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29 novembre 2011 2 29 /11 /novembre /2011 07:00
Heidegger. Cos'è un "pastore dell'Essere"?

HitlerHeidegger.jpg

 

Mi ricordo di aver udito, ad una radio, alcuni conoscitori di Heidegger emettere delle osservazioni critiche in quanto al carattere un po' bucolicodi alcune formule heideggeriane. "L'uomo è il pastore dell'Essere", è una di queste.

 

Questi critici sono serviti tuttavia da parafuochi perché, in realtà, questa formula bella e gentile è una delle frasi più ripugnanti che un filosofo abbia mai scritto. Ciò che segue, che è già stato scritto sul blog, non si deve soprattutto dirlo: il pastore dell'Essere è un SS.


Rudolfhess.jpgIl pastore dell'Essere Rudolf Hess


 

Anche a supporre che ciò possa essere vero- il che è beninteso la mia intima convinzione- non è assolutamente raccomandato di farne il tema di un corso o di una conferenza accademica! Cosa diventerebbe infatti la "casa"? Questo bel motto è tratto dalla Lettera sull'umanismo, scritta nel momento in cui gli accusati del processo di Norimberga sono giudicati e condannati. Condannare e uccidere dei pastori, e dei pastori dell'Essere, quale orrore! La formula permette anche di capire ciò che ha detto di giusto Heidegger quando, nel suo testamento dello Spiegel, afferma che il nazional-socialismo era andato nella buona direzione in quanto al rapporto dell'uomo con l'essenza della tecnica.


 

heidegger-nazismo.jpgHeidegger in mezzo a tanti autorevoli e importanti pastori dell'Essere.


 

E non può essere altrimenti essendo inteso che i nazisti sono dei pastori dell'Essere! Il Tedesco è il supremo pastore perché è l'essenza di un popolo di poeti e di pensatori. Tutta la tecnica che fu utilizzata per realizzare la soluzione finale è così un esempio di questa "buona direzione in quanto al rapporto dell'uomo con l'essenza della tecnica.

 

Facciamo comunque un po' di filosofia- anche se, nella Lettera, Heidegger congeda la filosofia. La formula si trova nel seguente passaggio: "Ma l'essenza dell'uomo consiste nel fatto che egli è qualcosa di più che un semplice uomo inteso come essere vivente fornito di ragione. Il "più" non deve essere qui pensato nel senso di una aggiunta quantitativa, come se la tradizionale definizione dell'uomo dovesse restare la determinazione fondamentale, e subire quindi un ampliamento mediante l'aggiunta della nozione di esistenza. Il "più" significa: più originario e quindi più essenziale nella sua essenza. Ma proprio qui compare l'enigma; l'uomo è nell'essere-gettato; cioè l'uomo come risposta ek-sistente all'essere è più che l'animal rationale, proprio in quanto è meno rispetto all'uomo che si concepisce, a partire dalla soggettività. L'uomo non è il signore dell'essente. L'uomo è il pastore dell'Essere. In questo "meno" l'uomo non ci rimette nulla, anzi ci guadagna, in quanto perviene nella verità dell'Essere. Guadagna l'essenziale povertà del pastore, la cui dignità consiste nell'essere chiamato dallo stesso Essere a guardia della sua verità. Questa chiamata viene con il gettare da cui si origina l'essere-gettato dell'Esserci. L'uomo nella sua essenza storico-ontologica è quell'essente, il cui essere in quanto ek-sistenza consiste nell'abitare nella vicinanza dell'Essere. L'uomo è il vicino dell'essere".

 

heidegger-hitler.jpg

 

Non si deve soprattutto domandarsi: "ma dov'è il nazismo in un così grande testo del pensiero" ma piuttosto studiare come Heidegger si dà da fare per far passare il nazismo per qualcosa di grande e di pensante. Non è in realtà molto difficile. (Ma non sarò ora così esaustivo). Heidegger, in questo passaggio, produce la sua versione della "razza superiore". Il Mensch, l'uomo tedesco, è l'uomo più "originale". E non deve soprattutto, con il pretesto di sfuggire all'afferramento inessenziale attraverso la soggettività, annodare dei "legami sociali" (con il non-originale, con l'inessenziale).

 

Il testo sull'opera d'arte era contemporaneo all'ascesa al potre di Hitler. Il grande artista del Reich era infine al lavoro! Dopo la sconfitta militare del Reich- ma il successo di Auschwitz- i nostri nazisti sono diventati dei "poveri pastori"... La formula sterminatrice è quest'ultima, già utilizzata all'epoca dell'opera d'arte: la "verità dell'Essere". Formula terrificante perché dà la ragione heideggeriana della soluzione finale. La "verità dell'Essere" è lo sterminio pianificato, che è anche un buon uso della tecnica. Heidegger ci crede, o finge di crederci. Il risultato è lo stesso: la fede nella validità ontologica di Auschwitz, del suo carattere di "cominciamento originario", indossa le vesti del testo da commentare nei licei e nella Facs (Unité de Formation et de Recherche). È il "rettore trascendentale" che parla, comunque... Soprattutto non mischiamoci a quella moltitudine mondiale che, con la tecnica e la politica, spera ancora di essere "il maestro dell'essente". Il Mensch- che è qui una parola per dire Uber-Mensch superuomo in senso nazista- deve essere il pastore dell'Essere. È il "vicino dell'Essere". E ciò gli dà tutti i diritti, tutta la legittimità fantasmatica per sterminare coloro che saranno i suoi nemici "interni". Immaginiamo un grottesco monumento eretto nello spirito heideggeriano. Vi sarebbe una grande iscrizione seguita da una lista:

 

Ai pastori dell'Essere morti per l'uomo originale e la verità dell'Essere:


Adolf Hitler, Adolf Eichmann, Joseph Mengele, Hermann Göring, Joseph Goebbles, Rudolf Höss, Aloïs Brunner  ..................................

 

heidegger, di Levine

 

Ma no, certo, deliro come al solito. Citiamo wikipedia: "Il 1° maggio 1933 Martin Heidegger diventa rettore dell'università Albert-Ludwigs, ed è costretto a provvedere al licenziamento dei professori ebrei in conseguenza della legge sulla "reintroduzione del corpo dei funzionari", adottata dal regime nazista alcuni mesi prima del suo arrivo al potere".

 

Che povero uomo questo Heidegger! Diventare rettore e essere costretto a fare il "pastore dell'Essere!" Non è sfortuna questa?

 

 

SKILDY


[Traduzione di Ario Libert]


LINK al post originale:

Heidegger. Qu’est-ce qu’un “berger de l’Être”?

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3 novembre 2011 4 03 /11 /novembre /2011 19:20

Storico: Sciopero generale illimitato a Oakland negli Stati Uniti!


  
di Raphaël Rezvanpour

 

 

 

oakland1.jpg

 

 

È un avvenimento storico negli Stati Uniti, lo sciopero generale è stato votato dai manifestanti Californiani (ispirati dagli Occupy Wall Street) il 26 ottobre scorso nella città di Oakland dopo una violenta repressione poliziesca. Un manifestante sarebbe stato gravemente ferito allal testa mentre la polizia faceva uso di pallottole ponderate per disperdere gli accampati. Riuniti sulla piazza Oscar Grant i 1607 votanti hanno ampiamente votato per lo sciopero generale questo mercoledì 2 novembre. [1484 a favore, 77 astensioni, 46 contrari]. L’appello dell'assemblea è radicale "Tutte le banche e le grandi imprese dovranno chiudere per l'intera giornata in cui marceremo su di essa". Obiettivo annunciato, liberare Oakland dal 1%.

 

Delle azioni di massa e picchetti di sciopero sono previsti per tutta la giornata.

 

Se la cifra di 1600 votanti può sembrare debole, rapportata alla popolazione francese, è come se 233.000 persone chiamassero allo sciopero generale... Il che è lungi dall'essere derisorio. Tanto più che una prima informazione proveniente dal mopvimento è confermata da diverse fonti, "Il porto è già fermo, i dockers rifiutano di lavorare".

 

 

oakland2.jpg

Un negozio chiuso a Oakland in solidarietà con l'99%.




Ecco l'appello:


Invitiamo tutti gli studenti a uscire dalle scuole. I lavoratori invece di andare al lavoro, gli studenti invece di andare a scuola, le persone convergeranno verso il centro della citta di Oakland e paralizzeranno la città.

Tutte le banche e le imprese dovranno chiudere per l'intera giornata in cui marceremo verso esse.

Mentre chiamiamo ad uno sciopero generale, domandiamo anche molto più. Le persone che sono organizzate nei loro quartieri, le scuole, gli organismi comunitari, gruppi di affinità, luoghi di lavoro e le famiglie sono incoraggiate a organizzarsi esse stese in modo che permetta loro di partecipare alla paralisi della città.

Il mondo intero guarda Oakland. Mostriamo loro ciò che è possibile. 

Il Consiglio di coordinamento dello sciopero comincerà a riunirsi tutti i giorni alle ore 17.00 sulla piazza Oscar Grant davanti all'Assemblea generale alle ore 19.00. Tutti i partecipanti allo sciopero sono invitati. Rimanete all'ascolto di maggiori informazioni.

 

 

 

 

[Traduzione di Ario Libert]



LINK al post originale:

Historique: Grève générale illimitée à Oakland aux Etats-Unis!

