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3 aprile 2012 2 03 /04 /aprile /2012 07:00

Presentiamo un significativo frammento di un'opera assolutamente inedita in Italia e di grandissimo interesse in relazione al sapere arcaico più remoto e più noto genericamente con il nome nebuloso di esoterismo. Si tratta di La Franche-Maçonnerie rendue à sa veritable origine [La frammassoneria restituita alla sua vera origine] di Alexandre Lenoir, un ricercatore vicino alla cerchia di Charles François Dupuis e che ha magnificamente applicato le idee del suo maestro, e cioè il culto della natura e quello degli astri come più remota e universale forma religiosa in assoluto, alla ricerca storica sull'antichità più remota della sua epoca: l'antico Egitto.

 

La frammassoneria restituita alla sua vera origine

 

o antichità della frammassoneria provata attraverso la spiegazione dei misteri antichi e moderni

Lenoir Frontespizio
Frontespizio tratto dall'opera di Alexandre Lenoir La Frammassoneria restituita alla sua vera origine, del 1814. Da notare la sua assoluta somiglianza con quello dello opera du Dupuis L'Origine de tous les cultes.

Descrizione del Frontespizio o della prima Incisione

 

La descrizione che stiamo per effettuare della prima incisione o del frontespizio, può in qualche modo considerarsi come la Prefazione del lavoro dal momento che i simboli che vi sono disegnati appartengono a tutte le religioni e ci offrono un piccolo accenno ai misteri che dobbiamo descrivere. 

 I. 

La religione degli Egiziani è espressa 1°, dal toro sacro o bue Api, posto su di un piedistallo recante sulla fronte il disco della luna, l’immagine di Io o di Iside. 2°, Presso Osiride-bue, si vede il Nilo raffigurato come un vegliardo semi sdraiato che regge in mano un’urna che egli rovescia e nell’altra un corno dell’abbondanza. Il vegliardo, nell'atteggiamento dell’Acquario celeste è l’immagine della piena del fiume-dio, si appoggia sulla celebre sfinge di Tebe, donna e leone ad un tempo, quest'animale è l’espressione enigmatica della posizione che il sole assume nello zodiaco immediatamente dopo il solstizio estivo e precisamente allorquando il Nilo gonfia la sue acque e le versa sulle terre circostanti. 3°, Dietro queste figure emblematiche si vede la grande piramide la cui base appoggiata al centro della terra e la cima che si eleva nei cieli serviva al tempo stesso da piedistallo e da tomba ad Osiride. Questo monumento celebre da sempre attesterà eternamente la scienza degli Egiziani; la sua forma, la sua proporzione e soprattutto il modo in cui è orientata si accordano perfettamente con il movimento del sole e della luna come vedremo in seguito. Infine, non si può dubitare che le figure emblematiche della religione degli Egiziani che figurano qui non siano un’immagine della fecondità e della prosperità dell’Egitto di cui il sole ed il Nilo erano le vere cause prime.

bsb00001269_00060.jpgSistema iero-astronomico, fisico e astrologico dei popoli antichi con tutti i suoi sviluppi. 

 II. 

In primo piano sulla tavola si vede un bassorilievo [1], tutti gli emblemi del culto di Mitra. 

Il dio Mitra, immagine del sole, era la grande divinità dei Persiani. Questo dio, come lo si può vedere nell’incisione, monta il toro celeste distrutto dallo scorpione che gli divora le parti genitali. Questa tavola emblematica è l’immagine del sole che copre il toro con i suoi raggi il primo giorno di primavera e che distrugge questo stesso toro allorché all’equinozio d’autunno appare, nel segno dello scorpione, designato dagli antichi mitologi come un simbolo di morte e di distruzione. 

Mitra è un dio simile a Osiride, Bacco, Attis e Adone. I misteri di ognuna di queste divinità sono relativi al trionfo o alla caduta della luce. Mitra è re della città del sole e gli si dava il titolo Dominus Sol, come lo si dava a Osiride, a Attis e ad Adone. La nascita, la morte e la resurrezione del dio sono solennemente celebrate nei suoi misteri come lo sono negli altri. 

