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11 settembre 2013 3 11 /09 /settembre /2013 07:00

Geopirateria: I folli progetti degli apprendisti stregoni del clima

 

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di Sophie Chappelle


Immettere delle particelle nell'atmosfera per riflettere i raggi del sole, inondare gli oceani di nanoparticelle, ricoprire i deserti di plastica... I "geo-ingegneri" si abbandonano a cuor leggero ai loro sogni prometeici di padroneggiare la natura. Il problema è che certi ci credono. Il Regno Unito si appresta a condurre un tale esperimento, finanziato con fondi pubblici.

E se, per attenuare le conseguenze dei cambiamenti climatici, riducessimo volontariamente la quantità di raggi solari che penetrano nell'atmosfera terrestre? Come? Attraverso l'immissione di minuscole particelle nella stratosfera. Agendo come uno specchio, queste particelle rifletterebbero i raggi del sole verso lo spazio e conserverebbero il pianeta al freso. Elementare caro lettore!
Quest'idea totalmente strampalata sarà sperimentata tra il 6 ed il 23 ottobre nel Regno Unito nel quadro del progetto Spice (Stratospheric Particle Injection for Climate Engineering). Un pallone d'elio sarà collegato ad un tubo della lunghezza di 1 km e inietterà... dell'acqua nel cielo! "È soltanto un prototipo", tengono a precisare gli iniziatori del progetto. Un modo per vedere come il sistema ideato reagirà durante diverse condizioni climatiche, prima di passare ad una sperimentazione su scala maggiore. E non delle più piccole: gli iniziatori del progetto ritengono necessario l'uso di un pallone "delle dimensioni dello stadio di Wembley". Da inviare a 20 km di altezza, sarà legato al suolo da un tubo nel quale saranno iniettate delle particelle chimiche - i solfati sono quelli più spesso suggeriti. Con dei possibili impatti negativi sulla salute umana. Anche se non è che un prototipo, la sperimentazione d'ottobre avrà un costo stimato a 1,8 milioni di euro, sostenuto dai fondi pubblici [1]. L'idea si ispira all'eruzione del vulcano Pinatubo nel 1991, che aveva proiettato 20 milioni di tonnellate di diossido di zolfo nella stratosfera, da cui derivò un raffreddamento medio del pianeta di 0,5° C per due anni.

Delle nanoparticelle negli oceani

Estremamente entusiasti, degli scienziati assicurano che l'attuazione del progetto Spice potrebbe permettere di diminuire la temperatura globale di circa 2° C in due anni. Essi ammettono tuttavia alcune incognite se questa tecnica venisse ad essere generalizzata. Secondo il think tank canadese ETC group, in stretto legame con dei movimenti cittadini per la giustizia climatica, "Il blocco dei raggi del sole potrebbe causare importanti danni all'ambiente, soprattutto favorendo l'emissione di gas ad effetto serra addizionali nell'atmosfera e contribuendo a cambiare i regimi climatici, a ridurre le piogge, a danneggiare lo strato d'ozono, ad impoverire la biodiversità". Questa sperimentazione è soprattutto caratteristica di un'idea che guadagna terreno: se gli interventi locali e ripetuti degli esseri umani possono avere degli effetti su tutto il pianeta, perché non si dovrebbe intervenire deliberatamente per correggere i danni che abbiamo involontariamente causato al clima? Questa tendenza ha un nome, la Geo-ingegneria (geo-ingineering). La posta in gioco consiste nel fornire delle soluzioni tecnologiche che avranno per effetto di alterare la stratosfera o meglio ancora ristrutturare la superfice degli oceani.

Imballare i deserti

Nel dettaglio: ricoprire i deserti di plastica bianca per riflettere l'irraggiamento solare, fertilizzare gli oceani con delle nanoparticelle di ferro allo scopo di far proliferare il fitoplancton, che assicura teoricamente il sequestro di CO2, o ancora, versarvi della calce allo scopo di ridurne l'acidità e accrescere la loro capacità di assorbimento di CO2 [2]. Delle idee più assurde le une delle altre, ma che fanno entrare milioni di dollari...
Questo piano B comporta inesorabilmente una commercializzazione del clima: i brevetti intorno a "Soluzioni miracolose" alla crisi climatica si moltiplicano. Come riassume Vandana Shiva, "La geo-ingegneria tenta di risolvere i problemi adottando la stessa vecchia mentalità che ha preteso di voler controllare la natura". Profondamente inegualitaria, la "Geopirateria" è all'iniziativa dei governi dell'OCDE e delle potenti impresi, che si lancianosole e senza concertazione in un gioco pericoloso dalle conseguenze rischiose e omprevedibili sulle popolazioni più vulnerabili. Puntare su queste tecnologie significa anche violare i trattati internazionali: durante la 10a Conferenza dei membri alla Convenzione a Nagoya nell'ottobre del 2010, una moratoria è stata effettuata contro le tecnologie di geo-ingegneria. con una eccezione per gli esperimenti scientifici su piccola scala, condotti in un ambiente controllato e sotto giurisdizione nazionale. La geo-ingegneria è soprattutto la scusa perfetta per evitare di dover prendere delle misure che riducano le emissioni. Un modo per guadagnare tempo senza cambiare sistema.

