1934 allo scopo di rendere la sua filosofia trasparente ad un circolo più ampio di auditori, passano per essere il risultato di una irresponsabilità filosofica temporanea. Ma poiché non vi è alcun punto di intoppo né alcuna contraddizione tra questi supplementi ed i suoi teoremi costanti sino ad allora, non possono essere messi sul conto del momento. Se non li ha espressi in precedenza, è perché ciò gli sarebbe costato il suo posto all'università. A partire da una tale base testuale, non si possono trarre che delle interpretazioni che si allontanano ampiamente da Heidegger e ne divergono su molti punti, interpretazioni tra cui una di quelle proclamazioni heideggeriane passate sotto silenzio basta generalmente a mostrare l'assurdità.
La mutilazione testuale di Heidegger corrisponde alla messa in scarto dell'applicazione sociale- che ha egli stesso evocato, espressa o vissuta- dei suoi teoremi. Essa è legata all'estrema incertezza riguardante il contenuto concreto dei suoi concetti centrali. È questo che fa sì che non si possa nominare l'oggetto del suo pensiero, anche sotto la sua forma più astratta, anche totalmente allontanata dall'azione. "Essere" e "Dasein autentico" appaiono come pure conchiglie vuote che ogni individuo può riempire come vuole. Eppure, non vi è nulla che Heidegger esponga in modo più appassionato della storicità del Dasein- cioè la forza del rovesciamento pragmatico e politico inerente agli individui. Non si trova che presso gli individui politicamente raggruppati e mai presso gli individui isolati. Heidegger si erige egli stesso in modo veemente contro ogni interpretazione esistenzialista.
In precedenza, aveva distintamente spiegato che la filosofia non "si occupa dell'esistenza individuale dell'uomo individuale in quanto tale" (Die Grundfrage der Philosophie, 1933; Tr. it.: Le domande fondamentali della filosofia, Mursia). In Essere e Tempo, non troviamo una sola frase che vi andrebbe contro. Ogni preoccupazione, ogni sollecitudine, ogni affezione, ogni essere-gettato non ha senso che nel quadro dell'"con-essere" ogni volta in un "mondo", cioè in un insieme sociale globale, dell'essere del quale è in causa il Dasein. Il Dasein quotidiano dell'individuo è per lui "inautentico" e come esso decade (verfallendes), non è degno di alcun aiuto filosofico. Isolati, non possiamo diventare "autentici" che nell'afferramento risoluto della sua "possibilità più propria" nell'anticipazione assoluta della morte. Anche qui, non è più questione di un progetto e di una fioritura determinata. Heidegger spiega senza appello possibile che "la predonazione violenta di possibilità dell'eisitenza" è "metodicamente richiesta" e che essa deve essere sottratta all'"arbitrario" (Essere e tempo).
In questo contesto, egli rinvia indiscutibilmente al fatto che "l'Interpretazione ontologica dell'esistenza del Dasein" poggia "su una concezione ontica determinata dell'esistenza autentica, un falso ideale del Dasein" (Ibid.). Quale? Quale mostruosità nell'interpretazione che si dà di Heidegger: si nasconde il fatto che un punto di vista concreto, non filosofico sull'esistenza autentica è esplicitamente la base di partenza della sua filosofia e si trova "dispiegato più radicalmente" da essa. La sua elevazione allo statuto ontologico mira a rendere l'"ideale" obligatorio. È sul suo metro che si deve agire, perché "l'appello della coscienza non rappresenta [per il Dasein] un ideale di esistenza vuoto, ma la pro-vocazione della situazione" (Ibid.). Ci torneremo sopra.
Secondo la stessa logica di questi tagli considerevoli, non è mai possibile chiedersi se i suoi concetti in generale rappresentano positivamente qualcosa. L'idea del Dasein transindividuale e quindi in essenza particolare e le sue determinazioni come l'inevitabile preoccupazione, l'affetto, l'inautenticità, la scadenza, la nullità, l'essere-gettato, l'essere-per-la-morte, l'estasi, la reticenza, il superamento nella morte, il popolo, l'eroe, la ripetizione non sono in alcun modo degli oggetti e dei punti di vista generali che apporterebbero nuove conoscenze e che potrebbero entrare nel fondo del sapere dell'umanità. È quanto distingue l'heideggerismo da ogni filosofia classica. La sola enumerazione dei concetti ci illumina già sul fatto che si tratta qui di un negazionismo sistematico non soltanto del soggetto critico e responsabile di se stesso, bensì dell'individuo in quanto tale e del suo dispiegamento schiuso all'interno dello spazio sociale.
Alcuni interpreti di rilievo si sono sforzati di distruggere i ponti eloquenti tra i teoremi centrali di Heidegger ed il suo sostegno teorico diretto al nazismo. Essi non sono riusciti a giungere ad alcuno risultato soddisfacente perché non hanno effettuato nessuna ricerca e non hanno acutizzato affatto lo sguardo sociologico. Così l'insegnamento di Heidegger poggiano sempre e sempre di più su delle versioni mutili e sulla separazione assurda tra un'opera falsamente vergine politicamente e la persona di Heidegger, idiota politico. Si aggirano così i doveri fondamentali di infomazione e di educazione. Una versione intellettuale e raffinata di questa "ermeneutica" ha degli effetti particolarmente distruttivi qui e nel campo giornalistico. Habermas, Derrida ed i loro sostenitori ammettono innanzitutto quanto abbiamo detto con un po' di dettagli e si avvalgono anche dei sostegni per questo lavoro di spiegazione dei ricercatori riguardante l'Heidegger direttamente politico. Essi affermano che il pensiero di Heidegger è capace del suo passaggio attraverso l'opzione nazista, alla quale ha dapprima condotto (!), ma può anche essere sottoposta ad un'altra spiegazione, che sfocia ad evidenziare qualcosa di valido e di tradizionale. Heidegger avrebbe riconosciuto i pericoli che fa pesare sull'umanità l'onnipotenza della tecnica e sarebbe riuscito ad identificare la sua causa spirituale: lo sviluppo della ragione dopo Platone. È quanto andrebbe "estratto" dal contesto ideologico (weltanschaulich)" dalle sue speranze poste nel nazismo. Quest'ultimi si sarebbero trasformati in deluzione completa duranet la seconda guerra mondiale, quando Heidegger avrebbe visto che la strategia di guerra dello Stato nazista non era che una sottomissione alla tecnica. Si tratta di una menzogna insolente, che si rifiuta di tener conto dei semplici fatti riguardanti Heidegger. È alla base di una logica drammatica.
