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31 maggio 2014 6 31 /05 /maggio /2014 07:00

Guerra di classe nell'Inghilterra del XVIII secolo

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Lo storico Edward P. Thompson propone una riflessione sulla lotta di classe e il diritto di proprietà a partire dalla geurra dei boschi nell'Inghilterra del XVIII secolo. La sua riflessione storica solleva delle tematiche che si rivelano attuali. Questo storico inglese fa riferimento al marxismo "eterodosso". Ha scritto la celebre The Making of the English Working Class [tr. it.: Rivoluzione industriale e classe operaia in Inghilterra, Il Saggiatore, Milano, 1969]. Thompson non si accontenta di una storia conformista che descrive soltanto le istituzioni e gli avvenimenti politici, egli sviluippa una storia vista dal basso che s'incentra sulle classi popolari e le loro condizioni di vita. In  La Guerre des fôrets, analizza la repressione del bracconaggio e la resistenza popolare. Edward P. Thompson matura in un ambiente letterato dell'Inghilterra rurale. Dedica il suo primo libro a William Morris, il socialista anti-industriale rimane una figura del romanticismo rivoluzionario. Edward P. Thompson preferisce il socialismo utopistico al dogmatismo scientifico del marxismo accademico. Nel 1956, l'insurrezione ungherese è repressa nel sangue, lo storico lascia il Partito comunista per unirsi al movimento della "Nuova sinistra" (New Left). Partecipa alla creazione della New Left Review, ma si oppone a Perry Anderson che fa riferimenti allo stalinista Althusser. Edward P. Thompson denuncia questa versione dogmatica di una "forma religiosa del marxismo".

La lotta sociale di fronte al diritto

Apocalisse e rivoluzione. William Blake e la legge moraleNel 1723, in Inghilterra viene adottato il Black Act. Questa legislazione difende la proprietà privata e reprime la caccia e diverse altre attività.

Una burocrazia agraria fa applicare la legge, difendendo i propri interessi. Ma i contadini organizzano una resistenza collettiva per conservare il controllo delle terre contro i ricchi signori che se le accapparano. I contadini non esitano ad appropriarsi del bosco che si trova sulle terre che non appartengono loro. Una banda di bracconieri si organizza per poter prendere degli animali e resistere ai guardia caccia. I Blacks, guidati da "re Giovanni", incarnano la resistenza popolare di fronte al potere feudale. "Nel 1720-1722, il parco del vescovo fu attaccato in diverse riprese, la sua orda di cervi fu decimata, le sue case bruciate, il suo bosco distrutto, e si fece fuoco sul suo bestiame", scrive Edward P. Thompson.

I Blacks sono assimilati a dei giustizieri che ricompongono i conflitti riguardanti i diritti sulla legna, il pascolo e la pesca. Essi distruggono le foreste quando i signori proibiscono i contadini a prendere la legna. Ma una semplice minaccia basta a far piegare il potere dei proprietari. Il "re Giovanni" è paragonato anche al leggendario Robin Hood. "Il risentimento accumulato per decenni lo protesse, lui e la sua banda, il che gli permise di spostarsi alla luce del sole e di far regnare una giustizia del popolo", fa notare Edward P. Thompson. Questi ribelli sociali diffondono delle pratiche di resistenze individuali. Dei bracconieri, dei ladri, dei contrabbandieri, dei pescatori e dei forestali non esitano più a infrangere l'autorità feudale.

Ma il governo monarchico si impegna a reprimere i Blacks. Non soltanto per la loro azione, ma anche perché possono diventare una forza politica. "I Blacks, per un anno o due, avevano usufruito del sostegno delle comunità forestali, come i Ludditi, più tardi, quello dei tessitori", osserva Edward P. Thompson. Il Black Act permette allora di imporre una repressione giudiziaria particolarmente dura. Si tratta di dare degli esempi per dissuadere i contadini di commettere delle azioni illegali. "Ciò che testimonia il Black Act, era il lungo declino dell'efficacia dei metodi antichi di controllo e di disciplina di classe, e la loro sostituzione con un mezzo standard di autorità: L'uso esemplare del terrore", analizza Edward P. Thompson.

Malgrado la sua milantata neutralità, la legislazione difende soprattutto una politica di classe per proteggere i possidenti. I diritti e la soddisfazione dei bisogni dei poveri diventano dei crimini: Bracconaggio. furto di legna, violazione di proprietà privata. La legge permette di legittimare la società di classe, "Ma l'ineguaglianza decisiva risiedeva nell'esistenza di una società di classe in cui i diritti consuetudinari non monetari erano reificati, dalla mediazione dei tribunali, in diritti di proprietà capitalisti", analizza Edward P. Thompson. Il conflitto forestale oppone gli utilizzatori agli sfruttatori.