Sophie Chapelle

[Traduzione di Ario Libert]

LINK al post originale:
Les projets fous des apprentis du climat

NOTE

[1] Troviamo tra i finanziatori il Consiglio nelal ricerca in ingegneria e scienze fisiche [Conseil dans la recherche en ingénierie et sciences physiques (EPRSC)] e il Consiglio per la ricerca nell'ambiente naturale [Conseil pour la recherche dans l’environnement naturel (NERC)].
[2] L'insieme di questi esempi sono commentati nel rapporto di ETC Group intitolato Geopirateria: argomenti contro la geo-ingegenria, scaricabile qui: http://www.etcgroup.org/upload/publ...
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16 aprile 2013 2 16 /04 /aprile /2013 07:00

Con le nanotecnologie entreremo in una società di costrizione, totalitaria


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di Agnès Rousseaux

 

Lo sviluppo delle nanotecnologie condurrà ad una società di sorveglianza totale, in cui il comportamento di ogni essere umano sarà spiato e analizzato permanentemente? Stiamo andando verso una tirannia tecnologica, in cui l'uomo-macchina sarà prigioniero della società formicaio? Presentiamo delle riflessioni effettuate dal collettivo di Grenoble "Pièces et main d’œuvre", che fa parte dei più vecchi e dei più feroci oppositori alle nanotecnologie. Incontro con questi militanti, critici del "sistema tecnico", che hanno voluto rispondere, per scritto, alle nostre domande.


Basta!: Il governo ha lanciato dall'ottobre (2010), una discussione nazionale sulle nanotecnologie, pilotato dalla Commissione nazionale del dibattito pubblico. Perché qualificate questa iniziativa come "dibattito truffa" e di "campagna di accettazione"?

 


Pièces et main d’œuvre: La Commissione nazionale di discussione pubblica è stata delegata dal governo per una serie di pseudo-dibattiti sulle nanotecnologie, dieci anni dopo la decisione di investire massicciamente in questo settore, tre anni dopo l'inaugurazione di Minatec, il "primo polo europeo di micro e nano tecnologie" a Grenoble, proprio quando il "Piano di rilancio" e il "grande prestito" di Sarkozy fanno delle nanotecnologie la loro priorità. Non si tratta di permettere alla popolazione delle scelte politiche, ma di fargliele avvallare, a posteriori. I decisori temono ciò che essi chiamano la "sindrome OGM" - una rivolta d'opinione contro le nuove tecnologie - e usano delle procedure di accettazione approntate da dei sociologi secondo i quali "fare partecipare, è fare accettare".

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"Nanotecnologie = maxi-servitù" si può leggere sulle bandiere degli oppositori a questo dibattito pubblico. In cosa queste tecnologie sono secondo voi uno strumento di asservimento degli esseri umani?

Attraverso l'informatizzazione e la digitalizzazione totale del pianeta e delle nostre vite, le nanotecnologie ci fanno precipitare in un mondo interamente guidato dalla macchina, e ci trasformano in ingranaggi di questa macchina, allo stesso titolo delle merci, infrastrutture, l'ambiente, ecc. Immaginate una rete elettronica dalle maglie ultrasottili, composta da un gran numero di strumenti miniaturizzati (oggetti comunicanti disseminati ovunque, pulci a radiofrequenza, detettori di ogni genere, camere "intelligenti" a riconoscimento facciale o di rilevamento di comportamenti "atipici", lettori biometrici, GPS, oculometri per seguire lo sguardo, scanner corporali, ecc.), che raccolgono senza sosta miliardi di dati sui nostri comportamenti, le nostre abitudini, i nostri spostamenti, le nostre relazioni, le nostre idee.
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Oltre alla sorveglianza totale che una tale raccolta di dati personali implica, la servitù tecnologica risiede in questa connessione permanente a tutto e a tutti, e alla dipendenza verso il sistema tecnico e industriale per la minima attività, nei sino ad oggi realizzati in modo autonomo – dalla spesa domestica sino alla cura dei figli o delle persone più anziane.
Peggio ancora, queste immense quantità di informazioni alimentano le statistiche su vasta scala, che permettono di regolare il minimo aspetto delle nostre vite e dei nostri rapporti umani, di spianare i flussi, di sopprimere ogni ostacolo al funzionamento globale della società-formicaio. È la fine dell'imprevisto, dell'improvvisazione, delle frizioni che sono la vita. Il gruppo IBM, con il suo progetto di "pianeta intelligente", annuncia che i suoi sistemi permetteranno presto di anticipare i delitti, ad esempio.


"La società del controllo, l'abbiamo superata; la società della sorveglianza, ci sioamo già; la società repressiva, ci stiamo entrando" scrivevate [1]. Come vi contribuiscono le nanotecnologia?

 

I dispositivi descritti più sopra, di cui molti già operativi, costituiscono lo strumentario della società di sorveglianza. Parallelamente a questa gestione di massa delle popolazioni, le nanotecnologie permettono l'intervento preciso su ogni individuo. La convergenza tra le nanotecnologie, le biotecnologie, l'informatica, le scienze cognitive rendono possibile una fusione dell'organico e dell'inorganico, e la creazione di impianti elettronici per il corpo. A Clinatec, clinica sperimentale del cervello creata dal Commissariato per l'energia atomica e Minatec a Grenoble, ci promettono "delle nanotecnologie nel cervello". Le neurotecnologie progettano degli impianti neuronani destinati a ridurre gli effetti della malattia di Parkinson, ma anche di modificare il comportamento delle persone che presentano dei disordini ossessivi compulsivi, dei disordini dell'alimentazione (anoressia, bulimia) o delle depressioni.

 

Le nanotecnologie mettono a nostra disposizione dei mezzi per regolare i nostri umori (Finiti i suicidi sul luogo del lavoro), i nostri comportamenti, le nostre sensazioni. In breve, di intervenire nella nostra coscienza, più sottilmente dei metodi biochimici o delle tre ore e mezza di televisione quotidiana.

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Non pensate che le nanotecnologie possano aver un'utilita sociale, come le applicazioni mediche che permettono di individuare le cellule da curare, o i progetti di immagazzionamento di CO2 per lottare contro il riscaldamento climatico?