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17 ottobre 2011 1 17 /10 /ottobre /2011 07:00

Come i media hanno minimizzato

 

 

15_ottobre_2011.jpg

una mobilitazione mai vista in tutta la storia dell'umanità 



di Raphaël  Rezvanpour
 

Questo sabato 15 ottobre, erano a milioni a scendere in piazza, non all'appello di sindacati o di partiti politici, ma in maniera del tutto indipendente. Rispondevano alla chiamata degli indignati lanciato alcuni mesi fa per una giornata internazionale di mobilitazione. La risposta è stata all'altezza di tutte le aspettative, 85 paesi e un migliaio di città interessate, la prima volta in tutta la storia dell'umanità!


Di fronte a questa sollevazione dei popoli, si sarebbe potuto pensare che i media non potevano ignorarla, era troppo grande per essere minimizzata. Eppure essi hanno accettato la sfida. Ieri sera, non erano migliaia come essi dicevano, ma milioni di indignati ad essere stati censurati.

 

Non possono sostenere di non essere stati avvertiti, i siti hanno non hanno smesso di fiorire su Internet negli ultimi mesi, e così gli appelli. Eppure è proprio la mancanza di informazioni che abbiamo visto ieri sera. Un vuoto pesante e che non poteva che essere voluto. 

 

mappamondo-15-ottobre.pngMappa dell'indignazione mondiale


Eravamo milioni!


I media minimizzano notevolmente il movimento. Nei notiziari televisivi, non gli è stato dedicato più di un minuto. È inoltre possibile leggere i titoli degli articoli pubblicati su Internet:

Mobilitazione limitata per gli indignati di tutto il mondo (L'Express)

Il movimento degli  "indignati" contro la crisi e la finanza mondiale ha assunto questo fine settimana una dimensione planetaria, spingendo nelle strade decine di migliaia di persone. (AFP)

Migliaia di "indignati" si sono mobilitati in tutto il mondo (Reuters)

 

times-square.jpgNew York, Times Square, 15 ottobre 2011.


Migliaia? Decine di migliaia? No. Milioni! È stato possibile contare pressappoco un milione di manifestanti in Spagna (400.000 a Barcellona, 250.000 a Madrid); centinaia di migliaia in Italia (di cui almeno 200.000 a Roma) di cui non si terrà conto che delle violenze dei black bloc: centinaia di migliaia in Israele; più di 100.000 in Portogallo; decine di migliaia in Germania, Grecia, Stati Uniti, Belgio, Olanda, migliaia in Australia, Francia, Svizzera, Gran Bretagna, Polonia e in decine di altri paesi.


parigi_15_ottobre.jpg

  Parigi, 15 ottobre - Foto di Emmanuel Raoul


 

Queste cifre sono tanto più eccezionali in quanto le masse non si sono mosse in seguito all'appello dei sindacati, il movimento è completamente indipendente da qualsiasi sindacato o partiti politici. Quando si sa a chi appartiene la maggior parte dei giornali, è chiaro che la censura si è imposta da sé stessa.

 

Una buona notizia, gli indiganti sono temuti!

 

 

 

Raphaël Rezvanpour

 

 

 

[Traduzione di Ario Libert]

 

 

 

 

LINK al post originale:

 Comment les médias ont minimisé une mobilisation jamais vue dans toute l’histoire de l’humanité 

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16 ottobre 2011 7 16 /10 /ottobre /2011 09:02

Aiuto, la terra sparisce!

Agnès Rousseaux

Ovunque le terre si esauriscono. E rischiano di non poter più nutrire l'umanità. La causa risiede nell'erosione dei suoli, legata alle produzioni intensive, il declino della biodiversità o dei vermi del terreno, accelerato dall'uso massiccio della chimica, o ancora la progressione inesorabile del cemento delle città e delle strade che sterilizza per sempre la nostra vecchia gleba. Negli Stati Uniti, numerosi studi lanciano l'allarme: la sparizione delle terre arabili potrebbe essere irreversibile.

"E' un problema più grave anche del riscaldamento climatico", avverte Daniel Nahon, professore di geoscienze all'università Paul-Cézanne di Aix-en-Provence. La qualità dei suoli agricoli si degrada. Al punto, secondo alcuni esperti di mettere in causa la capacità di nutrire gli umani. "I suoli si erodono, si degradano, perdono la loro fertilità", continua il ricercatore, "Si considera a torto che essi produrranno eternamente. Ma, un giorno vicino, non si osserverà soltanto una caduta della produttività, ma una non-produzione".

Negli Stati Uniti, numerosi studi analizzano il problema. Dieci milioni di ettari di terre arabili sono distrutti e abbandonati ogni anno nel mondo a causa di pratiche agricole non sostenibili, sostiene David Pimentel, professore all'università Cornell negli Stati Uniti e specialista dei suoli. Lo 0,5% delle terre coltivabili spariscono ogni anno, l'equivalente di un quinto del territorio francese. "A causa dell'erosione, quasi un terzo delle terre arabili sono diventate improduttive, e la maggior parte sono state abbandonate da un punto di vista agricolo, questi quaranta ultimi anni", spiega David Pimental in un articolo che compila più di un centinaio di studi e di rapporti sull'argomento.

La terra, una risorsa non rinnovabile

Ora per nutrire la popolazione mondiale in aumento, si dovrà raddoppiare la produzione agricola nei prossimi decenni. Una impossibile equazione. "Oggi, 0,27 ettari è disponile per persona (2700 mq). Tra quarant'anni, a causa della perdita di terre e dell'aumento di popolazione, rimarrà soltanto 0,14 ettari a persona", evidenzia uno studio al quale ha partecipato David Pimental. Ossia giusto 1/6 di terreno da calcio.

I suoli si rinnovano grazie all'alterazione di rocce dure da parte della pioggia, il che crea dei minerali mobili - l'argilla - che permettono ai vegetali di crescere. Un fenomeno che si produce nello spazio di millenni. Su scala umana, la terra è dunque una risorsa non rinnovabile. Tra i 200 e i 1000 anni sono necessari per formare 2,5 centimetri di suolo. L'equivalente di ciò che perdono gli Stati Uniti in sedici anni: la profondità media dei suoli nel paese (lo strato di terra arabile) era di 23 centimetri due secoli fa. Oggi si situa a 15 centimetri. Risultato: dei terreni un tempo fertili sono abbandonati.

Malgrado importanti dissodamenti in Amazzonia o in Indonesia (da circa 12 a 13 milioni di ettari per anno, il che pone oggi il problema della deforestazione), la superficie delle terre arabili, non è aumentata  dagli anni 1970. Peggio ancora, le riserve sono limitate. Non restano che 600 milioni di ettari nel mondo che possono essere convertiti in terre coltivabili, senza rimettere in causa l'equilibrio tra terre arabili e foreste, sostiene Daniel Nahon.

Dove sono andati a finire i vermi del sottosuolo?

In Francia, rari sono coloro che suonano l'allarme. Tra di loro, Lydia e Claude Bourguignon, fondatori del Laboratorio di analisi microbiologico dei suoli (Lams), specializzato nelle tecniche di preservazione dei suoli agricoli. Secondo questi agronomi, l'agricoltura intensiva ha distrutto quasi il 90% dell'attività biologica in alcuni suoli coltivati in Europa. "Le camere agricole riconoscono che c'è un problema. Esse parlano di 'fatica dei suoli', per dire pudicamente 'morte dei suoli'", osserva Claude Bourguignon. "Lo stato dei suoli in Francia, in Europa e nel mondo è molto disastroso. Abbiamo conosciuto una caduta estremamente importante. Nel 1950, vi era il 4% di materia organica nei suoli. Ora siamo scesi al 1,4%. Non si può più scendere sotto questo livello", dice Lydia Bourguignon.

Come siamo arrivati a questo stato di cose? Le arature molto profonde comportano un abbassamento della qualità della materia organica in superficie, perturbano la fauna e espongono il suolo a erosione. L'impiego eccessivo di fertilizzanti chimici e di diserbante sterminano fauna e batteri. E le culture intensive, quando tutta la pianta è utilizzata, compreso lo stelo e le foglie, privano i suoli della materia organica che li alimenta. L'assenza di siepi o di culture "di copertura", che proteggono i suoli, favorisce l'erosione. La loro lisciviazione comporta la morte chimica.

L'erosione provoca un'insufficienza in nutrimenti di base (nitrogeno, fosforo, potassio, calcio),  essenziali per la produzione agricola. Già presenti in superficie, essi partono con le acque di ruscellamento. E' in Asia, in Africa e nel Sud America, che l'erosione colpisce di più: una perdita da 30 a 40 tonnellate di terreno per ettaro all'anno. Circa 17 tonnellate all'anno in Europa e negli Stati Uniti. Su tutti i continenti, questa erosione si estende ben oltre la capacità di rinnovamento dei suoli: circa una tonnellata all'anno per ettaro.

