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5 dicembre 2009 6 05 /12 /dicembre /2009 20:02

 

La filosofia nazista di Heidegger





È accaduto ad Heidegger di scrivere la parola essere cancellata da una croce. Vuol dire essere ingenui considerare  questa scritta come il gesto di una specie di ontologia negativa. La croce evoca in realtà il Geviert, il Quadripartito, e quest'ultimo  è una trasposizione destinata a dare un valore simbolico e attraente della croce uncinata, la svastica nazista. Il notro tag è una domanda: il riconoscimento accademico di Heidegger giustifica che si minimizzi soprattutto che si neghi il suo nazismo? Alcuni difensori di Heidegger si permettono inverosimili fantasie. Per Marcel Conche il nazismo e Auschwitz non hanno nulla a che fare. Heidegger è stato un "resistente spirituale". La persona di Hitler reca soltanto la responsabilità del genocidio. Per Froment-Meurice c'è un "essere-nazista" di Heidegger ed un "essere-nazista" radicale... ma Heidegger non era antisemita.


Heidegger "resistente spirituale"? Heidegger non antisemita?

Si è in realtà molto presto trattato, per Heidegger: "...di tenersi pronti per l'attacco, di coltivare e accrescere la costante disponibilità e di iniziare l'attacco da molto tempo, con lo scopo dello sterminio totale".
Del "nemico interno", s'intende.
Questa citazione pone in prospettiva ciò che Richard Wolin ha chiamato la "politica dell'essere" heideggeriana. Ed ha cominciato ad elaborarsi ben prima l'arrivo al potere di Hitler.


Bisogna anche rovesciare lo schema abituale. Hitler è in realtà l'emanazione di circoli antisemiti radicali ai quali era attaccato "spiritualmente" Heidegger. L'ideologia völkisch sterminatrice esisteva già anche prima della creazione del partito nazista.


Avvertenza. Concepiamo la ricerca sul nazismo di Heidegger come un'esplorazione progressiva del senso... dei sensi... del testo heideggeriano a partire dal riconoscimento di un progetto di introduzione del nazismo nella filosofia. (Emmanuel Faye). La nostra intenzione non è di scrivere o di tentare di scrivere, l'ennesimo commento terminante con la sua "parte d'ombra" o "sulla parte sulfurea" del filosofo. Il riconoscimento mondiale di Heidegger non deve ostacolare certe ipotesi di lettura. Lo statuto di Heidegger non deve porre il lettore nella situazione di autocensura. Heidegger è un autore nazista. È stato costantemente fedele all'hitlerismo. Ha fatto appello allo sterminio e si è rallegrato per Auschwitz.


Non ci pronunciamo su cosa deve essere della sua ricezione futura. Partiamo soltanto dal principio che è impossibile di dare fiducia ad un autore nazista. E se c'è ancora qualcosa da fare con la ricerca heideggeriana non è che a prezzo di un riconoscimento del modo con il quale Heidegger ha acculturato filosoficamente, con discrezione e virtuosità, l'hitlerismo, soltanto questo riconoscimento permettendo allora di completare eventualmente la decostruzione in corso.

Il visitatore potrà essere sorpreso o traumatizzato da alcune delle nostre affermazioni. È così che, secondo noi, quando Heidegger parla, nell'Introduzione alla metafisica (1935) di "cominciamento originario", non designa altro che il progetto della soluzione finale.

Non c'è nessun "episodio nazista" in Heidegger. C'è un'ascesa verso una simbiosi con Hitler, una radicalizzazione criminale dell'antisemitismo, della delusione- soprattutto dopo la sconfitta davanti a Stalingrado- poi una "legittimazione" rampante della soluzione finale e la preparazione minuziosa di assunzione dell'hitlerismo attraverso la strumentalizzazione della filosofia.

Il più atroce dei paradossi heideggeriani è senz'altro che più Heidegger spiritualizza e debiologizza il suo antisemitismo, più egli si afferma come
Vernichtung, dello sterminio. L'assassinio di massa al servizio della razza diventa così un "cominciamento originario". Non contestiamo il riconoscimento accademico di Heidegger che nella stretta misura in cui essa è in se stessa una tesi difendente la separazione tra l'opera e la famosa "parte d'ombra". Ciò che ci interessa è di mettere in luce la strategia di acculturazione filosofica del nazismo permettente ad Heidegger di operare alla messa in punto di un vero dispositivo di nazificazione del pensiero.

Una delle condizioni di questo progetto è, non dimentichiamolo, precisamente che si possa parlare di Heidegger come di un filosofo. Il testo filosofico è sufficientemente a distanza dal testo nazista perché si possa prenderlo "in tutta innocenza". Questa distanza è stata soprattutto accuratamente tenuta per le decadi che sono seguite alla seconda guerra mondiale.

Il testo nazista era tuttavia sufficientemente ben a posto perché lo si potesse percepire, anche debolmente, il chiarimento che ha come compito di portare al testo filosofico stesso. Le ricerche storiche e filosofiche recenti, così come la pubblicazione del Corso di logica del 1934, confermano che, per Heidegger, il tema di un al di là della filosofia coincide con una fondazione di una biopolitica terrificante di sterminio.

È a proposito di Heidegger, che si gioca secondo noi l'essenziale della riflessione relativa agli avvenimenti accaduti poco più di 60 anni fa. E che continuano ad essere una minaccia per il futuro.


“Credo alla necessità di esibire, se possibile senza limiti, le aderenze profonde del testo heideggeriano (scritti ed atti) alla possibilità ed alla realtà di tutti i nazismi” (J. Derrida).
“Heidegger, l’introduzione del nazismo nella filosofia” (E. Faye).
“La magnificenza di ciò che è semplice” (M. Heidegger).
Ma che cosa è il semplice se non il nazismo: "la voce del sangue proviene dalla disposizione affettiva fondamentale dell'uomo. Non è sospesa al di sopra da se stessa, ma  ha il suo posto per sé nell'unità della disposizione affettiva. A questa unità appartengono anche la spiritualità del nostro essere-il-là, la quale avviene in quanto lavoro" (Heidegger).
Ma di quale genere di lavoro si tratta? È a proposito di Heidegger che si gioca secondo noi l'essenziale della riflessione relativa agli avvenimenti accaduti più di sessant'anni fa. E che continuano ad essere una minaccia per il futuro.
"Heidegger, il cammino verso l'olocausto" (Julio Quesada).
“Un piccolo pensatore ed un grande nazista”, (Henri Meshonnic).

 

SKILDY

 


[Traduzione di Ario Libert]



LINK al post originale:

Skildy, Phiblogzophe

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