I Persiani celebravano la nascita del loro dio Mitra in un giorno sacro fissandone la data al 25 dicembre, al momento in cui vedevano apparire, a mezzanotte, la costellazione della Vergine che apriva l’anno dando nascita al sole il quale appariva infatti come un bambino che si appoggia al seno della madre. 

La religione mitraica così famosa in Persia, in Armenia ed in Cappadocia ammetteva dei sacramenti ed i membri della setta ne portavano il segno sulla fronte; aveva le sue vergini, i suoi martiri, ecc. Infine, considero questo monumento che potrei descrivere se esso non lo fosse già stato fatto perfettamente dagli studiosi che l’hanno pubblicato prima di me, come una rappresentazione degli equinozi di primavera e di autunno designati con due candelabri da cui uno, che si trova ad essere in piedi, scaturisce della luce; mentre l’altro, semispento, è rovesciato. Così come anche da due alberi, di cui uno è carico di foglie e frutti e l’altro del tutto spoglio. Evidenzieremo anche che questa espressione è ripetuta nel riquadro della parte sinistra del monumento da due uomini, uno giovane che regge un candelabro acceso e l’altro vecchio, barbuto e decrepito che rovescia e spegne quello retto da lui. Sulla parte superiore del monumento che forma una specie di pannello si vede l’immagine rappresentata da sette altari accesi. Il genio del fuoco, posto nel mezzo degli altari sembra proteggere il fuoco sacro da cui essi sono arsi. A Sinistra ed all’estremità del pannello per caratterizzare la primavera il dio Mitra è stato scolpito in un carro trainato da quattro cavalli i cui sguardi si dirigono verso i quattro punti cardinali del cielo, all’altra estremità è stato figurato l’autunno con lo stesso dio posto ancora in un carro trainato soltanto da due cavalli spossati dalla fatica. Questa scultura, secondo la mia opinione, è una pittura geroglifica dell’anno ma che ritrae in particolare l’antica e celebre dottrina dei due principi, l’uno buono e l’altro malvagio o la divisione della natura in un’era di bene e di male, di generazione e di distruzione, di luce e di tenebre di cui si fissavano i limiti ai due equinozi.

 

bsb00001269_00072.jpgPlanisfero iconologico dei segni e dei loro decani. 

 III. 

La religione degli Ebrei è espressa dal sommo sacerdote Aaron posto in piedi presso l’altare dei sacrifici e vestito con gli abiti sacerdotali; egli regge con la mano sinistra il candelabro a sette braccia; il suo petto è coperto dal razionale e la sua veste ornata da trecentosessantacinque piccoli sonagli d’oro.

Il razionale del sommo sacerdote degli Ebrei è decorato da dodici pietre preziose, divise a tre a tre come le stagioni e come i segni dello zodiaco che esse rappresentano. Il candelabro, munito di sette candele accese è l’immagine dei sette pianeti così come i sonagli della sua veste sono quella dei trecentosessantacinque giorni dell’anno. L’animale posto in piedi su di un piedistallo presso il candelabro è il vitello d’oro che fu oggetto del culto degli Ebrei ed in seguito abbattuto da Mosè.

Il vitello d’oro, immagine del Toro celeste sullo sfondo, era la stessa divinità che gli Egiziani adoravano con il nome di Api e di Mnevis.

bsb00001269_00100.jpgLa dea mirionima, Iside, o la personificazione della Natura. 

 IV. 

Accanto al vitello d’oro degli Israeliti si noterà il Giove Ammone dei Greci rappresentato seduto sopra un cubo decorato sulla sua superficie dalla pianta silfio, con la folgore in mano e recante sulla sua fronte le corna del celebre ariete che indicò a Bacco la sorgente d’acqua viva con cui dovette estinguere la sete ardente da cui fu divorato attraversando i deserti dell’Arabia. 

Giove, sotto forma di un ariete, era simbolo della luce celeste o del sole. Gli adoratori del sole, teologicamente parlando, consideravano questo astro all’equinozio di primavera come la salvezza del mondo, il riparatore dei mali dell’inverno, dei giorni corti, o piuttosto delle tenebre. Diedero al loro dio benefattore la forma del segno celeste in cui si mostrava vincitore sui segni inferiori con la sua apparizione in quello che fissava l’equinozio di primavera ed in cui sembrava rivivere per cominciare un nuovo percorso e proseguire, segno per segno, sino all’equinozio d’autunno.