I ricercatori utilizzano la salute e l'ecologia per promuovere le nuoves tecnologie. Lottare contro il cancro, da un punto di vista razionale, esigerebbe di considerare le cause di un'epidemia che si accelera nelle società industriali: inquinamento dell'aria, dell'acque, dei suoli, aggiunta e miscelazione di prodotti tossici chimici, nucleari, elettromagnetici, ecc. Al contrario, i laboratori si precipitano sull'innovazione per riparare i danni delle precedenti innovazioni. Le nanotecnologie promettono allo stesso tempo di curare i tumori e di produrne di nuovi, attraverso la disseminazione delle nanoparticelle tossiche nell'ambiente. Così siamo sicuri di un nuovo ciclo di cancro vantaggioso per la crescita.

 

Ciò che vale per la salute vale per la crisi ecologica. L'investimento nelle "tecnologie verdi" o "ecotecnologie" - il nucleare, le biotecnologie e le nanotecnologie - non ha per oggetto si sopprimere le cause di crollo, ma ha come obiettivo di dare al sistema industriale e capitalista un nuovo slancio. Si tratta di continuare come prima.

 

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Vi opponete alla ricerca fondamentale nel campo delle nanoscienze, o soltanto alle implicazioni industriali delle nanotecnologie?


Dal progetto Manhattan (la bomba atomica americana) e l'avvento della Big Science, l'organizzazione della ricerca non permette più di distinguere tra "ricerca fondamentale" e "ricerca applicata". La differenza tra i due si misura in unità di tempo: alcuni anni separano oramai il "fondamentale" dalle applicazioni, e tutti sanno che i laboratori sono sottoposti alla legge del rendimento degli investimenti: nessun finanziamento (pubblici o privati) senza prospettive di sbocchi industriale.

 

Ciò che si chiamava alcuni anni fa il "trasferimento di tecnologia" (dal laboratorio verso l'industria) è oramai superato. Oramai viviamo sotto il regno della "innovazione", che, in linguaggio tecnocratico, designa l'associazione tra i ricercatori e le industrie sin dallo stadio della "ricerca & sviluppo", per giungere rapidamente a nuovi prodotti destinati ad alimentare il consumo e la crescita. Questo processo è al cuore dello sviluppo delle nanotecnologie. È illusorio distinguere "ricerca fondamentale" e applicazioni.


Perché secondo voi una tale intesa dei ricercatori e dei poteri pubblici per le nanotecnologie?


Un responsabile dell'Afnor, inoltre consigliere di Arkema, ha risposto durante lo pseudo dibattito della CNDP [Commissione nazionale del dibattito pubblico], a Lione il 14 gennaio del 2009: "Ma se non facciamo le nanotecnologie, non vi saranno più tecnologie!". Ecco come siamo messi secondo uno dei membri di questa tecno-casta che ci ha portato al disastro. 250 anni di espansione industriale hanno quasi esaurito i minerali fossili. Le nanotecnologie si presentano come la possibilità di fare sempre di più (merci, servizi), con sempre meno (materia e energia). Dal punto di vista dell'espansione industriale non vi è scelta: marcia o crepa. In seguito le rivalità tra nomenklatura economiche ed il mimetismo flagellano l'ebbrezza tecnocratica. I ricercatori hanno imparato velocemente ad aggiungere il suffisso "nano" ai loro progetti di ricerca per ricavare dei contratti, crediti e finanziamenti.

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Scrivete che attraverso l'industria, il "potere di trasformazione materiale si è trasformato in potere puro e semplice, economico, militare, politico, facente di ognuno di questi ambiti, un settore della tecnica; del loro insieme, il 'Sistema tecnico'" [2]. Come analizzate questa trasformazione?


Da un puro punto di vista tecnico, fermo restando tutto il resto, non esiste mai una sola migliore soluzione. La tecnica è per eccellenza il campo dell'efficacità e della razionalità separata. Ma a partire dal momento in cui in ogni settore d'attività prevale il criterio tecnico e i suoi valori associati, la politica, l'economia, la guerra si trasformano innanzitutto e quasi esclusivamente in tecniche della politica, dell'economia, della guerra, ecc. Essi vengono tutti ristrutturati e riunificati sotto l'angolo e il primato della tecnica di cui non diventano altro che delle parte interdipendenti, subordinate e integrate. L'industria moltiplica quantitativamente le forze del sistema tecnico, dandogli una potenza schiacciante di fronte all'individuo isolato e peggio ancora per il dissidente.

 

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Lo sviluppo delle nenotecnologie si inscrive nella linea di quelle utopie post-umane in cui la tecnica, le macchine ed i robot sostituirebbero o migliorerebbero l'Uomo? Cosa pensate dell'utopia di un "uomo aumentato", capace di superare i propri limiti?


Vi sono due scuole. I "transumanisti" ed i "postumanisti" disinibiti, sostenitori dell'eugenetica tecnologica, e poi gli umili servitori di una scienza noiosa e rozza, votate ad aumentare le cadenze del calcolo dei computer, a produrre dei tessuti "intelligenti", ecc. I primi fungono da termine negativo di paragone ai secondi che possono così porsi come "giusto mezzo" tra "tecnofili" e "tecnofobi". Ma il discorso "postumanista" conquista i ricercatori scientifici, tradendo così questa falsa simmetria. Come dice uno dei loro portavoce: "Dopotutto, cosa avete contro l'uomo aumentato?".