Altra conseguenza: il "declino biologico" dei suoli. Un ettaro di terra fertile contiene in media 1,7 tonnellate di batteri; 2,7 tonnellate di funghi, secondo gli studi statunitensi. E una tonnellata di vermi che con i loro movimenti maneggiano una massa considerevole di gleba. "Una vita rigogliosa lavora i suoli: su ogni ettaro, nei primi 20 centimetri di profondità, trovate l'equivalente, in peso, di 500 montoni!", afferma Daniel Nahon. Un cifra divisa per cinque non appena la terra è coltivata. E molto di più quando le pratiche agricole non rispettano i suoli. "Da alcuni anni, si era già raggiunto il livello di 100kg/ha di vermi. Un risultato terribile", dice preoccupata Lydia Bourguignon. Dieci volte meno della norma.

Costo dell'erosione: 400 miliardi di dollari all'anno

A tutto ciò si aggiunge l'irrigazione, che inquina i suoli, la contaminazione attraverso metalli pesanti, così come lo schiacciamento dei suoli attraverso l'utilizzazione di macchine sempre più pesanti che possono danneggiare tutto l'ecosistema. Senza dimenticare la trasformazione di terre agricole in zone urbane o commerciali, in autostrade.

Oltre alle terre diventate improduttive o ricoperte di cemento, la produttività diminuisce sulle terre rovinate. Gli studi americani sono molto precisi: i rendimenti di cereali sono caduti dal 12 al 21% nello Stato del Kentucky, dal 25 al 65% in alcune zone dello Stato della Georgia, sino al 24% nell'Illinois e nell'Indiana. In 15 anni, l'erosione dei suoli ha provocato una diminuzione dei rendimenti cerealicoli dell'80% in molte zone delle Filippine.

Possiamo "riparare" i suoli?

Una ventina di unità dell'Inra lavorano sullo studio del nostro humus. La Rete di misura della qualità dei suoli (RMQS) potrà consegnare degli elementi un po' più precisi a partire dal 2018, una volta terminata la sua seconda campagna di prelievi. Troppo tardi, sostiene Claude Bourguignon: "All'Imra hanno aspettato che i suoli morissero prima di lanciare dei programmi di misura, per fare delle curve interessanti. Essi sono perfettamente consapevoli di quanto sta accadendo".

Un altro strumento è la Base di dati analisi di terra (BDAT), che mira a raggruppare tutte le analisi realizzate su richiesta di agricoltori, sul tenore in elementi fertilizzanti o l'acidità. "Ci vorranno una decina di anni in più per verificare le tendenze", dice Dominique Arrouays. Il tempo sembra tuttavia contato. Molti paesi sono in ritardo. In Gran Bretagna, dei rilevamenti sistematici dei suoli sono realizzati sin dal 1978.

Ma rassicuriamoci: "Se le misure sono difficili, le tecniche che permettono di ridurre l'erosione sono ben note all'INRA", sostiene Fréderic Darboux. In mancanza del poter valutare con precisione il problema, possiamo almeno portare delle soluzioni! La più urgente: una rivoluzione culturale, dice Daniel Nathon. "In Francia, gli agricoltori ascoltano ciò che dicono loro gli ingegneri, essi non vogliono cambiare metodo". Risultato: "Sul 30% delle terre negli Stati Uniti, non si pratica più l'aratura, fattore importante della degradazione dei suoli, mentre in Francia la pratica non riguarda che una infima porzione delle terre". Negli Stati Uniti, i ricercatori preconizzano anche le rotazioni delle culture, l'installazione di frangivento, di siepi, di manti erbosi. "Nello Stato del Tamil Nadu, in India, sono stati introdotti dei vermi in terre distrutte. Dopo tre mesi, la produzione di tè su queste terre è aumentata dal 25 al 240%" dice Daniel Nahon.

Uscire dal neolitico senza passare per gli OGM

"Degli agricoltori ci domandano cosa si può fare per le loro terre. Ma quando non vi è più fauna, materia organica, non si può rigenerare con un colpo di bacchetta magica," afferma Claude Bourguignon. "Da venti anni, siamo presi per gente stramba. Se si fosse agito prima, non ci si sarebbe posti in pericolo".

Le soluzioni tecniche non potranno mai eguagliare la complessità dei suoli. "Con i fertilizzanti, si aggiunge dell'azoto, del fosforo, del potassio, ma la pianta trae una trentina di micro-elementi dalla terra, cje sono assenti nei fertilizzanti. Ed è molto costoso copiare gli elementi naturali", aggiunge Lydia Bourguignon. La soluzione? "L'agricoltura non sarebbe ami dovuta essere altro che bio. Con la Rivoluzione verde, siamo tornati al neolitico e al suo sistema di monocultura di taglia e brucia. Si è fatto un salto indietro di 6000 anni in 50 anni," aggiunge Claude Bourguignon. "Si deve andare oltre con le conoscenze moderne e le tecniche antiche".

"Se si vogliono più terre arabili, si deve vincerla sulle terre aride, e cioè le terre gelate, le terre troppo salate. E dunque inventare delle piante che possono vivere su queste terre", afferma da parte sua Daniel Nahon. Difende la "genetica funzionale" per "stimolare le piante".

Delle innovazioni tecnologiche che potrebbero aggravare la situazione e aumentare le ineguaglianze, invece di regolare il problema alla fonte, reinterrogando i modi di produzione agricoli. Una fuga in avanti, come spesso, invece di prendersi cura della terra.

 

[Traduzione di Ario Libert]

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16 ottobre 2011 7 16 /10 /ottobre /2011 07:00

Il WWF messo accusato da un documentario sconvolgente

 

 


 

 

wwf.gif

 

 

 

di Sophie Cappella

 

In un servizio pubblicato il 22 giugno sulla televisione pubblica tedesca (ARD), il regista Wilfried Huismann indaga sulle pratiche e i retroscena del WWF, sulle tracce dei 500 milioni di euro di donazioni annuali versati alla più grande organizzazione mondiale di protezione dell'ambiente, il giornalista investigativo si reca nel Borneo, in Indonesia, dove il WWF sostiene di difendere l'orango, una specie in pericolo. Sul posto, l'equipe ha scoperto una riserva di 80 ettari dove vivono due oranghi nel cuore di 14.000 ettari di piantagioni di palma da olio ai quali l'ONG ha assegnato l'etichetta "produzione sostenibile".

 

Il documentario esamina anche il "Progetto Tigre" gestito dal WWF dal 1974, in collaborazione con il governo indiano, per protezione della tigre del Bengala. Per soddisfare le esigenze del WWF che richiedeva un aumento dell'8% delle aree protette, il governo indiano ha proceduto, sin dal 2002, all'espulsione di 100.000 autoctoni. Un numero che potrebbe raggiungere un milione di persone nei prossimi anni, denuncia il documentario.

 

Wilfried Huismann cerca anche di capire il coinvolgimento del WWF a delle "tavole rotonde" con aziende di ingegneria genetica, come il gigante Monsanto, e con la multinazionale Wilmar, e la cauzione "etica" assegnata dal WWF a queste aziende, assicurando che producevano della soja e della olio di palma "sostenibili". Disponibile per ora soltanto in tedesco, il documentario ha già provocato molte polemiche nell'oltre Reno. In Francia, l'ONG presieduta dalla velista Isabelle Autissier conosce una crisi interna senza senza precedenti.

 

 

Sophie Chapelle

 

 

[Traduzione di Ario Libert]

 

 

 

Vedere il film Der mit dem Panda Pakt:

 

- Parte 1
- Parte 2

 

LINK:

Le WWF mis en cause par un documentaire accablant 

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2 ottobre 2011 7 02 /10 /ottobre /2011 07:00

India, Israele, Stati Uniti:

 


india_occupy_wall_street.jpg

 

Il movimento degli "indignati" conquista tutti i paesi


 

Primavera araba, indignati: i movimenti popolari di contestazione hanno segnato questo 2011. Gli Americani sono gli ultimi in ordine di tempo ad essere stati presi dalla febbre rivendicatrice. Stazionano davanti a Wall Street dal 17 settembre. 

Il parco che costeggia Wall Street a New York si è trasformato in accampamento per alcune centinaia di manifestanti. Questi indignati di New York si fanno chiamare "i 99%". "Non abbiamo nulla, mentre l'1% degli Americani ha tutto. Noi siamo il 99% rimanente", spiega un manifestante. Occupando Wall Street, è il sistema finanziario e la dittatura dei mercati  che sono presi a bersaglio.


Arresti in massa degi contestatori di Wall Street il 2 ottobre 2011!


Nessun messaggio mirato


Il movimento "Occupy Wall Street" fatica ad attecchire a New-York, a causa forse dell'assenza di un preciso messaggio. Dalla diosoccupazione, all'ingiustizia sociale ed alle disparità economiche, le rivendicazioni sono in seguito andate verso la causa ambientale, la pena di morte, ecc...

 

 

Video del movimento del 28 settembre 2011

Ma i contestatori vogliono mostrare di esistere. Alcune personalità americane, come Michael Moore, apportano il loro sostegno e le reti sociali si associano anch'essi. Una cinquantina di città, più mal ridotte della ricca Manhattan, vedono nascere un movimento simile.

Video del movimento del 27 settembre 2011

 

 

La crisi finanziaria di troppo


Sia negli Stati Uniti sia in Europa una delle ragioni che ha scatenato questa rivolta è un'ennesima crisi economica. Indebitamento, soppressione delle spese sociali, i dirigenti politici annunciano delle misure di austerità per stabilizzare la moneta e il debito degli stati.