L'elemento pericoloso di questa versione si trova innanzitutto nell'affermazione da parte di Heidegger di un divenire criminale della ragione. Prende di mira Cartesio abusando della relativizzazione delle forze della comprensione effettuata da Kant. Heidegger torna ad una concezione dell'uomo anteriore nel momento in cui lo si pensa come critico, dotato di uno spirito universale, cercando delle conoscenze che possano tornare utili per tutti gli uomini. Se ciò fosse vero, se Heidegger rappresentasse un'avvanzata irreversibile, allora bisognerebbe dire che i diritti dell'uomo universale non esistono, non più della conoscenza e la tecnica umaniste, non più del freno posto dall'uomo all'omicidio dei suoi simili che non appartengono al proprio "Dasein". Allora non restano che i "modi di essere fondamentali": "l'esssere-Dio, l'essere-uomo, l'essere schiavo, l'essere padrone" (Vom Wesen dei Wahrheit, 1933-34). Per Heidegger, l'essere-uomo si declina obbligatoriamente secondo le categorie regionali völkisch e razziale. La sua critica della ragione non è minimamente indipendente dall'alternativa che egli offre, è costruita a partire da essa. Heidegger non rimprovera essenzialmente a Cartesio di incoraggiare il soggetto pensante da se stesso di onnipotenza smisurata, ma piuttosto al suo soggetto di essere "senza suolo"- cioè di non prendere le sue determinazioni regionali e völkisch- e di essere un quadro universale inesistente.
Secondo Heidegger, non si può assolutamente nulla conoscere senza fare riferimento all'"essere", affidato ad un popolo storico che esso ha scelto. Va da sé che ogni pensiero particolare (matematica, biologia, ecc. tedesca) deve a sua volta essere sottoposta a questo popolo. L'intenzione e la comprensione rimangono "inautentiche", precarie e contingenti, tanto a lungo finquanto l'individuo non "avanza" nella morte, cioè finquando non si adatta estaticamente nella sfera dell'essere temporale e sovratemporale, attraversoi una separazione completa con tutti i vivi e gli essenti. Anche giunti a questo punto, il grande giorno non è ancora sorto, solo un raggio di luce (un "lucore") appare nell'oscurità eterna dell'anima, quell'anima che non può che "credere" o "tenere-per-vero" (perché per Heidegger, distinguere verità e falsità è diventato impossibile).
Per Heidegger, lo schiudersi consiste in ciò che fa fremere ogni uomo risvegliato, in ciò che ogni uomo risente come uno spaventoso restringimento della vita: "il Dasein, fosse esso presente in una qualunque spiegazione mistica e magica, si è è ogni volta già compreso: senza ciò non "vivrebbe " affatto in un mito, non si preoccuperebbe affatto, attraverso il rito ed il culto, della sua magia". [Essere e Tempo]. L'uso del presente mostra che Heidegger considera una tale vita sociale come un ideale naturale sempre valido. Ha manifestamente improntato il suo contenuto all'iconografia kitsch della sua epoca riguardante l'esistenza (Dasein) "primitiva" ed il Medioevo cristiano, quei luoghi comuni che fanno di ogni realrà storica una brodaglia apparentemente omogenea. Infatti, si tratta giusto di ontologizzare una costrizione anti-individuale, rivelatrice dello pseudo-popolo (pseudo-volkstammlich) ed ostile alla razionalità, che non può effettuarsi che attraverso mezzi terroristici. Soltanto i nazional-socialisti hanno seguito un progetto di questa portata. E soltanto gli "intologi" favorevoli ad un'applicazione della violenza potevano affermare che l'abuso e la hybris risiedono nella ragione stessa, nella capacità di riflessione esigita da Descartes, nel compito di esaminare, la responsabilità dell'uomo. I suoi nemici pongono a carico della ragione stessa lo spettacolo dato dagli uomini irrazionale e spietati. Secondo essi, sono razionali. È per meglio eliminare la ragione in generale. Nessun pensiero riducendosi ad un'associazione vitale limitata e separata non può essere favorevole all'uomo!
Dietro la volontà irresponsabile di "estrarre" dalla melmosa teoria della conoscenza di Heidegger un nucleo sussitente e legittimo, troviamo evidentemente una motivazione non filosofica. Il rigetto heideggeriano dell'universalismo occiden tale europeo deve permettere di raggiungere l'egemonia culturale, politica e economica dell'"americanismo". Questo rovesciamento rinvia a delle alternative potenziali, alle quali Habermas in particolare ha fatto appello nella sua reazione impossibile agli attentati te rroristi del 11 settembre 2001: la "religione" e la "civiltà" asiatica o araba. Su queste alternative, assolutamente nulla deve essere precisato in modo argomentato, ma sono opposte all'americanismo come riserva e minaccia. Perché anche i terroristi estremisti passano per religiosi e sembrano appartenere alla civiltà agli occhi di Habermas. Quando egli chiama ad un "dialogo" con essi, egli abbandona le sue esigenze democratiche a profitto della promessa di un agire comunicativo applicato. Se il diavolo è invitato nello scopo di vincere con la forza gli abusi di potere politici ed economici considerati come degli eccessi della ragione, non li eliminerà mai, si atterrà piuttosto al principio di una società aperta, ai poteri separati e che garantiscono i diritti fondamentali.
La ripresa della critica heideggeriana della ragione nobilita la negligenza filosofica dell'ermeneutica corrente. All'opposto dell'assoluzione che Hannah Arendt aveva dato a Heidegger, questa critica sostiene concettualmente questa negligenza che considera l'impegno nazista di Heidegger come "poco morale" e lascia il nazismo apparire come gravido di una verità portatrice di avvenire. Era soltanto in un gesto di rinnegamento di sé ad eccitare proprio la pietà che Hannah Arendt aveva posto in ridicolo il mestiere di filosofo, facendo il favore ad Heidegger di considerare la propria cecità politica come una deformazione professionale. (Oggi, i difensori di Heidegger brandiscono fieramente la testimonianza ufficiale dello stesso genere attestando la sua invalidità mentale). L'applicazione delle analisi che lei ha sviluppato sul totalitarismo al pensiero di Heidegger è al contrario estremamente utile e fecondo.
"Nell'essere dell'ente avviene il nullificare del nulla. [...] La negazione non è, infatti, che un modo del comportamento nullificante. [...] Più abissale del semplice aggiustamento della negazione pensante sono la durata dell'agire all'incontro e la lacerazione dell'esecrazione. Più pesante è l'asprezza della privazione" [Che cos'è la metafisica?, 1929: Im Sein des Seienden geschieht das Nichten des Nichts“. Die "denkende Verneinung“ ist" nur eine Weise des nichtenden … Verhaltens. … Abgründiger als die bloße Angemessenheit der denkenden Verneinung ist die Härte des Entgegenhandelns und die Schärfe des Verabscheuens. Verantwortlicher ist der Schmerz des Versagens und die Schonungslosigkeit des Verbietens. Lastender ist die Herbe des Entbehrens”. "Was ist Metaphysik? 1929].
La redazione di questo testo è terminata il 27 gennaio 2007, giorno del 62° anniversario della liberazione del lager di Auschwitz. È dedicato alla memoria di tutte le vittime del nazional-socialismo. Per riferimenti completi e analisi più approfondite, rinvio al mio libro Bin ich, wenn ich nicht denke? (Io sono quando non penso?), Centaurus Verlag, Herbolzheim, 2003.
