
[Traduzione di Ario Libert]
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Dasein E' Goring per Heidegger!
E "l'umanesimo" heideggeriano consiste nel dire - Daseinanalyse aiutando - che sono stati degli uomini veri ad essere stati giudicati e condannati a Norimberga. Essi furono condannati da dei subumani, dei "bulli metafisici"!
Alcuni autori riconoscono che Heidegger fu un nazista ordinario. Che egli abbia pensato ciò che gli attribuisco non sarebbe dunque che nell'ordine delle cose.
Il problema è che questo nazista ordinario ha avuto un modo straordinario di formulare la sua rabbia mortifera. E un modo non meno straordinario di ingannare il lettore proponendogli una filosofia che, sin dall'inizio, è divorata dal rifiuto (antifilosofico, antimetafisico) di accordare una qualunque legittimità e dignità a ciò che non si presta al gioco della sovranità assoluta del popolo (del popolo ariano).
[Traduzione di Ario Libert]
Heidegger : le Dasein EST aryen
Qu'est-ce que l " université hitlérienne " Heidegger y ayant participé, avec obstination et enthousiasme, non seulement par son rectorat mais aussi par l'ensemble de sa production textuelle? C'e...
http://skildy.blog.lemonde.fr/2009/11/07/heidegger-le-dasein-est-aryen/
Heidegger come babbo Natale
Molti heideggeriani di cultura - per distinguerli dagli heideggerianai ideologi a mio parere nazisti o nazistificati - sono costernati e in collera. Il libri di Emmanuel Faye e l'eco che esso incontra provoca un'onda di anti-heideggerismo che alcuni heideggeriani non esitano a mettere in scena come una caccia alle streghe o una persecuzione poliziesca.
Quando scrivo sul blog: Le SS sono i cani del pastore dell'essere, ciò provoca indubbiamente irritazione, indignazione, disprezzo, incomprensione, nausea, inquietudine, disdegno.
Riconosciamo che il posto di un filosofo nella cultura, e nella cultura universitaria - e a anche se la Francia avesse compiuto il suo cammino di poentimento - non è facile da assumere, addirittura da giustificare, non appena sussiste il minimo dubbio che la sua "filosofia" sarebbe in realtà - per l'essenziale? anche?... - uno stratagemma di legittimazione e di introduzione del nazismo.
E anche se Jacques Derrida ha riconosciuto il nazismo di Heidegger, e in una forma che gli è peculiare, molti heideggeriani, a volte detti "di sinistra", sembrano erigere una barriera di protezione verso degli "effetti" che non possono non provocare ciò che Emmanuel Faye chiama: il nazismo di Heidegger soprattutto dell'introduzione del nazismo nella filosofia. E ciò non perché sia impossibile prendere l'Heidegger francese in difetto ideologico nauseabondo che ciò non avrebbe qualcosa a che vedere con la legge. Come rispettare Heidegger se egli non è che un Hermann Göring in filosofia? Come rispettare il pensatore se egli conta sul rispetto, e l'ammirazione, per trasmettere alle giovani generazioni la rara perla del nazismo?...
Non è tuttavia contro coloro che cercano, con le parole adatte, la verità politica di Heidegger che si deve rimproverare la formazione nascente di un'ondata di anti-heideggerismo e di discredito ma a coloro che hanno giudicato bene che, sul mercato delle idee, il "grande pensatore del XX secolo", il "più grande filosofo del XX secolo", la qual cosa sembrava giustificare i loro lavori e dare senso alla loro procedura, meritava che si mantenesse il mito di un Heidegger come "babbo Natale".
La biografia uscita come introduzione di Grammaire et étymologie du mot être è in questo senso tanto inquietante quanto significativa.
Non vedo obiezione, con la presentazione critica che s'impone, di congratularsi dell'esistenza filosofica di testi di Heidegger.
Ma, e allora anche in Germania Heidegger era un autore di fatto emarginato, degli epigoni francesi, di cui alcuni nomi a priori prestigiosi si sono compromessi con il negazionismo, hanno costruito un mito di Heidegger destinato a non turbare la sua immagine di grande pensatore.
Non si può che avere il rimpinato di constatare la complicità tra un Heidegger nazista ma tatticamente dissimulato e un Heidegger commentato a sinistra ma dal nazismo minimizzato e il più accuratamente contenuto nel scivolone del rettorato.
L'impressione molto sgradevole che vi sarebbe potuto essere un calcolo del genere: tanto che si può (fare) credere a babbo Natale approfittiamone!
Credo, in quanto filo-sofo - ma ho già detto perché Heidegger diffidava della filosofia - che dovremmo consentire alla storicità della ricezione di Heidegger.
"L'introduzione del nazismo nella filosofia da parte di Heidegger" è una questione filosofica centrale e non marginale.
Come possiamo trasmettere Heidegger facendo l'economia di dover cercare, senza a priori "negazionista", di "falsificare" la tesi de Emmanuel Faye?
Voglio dire che si deve approfondire la tesi e sviluppare in tutti i suoi aspetti, metodi, mezzi e conseguenze, ciò che ne sarebbe del pensiero di Heidegger "nel caso in cui", effettivamente, essa sarebbe animata dal progetto di introduzione-legittimazione-fondazione della biopolitica di sterminio.
Il quadripartito è davvero una svatica. Basta anche che si possa pensarlo - i seguaci diranno allora che si "calunnia" - per rimproverare fondamentalmente a Heidegger do aver fatto in modo che si possa pensarlo.