 

Con un tasso di disoccupazione che raggiunge dei livelli allarmanti, i giovani sono spesso stati i primi a scendere in strada. Raggiunti dai loro fratelli maggiori, tutti questi indignati si sentono abbandonati dal potere.


Dal pacifismo alla violenza


I Greci, in particolare hanno l'impressione di pagare al posto dei veri responsabili. Il paese, al centro delle preoccupazioni dell'Unione europea, ha visto migliaia di cittadini mobilitarsi a partire dal maggio del 2011. Gli scioperi sono degenerati in scontri violenti con la polizia. Dopo la pausa estiva, il movimento è ripreso a settembre.

 

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Atene

 

Stessa cosa a Londra. La gioventù inglese, disarcionata dalla congiuntura economica e sociale, ha voluto manifestare la sua collera. La speranza ha fatto posto al pessimismo di un avvenire a rischio. La flemma inglese è sparita a profitto di una protesta presto trasformata in caos.

londra.jpg

   Londra

 

In questi due paesi, la bandiera pacifista è rotta così come il dialogo con il potere. Ma non bisogna credere: dei paesi finanziariamente a galla hanno anch'essi dei gruppi di indignati. Israele, ad esempio, ha una crescita forte (4%) ed una disoccupazione molto debole (5%) grazie ad un mercato basato sull'alta tecnologia. La salute economica è buona, il problema si situa dunque altrove.


indignati-israele.jpg

Israele.


Il 3 settembre, quasi 400.000 persone sono scese in piazza per reclamare un cambiamento del sistema politico. Ciò rappresenta la mobilitazione popolare più importante dalla creazione dello Stato ebraico. Questo genere di avvenimenti passa quasi del tutto inavvertito per quanto l'attualità d'Israele sia monopolizzata dagli affari dell'ONU. I cittadini deplorano che i governi, di qualunque partito essi siano, concentrano tutti i loro sforzi sulla questione della sicurezza.

 

Gli indignati israeliani disertano gli uffici elettorali. Quest'azione traduce bene questa sfiducia nei confronti di coloro che li governano: la società si sente presa in ostaggio da una classe che detiene la ricchezza e il potere. In breve, una classe che tira le corde del paese e crea ineguaglianze.

 

A cosa serve votare? 

Un altro paese manifesta egualmenteil suo astio per il sistema politico: l'India. La più grande democrazia del mondo non crede più al potere delle urne. Gli Indiani, coscienti che il loro voto non serve che a stabilire la corruzione, accusano i grandi partiti di essere preoccupati unicamente ai loro soli interessi.
Nella scorsa primavera, Anna Hazare, presentata come il nuovo Gandhi, ha trovato un modo per muovere le cose: lo sciopero della fame. Questo metodo sembra aver superato la prova perché oggi i cittadini beneficiano di mediatori in ogni Stato per lamentarsi di fatti legati allal corruzione.

india_protesta_corruzione.jpgIndia

 


Un'era post-democratica
Le crisi si succedono senza sfociare verso delle soluzioni stabili. La riflessione critica va oltre il movimento anti crisi, anti austerità, o anticapitalista. Gli indiganti del mondo intero denunciano ciò che essi pensano sia una democrazia di facciata. Puntano con il dito le strutture classiche troppo gerarchizzate.
 
Questo movimento cittadino apolitico reclama una vera democrazia partecipativa che metta fine a dei modi di governo, che esso giudica, oligarchici. In questa lotta, il silenzio mediatico è spesso criticato. Gli scontri tra polizia e militanti sono quasi i soli argomenti che attirano l'attenzione dei media, poco inclini a dare una vera visibilità agli avvenimenti.

Inoltre la prossima grande riunione avrà luogo in Belgio con l'arrivo della marcia degli indignati. Dei cittadini partiti dai quattro angoli d'Europa, crescono al ritmo di centinaia ad ogni tappa degli indignati. Iniziata a luglio, l'ultima tappa è prevista il 15 ottobre a Bruxelles, la capitale europea.

 

 

 

C. C.

 

 

[Traduzione di Ario Libert]

 

 

 

LINK:

Inde, Israël, Etat-Unis, le mouvement des indignés gagne tous les pays?

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30 settembre 2011 5 30 /09 /settembre /2011 07:00

Heidegger o il dottor Mengele delle anime


 

mengele.jpg

Il simpatico dottor Mengele

Il lettore di Heidegger, allo stesso tempo libero- cioè distaccato, come deve essere in filosofia, da ogni "dovere di devozione"- e di buona volontà è confrontato in strane situazioni.

 

Sapendo che Heidegger si è compromesso almeno per un certo periodo con il nazismo e che all'occasione gli è capitato di sedere accanto a portatori della croce uncinata- o svastika- è naturalmente guidato, portato dalla sua ragione, a fare un accostamento tra questa croce uncinata e ciò che Heidegger ha chiamato il Quadripartito e che ri-unisce, in una formulazione "arci-tesale", i divini, gli uomini, la terra ed il cielo.

 

Ciò che numerosi commentatori del Quadripartito, eppure eminenti filosofi, non dicono veramente è già che osando comparare svastika e Quadripartito, vi escludete dal "luogo" Heidegger il quale, come un tempio, esige precisamente che siate quasi in raccoglimento e in devozione nel vostro rapporto con il testo heideggeriano. Sareste colpevoli di "produzione filosofica" e del più stretto razionalismo non ricevendo l'arci-tesi del Quadripartito come una specie di cifra simbolica maggiore di una iniziazione al pensiero autentico.

heidegger geviert2

 

E come, sempre di buona volontà, siete pronti ad accettare malgrado tutto l'idea che Heidegger è un grandissimo pensatore, all'invito all'atteggiamento devoto- appello, offerta, ecc. - si aggiungerebbe la certezza che un tale autore non può assolutamente farvi "il colpo della setta". Chiamo "colpo della setta" ciò che, con il pretesto di meditare un dispositivo simbolico di un Senso fondamentale - i divini, gli uomini, la terra, il cielo - vi si farebbe allo stesso tempo aderire in modo subliminale alle bellezze della svastika.


 

heidegger-nazismo.jpg

 

Osserviamo precisamente che almeno formalmente tutto è a posto nel testo heideggeriano, affinché riceviate il Quadripartito in altro diverso rispetto ad una "volgare proposizione" filosofica sottoposta all'esame razionale.

 

Sarebbe inoltre ingenuo pensare che diventando quadripartito-meditante voi diventiate allo stesso tempo un sostenitore della svastika. Il dispositivo heidegger è più astuto. Consistendo in una introduzione del nazismo in filosofia è indispensabile al dispositivo di gestire una zona a "nazismo sfumata" e quasi invisibile, soprattutto agli occhi dei "meditanti".

 

Ancora una volta Heidegger non poteva introdurre il nazismo nella filosofia se non gestendo, nel suo dispositivo, uno spazio in cui esso spariva in quanto nazismo.

heidegger.jpg

 

Questa sparizione, che non è assolutamente una "distruzione" del nazismo- al contrario! obbedisce del resto a due obiettivi complementari:

 

1° creare un tempio di "devoti" che costituisca un vivaio nel quale pescare di tanto in tanto un futuro quadro nazista (una parte importante di "rifiuti" è accettata, e per causa, sin dall'inizio).

 

2° Fornire ai quadri nazisti più dotati il linguaggio stesso del negazionismo. La sparizione del nazismo nella sua introduzione alla filosofia costituisce la scuola ideale del negazionismo senza il quale il nazismo non può esistere.

 

Quanto da me effettuato, a detta di alcuni commentatori, rivelerebbe del grottesco. Giungerò sino a sostenere che Heidegger si è servito dei suoi ammiratori/ammiratrici ebrei per sperimentare la potenza del suo dispositivo. 

 

 

Heidegger, in questo senso, è il dottor Mengele delle anime


Insisto nella mia filosofia grottesca.

 

Ribadisco dunque questo: il Quadripartito (non) è (che) la versione in Grandezza Interna della croce uncinata.

 

Questa croce uncinata non ha d'altronde ad apparire essa stessa nella "grandezza". Essa può benissimo- lo ha già fatto, Oh quanto!- soddisfarsi della bruttezza e dell'orrore come, ad esempio, nell'attuazione della "shoah da pallottole".

 

Ribadisco anche che tutto il programma heideggeriano di strumentalizzazione nazista della filosofia è contenuto nell'aforisma dell'Esperienza del pensiero (testo scritto nel 1947).


Heidegegr-todtnauberg.jpg


 

La magnificenza di ciò che è semplice

 

"Ingegnere delle anime"- espressione che prendo in prestito a memoria da Giuseppe Stalin- Heidegger propone ai "filosofi" di diventare dei simili ingegneri. Del resto, per l'essenziale, dei "comunicatori", dei"pubblicisti" di quella semplice mostruosità che è l'esercizio della sovranità nella specie del "diritto di sterminio".

 

Il semplice è lo ziklon B; lo "sterminarli tutti!"

 

Ai "filosofi" produrne la Magnificenza!

 

Heidegger è assolutamente persuaso della necessità storica di una civiltà fondata sul diritto di sterminio. L'esercizio di questo diritto è orribile, abietto, mostruoso. È il semplice disgusto della pallottola che penetra nel cranio del neonato, dei cristalli di gas mortale che reagiscono con il calore dei corpi.