Reinhard Linde
[Traduzione di Ario Libert]
Degli estratti si trovano sul mio sito http://www.reinhard.linde.de.vu
Sull'autore: Nato nel 1955 a Wernigerode, nella Republica Democratica Tedesca; ho compiuto i miei studi di storia all'Università Humboldt di Berlibi nel 1980. Il mio campo di studio si è formato nell'opposizione al regime della RDT e legato all'analisi del pensiero totalitario con la formulazione di alternative etiche fondate filosoficamente. Vivo come autore indipendente a Berlino.
LINK al post originale:
Dispositivo cognitivo dei contemporanei di Sein und Zeit
Il pensiero di Kant ha dato luogo a due grandi correnti che prevarranno durante il XX secolo: L'empirismo, il positivismo logico, ecc. da una parte, la fenomenologia e gli esistenzialismi d'altra. Lo spirito è concepito oramai da queste scuole di pensiero come isolato da un reale indipendente che esso percepirebbe e potrebbe concepire. È a degli spiriti o a degli spiriti isolati in tal modo, privi di ogni riferimento all'essere indipendente da essi che un Heidegger porrà la "questione dell'essere"!
1. La nuova fisica e la nuova epistemologia positivista: Einstein ed il Cicolo di Vienna
Ora che Einstein (1905) pone effettivamente la fisica sulla via designata dal neo-kantiano Ernst Mach, questa fisica abbandona la questione dell'essere indipendente delle cose naturali. Nel 1911, il Circolo Mach Ernst lancia un appello per la costruzione di una visione scientifica positiva [14], lancia quest'appello ai ricercatori scientifici delle differenti discipline. L'appello è firmato tra gli altri da Mach, Einstein, Hilbert ed anche da Freud. Mach, il filosofo fisico, fondatore dell'empiricriticismo; Einstein, che ha già posto il "quanto d'azione" al posto di un concetto della natura della luce; Hilbert, che chiede una formalizzazione logica metamatematica, richiesta a cui risponderà il teorema troppo famoso di Goedel.
Nel 1929, diventato Circolo di Vienna (Wiener Kreis), l'Ernst Mach Verein pubblica il suo manifesto. La tesi machiana è fermamente adottata. Ogni allusione ad un'esistenza indipendente esterna alle sensazioni cioè ai fenomeni, è denunciata come priva di senso. Questa mancanza di senso è caratteristica degli enunciati metafisici o teologici, si dice in questo manifesto. Da questa tendenza degli spiriti alla metafisica e/o alla teologia, cioè alla mancanza di senso, il manifesto spera che la psicanalisi di Freud possa guarire. Freud aveva appena pubblicato lo stesso anno in cui apparve Sein und Zeit il suo L'avvenire di un'illusione. Descriveva la religiosità come una nevrosi universale e manifestava la speranza di una guarigione.
2. Abbandono dell'ontologia per la nuova fisica
V. Itinerario dell'impresa di Heidegger
1. Gli inizi della carriera universitaria di Heidegger [15]
Heidegger è un cristiano fervente, educato dalle magistrali istituzioni cattoliche di formazione dello spirito e del corpo. Fallendo il suo ingresso in un ordine della Chiesa, passerà all'università ed alla biblioteca di filosofia contemporanea. All'università ascolta i corsi di matematica. Le questioni del matematico Hilbert sul fondamento formalizzabile delle matematiche possono contribuire a liberarlo da un'adesione a questo genere di scienze poiché essa stessa sembra mancare come le altre discipline di un proprio fondamento. Ascolta i corsi di fisica e ciò in un momento in cui questa scienza vacilla nell'adesione ai precetti di Ernst Mach. Scopre l'opera di Husserl e questo pensatore lo mette del tutto a suo agio nei confronti di ciò che le scienze positive sanno del mondo. In seguito compirà l'apprendistato a questa dottrina ed al suo metodo presso il suo creatore Husserl.
Husserl non avrebbe dovuto dimenticare ciò che egli stesso aveva notato nel 1919 e cioè che con Ochsner, l'amico dell'epoca di Heidegger, ed con Heidegger, aveva a che fare con delle "personalità orientate verso la religione" [16]. A proposito di questa religiosità, nel 1917, Finke, che era allora un protettore di Heidegger, vedeva in quest'ultimo, a cui egli scriveva, "un eminente filosofo speculativo teista" [17].
La giovane età di Heidegger, delle circostanze accademiche particolari e forse anche la libertà presa con la teologia cattolica prevalente nella Friburgo universitaria impedirono Heidegger di occupare la cattedra di filosofia cattolica per la quale aveva posto la sua candidatura a Friburgo.
L'ardore del militantismo religioso di questo figlio della Chiesa visibile non cedette davanti a questo insuccesso universitraio non più di quanto non aveva ceduto davanti al rifiuto dei Gesuiti di riceverlo tra di loro e quello dell'arcivescovo di impiegarlo presso di sé. Questi due ultimi rifiuti non essendo stati motivati che per i problemi cardiaci che degli eccessi sportivi avevano prodotto in Heidegger.
Tutta l'impresa di Heidegger è da concepirsi a partire dal suo militantismo religioso.
Invece di aver determinato, come avrebbe potuto sperarlo Husserl, nell'essitenza ordinaria dell'uomo concreto gli elementi originari di una "scienza rigorosa"- husserliana- capace di produrre delle verità eterne- secondo l'ideale di Husserl- Heidegger vi stabilirà i determinanti eterni dell'uomo interiore, cioè i determinanti del divino in quest'uomo interiore.
Un amico di Heidegger, Laslowski, aveva fatto pubblicare nel numero di marzo 1915 della rivista Heliand una poesia di Heidegger. La rivista Heliand era, come l'indicava il titolo, "la rivista mensile al servizio della vita religiosa dei cattolici colti" [sic] [18]. In questa poesia si legge: "Wie Gott es meint! -Auf ew'gerSpur Geh'n Engel werben.»
Come Dio l'intende!
Su un'eterna traccia
Se ne vanno cercando gli angeli.
La "meraviglia" [19] è che questa "traccia eterna" si troverebbe nell'"uomo concreto". Nell'uomo concreto, e nel fango in cui lo getta "la cura", "la paura", "la corruzione", "la decadenza", "l'abbandono" in questo fango in cui si affonda nel mondo per il mondo, in cui l'uomo si aliena, si perde, è là che giacciono le tracce eterne. Nella chiacchiera è l'angelo caduto del verbo. In questa cura di non morire, dell'uomo ordinario, si è pervertita la cura dell'anima per la morte. Nel suo libro L'ontologie politique de Martin Heidegger [Führer della filosofia? L'ontologia politica di Martin Heidegger, Il mulino, Bologna, 1989], Pierre Bourdieu constata in Heidegger una secolarizzazione dei temi religiosi: "... Heidegger fa entrare nella filosofia una forma secolarizzata dei temi religiosi [...]: come ad esempio la nozione di Schuld, colpa, costituita in modo d'essere del Dasein, o tanti altri concetti della stessa origine e stessa coloritura, Angst angoscia, Versuchung tentazione, Geworfenheit abbandono, Innerweltlichkeit intramondanità, ecc..." [20].