E ciò basta.
Dopo Dio Heidegger è morto.
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SUPPLEMENTO
E' tragicomico constatare che alcuni "grandi pensatori" sembrano accordare più importanza a l'eventuale morte di Heidegger che a quella di Dio. Heidegger avrebbe pensato come un Dio di sostituzione?... Ma allora Dio non è ancora abbastanza morto.
Domanda: il miglior modo che avrebbe Dio di morire non sarebbe che tutti gli uomini finiscano con il somigliargli come potenza di infinita bontà e di infinito amore?
cioè nella negazione delle limitazioni delle "razze" e di ogni territorializzazione di ispirazione völkish?
Ma aspettando la demolizione delle armi si deve riconoscere imperativamente il diritto agli individui, soprattutto associandosi, ad assicurare la loro "sicurezza sociale". Ed eccoci di nuovo con la storia. E con i rischi che costituiscono le giustificazioni della biopolitica di sterminio, sempre pronta a scatenare le passioni maggioritarie contro delle minoranze istituite come pericolo.
[Traduzione di Ario Libert]
Beaucoup d'heideggériens de culture - pour les distinguer des heideggériens idéologues à mon avis nazis ou nazifiés - sont consternés et en colère. Le livre de Faye et l'écho qu'il rencontr...
http://skildy.blog.lemonde.fr/2007/01/18/heidegger-en-pere-noel/
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Nel 1987 Jacques Derrida dichiarava a Didier Eribon per il Nouvel Observateur:
"Perché credo alla necessità di esibire, se possibile senza limiti (sottolineato da noi) le adesioni profonde del testo heideggeriano (scritti e atti) alla possibilità e alla realtà di tutti i nazismi, (sottolineato da noi), perché credo che non si deve classificare la mostruosità abissale in schemi ben noti e soprattutto rassicuranti, trovo alcune manovre al contempo derisorie ed allarmanti. Esse sono datate ma le vediamo riapparire. Alcuni prendono pretesto della loro recente scoperta per gridare:
1) "Leggere Heidegger è una vergogna!".
2) "Traiamo la conclusione seguente - e la scala: tutto quel che riguarda l'inferno dei filosofi in Francia, si riferisce a Heidegger in un modo o nell'altro, addirittura quel che si chiama "decostruzione" è heideggerismo!".
È notevole che dopo aver, per delle ragioni che possiamo sottoscrivere, criticato severamente l'opera di Victor Farias, Jacques Derrida abbia riconosciuto l'esistenza di "profonde adesioni del testo heideggeriano (scritti ed atti) alla possibilità ed alla realtà di tutti i nazismi".
La frase è di una chiarezza notevole e traccia una via per l'obbligo di porre in luce queste adesioni. Notiamo che Derrida non parla qui di pensiero o di opera ma di testo heideggerianoper quel che comporta in scritti e atti. L'idea di una "introduzione del nazisno nella filosofia" non può essere considerata qui come estranea alla statazione derridiana. Il "decostruzionista" francese ammette che il testo heidegeriano "nasconde" la possibilità di tutti i nazismi. È vero che, temendo sia la globalizzazione per stupidità, malevolenza o per calcolo politico-filosofico, Derrida pone da parte la decostruzione della decostruzione (la Destruktion) heideggeriana.
Ci sarebbe da fare ora una genealogia. Facciamo notare che tra le origini recenti della decostruzione (derridiana) non si deve soltanto contare quella di Heidegger. Quest'ultima procede in definitiva da una interpretazione-radicalizzazione (e da una politicizzazione) di quanto aveva delineato Husserl quando realizzò dei grandi testi alla luce della teoria fenomenologica dell'intenzionalità. La decostruzione derridiana deve tanta a Husserl quanto a Freud e Marx. L'ipotesi sarebbe tuttavia che, in Heidegger, l'idea filosofica di Destruktion è stata come arruolata dalla rivoluzione conservatrice poi dal nazismo.
Per quanto penoso ciò sia da dire penso che Auschwitz si riflette in una di queste sfaccettature della Destruktion heideggeriana. Quest'ultima, presso Heridegger, è ben lungi da una decostruzione nel senso che Derrida ha dato a questa parola. Non è mai, per Derrida, una demolizione. A partire da queste dichiarazioni del 1987, esclusi lavori importanti a me sconosciuti, non so che una decostruzione abbia precisamente assunto sistematicamente il proposito di analizzare il sistema delle "aderenze profonde del testo heideggeriano" con il nazismo. Se questo è vero è quasi incredibile. Il libro di Faye, in questo senso, ha almeno avuto il merito di finire con il nominare ciò designa in maniera incompleta Derrida : Heidegger introduce il nazismo nella filosofia.
Se è questo il caso è inaccettabile pensare che ciò non dovrebbe avere nessuna conseguenza sul modo di recepire Heidegger.
E non parlo naturalmente di censura.
LINK:
Le SS sono i cani del pastore dell'essere
Secondo Silvio Vietta Heidegger si sarebbe dedicato ad una critica e ad un superamento del nazismo, orrore a cui egli stessi ha contribuito, alleandosi ad Hitler, nell'instaurarlo. Non voler rendersene conto, rionoscerlo e accettarlo equivarebbe a calunniare un grande pensatore che, preso nella tormenta, non si sarebbe accontentato di un pentimento ma avrebbe realmente aperto le vie ad un "superamento" del nazismo.