Questo studio storico di Edward P. Thompson permette una riflessione marxista sul diritto. Secondo il marxismo volgare, la legislazione si riduce a una semplice "sovrastruttura" che riflette le necessità di una infrastruttura dei rapporti di produzione. I rivoluzionari non devono dunque interessarsi al diritto secondo questa vulgata, perché non riflette che l'ipocrisia della classe dominante. Per Edward P. Thompson, il diritto non si riduce a una finzione mistificatrice e ideologica e merita uno studio serio. Il diritto dispone anche di una logica, con delle regole e delle procedure proprie. La legislazione permette di organizzare una società complessa. "Il diritto era dunque profondemente imbricato nella base stessa dei rapporti di produzione che, senza di esso, sarebbero stati inoperanti", analizza Edward P. Thompson. Delle norme concorrenti si oppongono e la legge non incarna un consenso ma rimane uno spazio di conflitto. Il diritto non si riduce all'ideologia di un apparato di Stato e di una classe dirigente. Le forme di diritto esprimono un conflitto e un rapporto di classe.

Il diritto può diventare "uno strumento di scelta grazie al quale questi dirigenti poterono imporre nuove definizioni della proprietà, sempre più a loro vantaggio" osserva Edward P. Thompson. Il diritto d'uso agrario sparisce così a profitto delle recinzioni. Ma la legislazione evolve anche con le lotte sociali e permette allora di imporre dei freni all'azione dei dominanti. La lotta intorno al diritto e nelle forme del diritto non è dunque da trascurare affatto.

E. P. Thompson e il marxismo critico

Lo storico Philippe Minard presenta le sue analisi sul testo di Thompson. Questo studio apre una riflessione sulla legislazione ma anche sull'opposizione tra i proprietari ed i fruitori. "Thompson discerne la questione centrale della proprietà: la posta è quella della difesa dei diritti collettivi contro una definizione più assoluta e più esclusiva della proprietà, aprendo la via all'individualismo proprietario che il capitalismo farà presto trionfare", osserva Philippe Minard.

Lo studio di Thompson si iscrive nel contesto degli anni 1960-1970 che vedono emergere una nuova storia sociale. Questa storia "dal basso" evoca il popolino, i senza gradi, i declassati e la folla degli anonimi piuttosto che le personalità e gli intrighi della corte reale. Lo studio sulla criminalità viene privilegiato, per dargli un senso nei confronti dell'insieme della società. Questa corrente storica permette anche di scrutare gli ingranaggi della giustizia e dello Stato.

La legalità popolare contesta la legalità ufficiale. Questa forma di resistenza si oppone allo sfruttamento economico e al dominio sociale. La "criminalità sociale" si imparenta a una forma di contestazione popolare che si appoggia sulla tradizione delle solidarietà comunitarie. I diritti consuetudinari permettono ai contadini di utilizzare una terra che non apparteneva loro, soprattutto per la spigolatura. Ma, a partire dal XVIII secolo, i proprietari fondiari ricchi impongono le recinzioni. La redditività dell'investimento agricolo prevale sui diritti delle usanze. Le recinzioni vietano l'accesso e "privatizzano" completamente la terra. Progressivamente, "L'individualismo proprietario guadagna allora del terreno, radicando negli spiriti una definizione sempre più assoluta della proprietà", scrive Philippe Minard. Il "crimine sociale" esprime allora una protesta degli spodestati. Anche se i contadini denunciano soprattutto l'individualismo possessivo, oltre che le strutture dell'economia di marcato e il principio stesso di proprietà.

La riflessione di Thompson sul diritto sembra contestabile. Lo storico critica la concezione marxista ristretta con la legislazione come semplice riflesso ideologico del dominio di classe. La legge permette anche di materializzare un rapporto di forza sociale e può evolvere con le lotte. Ma Thompson sembra torcere il bastone nell'altro senso. Fa anche l'apologia dei movimenti legalisti come quello di Gandhi. Sembra allora illudersi in rapporto allo Stato di diritto, come supposto protettore delle libertà. E' il rapporto di forza sociale che fa cambiare la legge, e non il diritto che cambia il rapporto di forza sociale. Le lotte possono evidentemente appoggiarsi sul diritto, ma non devono limitarsi a questo strumento, a rischio di diventare unicamente difensive e a fallire.

Ma la distruzione dello Stato deve rimanere la prospettiva dei movimenti di lotta. Lo stato non è un semplice strumento della borghesia come lo pretendono i marxisti-leninisti. Thompson diventa allora più interessante della maggior parte degli ideologi marxisti come un Poulantzas riscoperto da degli accademici del Front de gauche che aspira a gestire lo Stato piuttosto che a distruggerlo. Per essi, se lo Stato cambia di mano, una politica diversa può essere condotta. Thompson dimostra che lo Stato rimane una burocrazia autonoma con le sue proprie regole. Prendere il potere di Stato non cambia niente. Non si deve rafforzare lo Stato, ma distruggerlo  per costruire una nuova società.

Ma Thompson permette una vera riflessione storica. Egli si oppone al marxismo strutturalista, incarnato da Althusser e Perry Anderson. I suoi ideologi privilegiano un marxismo meccanico e teorico che sembra tagliato fuori dalla vita quotidiana. Al contrario, E. P. Thompson ritiene utile ricostruire un contesto storico, descrivere dei personaggi, immergersi negli archivi. Propone una storia empirica, in diretta con la realtà, e una descrizione minuziosa della vita quotidiana.

 

[Traduzione di Ario Libert]

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