Nei fatti, si tratta più precisamente di divinizzare il secolare. Heidegger, cristiano modernista oramai ed in questo snso teista, rivela che la Rivelazione è presenza eterna nell'esistenza stessa dell'uomo interiore ordinario! Poiché i costituenti di Husserl corrispondono alle positività scientifiche, gli esistenziali di Heidegger corrispondono alle positività teologiche. La strada del metodo è il seguente: si parte dalle catergorie religiose positive verso la vita ordinaria. E là si cerca ciò che può corrispondervi. Ciò che si trova- ed è qui la "meraviglia"- sarà allora l'originario di ciò di cui si cercava l'origine! Come pensatore religioso, Heidegger ha altre esigenze rispetto a quelle di Husserl che fa sue. Ha la preoccupazione della protezione della fede cristiana. Husserl separa francamente la sua fede in Dio dalla sua ricerca filosofica o per lo meno pretende di farlo.
D'altronde, considerando le cose da un altro punto di vista, cosa c'è di meno straordinario di un discepolo che cerca di fare meglio nel campo in cui opera il maestro? Husserl crede di aver trovato il fondamento ultimo e pretende di elaborare la scienza suprema: la filosofia prima. Ebbene, il discepolo cercherà a sua volta il fondamento e questa volta si tratterà del fondamento che non conosce il maestro quello della propria impresa! Questi due generi di motivazione sono in sinergia: la fede in Dio e la fede in sé.
Dal lato discepolo, più forte del suo maestro, Heidegger dichiara a Husserl: i vostri fondamenti non sono nulla, sono qualcosa dunque ed il loro essere a se stessi ecco dove è da cercare il fondamento del fondamento. Dal lato Dio della cosa l'essere ultimo del fondamento in causa è nella creatura fatta a somiglianza di questo Dio. Ed infatti, se questa creatura si dedica alle scienze, alla filosofia, ecc. questo è e non è altro che l'effetto di una scelta in cui si è impegnata la creatura. Da una parte è in se stessa in questa creatura nei suoi umori, le sue strutture, la sua vita interiore che deve risiedere il fondamento di queste scienze e filosofie, di queste fisiche, queste metafisiche. Ma d'altra parte tutto ciò non vale più della scelta che lo impegna. Questa scelta è cristianamente un falso passo e per fortuna questo falso passo è reversibile.
Il lavoro di Heidegger in questo senso è in corso nel 1918, come testimonia la sua corrispondenza con Elisabeth Blochmann. Riesce a produrre un testo terminato al più tardi nel 1925/26. La sua pubblicazione nella rivista annuale del maestro e simultaneamente stampato a parte non può tuttavia effettuarsi che nel 1927. Questo testo è dunque sotto l abenevolenza di Husserl portato alla notorietà ed è ufficialmente dedicato inoltre ad Husserl in segno di venerazione.
Il fatto che la distribuzione universitaria dei ruoli, a quest'epoca, costringe ognuno a mantenere il suo insegnamento nei limiti della disciplina, obbliga un professore di filosofia a non sconfinare sull'insegnamento della teologia. Questo fatto e l'insieme delle circostanze nelle quali il testo di Essere e Tempo fu pubblicato, spiegano perché il suo autore non enunci esplicitamente la vera portata della sua intenzione religiosa per non lasciare apparire che l'altro versante della sinergia ponendo la domanda dell'essere dei costituenti. Questa presentazione tuttavia non ingannò il primo alleivo di Heidegger a passare la sua abilitazione sotto la sua ferula, Karl Lowith, che nel suo testo Phanomenologische Ontologie und protestantische Théologie non vedeva in Essere e tempo che una "teologia camuffata" («sakularisiertechristliche Théologie») [21].
Nella sua corrispondenza con i suoi amici, Heidegger espone senza ambagia l'intensità della sua religiosità ed espone loro la natura del lavoro che egli ha intrapreso, il suo scopo, come aveva scritto ad Engelbert Krebs nel 1919: "... fare ciò che le mie forze mi permettono per la determinazione eterna dell'uomo interiore, e soltanto per questo, e giustificare così la mia esistenza e la mia azione davanti Dio stesso" [22]. E come dice sei mesi dopo, in una lettera ad Elisabeth Blochmann: "... al che si aggiungono delle costanti e nuove verso le vere origini, dei lavori preliminari in vista della fenomenologia della coscienza religiosa (religioses Bewusstsein)" [23].
E due anni più tardi, in una dichiarazione più esplicita ancora, per quanto concerne il metodo e la natura del suo lavoro, scrive a Karl Lowith, il 19 agosto 1921: "[...] non sono un filosofo [...] lavoro concretamente e fattivamente a partire dal mio io, a partire dalla mia origine intellettuale e del tutto fattuale, dal mio ambiente, dai contesti di vita ed a partire da qualsiasi altra cosa mi sia accessibile a partire da quest'ultimi in quanto esperienza vitale nella quale vivo... a questa fattualità che è la mia, appartiene ciò che io chiamo in breve il fatto che sono un teologo cristiano" [24].
3. La domanda alla quale Heidegger vuole rispondere: a quale condizione un'interpretazione giusta della fede cristiana è possibile?
Gadamer, che ottiene anch'egli la sua abilitazione con Heidegger, espone l'intenzione di Heidegger così: "Da quando conosciamo meglio i suoi primi corsi ed i suoi lavori che datano dall'inizio degli anni venti, è per noi evidente che la sua critica della teologia ufficiale della Chiesa cattolica romana della sua epoca lo costringeva sempre più a domandarsi a quali condizioni era giusta un'interpretazione della fede cristana, detto altrimenti, come ci si poteva difendere da quella forma di deformazione del messaggio cristiano da parte della filosofia greca che fondava sia la neo-scolastica del XX secolo sia la scolastica del Medioevo" [25]. Il cattolicesimo "modernista" è stato condannato da Roma e, nel 1910, il Papa esige dai professori cattolici un giuramento, il "giuramento anti-modernista".
In un certo senso Heidegger sarebbe un cattolico modernista. Il cattolicesimo modernista consiste infatti, in alcune delle sue tendenze, a stabilire l'assise della fede in una specie di surnaturalità congenità dell'uomo. Sul versante protestante, Schleiermacher aveva insegnato questo genere di cose, più tardi ampiamente elaborato dal teologo Sören Kierkegaard. Heidegger si era iniziato al pensiero di questi due autori. Uno dei vantaggi di questo genere di religiosità risiede nel fatto che il corpus teologico del sapere religioso non è più l'essenziale. Il filosofo al servizio della fede di questa specie non è più imbarazzato dalla dogmatica delle false scienze adottate dalla Chiesa.
Un altro vantaggio segue dal primo: non si deve più affrontare sul loro terreno le scienze positive.