Ma cosa significa "superamento" del nazismo? Il nazismo è una cosa che si tratta di "superare"? Soprattutto se si riconosce allo stesso tempo che ha (quasi) perfettamente realizzato il suo programma di distruzione degli ebrei d'Europa? (In realtà sarebbe il nichilismo europeo che si tratterebbe di superare, il nazismo essendone stata la forma più estrema. Ciò cambia veramente la questione? Vedremo tra poco... Ma, ad ogni modo, cosa significa superare Auschwitz, con alcune frasi di circostanza, e mentre Auschwitz "ha fatto il suo lavoro"?.. Ecco a cosa la storia europea ci obbliga a pensare, e con essa ad uno chiamato Heidegger. È terribile).
C'è l'Heidegger che si può commentare saggiamente, per un esame, per una dissertazione, una tesi. Ad esempio: "La lettura heideggeriana di Parmenide". C'è l'Heidegger, e poiché lo si sospetta non senza motivo di aver introdotto il nazismo nella filosofia, che ci obbliga a riannodare i fili di una storia orribile e di una questione terrificante.
Sarebbe così semplice se, sullo sfondo di tutte le varianti del negazionismo, si voltasse infine la pagina, si "superasse", ad esempio commentando l'idea heideggeriana secondo la quale "l'uomo è il pastore dell'Essere".
Cosa c'è di più bello, di più pensante, di più suggestivo, di più critico delle tare della modernità, dovessimo per apprezzarlo pienamente, porre tra parentesi il suo lato un po' kitsch? Il "dispositivo Heidegger" è più complesso, più perverso ma anche più minaccioso di questo.
Formalizzerei uno di questi aspetti con la semplice formula N + d.
N vuol dire nazismo e d distanza. Essa significa che il "dispositivo H" tiene a distanza, ma in riserva, il nazismo in quanto tecnologia di terrore e di "purificazione" al servizio del popolo investito della missione di essere come all'avanguardia della stessa guardia dell'essere ("Ariani", tedeschi...).
Ciò che si deve accettare come costituente davvero un problema, quando si studia quest'aspetto inquietante di Heidegger, è che la relazione che ha trattenuti - che egli trattiene - con il nazismo deve renderci estremamente prudenti e circospetti.
Il progetto nazista è talmente radicale e terrificante che nel caso - che io credo verificato nel caso di Heidegger - in cui un filosofo lo integrerebbe nella sua concezione della politica non potrebbe farlo che a prezzo di un'efficace dissimulazione.
Così, il "superamento" di Vietta non è assolutamente una garanzia dell'antinazismo del "secondo Heidegger". "Superamento" potrebbe significare sfortunatamente anche "integrazione" del nazismo.
Ma, soprattutto, questo "superamento" potrebbe molto bene essere questa distanza d necessaria all'introduzione del nazismo nella filosofia e, soprattutto, all'efficienza di questa introduzione. La cosa più orribile è allora che i filosofi "introduttori" sono strumentalizzati (a loro insaputa o non!) per riprodurre questa distanza d in quanto è essa stessa funzionale.
Ciò che appare allora, in modo non meno terrificante, è che l'"Heidegger pensiero" - non criticato, non decostruito - non sarebbe né più né meno che una scuola di formazione alla burocrazia indispensabile ai crimini di massa: purificare, estirpare, aprire il mondo, ripilure, rendere abitabile, ecc.
Per dirlo in altro modo: il nazismo è tenuto a distanza, nel "dispositivo Heidegger" - e bisogna che lo sia secondo una "buona misura" - solo per costituire una specie di "mano di ferro" di riserva.
"Pastore dell'essere"... È bello, è bucolico, è tenero, è ecologico, è veramente post-moderno.
Ma i pastori hanno dei cani. Quando si tratta di pecore non è poi così grave. Trattandosi dell'"uomo" la delicatessa della formula nasconde a mio parere qualcosa di assolutamente terrificante.
Il nazismo di riserva, tenuto alla distanza d, è il branco di cani dei "pastori dell'essere". È la SS o equivalente.
E qui capovolgiamo perché il famoso "superamento" potrebbe significare in realtà "generalizzazione". Dopo Auschwitz, ad esempio, un'Europa "heideggerista" e capace di assumere il suo ruolo di pastore dell'Essere con branchi di sterminatori di nuove generazioni.
Sto delirando? Allora Auschwitz non è stata che un incubo e non c'è mai stata.
P. S. Siamo molto lungi, infatti, da una nota sulla lettura heideggeriana di Parmenide. Vergogna per Faye, e prima di lui a qualcun altro, per aver provocato una tale mole di calunnie deliranti!
SKILDY
[Traduzione di Ario Libert]
LINK:
Le SS sont les chiens du berger de l'être
Per smascherare l'ideologo neonazista Heidegger, i vari saggi della categoria:
Heidegger: smascheramenti
di Michel Gourinat
Per la prima volta nella storia dei concorsi di ammissione di filosofia, Heidegger è stato iscritto al programma per la sessione del 2006. La conoscenza del suo pensiero diventa dunque un itinerario obbligato per ottenere un posto di insegnamento della filosofia nei licei francesi. Questa consacrazione dell'autorità filosofica di Heidegger da parte del ministero dell'Educazione nazionale può sorprendere, se ci si ricorda del modo in cui si è egli stesso presentato, nel 1955, ai Francesi che erano andati ad incontrarlo a Cerisy: "Non esiste filosofia heideggeriana, e se ve ne è una, essa non mi interessa".