 

È assolutamente indispensabile, affinché una tale civiltà sia (e sia una, in un'operazione immonda di simulacro), di produrne la magnificenza.

 

Questo è il compito del "filosofico".

 

In Australia, in questo stesso momento, la popolazione aborigena sperimenta il "semplice" della "marea bianca": alcolismo, estrema povertà, autodistruzione, ecc. Nessun dubbio, ma concedo che non c'è bisogno di Heidegger a questo scopo- in questo senso Heidegger è un perfetto seguace- che la "magnificazione" di questo semplice funzione in pieno. Invece, Heidegger sarebbelo stesso il "pensatore" dell'industrializzazione dello sterminio.

heidegger-fontana.jpg

 

Il Quadripartito è la Magnificazione del semplice rappresentato dalla croce uncinata


Il quadripartito è la "grandezza interna" dell'inevitabile orrore e bassezza esterne dell'esercizio della sovranità nella specia del diritto di sterminare.Quando Heidegger dichiara nell'intervista-testamento dello Spiegel che gli sembrava che il nazismo era andato nella direzione giusta per quel che riguardava il rapporto con la tecnica non voleva dire altra cosa che ciò: 

 

- I Tedeschi sono il nuovo popolo dell'Essere dopo i Greci. Incombe loro gestire la loro vocazione ontologica procedendo alla Vernichtung [sterminio] di tutto ciò che minaccia di tenerli prigionieri dell'ontico. (È un riferimento alla "differenza ontologica"). 

 

La "buona tecnica", per Heidegger, è quella che fu impiegata e messa a punto per lo sterminio. Questa ipotesi perfettamente "grottesca" ha per lo meno il merito di fornire una "prospettiva pratica" alle meditazioni heideggeriane sulla tecnica).


In un articolo strano intitolato  L’appel de Heidegger [L'appello di Heidegger]- apparso nella raccolta dal titolo fantastico, Heidegger: le danger et la promesse [Heidegger: il pericolo e la promessa] [1] - Joseph Cohen fa una variazione sul tema del sacrificio e questo a proposito del Quadripartito. Leggiamo: "Non basta, mi sembra, dire che il sacrificio che tenta di pensare qui Heidegger all'incrocio del Quadripartito sia semplicemente de-teologizzata. E ciò perché rimane innanzitutto e prima di tutto, al di sopra ed al dis otto di tutto, radicalmente indeterminato ed esplicitamente indeterminabile. Nel cuore del Quadripartito, tra i divini, gli uomini, la terra ed il cielo, il versamento significato attraverso il sacrificio (opfern) non rinvia a null'altro che ad una pura indeterminazione, diciamo un puro sacrificio ma che allo stesso tempo non avrebbe nulla di propriamente sacrificale. Un sacrificio insomma inaudito, inclassificabile ed incategorizzabile che opererebbe senza telos e senza theos, si darebbe senza esaurirsi in una qualunque riappropriazione di senso" (Heidegger, le danger et la promesse, Kimé, Paris 2006, p. 76).

Heidegger--busto-di-von-Seitz.jpg
Ossia, il dispositivo Heidegger permette di scrivere anche dei "bei commenti". 

Ma se varchiamo la linea della proibizione tracciata nel Tempio e se osiamo, in modo perfettamente grottesco, considerare il Quadripartito come la versione in grandezza interna della svastika tutto un sistema di nozioni appare compatibile con lo sterminio. 
Quest'idea di "puro avvenimento sacrificale ma che allo stesso tempo non avrebbe nulla di propriamente sacrificale" potrebbe nmolto bene qualificare ciò che si lega all'incrocio del Quadriparti non appena lo si considera come essente anche l'incrocio della croce uncinata. 
Ma perché un libro come Heidegger, le danger et la promesse esiste? Perché il Parlamento dei Filosofi si è implicato nella sua elaborazione sotto forma di un colloquio strasburghese?
SKILDY

 

 

 

[Traduzione di Ario Libert]


 

 

 

 

NOTE

 

[1] Interverrò più tardi a proposito di quest'opera che trovo decisamente di una molto strana "costituzione".

 

 

 

LINK al post originale:

Heidegger le docteur mengele des âmes

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23 settembre 2011 5 23 /09 /settembre /2011 07:00

Croce uncinata nel cuore di "Temps Modernes"

 

 

heidegger-hitler.jpg

 

 

E mentre accade che delle lamentele siano depositate contro dei disegnatori di croci uncinate, si può trovare nel cuore del numero 650 di Temps modernes dedicato a Heidegger ed alla questione del Luogo una "superba" croce uncinata heideggeriana.

 

Ho sempre sostenuto, sul blog, che il Geviert (Quadripartito) di Heidegger era una versione "spirituale" della croce uncinata nazista. Grazie all'incoscienza di alcuni commentatori, la rivista di Sartre si è così macchiata con una croce uncinata di alta classe.

 

 

Per capire come ciò sia stato possibile bisogna ammettere che, per Heidegger, il simbolo nazista doveva essere il sostituto autorizzato e giustificato della croce cristiana e, ciò, in vista di identificare una nuova civiltà in quanto fondata sulla "soluzione finale".

 

È spregevole e delirante: filosofolle.

 

Ma si capisce anche perché Heidegger si è compiaciuto a formulare una specie di misticismo ontologico della "razza". Bisognava produrre una versione "nuova università" del simbolo disegnato da Hitler.

 

La croce uncinata dei braccialetti degli scalmanati non passa tra gli intellettuali.

 

Ma delle belle pagine ontologiche sulla Terra, il Cielo, i Mortali, gli Dei-e sulla parola, l'essere, il tempo, lo spazio- ciò passa molto meglio.

 

Da qui l'esercizio seguente, il quale consiste in una semplice "annotazione" di un passaggio di un articolo di J. F. Mattéi.


 

Originale:

 


heidegger_geviert1.jpg

 

 

Lo stesso "annotato":

 


heidegger_geviert2.jpg

Non effettuerò qui una lunga analisi. Ciò non mi appassionerebbe necessariamente oltre misura.

 

O la frase seguente: "La temporalità che era, in Sein und Zeit, il fondamento della spazialità dello spazio, è ricondotta allo spaziamento originario dell'essere aperto attraverso la figura quadripartita del Geviert".

 

Tra Sein und Zeit ed il Geviert c'è stato appunto Auschwitz, che è una realizzazione inscritta da molto tempo nella simbolica della croce uncinata.

 

Rileggiamo ora la frase così tradotta: "La temporalità che era, in Sein und Zeit, il fondamento della spazialità dello spazio, è ricondotta allo spaziamento originario dell'essere aperto dalla croce uncinata, e soprattutto dal suo compimento in quanto soluzione finale, ad esempio ad Auschwitz".


Sostengo la tesi che sia questa la traduzione vera.


 

heidegger-nazismo.jpg

Heidegger in un tripudio di svastiche: il suo elemento spirituale più sentito

 

 

Due indicazioni supplementari, prima di chiudere sul nauseabondo:

 

1) Nel furore del fondamento di Heidegger - il Reich, reale, simbolico, o reale-simbolico per 1000 annni! - era coerente e necessario di ritornare sul luogo. Perché è "nel Luogo" che il Dasein - il Dasein tedesco naturalmente - fa l’esperienza di un'apertura all'Essere che gli assicura, allo stesso tempo del parlare della seconda lingua dell'Essere dopo il Greco, la sovranità assoluta. Egli può sterminare, può porre in schiavitù.

2) Il termine Ereignis designa molto precisamente il "lavoro della croce uncinata", il "lavoro del nazismo" in quanto appropria o ri-appropria. Intendiamo con ciò: il Volk ridiventa veramente se stesso- dopo Auschwitz naturalmente - e ritrova tutto il suo potenziale di dominio- la "razza superiore"- ma di un dominio appropriato e cioè, per l’essenziale, di un'altra natura della partecipazione a questo dominio- dominio dell'essente- che la tecnica offre.
heidegger, di Levine
Quando, nel suo testamento, Heidegger si è felicitato che il nazionalsocialismo era andato nella buona direzione in quanto alla relazione dell'uomo con l'essenza della tecnica, ha effettivamente voluto significare che la politica di sterminio permetteva precisamente al Volk, nel suo "specifico", di non dissolversi nel progetto del dominio tecnico dell'essente.

La camera a gas rimane anche, per Heidegger, la grande cosa del III Reich.


Se avesse pensato il contrario mai avrebbe affiancato Essere e tempo con la croce uncinata del Geviert.


Il paragrafo riprodotto è preso dall'articolo di J. F. Mattéi intitolato: Le lieu de l’étant et le milieu de l’être [Il luogo dell'essente e l'ambiente dell'essere]. Si trova, ahimè a pagina 137 del numero 650 di Temps modernes.

 

 

 

SKILDY 

 

 

 

[Traduzione di Ario Libert]


 


LINK al saggio originale:
Croix gammée au coeur des "Temps Modernes"


 

LINK a saggi pertinenti:

Luc Ferry, Come ha potuto essere nazista?