Il corpus dogmatico cattolico ufficiale è intimamente intrecciato con delle scienze positive. Specialmente le pseudoscienze di Platone e la fisica erronea di Aristotele ed anche i testi della filosofia prima di quest'ultimo (che è anch'essa teologica) intitolati Metà tà fusikà da cui è preso in origine la parola metafisica stessa. Da Copernico, poi Galileo Galilei, le scienze positive si opposrero a quelle della chiesa. Ed in campo cattolico il dogmatismo acquisito rimane lì e la sua difesa di fronte alle scienze è più che difficile. Sul versante filosofico protestante, dopo George Berkeley e Arthur Collier è stata costruita una filosofia più efficace contro le ingerenze delle scienze positive sulla dogmatica della fede. Leibniz poi Kant ed anche Schelling ed Hegel hanno confortato questa spiritualizzazione assoluta del reale.
Per liberare il cristianesimo dal confronte con le scienze moderne, basta sgombrare la dogmatica cristiana da tutti questi saperi. Il cristianesimo non deve più includere la scienza di cui ha, sotto l'influenza della filosofia greca, fatto una parte essenziale della sua dottrina. Tutto lo sforzo filosofico protestante che trova il suo trionfo nel kantismo, deve essere messo a profitto. D'altronde , Heidegger studia Lutero, Schleiermacher, Kierkegaard, mentre, sul piano dei filosofemi, fa apprendistato del nato più ultra kantiano: la fenomenologia di Husserl. Il gesto di Heidegger consiste nello scartare non soltanto la pertinenza dell escienze positive, ma anche tutta la scienza dalla dogmatica cattolica.
A partire da questo gesto il cristiano cesserà di fondare la sua fede nella conoscenza del mondo esterno o nella teologia teorica.
È nel mistero della sua propria vita individuale che egli pianterà le tende con fermezza. È cercando di conoscersi che egli scoprirà le fondamenta della sua fede. È quanto Heidegger espone alla sua amica Elisabeth Blochmann nella sua lettera del 7 novembre 1918: "...Ciò che voi cercate, lo troverete in voi stessa, un cammino guidato dall'esperienza religiosa originale alla teologia, ma che non deve necessariamente condurre dalla teologia alla coscienza religiosa..." [26] e che egli reitera dieci anni più tardi nella sua lettera dell'8 agosto 1928: "La religione è una possibilità fondamentale dell'esistenza umana..." [27].
Il solo essere che oramai importa di conoscere, è quello del cristiano stesso. Tutto ciò che prima si pretendeva di conoscere attraverso tutti quei saperi qualunque essi siano , è annullato ed al posto di tutto questo una parola, una sola, l'essere.
Tutto ciò che non è l'essere del cristiano spirituale, tutto ciò che non è l'uomo interiore cristiano, e ciò che è, sarà l'Essere con una maiuscola. Per sostituire i saperi greci, integrati al cristianesimo ed ora respinti, si ricorre ad alcuni relitti presocratici di cui si fa un uso discrezionale. Si mantiene così per lo meno il legame del cristianesimo con il mondo greco e si evita così di limitarlo alla sua fonte ebraica. Si salva Eraclito, Parmenide come un tempo si salvava Platone ed Aristotele. Vi fu una rivelazione in Grecia! l'Essere con la maiuscola si è svelato, rivelato, egli che fa officio nella dottrina cristiana di Heidegger come pilastro mediano del tempio a tre colonne: l'Esistenza, l'Essere, Dio!
I Presocratici non hanno avuto accesso al "crucificato", forzatamente, ma avendo acceduto alla rivelazione del pilatro centrale Essere, essi hanno con lo stesso colpo acceduro al sacro. Oltre il sacro c'è la divinità che essi hanno, anch'essa, potuto percepire. Il loro sguardo ha dovuto arrestarsi a quest'orizzonte aldilà del quale, e soltanto là, la parola Dio può essere intesa in un senso cristiano del termine.
Georges Mietzenagora
[Traduzione di Ario Libert]
NOTE
[14] cfr. GORI, Roland, HOFFMANN, Christian: La science au risque de la psychanalyse, (Ed. Point Hors Ligne) Eres 1999, p. 83, note 1.
LINK al posto originale:
di Skildy
Auguro innanzitutto al lettore che sono colpito da una strana malattia, quella di non poter leggere in altro nessun modo Heidegger se non come introduttore del nazismo nella filosofia. Bisogna ancora ripetere che una tale introduzione non poteva avvenire che alla condizione che fosse concepito un apparato retorico abbastanza potente affinché potesse essere sostenuto esattamente il contrario. Heidegger nazista... ma non ci pensate!
Sono dunque 65 anni che Auschwitz è stato chiuso. Si poteva infatti, "liberare" il più di un milione di morti che la macchina di morte ha inghiottito nel cuore dell'occidente cristiano?
Enuncerò ora, in alcuni punti, come si pone ai miei occhi la domanda che Auschwitz non cessa di porci.
1. La conoscenza del processo che ha reso possibile Auschwitz è ancora molto incompleto.
2. Per l'essenziale Auschwitz è un crimine dell'università. L'irregimentazione hitleriana dell'università non è stata soltanto effettuata da forze esterne. Numerosi elementi interni all'università hanno ampiamente facilitato il processo. Heidegger ha preso la testa, durante il suo rettorato, di questo processo di "irregimentazione".
3. Heidegger non ha mai cessato, sino alla sua morte, di pensarsi come il "rettore trascendentale" dell'università del III Reich.
4. Teologi, teorici ed "antropologi" della razza, archeologi, architetti, ingegneri, insegnanti, chimici, ingegneri dei trasporti, alta burocrazia, ecc. hanno apportato un concorso senza il quale il genocidio non avrebbe potuto aver luogo. Quando Marcel Conceh mette questo crimine esclusivamente sul conto di Hitler, il grande moralista ci tratta da imbecilli.
5. Heidegger, in Introduzione alla metafisica (1935), costruisce il "concetto" filosofico della "soluzione finale". Per lui la "filosofia del nazional-socialismo" è in effetti ridicola. Ma è perché innanzitutto nel 1935 è ancora impantanata in un anti-semitismo da "sotto-sviluppati" del "pensiero". Delle formule come "cominciamento originario" o "apertura determinata all'istanza dell'essere" nominano ciò che, presso l'Heidegger del 1935, costituisce già il progetto della soluzione finale.
Fa impressione, no? È questa la "verità interna" e la "grandezza" del movimento. È il concetto stesso di Auschwitz. Sì è potuto a volte sostenere che Heidegger non era antisemita. Froment-Meurice dice di Heidegger che era un nazista radicale ma non un antisemita. Infatti non si trattava di passare il suo tempo a maledire gli ebrei: si trattava soltanto, in quanto radicale nazista, di distruggerli. Entrate dunque, sapete, non sono antisemita.