Gli Egiziani dettero il nome Ammone ad Osiride, che raffigurarono con un ariete così come lo avevano rappresentato come toro con il nome di Api. In effetti Luciano ha affermato nel suo Trattato astrologico: L’ariete consacrato nel tempio di Ammone, ed il bue in quelli di Memphis, rappresentavano l’ariete ed il toro celesti al cui aspetto ed alla cui influenza questi sacri animali erano sottoposti.

Così Ammone, o Giove sotto la figura di Ariete, erano considerati come vincitori delle tenebre o del male. Secondo Marziano Capella, Giove aveva a Creta non soltanto una tomba ma anche una celebre iniziazione in cui la principale cerimonia consisteva nel vestire l’iniziato con la pelle di un agnello nero, durante i misteri della notte.

bsb00001269_00152.jpgProcessione in onore della dea Iside.

V.

La religione cristiana è espressa con l’apparizione della Santa Vergine e del Bambino Gesù, che appaiono su nuvole luminose. Questo piccolo bambino sembra identificarsi con il sole e slanciarsi nei cieli per rigenerare la natura. Ai piedi del Salvatore del mondo vediamo l’agnello riparatore disteso sul libro della destino o dei sette sigilli. Questo agnello, protagonista dell’Apocalisse, è il simbolo di un dio di giustizia che illumina ogni uomo venuto al mondo, come dice san Giovanni. È immolato in mezzo ai quattro animali simbolici, leone, toro, uomo aquila di cui si è fatto il suo corteo e che sono posti ai quattro punti cardinali del cielo.

L’agnello dei misteri, che si deve immolare in Giudea ogni anno in onore di un dio di bontà salvatore del mondo ed il cui sangue colorava le case per tutta la durata della festa di Pasqua, presso i Persiani era un simbolo dell’ariete delle costellazioni in cui il sole trionfava sulle tenebre e fissava l’equinozio di primavera.

Infine, seguendo l’Apocalisse, è l’agnello trionfatore del serpente che chiamiamo Diavolo o Satana che seduce il mondo intero e insidia la donna alata recante nelle sue braccia un bambino che deve regnare sull’universo. (Il serpente distruttore è posto sotto i piedi della Vergine, guardate l’incisione).

In secondo piano vediamo elevarsi il cero paschal, altro emblema della luce nuova o del trionfo della luce sulle tenebre. In effetti, questo cero simbolico si innalza e si accende nei templi il giorno stesso in cui Gesù Cristo, dopo aver salvato il genere umano attraverso lo spargimento del suo sangue, si slancia al si sopra della notte delle tombe e si spande sulla terra raggiante di gloria e di maestà. Quel giorno, i preti si vestono di bianco e gli iniziati rinnovano i loro indumenti sacri.

bsb00001269_00166.jpgIside, divinità egiziana. 

VI. 

Il culto dei Romani è qui raffigurato con il fuoco sacro trasportato dalle vestali (vedere il gruppo disegnato al di sopra del monumento di Mitra). Non si può dubitare che i Romani abbiano reso un culto al fuoco, alla luce, al sole sappiamo che i misteri di Iside, quelli di Cerere ed anche quelli di Mitra, furono introdotti presso loro.

I Romani invocavano la dea Vesta che si faceva nascere da Crono e da Rea per la conservazione delle loro dimore perché credevano che avesse inventato la costruzione delle case. Questa dea presidiava al fuoco, era adorata presso ogni focolare ed ogni altare; è per questo che la si rappresentava recante con una patera in mano e nella posizione di spandere l’incenso o di versare il sacro liquido sul sacrificio offerto agli dei. Non parlerò affatto del fuoco sacro, che si accendeva in suo onore nel tempio che gli era consacrato; non dirò nulla anche delle vergini sotto il nome di Vestali, incaricate di conservarlo giorno e notte e delle dure pene inflitte loro se a causa di un incidente o per qualunque altro motivo, questo fuoco, immagine del sole sempre splendente, si fosse spento; la storia di queste giovani donne votate al celibato è nota a sufficienza; avrò occasione di parlare del fuoco sacro quando tratterò degli elementi e dei misteri.

bsb00001269_00174.jpgImmagine di Iside dipinta sul telo di una mummia. 