Reinhard Linde, Il nazismo di Heidegger. L’interpretazione che mutila i testi di Heidegger per umanizzarlo 1

Mietzenagora, HEIDEGGER, 2

Skildy, 65 anni da Auschwitz: vergogna ad Heidegger

Skildy, Heidegger e le "filosofie nazional-socialiste"

Mietzenagora, HEIDEGGER, 1

Skildy, La filosofia nazista di Heidegger

Per l'apertura degli Archivi Heidegger

René Misslin. Heidegger e l'antisemitismo. Una testimonianza di Ernesto Grassi

Roger-Pol Droit, La doppia faccia di Heidegger

Skildy, Scoglio sulla tomba di Heidegger

Skildy, Heidegger: Una croce uncinata in testa

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17 settembre 2011 6 17 /09 /settembre /2011 07:00

Raymond Aron

 

 


 

 

aron_levine1.png

Difensore dell’atlantismo

 

 

 

di Denis Boneau


aron_kissinger.jpgDurante la Guerra fredda, Raymond Aron fu uno dei principali elementi di raccordo della diplomazia culturale degli Stati Uniti in Francia. Per più di trenta anni, ha partecipato attivamente a diverse operazioni di ingerenza pilotate dai servizi segreti statunitensi. Ha così contribuito al successo ideologico del Congresso per la libertà della cultura. Amico di Friedrich von Hayek, consigliere di Kissinger, ha saputo creare, nel solco della sua azione intellettuale, una vera scuola di pensiero, liberale, anticomunista ed atlantista di cui la Fondazione Saint-Simon costituisce una delle metamorfosi.

 

sartre_levine2.pngNato nel 1905, Raymond Aron appartiene ad una vecchia familia ebraica alsaziana. Uno dei suoi lontani antenati curava Luigi XIV. L'albero genealogico della sua famiglia rivela inoltre dei legami di parentela con Émile Durkheim, padre della sociologia francese, e suo nipote, l'antropologo Marcel Mauss. Allievo alla Normale, compagno di scuola di Sartre, Canguilhem e Nizan, Raymond Aron è socialista e pacifista. Partecipa senza brillare alla vita politica studentesca del Quartiere latino degli anni 20. Parte per la Germania dove esercita la funzione di lettore all'università di Colonia; è successivamente reclutato dall'Istituto francese di Berlino. Assiste all'ascesa dell'antisemitismo ed alla presa del potere di Adolf Hitler. Nel 1933, rientra in Francia ed è accolto dal Centro di documentazione sociale diretto da Célestin Bouglé. Il caso vuole che succeda a Marcel Déat, futuro fondatore del Rassemblement national populaire, movimento collaborazionista durante l'Occupazione. Il Centro, ubicato in rue d’Ulm, riceve dei finanziamenti dalla Fondazione Rockefeller. Raymond Aron vi allaccia delle relazioni con Robert Marjolin, un economista formatosi negli Stati Uniti grazie ad una borsa ottenuta da Rist e Bouglé, i due contatti permanenti della Fondazione Rockfeller in Francia [1]. 

 

 

Primi passi a Londra



levie_degaulle.pngDopo la mobilitazione, Aron lascia la Francia per installarsi a Londra. Sin dal suo primo soggiorno, incontra con la mediazione del suo amico Robert Marjolin la squadra di Jean Monnet. È in seguito reclutato da André Labarthe, incaricato dal generale de Gaulle di creare una rivista della Resistenza: La France libre di cui Aron diventa uno dei redattori più dinamici. La rivista gli permettedi sviluppare delle idee che saranno il leitmotiv del suo impegno politico durante la Guerra fredda. In un articolo del 1944, Raymond Aron dà una forma primitiva alla retorica anti-totalitaria che diventerà il discorso quasi ufficiale della intelligentsia anticomunista. Le tre grandi correnti "pagane" del periodo contemporaneo, il socialismo, il comunismo ed il nazismo, sono così designate come tre rappresentazioni dell'ideal-tipo di "religione secolare". Aron si distingue soprattutto criticando apertamente il generale de Gaulle, soprattutto in un articolo del 1943 intitolato L’ombra di Bonaparte. I rapporti che mantiene con Labarthe sono cordiali. Ciò che Aron ancora non sa, è che il responsabile di La France libre sarà più tardi sospettato, soprattutto dall'atlantista Henri Freney, di essere un agente sovietico appartenente alla rete Harry Robinson.

 

la_France_libre.jpegA Londra, Raymond Aron incontra i futuri alleati della Guerra fredda. Frequenta assiduamente il Reform club animato da Lionel Robbins e Friedrich von Hayek che prepara la costruzione della Società del Monte Pellegrino. Karl Mannheim gli propone un posto alla London School of Economics and Political Studies, prestigioso bastione dei liberali (Mises, Hayek) finanziato dalla Fondazione Rockefeller. L’impegno di Aron nel movimento gaullista durante la guerre non è abbastanza intenso per valergli ifavori del generale che non apprezza le critiche formulate dal giovane intellettuale. Aron vede Vichy come una parentesi nella storia e non ha mai condannato la Rivoluzione nazionale. Si fece spesso, in diversi momenti, il difensore dei petainisti, soprattutto durante la polemica suscitata dal libro di Bernard-Henri Lévy, L’idéologie française [L'ideologia francese]. Per Aron, Traditori i collaborazionisti, sì; traditori i fautori della Rivoluzione nazionale, certamente no. Coloro che rimpiangono oggi a freddo che l'epurazione non abbia colpito tutti i fautori della Rivoluzione nazionale in quanto tali si comportano da sostenitori della guerra civile. Anche nel 1941, non mi abbandonavo a queste basse passioni" [2].

 

 

Giornalismo e politica


Le-Figaro-1950.jpegAlla Liberazione,deluso dai suoi insuccessi universitari, Raymond Aron si dedica alle attività giornalistiche e politiche. Scrive in Point de vue, Combat e soprattutto Le Figaro diretto da Pierre Brisson, anziano collaboratore di Lucien Romier morto durante la guerra dopo essere stato ministro dello Stato francese [3] nel 1943. La linea politica del Figaro è apertamente  filo-statunitense. Anticomunista, a favore dell'Alleanza atlantica e della costruzione europea, Raymond Aron acquisisce sulle colonne del giornale una legittimità intellettuale indiscutibile. È una delle quattro grandi firme insieme ad André Siegfried, professore all'Institut d’études politiques de Paris; François Mauriac che lo segue al Congrès de la liberté de la culture e André François-Poncet che sostituisce il generale Koening come capo delle autorità di occupazione poi ambasciatore presso la Repubblica federale tedesca.

 

RPF.jpgCompie parallelamente la sua prima esperienza politica diventando alla Liberazione il direttore di gabinetto del ministro dell'informazione, André Malraux. Lavora con Jacques Chaban-Delmas, Manès Sperber e Jean Lecanuet. Fa effettuare dei sondaggi all'IFOP, recentemente creata da Jean Stoetzel, un anziano membro della Fondation Alexis Carrel [4]. Nel 1947, aderisce all'RPF. Alle assise di Lille, è incaricato per un intervento su ciò che il generale chiama "l'associazione" (la divisione capitale/lavoro in seno all'impresa), concetto chiave della "terza via" economica rivendicata da de Gaulle.

 

 

Guerra fredda e riflessione politica

 

opium.jpgIl pensiero politico di Raymond Aron è profondamente radicato nel contesto della Guerra fredda. Il principale obiettivo delle sue pubblicazioni consiste nell'allineare gli intellettuali neutri, e cioè non appartenenti né al Partito comunista ma che manifestano una simpatia per l'ideologia marxista, ciò che Aron designa durante una comunicazione alla Società del Monte Pellegrino "il pregiudizio favorevole all'Unione sovietica". L'Opium des intellectuel [L'Oppio degli intellettuali] testimonia questa volontà di convincere la sinistra non-comunista. Aron, ispirato dalle tesi dei New York Intellectuals, vi annuncia la fine delle ideologie ed esorta gli intellettuali a rompere con il socialismo.


grand-schisme.jpgDifensore della libertà nel mondo di fronte a dei partiti comunisti che "con o senza internazionale, con o senza Kominform, rappresentano una cospirazione permanente, destinata ad aprire una via all'imperialismo russo-sovietico", gli Stati Uniti rappresentano per l'autore di Le Grand schisme [Il Grande Scisma] il benevolo impero in guerra per la libertà: "La classe dirigente degli Stati Uniti non ha desiderato l'egemonia che le si è schiusa non appena il potenziale della Repubblica americana si è trasformata in forza militare [...]. La diplomazia sovietica ha suscitato in reazione una volontà di contenimento, lo sforzo per fermare l'espansione del rivale, non ha suscitato una volontà di dominio, a meno di impiegare questo termine per designare lo sforzo per allargare la zona aperta agli scambi liberi [5]".

 

Raymond Aron agisce come l'elemento di raccordo della diplomazia statunitense in Francia. Amico e consigliere di Henry A. Kissinger che lo considera come il suo maestro [6] e di George Kennan, padre della dottrina del contenimento, Aron è incontestabilmente il migliore appoggio di cui dispongono i servizi culturali statunitensi in Francia.


 

 

Raymond Aron, il capofila francese del Congresso per la libertà della cultura


aron_les_guerres_en_chiane.jpgNel giugno del 1950, a Berlino, Melvin Lasky organizza la prima riunione internazionale di ciò che diventerà il Congresso per la libertà della cultura [7]". L'iniziativa è sostenutada intellettuali anticomunisti raccolti in "un comitato non-ufficiale e indipendente" di cui Aron è membro. La riunione di Berlino sfocia in un embrione organizzativo: Arthur Koestler scrive il Manifesto agli uomini liberi ed un testo redatto da Henri Freney prevede la creazione di un comitato internazionale dotato di un segretariato permanente e di comitati nazionali. Sin dal novembre 1950, cinque supplenti sono nominati allo scopo di completare la lista dei membri del comitato esecutivo. In questa occasione, Raymond Aron entra nelle istanze dirigenti del Congresso per la libertà della cultura. Ne diventa rapidamente una delle personalità più influenti.  intimo di Michaël Josselson [8], intermediario tra la CIA e gli intellettuali. e i suoi libri- soprattutto Le Grand schisme [Il Grande scisma], L’Opium des intellectuels [L'Oppio degli intellettuali] e Les Guerres en chaîne [Le Guerre a catena]- costituiscono delle opere di riferimento per l'intelligentsia anticomunista.


 

aron_la_moglie_Josselson_CIA_de_Rougemont.jpgRaymond con la moglie Suzanne ed il loro ufficiale di collegamento con la CIA, Michael Josselson, e a destra Denis de Rougemont


 

aron_Koestler_Brown_James-Burnham.-.gifAron impianta solidamente il Congresso in Francia e contribuisce a diffondere le tesi dei New York Intellectuals permettendo la traduzione di L’Ère des organisateurs [L'era degli organizzatori], manifesto dell'organizzazione scritto dal suo amico James Burnham. È sollecitato ad organizzare o partecipare ad alcune riunioni patrocinate dal Congresso. Nel 1954, durante delle Giornate di studio a Nizza, la sua comunicazione si intitola Visages du communisme en France et en Italie [Volti del comunismo in Francia ed in Italia]. Molto implicato nelle attività del Segretariato internazionale preso in mano da Josselson e Nabokov, due anziani ufficiali dei servizi culturali dell'esercito americano a Berlino, Raymond Aron prepara la Conferenza di Amburgo con Sidney Hook e Jacques Enock. durante questo meeting, Aron presenta un esposizione sui Les concepts de vérité de classe et de vérité nationale dans les sciences sociales [Concetti di verità di classe e di verità nazionale nelle scienze sociali] ed è designato membro del Comitato Scienza e Libertà,un organismo dipendente dal Congresso costituito da quattordici personalità. Prepara in seguito, con Josselson, Nabokov, Polanyi, Jouvenel e Kristol, la Conferenza di Milano: L’avenir de la liberté [l'avvenire della libertà].


aron_bell_daniel.jpgIl 1955 è un anno decisivo per Aron perché è uno degli intellettuali centrali della Conferenza di Milano ma anche perché, lo stesso anno, è nominato alla Sorbon a e pubblica L’Oppio degli intelletuali, vera caricature contro i pensatori filosovietici. Da questa conferenza emerge un nuovo organo del Congresso: il Comitato dei seminari di cui Aron è logicamente uno dei perni. In un primo tempo, Daniel Bell, un sociologo dell'università della Columbia arrivato di recento in Francia, coordina le attività del Comitato comprendente Aron, Jouvenel, Polanyi e Edward Shils (della London School of Economics).

 

 

 

aron_Michael-Polanyi-addressing-the-Congress-of-Cultural-Fr.jpgCongresso per la libertà della cultura, Milano, 1956. L'oratore è Michael Polanyi.

 


 

aron_commentaire.gifRaymond Aron sostituisce Bell alla testa del comitato dei seminari e lancia il progetto dei colloqui di Rheinfelden. La pubblicazione delle comunicazioni dei colloqui di Settembre 1959 è assicurata da Jean-Claude Casanova, futuro direttore dell'ultra aroniana rivista Commentaire e Pierre Hassner. A Napoli, Aron presidia il colloquio internazionale e presenta una riflessione sullo Développement social et économique des pays méditerranéens [Sviluppo sociale ed economico dei paesi mediterranei]. Il decimo anniversario del Congresso, simbolizzato dalla riunione del 1960, rende evidente il successo della strategia di conquista ideologica di Raymond Aron. Nuovi membri come Edgar Morin, Georges Friedmann o Jean-Marie Domenach illustrano la vittoria della retorica antitotalitaire [9].


aron_memorie.jpgLo scandalo del 1967 che rivela il finanziamento del Congresso da parte della CIA comportano il disimpegno brutale di Raymond Aron. Tuttavia, lungi dal condannare l'impresa, Aron accetta di supervisionare la costruzione di una nuova organizzazione finanziata dalla Fondazione Ford, l’Associazione per la libertà della cultura [10]. Ma, davanti all'ampiezza dello scandalo in Francia, rifiuta l'offerta. François Furet, Michel Crozier ed altri intellettuali sostituiscono Aron che presiederà, dopo lo scandalo, soltanto due seminari: uno a Venezia, L’historien entre l’ethnologue et le futurologue [Lo storico tra l'etnologo ed il futurologo], e l'altro a Bonn, International politics and the future of european-american relations.

 

Malgrado il suo ritiro, Raymond Aron accetta di diventare il presidente onorario del Committee for the Free World, progetto supervisionato da Midge Decter, sposa di Norman Podhoretz, il redattore capo di Commentary, e finanziato dalle fondazioni conservatrici Olin, Scaife e Smith Richardson. Ritornando sul Congresso nelle sue Mémoires [Memorie], Raymond Aron afferma che, il fine giustificando i mezzi, essa fu un'esperienza politica necessaria e positiva: "Avremmo tollerato il finanziamento della CIA, se l'avessimo conosciuto? Probabilmente no, benché questo rifiuto sarebbe stato in ultima analisi irragionevole [...]. Il Congresso non poteva compiere il suo compito- e lo compì con il camuffamento o se si vuole, la menzogna per omissione" [11].

Un universitario conservatore

aron_Bourdieu.jpegParallelamente a quest'intenso impegno politico, Raymond Aron acquisisce delle posizioni dominanti nell'ambiente universitario. Nel 1955, è nominato alla Sorbona. Nel 1961, grazie al sostegno finanziario della Fondazione Ford, crea il Centro di sociologia europea che egli dirige con il suo assitente, un certo Pierre Bourdieu. Il giovane sociologo organizza le ricerche di Sociologia dell'educazione e della cultura. La rottura tra Bourdieu ed Aron interviene dopo la pubblicazione del libro Les Héritiers [Gli Eredi] che diventerà quattro anni più tardi un'opera di riferimento per gli studenti contestatori.

 

aron_Preuves.jpgIl "tradimento" di Pierre Bourdieu non impedisce ad Aron di consolidare la sua impresa sull'intelligentsia liberale cheva ad affollare i suoi seminari alla Sorbona, poi all'École des hautes études en sciences sociales ed al Centre de sociologie européenne: Pierre Hassner, Jean-Claude Casanova, Jean Baechler, Annie Kriegel, Alain Besançon, Pierre Manent, François Bourricaud, Georges Liébert, Jérôme Dumoulin. Rete che egli mobilita durante il maggio 68 allo scopo di contrastatre la piccola rivoluzione e più tardi per sostituire Preuves, la rivista ufficiale del Congresso per la libertà della cultura.

 

Durante gli avvenimenti di maggio-giugno 1968, Raymond Aron simbolizza la reazione conservatrice conservatrice ostile al carnevale studentesca. Ha saputo federare intorno a sé un polo conservatore. Il 30 maggio, saluta la finedelle sommosse con un Vive de Gaulle di sollievo e sfila, con il suo amico ed alleato, Kostas Papaioannou, sugli Champs-Élysées. L'11 giugno, lancia dalle colonne del Figaro un appello alla fine dello sciopero ed alla ripresa dei corsi. Il 19 giugno, pubblica una serie di articoli intitolati La crise de l’université [La crisi dell'università] e crea un Comitato di difesa e di rinnovamento dell'insegnamento francese, la cui missione è di organizzare la ripresa dei corsi ed il sostegno degli esami. Questo Comitato improvvisato comprende, in un primo tempo, un gruppo ristretto di collaboratori vicini ad Aron: dei veterani del Partito comunista come Emmanuel Le Roy Ladurie e Annie Kriegel raggiungono per l'occasione Alain Besançon, Kostas Papaiaoannou, Jean Baechler... Il 21 giugno, il Comitato si riunisce per la prima volta: François Bourricaud, Michel Crozier (allora professore all'università di Nanterre), Raymond Boudon e Julien Freund ne diventano i principali riferimenti all'interno dell'università parigina. Per Aron, il potere non deve arretrare di fronte a ciò che egli chiama "il terrorismo del potere studentesco".

 

aron_sartre_-Glucksman_1979-jpgJean-Paul Sartre, André Glucksman e Raymond Aron, 1979.


aron_revolution.jpgIl suo atteggiamento ostile alla contestazione gli vale di essere interdetto alla parola a rue d’Ulm, le sue sessioni di tesi di laurea sono a volte interrotte. Bersaglio privilegiato degli "arrabbiati", Aron subisce anche la critica del suo antico compagno della École Normale, Jean-Paul Sartre che invita a far cadere "le Bastiglie di Aron". In Agosto, pubblica La Révolution introuvable [La rivoluzione introvabile], violento attacco contro i rivoltosi di maggio 68.