6. Sino alla fine Heidegger ha stimato che l'Aperto era stato in questo modo un po' gestito.
7. Heidegger ha fatto della croce uncinata, della svatica, la cifra simbolica di numerosi aspetti del suo "pensiero". Ad esempio il Quadripartito Cielo/Terra/Dei/Mortali. Perché non sono non importa cosa, i mortali. E soprattutto non coloro che sono "non morti" nelle camere a gas. Heidegger non ha mai in ciò "criticato" o rifiutato il principio dei campi. Ha al contrario ammesso che tale era la "verità dell'essere": coloro che sono deceduti nei campi erano ad ogni modo dei "non-morti". Sono stati deportati, condizionati e trasformati in cadaveri a questo fine o, piuttosto, per questa "ragione". La gerarchia nazi-heideggeriana è così: produce-seleziona da una parte dei mortali, dei veri mortali. Sono soprattutto le SA, le SS e affini. Dall'altra "condiziona" i non-morti; determina coloro che, attraverso e nei campi, saranno così votati all a"non-morte". Appoggiarsi su Heidegger al primo grado per analizzare e criticare il nazismo è uno scherzo macabro. Heidegger dice la verità del nazismo perché lo ha pensato e voluto come "utopia concreta".
8. Heidegger non si è allineato a Hitler per opportunismo, smarrimento passeggero e nemmeno episodico. Questo allineamento era in perfetto accordo e non ha mai cessato di esserlo, con la verità heideggeriana dell'analitica del Dasein e cioè sapendo che Dasein significa in realtà qualcosa di equivalente alla nozione più ideologica di "uomo superiore". "Dasein" è l'alibi filosofico di Ubermensch.
9. Philippe Sollers ha dichiarato su France-Culture che non era heideggeriano.
[Traduzione di Ario Libert]
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di Skildy
Si possono trovare in alcuni siti che contestano il nazismo di Heidegger l'argomento secondo cui, per aver scritto ciò: "le penose accozzaglie di cose tanto insensate come le filosofie nazionalsocialiste", Heidegger avrebbe testimoniato di un anti-nazismo tanto più coraggioso in quanto egli scrisse questa frase nel 1938, quando l'hitlerismo ha già da molto tempo fatto man bassa sull'Università e la cultura.
Bisogna innanzitutto meravigliarsi che dei filonauti heideggeriani danno una tale importanza ad un'osservazione "vigorosa" mentre allo stesso tempo la sottraggono dal suo contesto.
Ora, secondo noi, tutta l'attività di Heidegger dopo il rettorato sino all'inizio del 1940 è consistito per l'essenziale a Radicalizzare il nazismo.
L'obiettivo principale di Heidegger è stato di fornire una giustificazione della necessità di passare da un antisemitismo "artigianale" ad un antisemitismo di sterminio.
Nel discorso del rettorato come nell'Introduzione alla metafisica egli ha, in modo ovviamente criptato, lanciato un appello allo sterminio. (In questo senso Heidegger sarebbe il vero "fondatore" della biopolitica dello sterminio).
Bisogna ricordarsi che, quando egli scrive la frase sulla "accozzaglia", siamo nel 1938: la guerra non è ancora dichiarata ed il genocidio non è ancora iniziato.
Heidegger freme di impazienza in quanto è un hitleriano accanito.
In realtà la sua sedicente critica del nazismo è una critica dal suo lato "filosofico". Per dirlo in modo più franco: egli critica l'antisemitismo filosofico e la sua paralisi nel biologismo per farsare il nazismo allo stadio del "cominciamento originario" fondato sull'"apertura determinata all'istanza dell'essere". E per essere ancora più chiaro: il suo rifiuto della "filosofia nazional-socialista" è in realtà un appello "vibrante" al genocidio. L'antisemitismo non deve trasformarsi in aceto filosofico ma mutarsi in evento storico capace di aprire una nuova epoca dell'essere. L'antisemitismo di filosofia, e di filosofia biologica, è "reattivo" e non "istoriale".
E bisogna che la "svolta", la svolta istoriale, abbia luogo. per tradurlo in modo ancor più chiaro : bisogna smettere di "filosofare" e creare qualcosa che diventerà la "shoah attraverso le pallottole" poi Auschwitz. È la condizione affinché il "cominciamento originario" abbia luogo.
Heidegger cerca di rivolgersi all'"elite dell'elite" nazista, soprattutto alle SS di "cultura". Egli crea loro, con cura e sullo sfondo del mito del "popolo di pensatori e di poeti", la giustificazione della necessità dello sterminio.
La frase sedicente anti-nazista proviene da un'addenda ad un testo della conferenza L'epoca delle "concezioni del mondo", pronunciata il 9 giugno 1938.
Ora, in questa conferenza, c'è una "fantasia greca" di Heidegger che si può leggere come una giustificazione dell'"antisemitismo ontologico di sterminio" che è sempre stato quello di Heidegger.
Ecco cosa dice Heidegger nel contesto di un'analisi di ciò che, in Introduzione alla metafisica, egli ha designato con l'espressione di "misinterpratazione dello spirito", misinterpretazione oscurante e che è la conseguenza, ma in questo testo prende cura di non utilizzare questa terminologia, dell'"ebraizzazione del mondo".
L'interpretazione moderna dell'essente è ancora più estranea al mondo greco. Uno degli enunciati più antichi del Pensiero greco sull'essere dell'essente dice: To gar auto noein estin te kai einai. Questa frase di Parmenide vuole fare intendere che all'essere appartiene, perché da esso richiesta e determinata, l'intesa dell'essente.
L'essente, è lo svelamento di ciò che si manifesta, di ciò che, in sua presenza, accade all'uomo al presente, cioè come a colui che si apre egli stesso alla presenza dei presenti lasciandola intendere, intendendola egli stesso.(Sentieri interrotti).
L'espressione chiave è: "lo svelamento di ciò che si manifesta". Questo è il modo heideggeriano di dire e giustificare lo sterminio il quale, ancora una volta, non ha ancora avuto luogo quando il testo viene scritto.
L'espressione vinvia al tema opposto dell'"oscuramento del mondo" ("ebraicizzazione") ma anche ai temi congiunti della "svolta", dell'"istoriale", del "cominciamento originario".
E questo bisogna capirlo. Cioè ascoltarlo e comprendere.
È un consiglio che do a coloro che prendono alcune frasi di Heidegger come se fossero state scritte da uno scriba umanista piuttosto simpatico.
Heidegger tra rettori nazisti recatisi a porgere il loro sostegno a Hitler al Congresso del partito di Lipsia, 11 novembre 1933 (dal libro di Emmanuel Faye).
Osservazione. È vero che, nella misura in cui la frase è estratta dagli addenda che non sono stati pronunciati durante la conferenza, bisognerebbe innanzitutto assicurarsi che la formulazione di queste addenda datano al momento in cui la conferenza è stata pronunciata.