VII 

Il culto primitivo, o quello del toro, si è allargato su tutta la faccia del globo e se ritrovano tracce dall’estremo Oriente  sino alle regioni più remote del Nord. Il toro è una grande divinità del Giappone e si rappresentava il caos sotto l’emblema di un uovo sui cui si slanciava un toro furioso spezzandolo con le corna e da cui scaturiva il mondo, così come è raffigurato sull’incisione dal lato opposto al monumento a Mitra.

bsb00001269_00180.jpgDivinità egiziane e greche. 1: Annubi, 2: Tifone, 3: Ecate, 4: Marte.

VIII 

La religione di Maometto è designata in questa tavola con il ritratto del profeta che si è rappresentato in piedi sul davanti della scena recante in una mano il Corano che egli presenta alle nazioni e nell’altra una spada per esprimere che è piuttosto attraverso che attraverso la ragione che egli vuole fondare il suo impero. La distruzione dei libri scritti, la devastazione dei monumenti artistici, esercitata da questi settari ignoranti, sono entrambe molto ingegnosamente espresse da una statua spezzata e dai manoscritti che il pontefice-re schiaccia sotto i propri piedi.

bsb00001269_00192.jpgDivinità egiziane: Osiride, Horus, Serapide. 

 

Considerazioni generali

La natura è stata oggetto dell’adorazione dei primi abitanti della terra. I miti antichi non sono in principio che un’immagine dei fenomeni della natura come le divinità che ne sono l’oggetto non sono esse stesse che la rappresentazione degli astri che si muovono nello spazio immenso dei cieli.

Il sole e la luna, capi supremi degli altri astri, sono stati divinizzati dai Magi. Si dette loro il titolo di Re e di Regina del cielo, ed in questa qualità detenevano la direzione delle altre divinità. Si è dunque fatto del Dio-sole un essere vivente, capo della natura. Lo si fa scendere dall’alto dei cieli, un regolatore, un amministratore o un condottiero dei popoli soggetto come tutti gli uomini alle vicissitudini della vita. Le figure astronomiche o piuttosto le costellazioni che egli visita nella suo cammino celeste poste in azione sotto figura di uomini o di animali utilizzati come episodi nelle narrazioni mitologiche, sono considerati dagli inventori dei miti come i motivi di tanti lavori straordinari a cui assoggettano gli eroi o come i soggetti di altrettanti avvenimenti che sembrerebbero successivamente attraversare la felicità o fare trionfare il sole diventato uomo che malgrado ciò deve morire, discendere agli inferi e resuscitare per risalire ai cieli o ricominciare una nuovo percorso.

Di conseguenza, si saprà ben presto quel che si deve generalmente intendere con Osiride e Horus, con Api bue, Anubi cane, di cui si è fatto l’assistente ed il fedele compagno di Osiride. Vedremo perché Mercurio ci viene rappresentato come il dio dell’eloquenza o come quello dei commerci e dei ladri. Si imparerà perché gli Egiziani chiamavano indistintamente Osiride, Re del cielo; Adonai, nome che si è trasformato in Adon-Hiram, che significa Signore grande. Per lo stesso motivo, si conoscerà la forma degli dei dell’India Shiva, Brahma, Poulear, così come le diverse incarnazioni di Visnu, e le funzioni particolari delle dee Parvadi, Lakshmi e Quischena.

Spiegherò anche perché Giove, Esculapio, Plutone ed il re Hiram non sono che un’immagine dell’astro che ci illumina; perché Giove possiede volto e corna di un ariete; perché sotto forma di toro rapisce la bella Europa e perché accarezza la figlia di Tindaro sotto quella di un cigno. Si apprenderà ancora perché il Bacco Toroceros, o dalle corna di toro, dei Greci guida sette donne per mano: perché si rappresenta questo dio anziano e barbuto; perché la dea dell’amore, sotto il nome di Venere, è a volte rappresentata con una lunga barba e con l’elmo in testa, la lancia in pugno e combattente come Minerva; perché infine la si dipinge bianca o nera e sotto forma di un pesce.

Si è rappresentata la fecondità che il sole comunica alla natura in primavera con il dio Priapo che si fa nascere da Adone e Venere. Si attribuiva al dio Priapo la figura degli animali celesti con cui il sole era in congiunzione quando fecondava la natura e si aggiungeva alla sua immagine tutti i caratteri della generazione e le parti sessuali di dimensioni gigantesche per esprimere la forza feconda che riversa sulla terra sia negli animali sia nei vegetali. La terra in amore in primavera, dice Virgilio, richiede il seme che deve fecondarla, è per questa ragione che si poneva un tempo delle statue del dio Priapo nei giardini.

Lasciamo un momento gli dei, sospendiamo le nostre idee mitologiche, richiamiamo quanto ci è stato rivelato allorché trasportati con il pensiero negli immensi sepolcri dei re di Egitto errammo nei sotterranei di Memphis in cui Seti stesso ricevette i primi rudimenti della saggezza e dell’arte di regnare prima di salire sul trono dei suoi padri.

"Armato soltanto del mio coraggio e di una lampada mi trovavo solo sotto una volta immensa unicamente decorata di caratteri emblematici; di nicchie quadrate, senza un numero preciso ma disegnato regolarmente in cui vedevo al tenue bagliore proveniente dalla mia lampada delle statue colossali in basalto ed in granito che giudicavo essere stati ricavati da una sola massa in cui le braccia e le gambe raccolte sul corpo dava loro la postura di semplici mummie e che tuttavia erano sedute su dei tumuli cubici in attesa della resurrezione o della vita eterna [2].

"Lì ero isolato dall’intera natura. Pensieroso e riflettendo all’antico splendore della terra sotto ai miei piedi vidi per prima cosa all’entrata di una lunga galleria divisa in numerosi colonnati l’antro di Mitra, l’immagine simbolica del mondo celeste e terrestre. Notai in seguito le iscrizioni sentenziose dei misteri della grande dea Iside e la prima che si offrì al mi sguardo scolpita su di una porzione di basalto nero era così concepita, secondo la traduzione che si aveva avuto premura di scrivere in basso: Chiunque intraprenderà questa strada solo e senza guardare dietro di sé sarà purificato dal fuoco, dall’acqua e dall’aria; e se può vincere la paura della morte uscirà dal seno della terra, rivedrà la luce ed avrà diritto di preparare la propria anima alla rivelazione dei misteri della grande dea Iside.

"Più avanti trovai il modello del vulcano usato per la prova del fuoco; poi attraversai a piedi il canale in cui l’aspirante doveva gettarsi a nuoto prima di arrivare alla porta del tempio dove a oriente, cioè al trono della felicità o alla sede della luce poiché l’iniziato al momento della sua ricezione vedeva le luci divine. Vidi gli strumenti necessari alle iniziazioni come la griglia di ferro, la celebre ruota a cui l’iniziato si trovava improvvisamente sospeso e girava diverse volte. Vidi anche gli idoli degli dei e generalmente tutto quanto serviva all’augusta cerimonia dei misteri. Questi diversi oggetti gettati ala rinfusa riportarono presto il mio pensiero al di là dei calcoli ricevuti sull’origine del mondo e non potei impedirmi di riflettere un momento sul destino degli imperi come sulle vicissitudini umane. Malgrado ciò le lezioni ricevute nelle logge massoniche mi furono di grande aiuto, ne trassi grande vantaggio per quanto mi si offriva allo sguardo ed ebbi presto l’intima convinzione che la Frammassoneria fosse un’iniziazione dei grandi misteri che si insegnava al collegio di Memphis.

"Proseguendo mi ritrovai nella celebre cripta in cui gli Egiziani avevano deposto le spoglie mortali del faraone. Un gran numero di sarcofagi, una volta immensa ancora vergine e non profanata apparvero ai miei occhi. La volta, del tutto stellata, mi presentò uno zodiaco ben disegnato che mostrava il solstizio d’estate sotto il segno del capricorno. Questa pittura del cielo mi dette la misura della scienza degli Egiziani, mi fece conoscere la grande antichità di questa grande ed illustre nazione che, da questa posizione astronomica si può riportare a quasi dodicimila anni ammettendo il sistema della precessione degli equinozi.

"Le mura di questa camera funeraria erano decorate con dipinti emblematici. Il primo rappresentava il trionfo della luce sulle tenebre, espresso attraverso un combattimento tra degli uomini rossi e degli uomini neri. I primi, vincitori dei secondi, sono rappresentati nell’atto di tagliar loro la testa. È in tal modo che gli Egiziani fanno di Horus vincitore di Tifone ed è sempre così che si vede presso i Greci Giove schiacciare i Titani con la sua potente mano. L’altro dipinto mi sembrò aver avuto come scopo la rappresentazione del trionfo di Sesostris sugli Indiani, ma l’eroe, rappresentato giovane nel suo carro trionfale, accompagnato dal toro (boeuf) Api e dalle altre divinità tutelari dell’Egitto mi fecero ben presto conoscere un nuovo trionfo del sole allorché questo astro, il primo giorno di primavera, vincitore delle tenebre, riportava la gioia sulla terra e appariva nei templi sotto forma della perfetta bellezza e sotto il nome di Osiride. L’eroe è vincitore, perché si contano davanti a lui le mani abbattute dei suoi nemici per esprimere il numero di giorni che trascorsero durante l’assenza del sole sulla terra. Questi dipinti sono dunque una rappresentazione del trionfo della vita sulla morte e un simbolo di resurrezione; caratteri singolarmente espressivi dell’opinione degli Egiziani sull’immortalità dell’anima [3]. Delle donne inginocchiate, munite di arpe d’oro di segno elegante e di uno stile severo si stagliavano sul fondo della cripta. Dal loro portamento, dai loro occhi animati, dall’apertura della loro bocca come dalla forma delle loro labbra, valutai che erano il dipinto di un concerto organizzato secondo le usanze del paese. (Consultate la grande opera della commissione d’Egitto).

Esaminai questi capolavori dell’arte e della scienza con un’attenzione particolare, li studiai e nella mia ammirazione, ispirato io stesso dallo spirito filosofico degli antichi Magi, i miei occhi si aprirono in mezzo ai monumenti delle arti che i secoli di Sesostri, di Mendes e di Ramses avevano fatto nascere, e con una sfera in mano, riconobbi presto che i geroglifici o la scrittura sacra degli Egiziani, così come le loro figure emblematiche, non erano che un dipinto misterioso delle rivoluzioni celesti o dei differenti aspetti dei pianeti a cui si attribuiva il potere di governare il mondo".

bsb00001269_00287.jpgProve attraverso i quattro elementi

 

[Traduzione di Ario Libert]

 

NOTE

 
[1] Questo monumento in marmo risulta essere di grande antichità, lo si trova anche nell’opera di Hyde, in quella di de la Torré, vescovo di Adrin, in Kircher ed in Montfaucon.
[2] Gli Egiziani credevano nell’immortalità dell’anima e alla resurrezione dei corpi.
[3] Quel che c’è di notevole in questo dipinto geroglifico, è che era d’uso presso alcuni popoli dell’antichità, privare i prigionieri di guerra delle loro mani e delle parti genitali. Questo monumento sarebbe dunque una prova che gli usi così come i fatti storici degli antichi ci sarebbero pervenuti attraverso il connubio che si sarebbe operato degli uni e degli altri con l’astronomia per presentarli all’uomo sotto forma di dottrina a cui devono essere sottomessi. È così che la maggior parte dei simboli dell’antichità sono scambiati per fatti storici allorché non sono altro che delle allegorie.
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9 marzo 2012 5 09 /03 /marzo /2012 07:00

Si può fare denuncia politica con i fumetti? A giudicare da quello che presentiamo ora, e che risale al 1980, si direbbe di sì.