Questa dichiarazione perentoria era a doppio e triplo fondo. Heidegger concedeva a quelli dei suoi ammiratori francesi che si ostinavano a scambiarlo per un filosofo che la sua opera poteva presentare degli aspetti filosofici. Ma si rivolgeva anche ai veri fedeli, a coloro che avevano fatto propria la parola d'ordine della Lettera sull'umanesimo del 1947: "Meno filosofia, e maggior attenzione al pensiero", assortito con questo commento: "Il pensiero futuro non appartiene più alla filosofia". Pur proclamando che non era più questione di filosofia, si era ben guardato dal precisare ciò che egli intendeva con "pensiero".
Ma, a mano a mano del procedere della pubblicazione postuma dell'insieme dell'opera, il senso di questo termine è apparso in modo irrefutabile, perché Heidegger si era espresso senza mezzi termini tra il 1933 e il 1945. L'enigmatica parola d'ordine del 1947 si chiariva con "L'appello agli studenti tedeschi" del 1933: "Non sono dei principi e delle 'idee' a dover essere la regola del vostro essere. Il Führer stesso e lui soltanto è, per oggi e per l'avvenire, la realtà tedesca e la sua legge" (GA 16, n° 101). In questo testo, il rifiuto dei principi e delle idee è un modo più dettagliato di proclamare il rifiuto della filosofia a profitto dell'hitlerismo, che Heidegger considerava sempre come il "pensiero dell'avvenire" nel 1953, poiché, pubblicando a questa data il suo corso del 1935 Introduzione alla metafisica, egli affermava che "il movimento nazionalsocialista" era " la verità".
Se Heidegger ha potuto trovare una "verità" ad un'ideologia la cui falsa propaganda, l'ideologia criminale e le speranze prive di senso hanno provocato l'affondamento della Germania hitleriana, è perché egli rigettava la definizione filosofica della verità come conformità di un enunciato ai fatti correlati ad esso e, in modo più generale, perché faceva subire alle nozioni e ai testi classici della filosofia le manipolazioni che egli stesso ha chiamato "distruzione" e "interpretazione forzata", non attraverso trasmissione della tradizione, che non è che insegnamento, "cambiamento creativo, trasmutazione".
Creare significa: cambiare il senso delle parole. In questo senso, "c'è una filosofia" heideggeriana che conserva il linguaggio della filosofia, ma reinterpretandolo in modo tale che non possa più fare ostruzione all'ideologia nazista e ne diventi anche il veicolo "a parole coperte". Ha talmente pervertito presso i suoi ammiratori la coscienza della natura della filosofia che essa è giunta a far loro credere che un nazista militante poteva essere un grande filosofo.
Michel Gourinat
[Traduzione di Ario Libert]
LINK:
Heidegger aveva un corpo animale?
Croce al merito nazista
"Il corpo dell'uomo," scrive Heidegger in La lettre sur l'humanisme [La lettera sull'umanismo], "è qualcosa di essenzialmente diverso da un organismo animale". Nel testo di Heidegger si passa sembra rapidamente dal "corpo dell'uomo", di cui ci viene detto che è essenzialmente diverso da un organismo animale a "uomo" di cui ci viene detto, secondo la celebre formula pastorale, che è il "pastore dell'Essere". E ciò in virtù del fatto che "l'essere vivente è probabilmente per noi il più difficile da pensare, perché se è, in una certa maniera, il nostro più vicino parente, è allo stesso tempo separato da un abisso della nostra essenza ek-sistente". (Lettera sull'umanismo).
L'espressione chiave è "essenza ek-sistente". L'uomo è un essere pro-gettato. È fuori da... (ogni coscienza è coscienza di...). Ed è in virtù del Dasein che ha luogo uno schiarimento e che può esserci un mondo. Un animale, una pianta non ha mondo. (O più esattamente l'animale è povero in mondo mentre la pietra, essa, non ha mondo). In virtù del metodo qui impiegato non si tratta di chiedersi ciò che una tale frase- quella sul corpo dell'uomo- nasconde eventualmente del nazismo ma quale può essere il suo significato in virtù del fatto che, precisamente, Heidegger è nazista e affina, nella Lettera, il suo progetto di introduzione del nazismo nella filosofia.
Si vedrà più avanti ciò che sia precisamente il che mi sembra abbastanza confuso nel testo- transizione del "corpo dell'uomo" a "uomo". Per il momento, e poiché la frase si vuole una formula, la considereremo come tale e la metteremo in relazione con questa altra formula: l'uomo è il pastore dell'essere. Alla maniera di Sartre, Heidegger si sforza qui di condensare le sue analisi sotto la forma di formule "popolari" abbastanza trasportabili.
Ho già detto in un'altra nota ciò che pensavo della formula: l'uomo è il pastore dell'essere. È la vocazione essenziale del "popolo istoriale"- che è la versione "pensante" del Volk dominatore- di essere un tale pastore. E, allo stesso tempo, poiché il Dasein è la domanda dell'essere- è un essente per il quale è questione dell'essere stesso- l'uomo (del popolo istoriale) è il pastore di se stesso. Non può essere il pastore dell'essere, e assumere le sue "responsabilità", se non essendo anche il pastore di se stesso in quanto popolo istoriale.
La formula, in apparenza bucolica, si traduce facilmente in nazilingua.
L'ipotesi sarebbe, secondo alcuni, che la frase sul "corpo dell'uomo"- che è dunbque essenzialmente altro che un organismo animale- è una critica del biologismo e, a questo titolo, una critica decisiva del nazismo. I nazisti, con il loro culto del sangue, avrebbero animalizzato l'essere umano. Coloro che tengono alla loro illusione secondo la quale Heidegger finisce con il diventare anti-nazista possono sempre sviluppare quest'analisi. La mia ipotesi è che, nella sua preoccupazione strategica di fondare il nazismo e di introdurlo nella filosofia, Heidegger procede a una specie di "traslazione vettoriale".
Se N è il nazismo "classico" chiamerò Nh il nazismo di Heidegger. Penso soprattutto che N et Nh fanno necessariamente coppia, nelle circostanze storiche recenti. N non può né essere filosoficamente fondato né essere introdotto nella filosofia. N, per diventare una realtà intra-civiltà heideggeriana, ha bisogno di Nh. La "debiologizzazione" del nazismo da parte di Heidegger rileva di questa necessità strategica di disporre di Nh. Per dirlo crudamente: N è il nazismo effettivo crapuloso, Nh il nazismo di legittimazione-fondazione. Ma, lo ripeto, essi fanno coppia. Se chiamiamo N + 1 un nuovo nazismo effettivo, la sua creazione non potrà che essere facilitata da Nh. Lo penso in quanto sono tanto più persuaso che la distanza che avrebbe preso Heidegger nei confronti del nazismo effettivo è assolutamente contraddetto dal fatto che egli capitalizza Auschwitz.
Heidegger quando non risiedeva nella sua baita nella foresta nera tendeva comunque a frequentare sempre della bella gente...
Ogni distanza heideggeriana nei confronti di N è un tranello destinato a far dimenticare la solidarietà indeffettibile di N e Nh. Qui si attinge forse un vertice di ignobiltà e di abiezione. Penso che, per costruire Nh, Heidegger non esita ad arruolare la poesia stessa soprattutto quella di Hölderlin [1]. Nel primo nazismo effettivo- in N- il popolo istoriale ha un "sangue superiore". È di razza superiore ed è minacciato ed è minacciato di svilimento dal sangue dei popoli inferiori. Sarebbe la versione detta popolar-populista. Nel nazismo di heidegger- in Nh- questo stesso popolo istoriale diventa soprattutto un'entità poetica. La poesia è arruolata per "rappresentare" la stessa cosa che era posta sotto la Führung hitleriana: il Volk, la popolazione völkisch.
Questo è, mi sembra, la chiave strategica del dispositivo Heidegger. È possibile prendere Nh senza rendersi conto che, nei fatti, benché virtualmente- la cosa non è contraddittoria- si prende necessariamente con esso N o ogni altra variante possibile di N. Ma la frase sul corpo dell'essere umano nasconde molto più di una semplice debiologizzazione di traslazione. Per il momento l'enuncerò molto rapidamente. La non organicità animale del corpo umano sarebbe una delle conseguenze della differenza ontologica. L'essere non è l'essente diventerebbe: il Dasein non è l'organismo animale. bisognerebbe, in molte pagine, discutere questa interpretazione della differenza ontologica.
Ma c'è anche di più terrificante. Se l'Heidegger di Serenità ha potuto vantarsi e preconizzare la serenità lui, grande pensatore di reputazione mondiale, a Messkirch e 10 anni dopo la seconda guerra mondiale, è perché la sua "Bildung" gli permetteva di considerare Auschwitz per ciò che i nazisti volevano che fosse. un nulla che non è mai esistito. Per fare ciò è meglio non aver affatto un corpo animale. Perché è attraverso questo corpo chesiamo colpiti dalla sofferenza altrui. È il nostro corpo animale che ripugna alle immagini dei campi, dei forni crematori e all'idea che milioni di esseri umani sono stati anche privati delle spoglie.
Per me, Heidegger, nella Lettera sull'umanismo pensa come un SS.
E questi migliori alllievi contano oggi tra i "durbaniani". E si chiamano a volte Amadinedjad. Per dirlo più crudamente bisogna che il nazista faccia del suo sangue superiore una specie di entità poetica, entità che si manifesta nel genio specifico dellal lingua del pensiero e della poesia (in questo caso il tedesco) mentre deve uccidere in sé l'animale di sensibilità e di corpo.
Nei fatti la nostra "umanità" è spesso la nostra "animalità". L'assassinio a sangue freddo di un bambino ci riempie di orrore. Il corpo organico animale umano è diventato capace, nel corso di una evoluzione in cui il naturale si fonde interamente con il culturale, di un tale sentimento. Ma per "fondare" una civiltà sullo sterminio di massa bisogna pur che i fondatori, che sono i pastori dell'essere, si spoglino di tutto ciò che potrebbe esporli a delle emozioni di simpatia, di compassione e di pietà. Perché questi pastori dell'essere, lo abbiamo già detto altrove, hanno dei cani. Sono le SS. Può essere dei cani del genere bisogna necessariamente che si siano spogliati della loro organicità "animale-umana". Essi non sono dunque tanto animalizzati quanto transcodificati nella specie di cani mostruosi dalla forma umana.
Il nazismo è letteralmente l'allevamento di un popolo di uccisori attraverso trnascodificazione dell'organicità animale-umana.