Sia quel che sia, ciò non cambia nulla nell'essenziale. Nella peggiore delle ipotesi Heidegger ha potuto dare a posteriori un tocco di "critico del nazismo". Ma, quando si guarda bene, questi tocchi non rimettono in causa il nucleo più radicale del nazismo. Ha sempre criticato la mollezza del "nazismo da filosofia" (di "concezione del mondo"). L'ha sempre trovato imprigionato in quel che esso pretendeva poter "liberarsi". Da qui l'appello alla "svolta", al "cominciamento originario", alla "decisione", all'"apertura determinata all'istanza dell'essere". L'antisemitismo deve cessare di essere una "concezione del mondo", o un elemento di una "concezione del mondo", per mutarsi in "svolta istoriale".
Heidegger è un autore nazista radicale. Ed è in quanto tale che deve essere studiato e decostruito dagli storici, gli storici delle idee ed i filosofi che non sostengono il negazionismo di Heidegger.
Skildy
[Traduzione di Ario Libert]
LINK:
Heidegger e le "philosophies national-socialsites"
Le dottrine dei pensatori di ispirazione teologica sono egemoniche nell'Alta Cultura contemporanea
II
Due fonti per situare Heidegger: l'idealismo protestante e la teologia modernista
Per comprendere l'impresa di Heidegger, specialmente in Essere e Tempo, bisogna considerare due fonti, Si tratta da una parte della filosofia teologica protestante inaugurata da Berkeley, rielaborata da Leibniz, compiuta da Kant. Si tratta d'altra parte della teologia modernista esistenzialista fondata da Kierkegaard.
Dopo Berkeley, Arthur Collier poi Leibniz, Kant denuncia l'ingenuità della filosofia naturale, la "Fisica", la scienza della natura. La meccanica moderna, quella di Galileo, poi quella di Newton crede all'esistenza dei corpi indipendente della percezione o più esattamente della sensazione umana. In ciò essa è ingenua. Per il resto le leggi di questa meccanica sono esatte.
Secondo berkeley queste leggi non sono che quelle che segnano la stabilità dell'azione dello spirito del dio sullo spirito degli uomini, per Kant sono quelle che, secondo la struttura spirituale del tempo e dello spazio, il nostro pensiero riconsoce nella sua esperienza dei fenomeni sive delle sensazioni.
Husserl, nel campo circoscritto da questa filosofia protestante, si mette alla ricerca di ciò che è all'origine, in noi, di questi pensieri scientifici.
Come il nostro spirito forma le idee, le nozioni, i concetti, che queste scienze, intese kantianamente, pongono in essere.
I risultati dei lavori di Husserl danno allora ciò che Ricœur, insegnando alla Sorbona il pensiero di questo filosofo, designava in termini di ontologie regionali, cioè di idee fondatrici delle regioni di sapere delle differenti scienze.
In questo senso, benché avendo privato queste scienze dei loro veri oggetti, cioè i i corpi mobili che esistono e che sono indipendentemente da ogni percezione, Husserl continuava a fare della fondazione di queste scienze un oggetto degno di ricerche filosofiche. Specie di "spirit analyse", come si dice psicanalisi, dei pensieri scientifici, la fenomenologia ricercava le essenze spirituali; gli eidos.
III
Il progetto di Heidegger
1. «…fare ciò che le mie forze mi permettono per la determinazione eterna dell'uomo interiore... » [3]
2. Il sistema del cattolicesimo problematico ed inacettabile, ma non il cristianesimo...
3. Mettere in sinergia la fenomenologia e la teologia modernista
Come ai loro tempi Tommaso d'Aquino dopo Maimonide di Cordova, egli stesso come i filosofi dell'Islam, tentavano di accordare le loro religioni alla filosofia di Aristotele, Heidegger vuole accordare il cristianesimo di tipo Kierkegaardiano alla filosofia universitaria del suo tempo, il kantismo sotto la sua forma husserliana.
Insomma, è come se l'Eterno avesse messo nelle creature umane i determinanti che permettono all'uomo di ritrovarlo, lui, l'Eterno nella loro propria esistenza! Invece delle ontologie regionali di Husserl l'ontologia della regione essenziale, quella del divino nell'esistenza, la "fenomenologia della religione" annunciata soprattutto a Krebs nella lettera del 9 gennaio 1919. Così Lévinas, dopo Buber, cercherebbe a sua volta la fenomenologia della religione ebraica. Dappertutto si vuole nel campo del Modernismo religioso rivelare l'immanenza del divino «die ewige Bestimmung» nell'esistenza delle creature.
Da parte sua, Sartre, da questa fenomenologia che rivela l'ontologia divina dell'esistenza, produrrà una versione laica.
In questo modo, una volta di più, la filosofia religiosa, ancilla theologiae, diventa quella di un ateo. La stessa cosa si era prodotta con Ernst Mach. E in generale con tutti i kantiani atei compreso gli empiriocriticisti che Lenin fustigava nel suo Materialismo e Empiriocriticismo, libro ad essi dedicati.
4. L'enorme errore: Heidegger sarebbe un pensatore ateo!
Il lettore, che non è avvertito del fatto che si tratta di una "fenomenologia della coscienza religiosa" (Phänomenologie des religiosen Bewusstseins) si ingannerà inevitabilmente sul senso e la portata di Essere e Tempo.
In uno scritto del 1981, dedicato ad Heidegger, Gadamer evoca il paradosso della lettura atea di Heidegger. "Non si ha da pensare che a Jean-Paul Sartre, il quale in quanto uno dei suoi ammiratori presenta Heidegger accanto a Nietzsche come ad uno dei pensatori rappresentativi del pensiero ateo della nostra epoca" [11].
Il lettore è eventualmente affascinato da questo racconto che gli si propone.
Racconto della sua propria esistenza, raccontata qui in modo patetico, tragico, insolito nella letteratura accademica.
A questo proposito, non si deve dimenticare che la formazione cognitiva di coloro ai quali nel 1927 si rivolge Sein und Zeit, è essa stessa religiosa.
È in qualche modo malgrado essa che il progetto di Heidegger raggiungerà più tardi degli agnostici o degli atei.
La trappola in cui quest'ultimi cadranno era stata tesa involontariamente!
Poco laici i testi di Heidegger tradotti in francese nel 1936 e nel 1939 non erano stati presentati che da pensatori teologici, Corbin e Lévinas. Heidegger fa uscire il timore, la paura, la curiosità, l'errore, ecc. dal loro significato anodino per conferire loro uno statuto ontologico nella fondazione del religioso immanente all'esistenza.
Due attenti lettori, Bourdieu e Steiner, hanno fatto notare il carattere teologico peculiare alle categorie di Heidegger in Essere e Tempo. Fanno osservare il fatto, ma non lo spiegano. Il fatto è qui, evidente [12]. La filosofia contemporanea della vita, dell'esistenza, dell'autenticità- cioè della conformità a ciò che il filosofo pretende scoprire ciò che si è- è anch'essa, come la filosofia di un tempo religiosa.
Coloro che si avvicinano a questi testi senza conoscere affatto il loro motivo ispiratore sono colpiti dall'eccentricità del punto di vista dell'opera. In verità, nella dottrina di heidegger si va dall'esistenza all'Essere, da esso al sacro e da lì a Dio [13].