 

StorieIt2.jpgSi tratta di una storia intitolata Fiumicino, autore Alfredo Chiappori, un grande della satira politica italiana germogliato nei fervidi anni '70. Di lui non possiamo non ricordare una nutrita serie di personaggi e opere che ne fecero uno dei più importanti ed innovativi autori all'interno del genere. Cominceremo quindi dal primo, il simpaticissimo Up, il sovversivo, un omino qualunque che assiste (non si sa come) alle peggiori manovre occulte di servizi segreti ed organizzazioni statali e non, più o meno "deviate", sempre a testa in giù rispetto ai truci personaggi, poggiato coi piedi cioè su quella che è la linea superiore delle vignette in cui compare.

 

È bene anche ricordare che Chiappori si era già occupato pochi anni prima di satireggiare la storia d'Italia, quella edulcorata che ci insegnano a scuola o di cui si fa cenno nei mezzi di informazione, piena di luoghi comuni falsi e pseudo ingenui, pubblicando con la sua casa editrice di allora, la milanese Feltrinelli, Storie d'Italia 1860-1870, (1977); Storie d'Italia 1846-1860 (1978); Storie d'Italia (1870-1896), (1979); Storie d'Italia (1918-1925), (1981). La storia italiana presentata quindi nel settimanale "Panorama" è la più, come si direbbe oggi, Up dated di tutte quelle edite nei quattro volumi feltrinelliani.

 

 

 

 

 

 

 

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[CONTINUA]

 

 

 

 

 

[A cura di Ario Libert]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Copertina di Storie d'Italia (a Fumetti). Di scandalo in scandalo, che raccoglieva 10 storie di 10 celebri autori diversi, aventi a soggetto grandi scandali dal secondo dopoguerra.

 

 

 

 

 

LINK al sito ufficiale dell'autore della presente opera:

Alfredo Chiappori

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1 marzo 2012 4 01 /03 /marzo /2012 07:00

Heidegger aveva un corpo animale?

 

Croce-al-merito.jpgCroce al merito nazista

 

 

"Il corpo dell'uomo," scrive Heidegger in La lettre sur l'humanisme [La lettera sull'umanismo], "è qualcosa di essenzialmente diverso da un organismo animale". Nel testo di Heidegger si passa sembra rapidamente dal "corpo dell'uomo", di cui ci viene detto che è essenzialmente diverso da un organismo animale a "uomo" di cui ci viene detto, secondo la celebre formula pastorale, che è il "pastore dell'Essere". E ciò in virtù del fatto che "l'essere vivente è probabilmente per noi il più difficile da pensare, perché se è, in una certa maniera, il nostro più vicino parente, è allo stesso tempo separato da un abisso della nostra essenza ek-sistente". (Lettera sull'umanismo).

heidegger umanismo 

L'espressione chiave è "essenza ek-sistente". L'uomo è un essere pro-gettato. È fuori da... (ogni coscienza è coscienza di...). Ed è in virtù del Dasein che ha luogo uno schiarimento e che può esserci un mondo. Un animale, una pianta non ha mondo. (O più esattamente l'animale è povero in mondo mentre la pietra, essa, non ha mondo). In virtù del metodo qui impiegato non si tratta di chiedersi ciò che una tale frase- quella sul corpo dell'uomo- nasconde eventualmente del nazismo ma quale può essere il suo significato in virtù del fatto che, precisamente, Heidegger è nazista e affina, nella Lettera, il suo progetto di introduzione del nazismo nella filosofia.

 

Si vedrà più avanti ciò che sia precisamente il che mi sembra abbastanza confuso nel testo- transizione del "corpo  dell'uomo" a "uomo". Per il momento, e poiché la frase si vuole una formula, la considereremo come tale e la metteremo in relazione con questa altra formula: l'uomo è il pastore dell'essere. Alla maniera di Sartre, Heidegger si sforza qui di condensare le sue analisi sotto la forma di formule "popolari" abbastanza trasportabili.

 

Ho già detto in un'altra nota ciò che pensavo della formula: l'uomo è il pastore dell'essere. È la vocazione essenziale del "popolo istoriale"- che è la versione "pensante" del Volk dominatore- di essere un tale pastore. E, allo stesso tempo, poiché il Dasein è la domanda dell'essere- è un essente per il quale è questione dell'essere stesso- l'uomo (del popolo istoriale) è il pastore di se stesso. Non può essere il pastore dell'essere, e assumere le sue "responsabilità", se non essendo anche il pastore di se stesso in quanto popolo istoriale.