 

Vi sarebbero troppe obiezioni da sollevare, tra le quali ci limiteremo a queste ultime. Supponendo che siano dsiderabili, gli uomini non saranno più eguali di fronte a questo "aumento" di quanto non lo furono di fronte a qualunque altro vantaggio esistito. Al contrario di quanto immaginavano Tocqueville e Marx, la tecnologia accresce l'ineguaglianza delle condizioni tra le società, le classi e gli individui. Essa servirà anche alla produzione dell'uomo diminuito, vicino all'ilota meccanico e adattato alle nuove condizioni della vita sulla Terra, Ma la maggior parte crederà sempre di far parte dei vincitori, dell'umanità "aumentata" e guai ai vinti, l'umanità diminuita. La tecnologia è la continuazione della politica con altri mezzi, ed è dunque di politica che dobbiamo parlare prima di ogni fuga tecnologica in avanti.

 

 

 

Quale dovrebbe essere secondo voi l'atteggiamento dei poteri pubblici, dei ricercatori, degli industriali di fronte alle nanotecnologie?


Secondo gli "esperti", si deve paragonare l'ondata delle nanotecnologie ad uno tsunami. Non si può controllare né arginare uno tsunami. Scegliere le nanotecnologie, significa far pendere l'equilibrio in un mondo radicalmente diverso - il nanomondo - di cui sembra derisorio gestire marginalmente questo o quell'altra nocività. Se si rifiuta di dedicare la porpria intera vita alla macchina, di essere deprivati delle proprie facoltà, della propria autonomia, della propria libertà, a vantaggio del pilotaggio tecnologico globale, bisogna rifiutare le nanotecnologie.

 

Pensate che il vostro modo di azione, soprattutto l'agitazione attuale del dibattito pubblico, sia efficace?

 

 

Portiamo avanti una battaglia di idee. La nostra attività principale da quasi dieci anni è l'indagine critica: abbiamo pubblicato decine di testi e cinque libri (con le Éditions l’Echappée), partecipiamo a numerose riunioni pubbliche, e abbiamo lanciato la contestazione delle nanotecnologie sin dal 2003. Insieme ad altri, abbiamo organizzato la prima manifestazione al mondo contro le nanotecnologie, il 1° giugno del 2006, in occasione della inaugurazione di Minatec.

 

L'operazione di comunicazione del governo, attraverso gli pseudo-dibattiti della CNDP, è un tentativo per soffocare questa contestazione. Abbiamo fatto appello al boicottaggio e al sabotaggio di questa manipolazione che mira a far credere alla popolazione che ha da dire la sua nei piani statal-industriali. Grazie alla sua carovana pubblicitaria in 17 città di Francia, al suo bilancio di più di due milioni di euro, al lavoro di due agenzie di comunicazione reclutate per assisterla, la CNDP ha allargato la contestazione delle nanotecnologie ad una più ampia parte della popolazione, e a una critica più generale della tirannia tecnologica. Certo non l'ha fatto apposta, ma è quanto possiamo dire a suo favore.

 

 

Intervista effettuata da Agnès Rousseaux

 


Il sito di Pièces et main d’œuvre

Note

[1] Thèses pour le temps présent, prefazione di "Terreur & Possession », l'indagine di Pièces et Main d’œuvre sulla sorveglianza delle popolazioni nell'era tecnologica, Editions L’Echappée, Montreuil, 2008, 334 pagine, 14 euro.

 

[2] Secondo il termine impiegato da Jacques Ellul.

 

 

LINK:
Avec les nanotechnologies, nous entrons dans une société de contrainte, totalitaire

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27 dicembre 2012 4 27 /12 /dicembre /2012 07:00

Il nanomondo, è ora che si deve combatterlo

 

nano3

 

Bayer, L’Oréal, Unilever, Nestlé, Arkema, IBM, ecc. Le multinazionali investono da molti anni nelle nanostecnologie, un mercato valutato a mille miliardi nel 2015. Agroalimentare, automobile, tessile, elettronica, cosmetici, edilizia, farmacia, armamenti, ecc.: numerosi settori vi sono coinvolti.
I governi finanziano queste ricerche, da cui si aspettano un accrescimento di potenza economica e militare. Nel 2009, Nicolas Sarkozy ha lanciato il piano Nano-Innov per la Francia: un investimento di 70 milioni di euro, che si aggiunge al finanziamento pubblico di laboratori e imprese (CEA, STMicroelectronics, ecc.). A Grenoble, il primo polo europeo di nanotecnologie Minatec, è stato inaugurato sotto la protezione poliziesca nel 2006.

Non siamo mai stati consultati sulle scelte tecnologiche, che devono, secondo i ricercatori e industriali, "rivoluzionare le nostre vite". Una trasformazione paragonabile, dal punto di vista della minaccia, al nucleare e agli OGM.

 

È dopo aver investito nelle nanotecnologie che lo Stato lancia, nell'autunno del 2009, una campagna di comunicazione, con delle riunioni pubbliche in 20 città organizzate dalla Commissione nazionale del dibattico pubblico (CNDP). Perché quest'operazione? Per farci accettare le nanotecnologie, ed evitare il nostro rifiuto dopo quello degli OGM. 

****

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Le nanotecnologie non sono soltanto una nuova scienza. Esse permettono di ibridizzare, per renderle più potenti, delle tecnologie già molto potenti: biotecnologie (manipolazioni genetiche), informatica (cambi di dati e calcolo), e neuroscienze (intervento sul cervello). Queste tecnologie dette convergenti pretendono di padroneggiare totalmente la materia, dagli atomi alle popolazioni.

 

A chi gioverà questo potere inaudito?

Quale autonomia, quale libertà ci resterà quando il brevetto degli atomi, dopo quello dei geni, avrà compiuto la privatizzazione del mondo? Quando la digitalizzazione e l'interconessione di ogni particella del pianeta - oggetto, pianta, animale, paesaggio, umano - ci porrà sotto sorveglianza elettronica permanente?