L'esistenza cristiana non è- o non soltanto- l'effetto della rivelazione storica di Gesù, è il fatto dell'essenza dell'esistenza umana.
Gli "esistenziali" sono gli originarie fondazioni delle autebnticità dell'esistenza cristiana.
[Traduzione di Ario Libert]
Note
[1] Cfr. MŒDZIANAGORA: Les dieux post-modernes, [Gli dei post-moderni], Ed. Complexe, Bruxelles 1992.
[2] Cfr. Miedzianagora, op. cit
[3] Heidegger, Lettera a Engelbert Krebs, 9 gennaio 1919, citato in: OTT, Hugo: Martin Heidegger. Eléments pour une biographie, Payot, Parigi 1990, [Tr. it.: Martin Heidegger, sentieri biografici, Sugar, 1988].
[4] Ibid.
[5] Pubblicato in: CAHIER DE L'HERNE: Heidegger, Ed. de L'Herne, Parigi, 1983, p. 33.
[6] Cfr. Ott, p. 114
[7] Op.cit.
[8] Cfr. Correspondance avec Karl Jasper 1920-1964, [Tr. it.: Corrispondenza con Karl Jaspers, Lettere 1920-1963, Raffaele Cortina, 2009; Carteggio 1918-1969 con Elisabeth Brochmann; Il Melangolo, 1991].
[10] Cfr. Lettera a Elisabeth Blochmann, 1° maggio 1919, in: HEIDEGGER, Martin: Correspondance con avec Karl Jaspers 1920-1964.
12 cf. BOURDIEU, Piètre: L'ontologie politique de Martin Heidegger. (Les éditions de Minuit) Paris 1988; STEINER, Georges: Martin Heidegger (1978). Traduit de l'anglais par Denys de Caprona. (Flammarion) Paris 1987.
13 HEIDEGGER, Martin: Ûber den Humanismus (Vittorio Klostermann), Frankfurt a. M. 1988, p. 41 et sq. ; en français dans Cahier de L'Heroe.
La filosofia nazista di Heidegger
SKILDY
[Traduzione di Ario Libert]
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Per la prima volta, Martin Heidegger figura come uno dei due grandi autori dello scritto al programma di Aggregazione di filosofia, insieme a Spinoza. Oltre il fatto che l'autore di Essere e Tempo ha presentato l'autore dell'Etica come "un corpo estraneo alla filosofia": ein Fremdkörper in der Philosophie, questa decisione pone dei gravi problemi. Il primo è giuridico: vista l'interdizione da parte degli aventi diritto della riproduzione nei manuali di testi di Heidegger, i giudici hanno deciso di non mettere più questo autore allo scritto alla maturità dal 1984.
Il secondo problema risulta dalle difficoltà per la ricerca: gli Archivi Heidegger sono in gran parte chiusi ai ricercatori, suo figlio Hermann non accorda la sua autorizzazione che a coloro che mostrano in qualche modo danno un "segno di riconoscimento". È così che aveva impedito l'accesso a Victor Farias, l'autore nel 1987 di un libro pionieristico su Heidegger ed il nazismo. Da questo fatto, la verità non appare che molto lentamente. Ci volle, per fare un esempio, che rimproverassimo a suo figlio l'aver nascosto che Heidegger avesse votato per il partito nazista sin dal 1932, perché lo riconoscesse pubblicamente in una lettera del lettore pubblicata nella Frankfurter Allgemeine Zeitung, il 15 novembre 2005.
I primi firmatari:
Xavier Antich, profesor de Estética de la Universidad de Girona, Espagne.
Emmanuel Barot, Maître de conférences, Université Toulouse II, France.
Michel Bel, Saint-Cyr-Sur-Loire, France.
Laurent Bloch, Institut National de la Santé et de la Recherche Médicale, Paris, France.
Jean Bollack, Professeur à l’Université de Lille III, France.
Mayotte Bollack, Professeur à l’Université de Lille III, France.
Lluís Calvo, escritor, Barcelona, Espagne.
François Coadou, Professeur de Philosophie, Caen, France.
Francis Cohen, poète et professeur de philosophie, Paris, France.
Michèle Cohen-Halimi, Maître de conférences, Université Paris X Nanterre, France.
Marta Doltra Tapiola, Barcelona, Espagne.
Joachim Dupuis, professeur de philosophie, Lille, France.
Rémi Hess, Professeur de sciences de l’éducation à l’Université de Paris VIII, France.
Gérard Huber, philosophe et psychanalyste, Paris, France.
Alain Leroy, France.
Antonia Leugers, Wissenschaftliche Mitarbeiterin, Technische Universität Dresden, Deutschland.
August H. Leugers-Scherzberg, Privatdozent für Neuere Geschichte, Universität Duisburg-Essen, Deutschland.
Reinhard Linde, Philosoph und Historiker, Berlin, Deutschland.
Domenico Losurdo, Ordinario di Storia della filosofia all’Università di Urbino, Italia.
Jean-Pierre Marchand, École d’Architecture de Nancy, France.
Sílvia Martínez Pérez, Amer, Espagne.
Gonçal Mayos Solsona, profesor titular de filosofía en el Departamento de Historia de la Filosofía, Estética y Filosofía de la Cultura de la Universidad de Barcelona, Espagne.
Elodie Menant, France.
Josep Ors Sellabona, Espagne.
Louis Pinto, Directeur de recherche au CNRS, Centre de sociologie européenne, Paris, France.
Arnau Pons, biólogo, poeta y traductor, Barcelona, Espagna.
François Rastier, Directeur de recherche au Centre national de la recherche scientifique, Institut National des Langues Orientales, France.
Norbert Reck, Theologe und Schriftsteller, München, Deutschland.
Francesco Fistetti, Professore Ordinario di Storia della filosofia contemporanea, Università degli Studi di Bari, Italia.
Tom Rockmore, professor of philosophy at Duquesne University, Pittsburgh, USA.
Georges-Elia Sarfati, Professeur de linguistique, Université de Clermont-Ferrand II, France.
Guillem Sastre, Espagne.
Valentin Schaepelynck, Université Paris X Nanterre, France.
Lucia Scherzberg, Professorin für Systematische Theologie, Universität des Saarlandes, Deutschland
Bernhard H.F. Taureck, Privatdozent für Philosophie, Technische Universität Braunschweig, Deutschland.
Gregor Taxacher, Journalist und Theologe, Köln, Deutschland.
Josep-Maria Terricabras Nogueras, Catedràtic de Filosofia, Universitat de Girona, Espagna.
Yannis Thanassekos, Directeur de la Fondation Auschwitz, Bruxelles, Belgique.
Denis Trierweiler, Université européenne de la recherche, Paris, France.
Antoni Ferran Vaquer i Mestre, Espagne.
Jean-Marc Warszawski, Montreuil, France.
[Traduzione di Ario Libert]
LINK al post originale:
Pour l'ouverture des Archives Heidegger
LINK ad un post pertinento del sito MILLEPIANI: