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14 agosto 2018 2 14 /08 /agosto /2018 07:00

L'oscuramento dell'Egitto e la nascita del modello ariano

Martin Bernal

Il nucleo del mio progetto, recante il titolo generale di Atena nera. Le radici afroasiatiche della civiltà classica [Black Athena] è formato dall'origine dell'antica civiltà greca. In primo luogo, su un piano euristico, è utile concepire l'antico Egitto come una civiltà africana; in secondo luogo, di accettare il punto di vista degli antichi Greci secondo il quale l'Egitto e la Fenicia hanno svolto un ruolo centrale nella formazione della loro alta cultura; e in terzo luogo, che il rifiuto di questi due punti da parte dei ricercatori europei e nord americani dall'inizio del XIX secolo si spiega meglio in termini ideologici piuttosto che puramente accademici.

Due modelli storici della fondazione dell'antica Grecia

La struttura di Atena nera poggia sulla distinzione tra due versioni della storia primitiva della Grecia che io chiamo il modello antico e il modello ariano. Secondo il modello ariano, generalmente ancora quello più insegnato, la civiltà classica greca fu il risultato della conquista della Grecia dal nord da parte degli "Elleni". Erano degli Indo-Europei o "Ariani". La popolazione indigena dell'Egeo che essi hanno conquistato è etichettata semplicemente come "Pre-ellenica" dai ricercatori moderni.

Tutto ciò che "sanno" i sostenitori del modello ariano sui "pre-ellenici" è che essi erano Caucasici - essi non parlavano nessuna lingua semitica né l'egizio - e non parlavano nessuna lingua indoeuropea. Il modello ariano non è nato che verso il 1830-40.

Ciò che io chiamo modello antico sostiene che gli antenati dei Greci sono vissuti in una semplicità idilliaca sino all'arrivo dei capi egiziani e fenici. Quest'ultimi sono stati i fondatori delle città e hanno introdotto l'arte della civiltà; soprattutto l'irrigazione, diversi tipi di armi e l'alfabeto.

Ho effettuato delle ricerche per sapere come il modello antico si era trasmesso dall'epoca classica sino al 1800. Qui, il punto centrale è costituito dall'origine egiziana della religione greca. Erodoto sostiene che gli Egiziani avevano insegnato ai Greci i nomi di quasi tutte le divinità e molto di ciò che era religioso. Nello stesso spirito, gli antichi Greci disponevano di equivalenti completi delle divinità egiziane e greche. Il loro Zeus corrispondeva al dio Ammone degli Egiziani e Atena a Neit. Durante l'epoca ellenistica e romana, è evidente che i Greci consideravano le forme egiziane come più antiche e superiori alle loro. Il che spiega che i Greci e i Romani di quell'epoca abbiano spesso sostituito i loro culti con dei culti egiziani.

La situazione cambia con il trionfo del cristianesimo. Sotto la nuova amministrazione, molte divinità egizio-greco-romane sono incorporate nella nuova religione sotto forma di santi. Thot, il dio egiziano della saggezza e il suo omologo greco Hermes rimangono fuori dall'orbita religiosa. Hermes, con il titolo di Trismegisto, fu associato ad alcuni testi mistici, filosofici e magici che sono circolati in Egitto dal II al VI secolo della nostra era, benché alcuni tra di essi potrebbero essere più antichi di alcuni secoli.

I testi ermetici con il loro accento sulle possibilità umane hanno avuto un ruolo importante nella nascita dell'umanesimo del Rinascimento. Essi erano anche il centro di un profondo rispetto per l'Egitto. L'interesse per questi testi diminuì verso la fine del XVII secolo. Tuttavia, ciò non ebbe alcun effetto negativo sulla reputazione dell'antico Egitto. Infatti, l'ammirazione per questo paese conobbe dei nuovi apici durante il XVIII secolo che ha visto la diffusione dei massoni verso la metà dell'età dei Lumi. Ora, i massoni si consideravano come i sacerdoti egiziani idealizzati dell'età moderna.

I Tedeschi e i Greci

Con gli inizi della Riforma in Germania, un interesse positivo per la Grecia è aumentato da quando Martin Lutero e i suoi discepoli si sono volti verso il Nuovo Testamento in Greco come mezzo per soppiantare la Vulgata, la Bibbia in Latino, e le pretese del papato di risalire all'antichità. Con la secolarizzazione del XVIII secolo, gli intellettuali tedeschi cominciarono a identificarsi con gli antichi Greci per un'altra ragione. Vedendo che non vi era speranza che la Germania diventasse una "nuova Roma" unificata politicamente e potente militarmente, hanno creduto che la loro nazione, composta da stati indipendenti che si combattevano tra loro, ma dotati di un alto livello culturale, sarebbe potuta diventare la nuova Grecia, la "nuova Hellas".

L'attaccamento della Germania per l'antica Grecia è nettamente cresciuto dopo la Rivoluzione francese. Gli intellettuali dell'alta società tedesca che avevano dapprima ben accolto la Rivoluzione le hanno voltato le spalle dopo il Terrore e realizzando che anche la Germania avrebbe potuto esserne colpita. E' in questa atmosfera che nel 1793 Wilhelm von Humboldt ha fornito le grandi linee di un nuovo sistema educativo in Germania. Al suo centro si trovava lo studio della "Antichità in generale e della Grecia in particolare". Analizzando ciò che egli pensava essere il popolo più armonioso della Storia, Humboldt prevedeva che la Germania avrebbe evitato gli estremi della rivoluzione e della reazione.

Quattro fattori, cause dell'abbandono del modello antico

Sullo sfondo del cambiamento accademico, la forza acceleratrice fu la guerra d'indipendenza della Grecia contro l'Impero Ottomano nel 1821. Essa fu percepita come una lotta tra il cristianesimo e l'Islam. Il movimento filoellenico degli anni 20 dell'Ottocento con i suoi eroi, i poeti bianchi Byron e Shelley e la loro morte hanno provocato un aumento di simpatia per la Grecia in Europa occidentale e nell'America del Nord. In quest'atmosfera tesa, diventava sempre più intollerabile agli Europei "progressisti" che la Grecia, quest'emblema bianco dell'europa, avesse provenire da una civiltà originaria di continenti "scuri".

Vi erano anche delle ragioni più profonde per abbandonare il modello antico. Dopo le sconfitte della Rivoluzione francese e di Napoleone nel 1815, un grande rinnovamento cristiano sorse attraverso l'Europa e l'America del Nord. Nelle classi elevate, nuovamente cristiane, molte persone odiavano l'antico Egitto che essi consideravano come il centro della massoneria che essa, a sua volta, è stata considerata come una cospirazione all'interno di un Secolo dei Lumi e lo sfondo della Rivoluzione.

Gli antichi Egiziani come neri e come fondatori della civiltà occidentale

Alla fine del XVIII secolo, una terza visione cominciò a essere difesa. Se, gli antichi Egiziani erano al contempo Africani e fondatori della civiltà europea. All'origine di questa tendenza intellettuale si trovano le opere di un viaggiatore scozzese, James Bruce. Tra gli anni 1760-1770 Bruce ha attraversato l'Egitto e ha trascorso alcuni anni in Etiopia. Ha constatato delle relazioni tra le civiltà etiopi e egiziane e era convinto che la forma etiope era la più antica. Per Bruce, la sorgente del Nilo (blu) era la sorgente della civiltà.

Charles-François Dupuis, in quanto a lui, era un ricercatore erudito dell'Antichità e un brillante inventore. Aveva aderito alla Rivoluzione e organizzato  una "Religione della ragione" anti-cristiana, sostenuta dai Giacobini della Rivoluzione, e utilizzando numerosi simboli egiziani. Dupuis sosteneva che l'astronomia egiziana, che egli considerava come la scienza fondamentale, era giunta in Egitto dal Sud. Il suo amico, Constantin Chasseboeuf de Volney, ha reso ancora più esplicito il legame tra i "negri" e le origini della civiltà occidentale. La sua opera ha fornito un'arma potente agli abolizionisti.

In Francia, il grande abolizionista l'Abate Grégoire ha dedicato nella sua opera di ricerca sulle "facoltà morali e la letteratura dei negri" il primo capitolo agli argomenti di Volney ponendo in evidenza che gli antichi Egiziani  erano dei "negri" e conclude: "Senza imputare all'Egitto il più alto grado di sapere umano tutta l'Antichità decide in favore di coloro che la considerano come una scuola celebre da cui provengono la maggior parte degli uomini istruiti e venerabili della Grecia".

L'opera di Grégoire fu tradotta in inglese nel 1810 e, molto presto, dette fiducia agli Afro-Americani colti. Questo tema degli Egiziani neri che avevano fondato una civiltà fu ripreso in due libelli virulenti, pubblicati nel 1829, The Ethiopian Manifesto, Issued in Defense of the Black Man's Rights in the Scale of universal Freedom di Robert Alexander Young e Appeal to the Coloured Citizens of the World di David Walker, che ebbe ancor più influenza.

Non vi è modo di sapere se i ricercatori europei che hanno creato la nuova disciplina Altertumswissenschaft / Scienza dell'Antichità abbiano avuto modo di conoscere questi scritti. Ma essi conoscevano indubbiamente Bruce, Dupuis, Volney e Grégoire.

L'idea che gli Egiziani fossero neri e, di conseguenza, che dei Neri erano stati all'origina delle civiltà occidentali non era soltanto deplorevole ma priva di ogni scientificità per i ricercatori "progressisti" europei. Durante il XIX secolo, la "scienza" delle razze ha non soltanto dimostrato che i "Bianchi" erano superiori ai "Neri" ma, conformemente ai caratteri permanenti delle razze, che era sempre stato così. Dunque gli storici greci si sono dovuti sbagliare oppure a quei tempi soffrivano di quelle misteriose malattie come la "barbarofilia" o ancora la "egittomania" quando essi affermavano che dei Fenici "semitici" e degli Egiziani africani avevano civilizzato la Grecia.

Il primo colpo portato al modello antico fu inferto nel 1820 da Karl Otfried Müller, uno dei prodotti del sistema educativo di Humboldt. L'argomento di Müller consisteva nel sostenere che le leggende sulle quali poggiava questo modello non avevano alcuna consistenza  e che non esisteva nessuna prova che una colonizzazione egiziana o fenicia avesse avuto luogo.

A volte, si afferma che i grandi progressi del XIX secolo nella conoscenza delle lingue antiche e dell'archeologia hanno portato a questo cambiamento. Ora, la metà egiziana del modello antico fu distrutta prima che le lingue mesopotamiche scritte in cuneiforme, siano state comprese e molto prima che Heinrich Schliemann abbia scoperto la cultura materiale micenea. Benché sia vero che Champollion abbia decifrato sin dal 1820 gli geroglifici, i ricercatori tedeschi non hanno accettato questo sapere per i 30 anni successivi.

Per contro, vi era un'importante ragione "interna" dietro l'instaurazione del modello ariano, e cioè l'elaborazione di una famiglia linguistica indo-europea nella quale fu incluso il greco. Se si suppone, come ciò sembrerebbe plausibile, che i popoli che parlavano un proto-indo-europeo vivevano in qualche parte a Nord e a Est dei Balcani si deve postulare che il bacino egeo abbia ricevuto un'influenza sostanziale proveniente dal Nord. Ciò è potuto avvenire sotto diverse forme, ma, essendo data la predisposizione etnica della metà del XIX secolo, la si è considerata immediatamente come una conquista della "razza dei padroni" degli Elleni il cui vigore sarebbe stato come quello dell'acciaio attraverso una formazione etnica nel freddo dell'Asia Centrale o della steppa.

Per decenni, la nuova immagine delle origini del Greci è coesistita con la credenza tradizionale secondo la quale i Fenici - e non gli Egiziani - avrebbero svolto un ruolo primario. Questo punto di vista fu attaccato negli anni 90 del XIX secolo ma è sopravvissuto sino al 1920. In quanto a me, associo il declino dei Fenici - gli Ebrei dell'Antichità" - all'ascesa dell'antisemitismo razzista opposto a quello religioso alla metà del XIX secolo. Collego anche la recrudescenza d'interesse per i Fenici dopo il 1950 all'aumento di fiducia in sé degli Ebrei dopo la creazione dello Stato d'Israele. La restaurazione della sfaccettatura egiziana del modello antico fu più lenta. I difensori degli antichi Egiziani furono i Neri americani che furono più distanti dall'"establishment" accademico dei professionisti ebrei.

Per tornare all'impatto di Dupuis, Volney e Grégoire, gli abolizionisti neri e bianchi hanno continuato a far uso dei loro argomenti dopo che gli accademici avevano abbandonato il modello antico. Ad esempio, il celebre filosofo e teologo John Stuart Mill ha scritto nel 1849: "E' molto curioso che la prima civiltà di cui abbiamo conoscenza sia stata una civiltà nera, e abbiamo tutte le ragioni di crederlo. Gli Egiziani originari, a causa dell'evidenza delle loro sculture, suppongono di essere stati una razza nera: dunque i Greci hanno appreso le loro prime lezioni di civiltà da questi Negri e i filosofi greci, alla fine della loro carriera, hanno fatto ricorso alle tradizioni e ai documenti di questi Negri (non dirò con molto frutto) come al tesoro di una saggezza misteriosa".

Tali punti di vista sono diminuiti presso gli Euro-americani dopo l'abolizione della schiavitù. Hanno tuttavia persistito presso gli Afro-americani. Degli intellettuali come Frederick Douglas e dei ricercatori come W.E.B. Dubois e St. Clair Drake non erano sicuri della nerezza o della "fisionomia negra" degli antichi Egiziani ma non avevano alcun dubbio circa "l'africanità" dell'antico Egitto o alla quantità del contributo degli Egiziani alla civiltà greca.

Nel gruppo conosciuto come quello degli "Afrocentristi", vi sono pochi dubbi o nessuno sulle origini afro-asiatiche della civiltà europea dell'Antichità. In questo senso, sono gli accademici e i difensori europei del modello ariano e non gli Afrocentristi che hanno rotto fondamentalmente con la tradizione. Sino a tempi recenti, le idee dei ricercatori neri non sono state conosciute dai non-neri. Anche attualmente, i loro punti di vista sono considerati come una "dichiarazione speciale" o una "terapia piuttosto che storia".  E non è un aiuto consultare gli scrittori afrocentristi su quest'argomento unicamente in termini di socio-patologia. Il modello ariano stesso serve alla stessa funzione terapeutica per i razzisti europei.

Anche se si descrive il modello ariano come "concepito nel peccato o anche nell'errore", non credo che ciò lo renda invalido in quanto strumento storico. Propongo, in quanto a me, un modello antico riveduto" che afferma che la Grecia abbia subito in molte riprese delle influenze esterne sia dal Mediterraneo orientale sia dai Balcani e che è questo intreccio stravagante che ha prodotto questa cultura attraente e feconda, la gloria che è la Grecia.

 

©Martin Bernal (New York)

 

[Traduzione di Ario Libert]

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