 

Quale dignità ci sarà lasciata quando, chippizzati, tracciati, schedati, saremo a nostra volta trasformati in oggetti?

 

Quale vita infine ci rimarrà in un mondo artificializzato, una tecno-natura otto comando, supposta sostituire l'ambiente saccheggiato dalle precedenti rivoluzioni industriali?

 

Nei laboratori si fabbrica in questo momento un nuovo mondo, il nanomondo. Industriali e ingegneri giocano ai dittatori con il nostro futuro in nome della competizione internazionale, e tentano di far passare lo tsunami delle nanotecnologie come una soluzione "ecologica" alla minaccia climatica. Non possiamo lasciarglielo fare.

 

nano-droneNanodrone.


Denunciamo la campagna di accettabilità della Commissione nazionale del dibattito pubblico!

 

Vi invitiamo a boicottare questi pseudo-dibattiti e a far sapere pubblicamente la vostra opposizione alla tirannia tecnologica.

 

Abbiamo posto on-line tutte le informazioni. Informatevi, fate circolare nei vostri gruppi e associazioni. Organizzate delle riunioni.

 

Troverete su questo sito:


- le risorse per scoprire il nanomondo e le nanotecnologie;

- delle informazioni e delle rivelazioni sulla campagna di accettabilità lanciate dal governo attraverso la Commissione nazionale di dibattito pubblico;

- l'attualità della contestazione delle necrotecnologie;

- un'agenda dei dibattiti e azioni contro la tirannia tecnologica;

- degli strumenti per organizzare i vostri avvenimenti.


Annunciate i vostri appuntamenti, condividete i vostri verbali, fate circolare le informazioni scrivendo a: contact@nanomonde.org

Chi siamo?

Da Grenoble, la "capitale" francese delle nanotecnologie, vediamo emergere queste ricerche da dieci anni. Non appartenendo a nessun gruppo - politico, sindacale, associativo - abbiamo creato nel 2002 "Pièces et Main d’œuvre", un sito Internet indipendente, e il primo in Europa a diffondere delle inchieste critiche sulle nanotecnologie. Alcune tra di loro sono edite nelle éditions L’Echappée.


Abbiamo partecipato a numerose azioni di contestazione: conferenze-diabattiti, occupazioni, manifestazioni, volantinaggio, ecc.


Oggi, mentre lo Stato fa delle nanotecnologie una priorità dei suoi investimenti, e tenta di rassicurare lìopinione attraverso una campagna di comunicazione (con la Commissione nazionale di dibattito pubblico), vi allertiamo, soprattutto attraverso questo nuovo sito, sul mondo che queste ipertecnologie fabbricano a nostra insaputa.

 

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Pièces et Main d’œuvre

 

Presso Les Bas-Côtés - 59 rue Nicolas Chorier - 38000 Grenoble



Le nanomonde, c’est maintenant qu’il faut le combattre

 

 

 

 

[Traduzione di Ario Libert]

 

 

LINK pertinenti:

Nanotecnologie: tutti cavie della nano-abbuffata?

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31 agosto 2012 5 31 /08 /agosto /2012 07:00

Nanotecnologie

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Tutti cavie della nano-abbuffata?

 

 

di Agnès Rousseaux


Dopo gli OGM, le nanotecnologie si invitano nei nostri piatti: i nano-alimenti, trattati con dei nano-pesticidi e contenuti in nano-imballaggi, si moltiplicano. In compenso: profitti astronomici per gli industriali e dei rischi ambientali e sanitari oggi impossibili da valutare. Il tutto in una totale, e incredibile, assenza di regole e di controlli.

 

Degli alimenti intelligenti che si adattano ai gusti del consumatore, degli indumenti che respingono l'acque, dei materiali che si autoriparano, della "polvere intelligente" che registra discretamente le conversazioni... Benvenuti nel nano-mondo! Un universo in cui la scienza manipola delle particelle invisibili al microscopio e accatasta degli atomi della scala del nanometro, cioè un miliardesimo di metro [1]. Le nanotecnologie saranno alla base di una terza rivoluzione industriale nel corso del XXI secolo, ci promettono.

 

Una rivoluzione che passa anche per i nostri piatti. Perché queste nanoparticelle sono già presenti negli alimenti industriali, i pesticidi agricoli, gli imballaggi alimentari, i recipienti di immagazzinaggio... senza controllo né etichettatura. Delle particelle che, per via delle loro minuscole dimensioni, attraversano le barriere biologiche e possono circolare in tutto l'organismo: la pelle, i tessuti, il cervello... Allora, pronti per un nutrimento "atomicamente modificato", dagli effetti sconosciuti? 

 

 

Almeno 106 nano-alimenti già commercializzati

Difficile elencare i nano-alimenti esistenti. I costruttori hanno capito che le incertezze che circondano oggi le nano-particelle possono spaventare i consumatori. Essi non comunicano chiaramente sul loro utilizzo. Secondo la ONG Les Amis de la Terre [Gli Amici della Terra], è tutta la catena alimentare ad essere oggi "contaminata". Il suo rapporto intitolato "Du Laboratoire à nos assiettes: les nanotechnologies dans l’alimentation et l’agriculture" [Dal laboratorio ai nostri piatti: le nanotecnologie nell'alimentazione e l'agricoltura], compila la lista di 106 prodotti alimentari, dal succo di frutta "fortificato" agli integratori alimentari vitaminizzati passando per un "nano-tè".

 

L'Agenzia francese di sicurezza sanitaria dell'ambiente e del lavoro (Afsset) calcola ogni settore senza distinzione 2.000 nanoparticelle manifatturate già commercializzate, e più di 600 prodotti di consumo che li riguarda. Se queste cifre sono difficilmente verificabili per l'assenza di tracciabilità, delle stime situano il mercato dei nano-alimenti a più di 5 miliardi di dollari nel 2005, con delle previsioni di 20 miliardi di dollari per il 2010. Il gruppo di consulenti Helmut Kaiser prevede che il ricorso alle nanotecnologie riguarderà, da oggi al 2015, il 40% degli alimenti industriali.

 

Una tecnologia di comodo per i paesi ricchi


Del silicato di alluminio per impedire l'agglutinazione degli alimenti in polvere, del ketchup addensato con del diossido di silicio, delle salse imbiancate al diossido di titanio... I nano-alimenti ci apporterebbero, secondo i loro sostenitori, dei maggiori vantaggi culinari: del cioccolato o dei gelati senza lipidi e senza zuccheri, che conservano lo stesso gusto dell'originale, un olio (Shemen Industries) che inibisce l'ingresso del colesterolo (Nanotrim di Nanonutra) che brucia i grassi. O la possibilità di modificare il gusto di un alimento secondo i nostri desideri. Delle industrie come la Nestlé cercano di creare i "nano-alimenti del futuro".


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Il gigante agroalimentare Kraft Foods (Stati Uniti) fa parte di questi pionieri. Nel 2000, ha finanziato un consorzio di 15 università e laboratori di ricerca, Nanotek, per creare del nutrimento "intelligente" e personalizzato, come gli alimenti che contengono centinaia di nano-capsule, riempite di sapori, di nutrimenti, di diversi colori. Un forno a microonde potrebbe aprire, secondo l afrequenza delle onde, una capsula ben determinata, secondo i desideri del consumatore. Un nutrimento interattivo in qualche modo, che può anche trasformarsi se una persona è allergica a un componmente, o liberare una dose di supplemento nutritivo se rileva delle carenze. Kraft Foods, l'ideatore di questo progetto, è proprietario dei marchi di cioccolata Milka, Côte d'Or, Toblerone, Suchard, e del caffè Carte Noir, Grand'Mère, Jacque Vabre o Maxell. Immaginate domani il vostro caffè di colore rosa e al gusto di banana che vi apporta la vostra dose quotidiana di vitamina C... O del cioccolato che sprigiona degli aromi di carota di modo da curare i vostri postumi dell'ubriachezza. Formidabile, no?

 

 

Delle nano al gusto OGM

 

Perché questo dispiegamento di tecnologie? "Sul piano alimentare, non si capisce a cosa serva," spiega Rose Frayssinet, della ONG "Les amis de la Terre". "È come l'usanza nel tessile: a cosa servono delle calzature 'senza odore' con del nano-argento? Le nanoparticelle partiranno con l'acqua nel giro di quattro lavaggi, e andranno a divorare i microbi sino alle stazioni di epurazione. In vista di quanto ciò viene a costare, qual è l'utilità sociale di tutto questo? Sono delle tecnologie a vantaggio dei più ricchi".


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Alcuni vedono i nano-alimenti come un vantaggio per i contadini del Sud. Il loro credo? Delle nano che aumenterebbero la produttività agricola e permetterebbero di lottare contro la fame. Una promessa che ricorda quella delle lobbies biotecnologiche e i loro OGM. Il paragone non si ferma qui: rischi sanitari e ambientali, privatizzazione del vivente o combinazione di atomi con dei brevetti industriali, vendita sul mercato di prodotti la cui innocuità non è provata... Dei nanocidi (pesticidi che utilizzano le nano-tecnologie) intelligenti che necessiteranno un dosaggio meno importante dei pesticidi attuali, e non causerebbero nessun danno agli insetti? Il fatto che siano delle imprese come Monsanto, Bayer o Syngenta che li sviluppano non può che invitare a restare molto prudenti sull'argomento...

 

 

Verso un nuovo scandalo sanitario?

 

"Nel caso degli OGM, abbiamo obbligato Monsanto a rendere pubblici degli studi parziali di tossicità nascoste all'opinione pubblica. Degli studi simili sulla nocività delle nano particelle non esistono, sottolinea la Fondation Sciences citoyennes. E coloro che hanno suonato l'allarme sono attualmente dissuasi con tutti i mezzi (denunce...) dal contrastare la propaganda ufficiale". Per Rose Frayssinet, siamo di fronte a un rischio ancora più grande degli OGM. "Gli OGM, rappresentano un settore, mentre le nanotecnologie riguardano tutti i settori. I rischi sono tanto più difficili da analizzare. Non si può avere una visione globale delle implicazioni".

 

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Difficile infatti controllare il comportamento delle nano-particelle. Esse non rispondono alle leggi della fisica classica, ma a quelle della meccanica quantistica. Costruire delle particelle, atomo per atomo, manipolare la materia a livello delle molecole, è entrare in un mondo di incertezza assoluta. Le proprietà delle particelle, come la loro tossicità o la loro persistenza biologica, variano secondo le loro dimensioni. Di fatto, le conoscenze attuali sugli effetti tossici delle nano-particelle manifatturate sono molto limitate.

 

"I dati disponibili indicano che alcune nanoparticelle insolubili possono superare le diverse barriere di protezione, distribuirsi nel corpo e accumularsi in alcuni organi, essenzialmente a partire da un'esposizione respiratoria o disgestiva", avverte uno studio dell’Afsset, del 2006. Le nanoparticelle si diffondono negli alveoli polmonari, il sangue, la barriera emato-encefalica che protegge il cervello, o la placenta. Verso la fine del 2008, un nuovo rapporto dell'Agenzia giudica che la nano-tosssicologia fornisce "dei risultati ancora poco numerosi, disparati e a volte contraddittori" e che "non è tuttavia possibile escludere  a quella data l'esistenza di effetti nefasti per l'uomo e l'ambiente". In quanto all'Agenzia francese di sicurezza sanitaria degli alimenti (Afssa), dopo aver ricordato che degli studi esterni mostrano possibili alterazioni dell'DNA da parte delle nanoparticelle [2], essa confessa "l'impossibilità di valutare l'esposizione del consumatore e i rischi sanitari legati all'ingestione delle nanoparticelle". Molto rassicurante...


Nanoparticelle: l'amianto del XXI secolo?


Uno studio britannico dimostra l'esistenza di un effetto indiretto delle nanoparticelle che dannegerebbero "a distanza" il DNA [3]. Marie-Claude Jaurand, direttore di ricerca all'INSERM, accusa i nanotubi di carbonio, materiale ultra resistente utilizzato nell'industria, per i loro effetti "simili a quelli dell'amianto", concernenti la produzione di lesioni del DNA e la formazione di aberrazioni cromosomiche. Di fronte a questi rischi, cosa fanno gli organi competenti? Non molto. Gli strumenti regolativi sono inadatti. Ministeri e agenzie sanitarie sono completamente superate (i documenti più recenti pubblicati sul sito del ministero della Salute pubblica datano al 2007). La valutazione dei rischi deve essere totalmente ripensata.

 


nano-drone.jpgUn insetto drone, controllabile a grande distanza e dotato di telecamera, microfono e siringa. Secondo le autorità è in grado di prelevare DNA o iniettare dispositivi RFID di localizzazione nella persona-obiettivo.

 

I sistemi di autorizzazione di commercializzazione poggiano sulla composizione chimica dei prodotti. Per le nanoparticelle, ciò non basta, perché gli effetti dipendono anche dall'organizzazione spaziale degli elementi atomici e delle loro dimensioni. Un elemento non tossico può diventarlo su scala nanometrica. "Il diossido di titanio e i diossidi d'argento non hanno le stesse proprietà a livello nanometrico e a livello macroscopico," Rose Frayssinet. "Non hanno le stesse proprietà a secondo che misurino 20 nano o 60 nano. Per studiare i rischi, bisognerebbe dunque condurre degli studi per tutte le scale". Ma ciò costa caro. E mancano gli strumenti. "Secondo i test europei, non appena si modifica un alimento, uno studio di innocuità è obbligatorio. Ma nessuno lo sa fare. Un anno fa, non vi era nessun filtro veramente sicuro per recuperare le nanoparticelle. Senza contare che i tempi di studio essendo troppo lunghi, i risultati arriveranno dopo la commercializzazione. Si richiede ai costruttori di lavorare in sale bianche, con degli scafandri. E poi dopo, si mettono i prodotti sul mercato. È aberrante!".

 

 

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Per quel che riguarda la produzione e la commercializzazione, gli industriali si riferiscono alla direttiva europea REACH. Quest'ultima è tuttavia insufficiente. Soltanto le sostanze chimiche prodotte in quantità superiori a una tonnellata per anno vi sono sottoposte. Vista la dimensione delle nanoparticelle, questa quantità di produzione non è sempre raggiunta. E per il momento, non esiste nessun obbligo di etichettatura, anche se il Parlamento europeo comincia ad interessarsi di questo problema.


 

Lo Stato finanzia senza preoccuparsi delle conseguenze


"No data no market" (nessun dato, niente mercato). Questa è la posizione difesa da numerose associazioni ecologiste, che sperano di essere fatte dai sindacati dei salariati. Esse chiedono una moratoria sui nanoprodotti. E le procedure di valutazione dei rischi calcolati. Le ONG si augurano anche discutere dell'utilità sociale delle nano tecnologie, in particolare nel settore alimentare.

 

Il governo francese ha lanciato nel 2009 il piano Nano-Innov, che mira a porre la Francia tra i paesi all'avanguardia nelle nanoscienze, incoraggiando la ricerca fondamentale a lavorare "con le imprese per mettere a punto delle tecnologie, depositare dei brevetti, creare dei prodotti". 70 milioni di euro sono stati investitio l'ultimo anno a questo progetto. Parallelamente, nessun fondo è stato investito sugli studi tossicologici e sugli impatti sanitarie e ambientali.

 

nano5.jpgPubblicità della catena di supermercato PriceChopper per le nanotecnologie su scatole di cereali.

 


Valérie Pécresse, ministro dell'insegnamento superiore e della ricerca, ha sottolineato in occasione del lancio di questo piano di eccellenza della ricerca nazionale sulle nanotecnologie (5° su scala mondiale) [4] ma si rammarica che soltanto 290 brevetti siano stati registrati nel 2005, il che rappresenta meno del 2% dei brevetti nazionali. Perché il settore può guadagnare molto. La National Science Foundation (NSF) americana valuta il mercato delle nanotecnologie in mille miliardi di dollari nel 2015. Secondo la Fondation Sciences citoyennes, gli investimenti in ricerca e sviluppo sono stati moltiplicati uasi per dieci tra il 1997 e il 2003 (3,5 milliards di euro), con una previsione di crescita del 40% all'anno. "I ricercatori ci dicono spesso: basta che si parli di 'nanotecnologie' nei nostri progetti per avere del denaro per effettuare delle ricerche" dice Rose Frayssinet.


Le multinazionali della farmacia e dell'agrochimica sono in prima fila per fabbricare inoltre dei nano-alimenti. Al contrario di sistemi alimentari organizzati localmente ed ecologicamente sostenibili, si prepara una nuova rivoluzione alimentare, basata sull'accapparramento da parte di alcune aziende private degli elementi costitutivi della materia e della nostra alimentazione. Dopo il cibo spazzatura, eccoco trasformati in cavie della nano-abbuffata, con il silenzio complice dello Stato.