Non è così facile, benché necessario, leggere Heidegger a partire dalla tesi dell'introduzione del nazismo nella filosofia. Benché aderente ai temi nazisti del sangue e della razza- in Logica del 1934 egli legittimerà la "voce del sangue"- Heidegger avrà soprattutto costruito un antisemitismo che ho chiamato "ontologico". Il Volk è essenzialmente il "pastore dell'essere". La frase che cerco qui di commentare: "Il corpo dell'uomo è qualcosa di essenzialmente diverso da un'organismo animale" è a nostro avviso una delle affermazioni fondamentali del nazismo heideggeriano. Non fosse che perché essa apre la porta a una "selezione" degli esseri umani in funzione delle loro più o meno grandi prossimità con l'organismo animale. Cosa occorre per essere corporalmente essenzialmente altro da un "organismo animale"? Bisogna parlare la "lingua dell'essere", ad esempio, soprattutto il tedesco?
Tomba dei coniugi nazisti Heidegger con, in evidenza in alto, una bella croce al merito nazista debitamente camuffata.
Note
[1] Il quadripartito è questo senso emblematico- cade a proposito- sulla solidarietà di N e di Nh. Mattéi avrà un bel gridare al fantasma, il fatto che sia possibile vedere il quadripartito come una svastica- una croce uncinata- prova che sia in effetti una svastica. Attraverso la svastica il quadripartito si addossa al nazismo reale o storico mentre in quanto quadripartito rivolto verso Hölderlin esprime Nh, il nazismo heideggeriano di "civiltà", fondato e fondante in filosofia... Heidegger è tutto qui: un SS in filosofia "transfilosofica". È quanto è già all'opera nella "magnifica" Lettera sull'umanismo . La quale fu indirizzata a colui che si allineò in seguito al negazionista Faurisson. (Era più un segnale che un passo falso?...).
Il misterioso Geviert (quadripartito) heideggeriano a saperlo vedere forma una bella e provocatoria svastica.
[Traduzione di Ario Libert]
LINK al post originale:
Heidegger avait-il un corps animal?
LINK ad un scambio epistolare tra Heidegger e Marcuse:
Marcuse-Heidegger: le lettere dell'anno zero
LINK ad un interessante saggio di Thomas Sheehan:
Heidegger e i nazisti
Heidegger: il linguaggio è il pastore di cosa?
"Il linguaggio è il pastore dell'Essere". Ecco cosa ha detto il più grande pensatore del XX secolo. È una cosa carina. Il linguaggio non quella cosa aggressiva e dominatrice che si accanisce sugli essenti per dominarli, farne la contabilità, metterli in riserva nello Gestell della civiltà metafisico-tecnica.
Ma ecco, nella Lettera sull'umanesimo, dove è detto, il pastore pensatore avere dei cani. Nessuna questione, beninteso, di dire come essi si chiamano. Bisogna conservare al pastore la sua fisionomia poetico-bonaria. Basta tuttavia fare la lista degli accusati del processo di Norimberga per sapere come si chiamavano i pupazzi del grande pastore: Göring, Hess, Keitel, Rosenberg, Speer l’architetto…
Dove si vede in quale senso l'espressione "il linguaggio è il pastore dell'essere" rivela essa stessa di questa pastorale dell'essere.
Hitler ed i suoi hanno sperimentato non senza successo come il linguaggio poteva in effetti costituirsi in "guardiano dell'essere". L'essere della razza, l'essere-razza, raccolto dalla Führung e protetto dalla metafisica dei diritti dell'uomo. Anti-linguaggio, da un certo punto di vista, l'hitlerismo è tuttavia un linguaggio. Quello di una mobilitazione generale in vista di affermare la sovranità assoluta di un'entità costituita come Volk, come popolo. E "sovranità assoluta" vuol dire schiavismo e sterminio.
Ma non è che una faccia della medaglia. Il linguaggio hitleriano è la macchina da guerra, è il dispositivo creato in funzione delle circostanze.
Occorre un linguaggio diverso, evidentemente senza misura comune, ed è quello dello stesso Heidegger. Heidegger sta all'università come Hitler sta allo stadio di Norimberga. Nel dispositivo generale dell'hitlerismo naturalmente.
Molti lettori di Heidegger obiettano, sinceramente indignati dall'accostamento, ponendo in risalto la lingua pensante, poetico-pensante di Heidegger.
Ma, precisamente, bisogna che annettano, innanzitutto a titolo di ipotesi che una legittimazione filosofico-universitaria del nazismo non può fondarsi "tecnicamente" che alla condizione di una tale distanza tra la poltiglia di violenza del linguaggio hitleriano e il suo "cambio" spirituale.
Affinché l'introduzione del nazismo nella filosofia abbia luogo bisogna che essa sparisca in quanto tale da un certo campo di lettura evidente.
La logica disposizionale dell'operazione è la seguente: vi è introduzione del nazismo nella filosofia da parte di Heidegger perché non vi è introduzione del nazismo in filosofia.
L'operazione è formalmente brillantemente riuscita. Un giorno, forse vicino, si accetterà questa ipotesi non per combattere ciò che essa denuncia ma per gioirne.
Vi sono delle ragioni per aver paura di Heidegger.
LINK al saggio originale:
Perché Heidegger non "filosofa"
di Skildy
Heidegger ha messo in causa, "decostruito", tutta una tradizione ontologica, logica, grammaticale. È ammirato e lodato per aver intrecciato dei legami essenziali, e rispettosi, con la poesia. Si può affermare che ha sperimentato così una rottura con tutta una tradizione filosofica. Ha parlato del pessimo pericolo, del pericolo confuso che è la "produzione filosofica".
Non ci si contraddirebbe, né tradirebbe il maestro sviluppando una non-filosofia di ispirazione heideggeriana. Belle pagine di pensiero meditante, in opposizione al pensiero calcolante- al quale non sfugge la filosofia tradizionale- sono già state scritte in un tale stile heidegeriano.
Parlerò tuttavia di un "contro-avvenimento" Heidegger per sostenere che, sfortunatamente, questa non-filosofia, che a volte ha presso Heidegger degli accenti di anti-filosofia, è stata "originariamente" generata dal suo profondo nazismo.
Se la tesi è che Heidegger, dopo l'ascesa di Hitler sino alla sua morte, è rimasto "spiritualmente" fedele al suo impegno in favoro del nazional-socialismo, è stato costretto ad imparare a parlare della "cosa" senza nominarla esplicitamente.
Per quanto possiamo vivere in un mondo "normale" sarebbe inaccettabile che il nazismo possa essere insegnato ufficialmente, genocidio compreso, e esplicitamente come una filosofia politica tra le altre.
Voglio dire che il nazista Heidegger non poteva parlare del nazismo come Descartes, ad esempio, ha parlato delle passioni, o Spinoza degli affetti. Immaginiamo un corso di Heidegger che, sul modello dell'Etica di Spinoza, esporrebbe così i principi fondamentali, con i loro lemmi e scolii, del nazismo hitleriano. Sarebbe diventato un ideologo emarginato. Non sarebbe oggi insegnato nemmeno nei nostri licei.
Il "contro-evento" Heidegger consiste allora precisamente nel fatto che, nella storia della filosofia, e proprio mentre sta per inscriversi, egli rompe con la "tradizione" dell'esplicitazione e della chiarificazione e mette a punto una nuova retorica del sotterfugio e dell'implicito.
In questo senso il filosofo Heidegger non può, o non può più filosofare, perché, per l'essenziale, formula "lo spirito del nazismo" e non può farlo che in modo criptato. Bisogna considerare queste affermazioni in tutto il loro orrore.
Heidegger, sin dall'avvento al potere di Hitler, ha chiesto ed esortato allo sterminio. Ha così preparato la "shoah attraverso le pallottole" e Auschwitz. Ha fatto parte del circolo di nazisti radicali che ha deciso, nel cuore dell'Europa, della sorte di milioni di esseri umani.
L’appello allo sterminio si trova anche nel discorso del rettorato e è stato anche citato dallo stesso Heidegger nella sua Introduzione alla metafisica del 1935.
Ed ecco come Heidegger non "filosofa" sulla cosa perché questo ci chiama, nel suo linguaggio "onto-poetico": "apertura determinata all'istanza dell'essere".
Ed è precisamente perché la frase non nomina chiaramente e distintamente la "cosa" che dico che Heidegger non poteva "filosofare".
Non appena si decritta Heidegger degli orrori senza nome diventano “visibili”. Si scopre ad esempio che rende spesso omaggio alla SS.
Reitero l'idea: la necessità di un criptaggio della biopolitica di sterminio è la forza genetica che dà conto degli aspetti "spirituali" del contro-evento Heidegger: sospetto del concetto, associazione privilegiata con la poesia, distanziameno "decostruttivo" con la filosofia, ecc.
Sappiamo il perché: questo filosofo non poteva "filosofare" chiaramente sull'innominabile, l'abiezione, l'industria della morte.
E coloro che sfruttano il filone Heidegger fanno tutto, e faranno tutto affinché l'orrore heideggeriano non venga alla luce.
E mentre la ricerca potrebbe essere quella di studiare coma ha potuto costituirsi un "nazismo teorico". Come momento senza dubbio inaugurale della biopolitica di sterminio.
La "schizofrenizzazione" accademica di Heidegger è filosoficamente, eticamente, epistemologicamente insostenibile.
Preciso che la mia intenzione non è di dedicarmi alla "decostruzione".Heidegger "distrugge" e non decostruisce. È molto spesso estremamente violento nelle sue affermazioni.
È stato molto presto persuaso, almeno sin dal periodo del rettorato, che lo sterminio costituiva la "svolta istoriale" decisiva. Non ha mai rinnegato questa follia. Non ha mai smesso, a partire dal 1945, di fare una pubblicità "filosofica" a favore dell'opera compiuta da Hitler.
LINK al saggio originale:
Mi ricordo di aver udito, ad una radio, alcuni conoscitori di Heidegger emettere delle osservazioni critiche in quanto al carattere un po' bucolicodi alcune formule heideggeriane. "L'uomo è il pastore dell'Essere", è una di queste.
Questi critici sono serviti tuttavia da parafuochi perché, in realtà, questa formula bella e gentile è una delle frasi più ripugnanti che un filosofo abbia mai scritto. Ciò che segue, che è già stato scritto sul blog, non si deve soprattutto dirlo: il pastore dell'Essere è un SS.
Il pastore dell'Essere Rudolf Hess
Anche a supporre che ciò possa essere vero- il che è beninteso la mia intima convinzione- non è assolutamente raccomandato di farne il tema di un corso o di una conferenza accademica! Cosa diventerebbe infatti la "casa"? Questo bel motto è tratto dalla Lettera sull'umanismo, scritta nel momento in cui gli accusati del processo di Norimberga sono giudicati e condannati. Condannare e uccidere dei pastori, e dei pastori dell'Essere, quale orrore! La formula permette anche di capire ciò che ha detto di giusto Heidegger quando, nel suo testamento dello Spiegel, afferma che il nazional-socialismo era andato nella buona direzione in quanto al rapporto dell'uomo con l'essenza della tecnica.
Heidegger in mezzo a tanti autorevoli e importanti pastori dell'Essere.
E non può essere altrimenti essendo inteso che i nazisti sono dei pastori dell'Essere! Il Tedesco è il supremo pastore perché è l'essenza di un popolo di poeti e di pensatori. Tutta la tecnica che fu utilizzata per realizzare la soluzione finale è così un esempio di questa "buona direzione in quanto al rapporto dell'uomo con l'essenza della tecnica.
Facciamo comunque un po' di filosofia- anche se, nella Lettera, Heidegger congeda la filosofia. La formula si trova nel seguente passaggio: "Ma l'essenza dell'uomo consiste nel fatto che egli è qualcosa di più che un semplice uomo inteso come essere vivente fornito di ragione. Il "più" non deve essere qui pensato nel senso di una aggiunta quantitativa, come se la tradizionale definizione dell'uomo dovesse restare la determinazione fondamentale, e subire quindi un ampliamento mediante l'aggiunta della nozione di esistenza. Il "più" significa: più originario e quindi più essenziale nella sua essenza. Ma proprio qui compare l'enigma; l'uomo è nell'essere-gettato; cioè l'uomo come risposta ek-sistente all'essere è più che l'animal rationale, proprio in quanto è meno rispetto all'uomo che si concepisce, a partire dalla soggettività. L'uomo non è il signore dell'essente. L'uomo è il pastore dell'Essere. In questo "meno" l'uomo non ci rimette nulla, anzi ci guadagna, in quanto perviene nella verità dell'Essere. Guadagna l'essenziale povertà del pastore, la cui dignità consiste nell'essere chiamato dallo stesso Essere a guardia della sua verità. Questa chiamata viene con il gettare da cui si origina l'essere-gettato dell'Esserci. L'uomo nella sua essenza storico-ontologica è quell'essente, il cui essere in quanto ek-sistenza consiste nell'abitare nella vicinanza dell'Essere. L'uomo è il vicino dell'essere".
Non si deve soprattutto domandarsi: "ma dov'è il nazismo in un così grande testo del pensiero" ma piuttosto studiare come Heidegger si dà da fare per far passare il nazismo per qualcosa di grande e di pensante. Non è in realtà molto difficile. (Ma non sarò ora così esaustivo). Heidegger, in questo passaggio, produce la sua versione della "razza superiore". Il Mensch, l'uomo tedesco, è l'uomo più "originale". E non deve soprattutto, con il pretesto di sfuggire all'afferramento inessenziale attraverso la soggettività, annodare dei "legami sociali" (con il non-originale, con l'inessenziale).
Il testo sull'opera d'arte era contemporaneo all'ascesa al potre di Hitler. Il grande artista del Reich era infine al lavoro! Dopo la sconfitta militare del Reich- ma il successo di Auschwitz- i nostri nazisti sono diventati dei "poveri pastori"... La formula sterminatrice è quest'ultima, già utilizzata all'epoca dell'opera d'arte: la "verità dell'Essere". Formula terrificante perché dà la ragione heideggeriana della soluzione finale. La "verità dell'Essere" è lo sterminio pianificato, che è anche un buon uso della tecnica. Heidegger ci crede, o finge di crederci. Il risultato è lo stesso: la fede nella validità ontologica di Auschwitz, del suo carattere di "cominciamento originario", indossa le vesti del testo da commentare nei licei e nella Facs (Unité de Formation et de Recherche). È il "rettore trascendentale" che parla, comunque... Soprattutto non mischiamoci a quella moltitudine mondiale che, con la tecnica e la politica, spera ancora di essere "il maestro dell'essente". Il Mensch- che è qui una parola per dire Uber-Mensch superuomo in senso nazista- deve essere il pastore dell'Essere. È il "vicino dell'Essere". E ciò gli dà tutti i diritti, tutta la legittimità fantasmatica per sterminare coloro che saranno i suoi nemici "interni". Immaginiamo un grottesco monumento eretto nello spirito heideggeriano. Vi sarebbe una grande iscrizione seguita da una lista:
Ai pastori dell'Essere morti per l'uomo originale e la verità dell'Essere:
Adolf Hitler, Adolf Eichmann, Joseph Mengele, Hermann Göring, Joseph Goebbles, Rudolf Höss, Aloïs Brunner ..................................
Ma no, certo, deliro come al solito. Citiamo wikipedia: "Il 1° maggio 1933 Martin Heidegger diventa rettore dell'università Albert-Ludwigs, ed è costretto a provvedere al licenziamento dei professori ebrei in conseguenza della legge sulla "reintroduzione del corpo dei funzionari", adottata dal regime nazista alcuni mesi prima del suo arrivo al potere".
Che povero uomo questo Heidegger! Diventare rettore e essere costretto a fare il "pastore dell'Essere!" Non è sfortuna questa?
SKILDY
[Traduzione di Ario Libert]