 

aron_levine-2.png

Caricatura di Levine di Raymond Aron

Gli eredi di Raymond Aron

aron_Furet.pngAlla fine degli anni 70, Raymond Aron ha rotto con il Congrès per la libertà della cultura la cui rivista ufficiale, Preuves [12], è moribonda. Si tratta per il vecchio liberale di costruire una nuova tribuna accademica. La rivista Contrepoint diretta da uno dei suoi fedeli, Georges Liébert, accoglie dal 1970 al 1976 numerosi discepoli della scuola aroniana come Pierre Manent. Ma, Commentaire costituirà la tribuna ideale per Aron. Creata nel 1978, supervisionata da Jean-Claude Casanova, la rivista è il degno successore di Preuves. Delle traduzioni di articoli di Encounter e di Commentary testimoniano della funzione di Commentaire di cui alcuni esemplari sono diffusi all'Est, soprattutto in Polonia. La convergenza degli intellettuali di Commentaire e della rivista Le Débat fa nascere nel 1981, per l'impulso di François Furet e di Pierre Rosanvallon, alla Fondation Saint-Simon, vero think tank filo statunitense del dopoguerra [13].


Societe_du_Mont_Pelerin_1947.jpgIl 17 ottobre 1983, Raymond Aron testimonia in favore del suo amico Bertrand de Jouvenel accusato di "nazismo". Il vecchio filosofo dichiara: "È vero che noi, gli uomini di questa generazione, eravamo disperati dalla debolezza delle democrazie. Sentivamo giungere la guerra. Alcuni avevano sognato qualcos'altro, che sopprimesse questa debolezza". Jouvenel ha effettivamente, durante gli anni 30, sognato un nuovo regime. Vedendo in Hitler una Guida economica, ha aderito al Parti populaire français di Doriot. Reclutato dai servizi di informazione, ha in seguito spiato il suo amico Otto Abetz. Alla Liberazione, fonda con Rueff e Hayek l’ultraliberale Société du Mont Pèlerin [14] ed è seriamente implicato nelle attività del Congresso per la libertà della cultura [15].


La difesa del suo amico Jouvenel fu l'ultima dichiarazione pubblica di Raymond Aron che muore per una crisi cardiaca nella vettura che lo attendeva all'uscita del tribunale.

 

Denis Boneau

 

 

 

[Traduzione di Ario Libert]

 

 

 

 

NOTE

 

[1] EHESS: les sciences sociales françaises sous perfusion de la CIA, [EHESS: le scienze sociali francesi sotto influenza della CIA], di Bertrand Chavaux, Voltaire, 7 luglio 2004.


[2] Raymond Aron, Mémoires, 50 ans de réflexion politique, [Memorie, Mondadori, Milano, 1984], 1983, p. 175.

 

[3] "L’État français" è il nome dato da Philippe Pétain al regime di dittatura amministrativa che egli costituì dopo aver abrogato la Repubblica.

 

[4] Uriage, l’école des cadres de la Collaboration, [Uriage, la scuola dei quadri della Collaborazione], di Denis Boneau, Voltaire, 23 aprile 2004.


[5] Raymond Aron, Le Grand schisme [Il Grande scisma], Gallimard, 1948. p. 25.


[6] "Nessuno ha avuto su di me una più grande influenza intellettuale. Egli fu un critico benevolo quando occupavo delle posizioni ufficiali. La sua approvazione mi incoraggiava, le critiche che mi rivolgeva a volte mi frenavano", citazione di Henry Kissinger, dal sito Catallaxia, Libéralisme alternatif.

 

[7] Quand la CIA finançait les intellectuels européens [Quando la CIA finanziava gli intellettuali europei], di Denis Boneau, Voltaire, 27 novembre 2003.


[8] "Michaël Josselson, di origine estone, fu il creatore del Congresso [...]. Ci ha ingannato, potremmo dire, e lo avrebbe riconosciuto se avessimo discusso a fondo con lui [...]. Conservo per lui considerazione, stima [...]. Era di più ed altra cosa di un agente dei servizi segreti. Intellettuale dotato di senso dell'azione, porta la doppia responsabilità della riuscita del Congresso e della menzogna originale". Raymond Aron, Mémoires, p. 238-239.

 

[9] Pierre Grémion, Intelligence de l’anticommunisme, Le Congrès pour la liberté de la culture à Paris [Intelligenza dell'anticomunismo, il Congresso per la libertà della cultura a Parigi], 1950-1975, Arthème Fayard, 1995.


[10] La Fondation Ford, paravent philanthropique de la CIA [La Fondazione Ford, paravento filantropico della CIA], Voltaire, 5 aprile 2004.

 

[11] Raymond Aron è riuscito, in Francia, ad imporre quest'interpretazione del suo impegno nelle attività del Congresso per la libertà della cultura.Evidenziamo che la versione statunitense dell'opera di Frances Stonor Saunders, The CIA and the world of arts and letters, The cultural cold war [Gli intellettuali e la CIA, La guerra fredda culturale, Roma, Fazi Editore, 2007], è più affermativa. La studiosa indica che "Aron felt deeply compromised by the exposure of the Congress as a CIA front, though it is alleged he had been in on the secret for years" , frase sensibilmente modificata durante la traduzione dell'opera in francese politicamente corretto: "Aron si sentì gravemente compromesso quando fu rivelato che il Congrès serviva di copertura alla CIA, ma alcuni pensano che era a corrente da molti anni". In Qui mène la danse? [Chi conduce la danza?] di Frances Stonor Saunders, Éditions Denoël, 2003.


[12] Dal 1951 al 1966, Raymond Aron pubblica una cinquantina di articoli in Preuves, la rivista di Bondy, così come una trentina di traduzioni per Der Monat ed Encounter.


[13] La face cachée de la Fondation Saint-Simon [Il volto nascosto della Fondazione Saint-Simon], di Denis Boneau, Voltaire, 10 febbraio 2004.

 

[14] Friedrich von Hayek, papa dell'ultra-liberalismo di Denis Boneau, Voltaire, 4 marzo 2004.

 

[15] La sua principale eredita è il gruppo Futuribles, un'organizzazione internazionale di previsioni economiche creata grazie ai finanziamenti della Fonazione Ford.

 

 

 

LINK al saggio originale:
 Raymond Aron, avocat de l’atlantisme 

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11 settembre 2011 7 11 /09 /settembre /2011 19:39

L'ALTRO... 11 Settembre... 1973!

 

 

allende_torri_gemelle.jpg

pinochet_Levine.pngCaricatura di Levine di Pinochet come macellaio. 

 

 


Salvador Allende, eletto democraticamente nel 1970, intraprende delle riforme che soddisfano il popolo ma scontentano gli ambienti affaristici (innalzamento dei salari, riforma agraria, nazionalizzazioni).


cHILE-POPULAR.jpg



Gli Stati Uniti vedono di cattivo occhio la nascita di un regime socialista nell'America del Sud, che potrebbe dare delle idee ad altri e rimettere in causa la conquista delle multinazionali del continente.


miniera_rame.jpg

Cile, miniera di rame


 

 

L'11 settembre 1973, il governo socialista del presidente Allende è brutalmente rovesciato durante un colpo di Stato militare.

 

allende-ult.JPG

 

 

All'alba, su ordine del generale Augusto Pinochet, le truppe militari invadono le strade di Santiago, capitale del Cile.

 

 

 

 

 

cile_golpe.gif

Cile, arresti di massa durante il golpe.

 

 

 

 

Quel giorno, rifiutando di arrendersi ai militari putschisti, Salvador Allende, trova la morte sotto gli assalti ripetuti dell'esercito ed i bombardamenti del palazzo presidenziale.


palazzo_governo_cileno.jpg

Bombardamento al palazzo del governo 


 

Gli arresti, la tortura e le migliaia di assassinii che seguirono la caduta del governo Allende fecero di questa giornata di settembre 1973 l'inizio di una serie nera che lasciò, nel cuore dei Cileni, una piaga che fatica a rimarginarsi, ancora oggi.

stadio_cile.jpg

 

Le cifre parlano di 60.000 vittime: torture, esecuzioni, assassini politici, e numerosi sono stati gli scomparsi senza tracce.


pinochet_kissinger.jpgKissinger e Pinochet, padrone e servo si felicitano...

 

 

 

Sostenuto dagli Stati Uniti, Pinochet diventa presidente della Repubblica nel 1975 e rimarrà alla testa del Cile sino al 1990, creando un regime di terrore.

Pinochet_junta.jpgPinochet presidente delal repubblica cilena.

 

 

Sino alla fine il dittatore resterà in buoni rapporti con tutti i rappresentanti di regimi "democratici", e di tutti i rappresentanti devoti "ai diritti dell'uomo".

 

pinochet_Thatcher.jpgPinochet e la molto liberista signora Thatcher

 


 

Anche il papa Giovanni Paolo II gli farà visita...


GPII_Pinochet.jpeg

Giovanno Paolo II, grande beatificatore di dittatori fascisti e prelati cattolici coinvolti in genocidi, e Pinochet al balcone...

 

 

 

 

allende_cadavere.jpgSalvador Allende trucidato dai golpisti


 


 

 

 

[Traduzione di Ario Libert]

 

 

 

LINK:

Chili: 11 Septembre 1973...

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