 


 

nano6.jpgPublicità per il rivestimento antibatterico "Silver Nano" all'interno dei refrigeratori SAMSUNG.

 

 

 

 

 

Agnès Rousseaux

 

 

 

[Traduzione di Ario Libert]

 

 

LINK al post originale:

Nanotechnologies: tous cobayes de la nano-bouffe? 

 

 

NOTE

[1] Dimensioni dell'atomo: un decimo di nanometro, DNA: 10 nanometri; proteine: 20 nanometri.

 

[2] "Alcune nanoparticelle possono attraversare e/o alterare le membrane plasmatiche, nucleari e mitocondriali, indurre una perossidazione lipidica e la generazione di specie reattive dell'ossigeno essa stessa all'origine di uno stress ossidativo che può alterare delle proteine e il DNA (Hong 200657; Xia 200658; Beck-Speier 200559; Lewinski et al. 200860; Stone 200761; Hussain et al., 200562)». Fonte: Nanotechnologies et nanoparticules dans l’alimentation humaine et animale - AFSSA.

 

[3] "Nanoparticles can cause DNA damage across a cellular barrier", Gevdeep Bhabra et al., Nature Nanotechnology (on line dal 5 novembre 2009).

 

[4] Con 3.526 pubblications nel 2006, e cioè il 5,6% delle pubblicazioni mondiali.

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4 luglio 2012 3 04 /07 /luglio /2012 07:00
Nanotecnologie:

basf.jpgLa valutazione dei rischi affidata alle... multinazionali

 

di Agnès Rousseaux


Un ampio studio sui rischi sanitari delle nanotecnologie ha avuto luogo in Germania. Essa verrà condotta, tra le altre, dal gigante della chimica BASF, leader nella costruzione dei "nanomateriali"... Di che seriamente dubitare dell'imparzialità dei risultati.

 

 

Si potrebbe affidare uno studio sui danni del Mediator ai laboratori Servier? O uno studio sul rischio nucleare ad Areva, o sul tumore causato dall'amianto al settore del BTP? Eppure è quanto ha proposto il governo tedesco. Il 15 maggio, ha annunciato il lancio di uno studio sui pericoli per la salute umana delle nanoparticelle, soprattutto sugli effetti a lungo termine sui polmoni. La realizzazione di questa ricerca è stata affidata alla BASF, multinazionale tedesca, leader mondiale della chimica, e... grande produttore di nanoparticelle (e di OGM).

 

BASF realizza 2 miliardi di euro di cifra d'affari ogni anno sulla vendita di prodotti basati sulle nanotecnologie, nell'elettronica, gli additivi per il calcestruzzo, le attrezzature mediche, le pitture e rivestimenti... Come quelli del marchio "mincor™", utilizzati nell'industria tessile, automobilistica e la costruzione: questi rivestimenti di superfice di nanoparticelle diventano, seccandosi, idrosolubili, e permettono che le superfici rimangano "rimangano pulite più a lungo".

 

 

Lesioni del DNA


Condotte in partenariato con il ministero dell'Ambiente e della Sicurezza nucleare (BMU) e l'Istituto della Sanità e della sicurezza sul lavoro (BAuA), questo studio deve durare quattro anni - per un budget di 5 milioni di euro. "Non esiste alcun altro studio paragonabile di quest'ampezza sugli effetti dei nanomateriali", ha sottolineato Andreas Kreimeyer, responsabile della ricerca presso BASF. Delle ricerche hanno tuttavia già mostrato gli effetti delle nanoparticelle sul DNA, e la loro capacità di distruggere la barriera emato-encefalica che protegge il nostro cervello. O gli effetti "simili a quelli dell'amianto" dei nanotubi di carbonio -materiale ultraresistente utilizzato nell'industria -, che provocano delle lesioni al DNA e la formazione di aberazione cromosomiche.

 

"Con questo progetto, stiamo per compiere un maggiore progresso  nella protezione della salute e dell'ambiente", si congratula la presidente del (BAuA). "I risultati renderanno possibile la valutazione del rischio e permetteranno di fissare dei valori limite". BASF sarà dunque in prima linea per fissare i valori limiti legali, per la sua attività e quella dei suoi concorrenti! E cosa si pensa delle nanoparticelle presso la BASF? "Numerose soluzioni a dei problemi in campi come quelli della protezione del clima, la mobilità e la medicina non sono possibili senza le nanotecnologie. In quanto tali, esse sono una fonte maggiore di innovazione, che ci permette di estendere la  nostra attività su una base redditizia offrendo nuove soluzioni per i nostri clienti," afferma il direttore della ricerca della BASF, sul sito dell'impresa.

 

"Per generare l'accettazione, dobbiamo fornire delle informazioni sulle nanotecnologie e discuterne in termini aperti e facilemente comprensibili (...). Abbiamo bisogno di un clima favorevole all'innovazione", sostiene. In quanto a fissare delle norme e valori limiti per la protezione dei lavoratori e dei consumatori: "I responsabili politici devono fissare la rotta e regolamentare la gestione dei nanomateriali, in modo che non perdiamo le enormi possibilità offerte da questa tecnologia", dichiara questo dirigente dell'impresa che dovrà pilotare lo studio sui rischi sanitari di questa "fonte maggiore di innovazione". Obiettivamente naturalmente...

 

 

Agnès Rousseaux

 

 

 

[Traduzione di Ario Libert]

 

 

 

LINK al post originale:

 Nanotechnologies: l’évaluation des risques confiée aux... multinationales 

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