 

La formula, in apparenza bucolica, si traduce facilmente in nazilingua.

 

L'ipotesi sarebbe, secondo alcuni, che la frase sul "corpo dell'uomo"- che è dunbque essenzialmente altro che un organismo animale- è una critica del biologismo e, a questo titolo, una critica decisiva del nazismo. I nazisti, con il loro culto del sangue, avrebbero animalizzato l'essere umano. Coloro che tengono alla loro illusione secondo la quale Heidegger finisce con il diventare anti-nazista possono sempre sviluppare quest'analisi. La mia ipotesi è che, nella sua preoccupazione strategica di fondare il nazismo e di introdurlo nella filosofia, Heidegger procede a una specie di "traslazione vettoriale".

 

Se N è il nazismo "classico" chiamerò Nh il nazismo di Heidegger. Penso soprattutto che N et Nh fanno necessariamente coppia, nelle circostanze storiche recenti. N non può né essere filosoficamente fondato né essere introdotto nella filosofia. N, per diventare una realtà intra-civiltà heideggeriana, ha bisogno di Nh. La "debiologizzazione" del nazismo da parte di Heidegger rileva di questa necessità strategica di disporre di Nh. Per dirlo crudamente: N è il nazismo effettivo crapuloso, Nh il nazismo di legittimazione-fondazione. Ma, lo ripeto, essi fanno coppia. Se chiamiamo N + 1 un nuovo nazismo effettivo, la sua creazione non potrà che essere facilitata da Nh. Lo penso in quanto sono tanto più persuaso che la distanza che avrebbe preso Heidegger nei confronti del nazismo effettivo è assolutamente contraddetto dal fatto che egli capitalizza Auschwitz.

heidegger-nazismo.jpgHeidegger quando non risiedeva nella sua baita nella foresta nera tendeva comunque a frequentare sempre della bella gente...


Ogni distanza heideggeriana nei confronti di N è un tranello destinato a far dimenticare la solidarietà indeffettibile di N e Nh. Qui si attinge forse un vertice di ignobiltà e di abiezione. Penso che, per costruire Nh, Heidegger non esita ad arruolare la poesia stessa soprattutto quella di Hölderlin [1]. Nel primo nazismo effettivo- in N- il popolo istoriale ha un "sangue superiore". È di razza superiore ed è minacciato ed è minacciato di svilimento dal sangue dei popoli inferiori. Sarebbe la versione detta popolar-populista. Nel nazismo di heidegger- in Nh- questo stesso popolo istoriale diventa soprattutto un'entità poetica. La poesia è arruolata per "rappresentare" la stessa cosa che era posta sotto la Führung hitleriana: il Volk, la popolazione völkisch.

 

Questo è, mi sembra, la chiave strategica del dispositivo Heidegger. È possibile prendere Nh senza rendersi conto che, nei fatti, benché virtualmente- la cosa non è contraddittoria- si prende necessariamente con esso N o ogni altra variante possibile di N.  Ma la frase sul corpo dell'essere umano nasconde molto più di una semplice debiologizzazione di traslazione. Per il momento l'enuncerò molto rapidamente. La non organicità animale del corpo umano sarebbe una delle conseguenze della differenza ontologica. L'essere non è l'essente diventerebbe: il Dasein non è l'organismo animale. bisognerebbe, in molte pagine, discutere questa interpretazione della differenza ontologica.

 

Ma c'è anche di più terrificante. Se l'Heidegger di Serenità ha potuto vantarsi e preconizzare la serenità lui, grande pensatore di reputazione mondiale, a Messkirch e 10 anni dopo la seconda guerra mondiale, è perché la sua "Bildung" gli permetteva di considerare Auschwitz per ciò che i nazisti volevano che fosse. un nulla che non è mai esistito. Per fare ciò è meglio non aver affatto un corpo animale. Perché è attraverso questo corpo chesiamo colpiti dalla sofferenza altrui. È il nostro corpo animale che ripugna alle immagini dei campi, dei forni crematori e all'idea che milioni di esseri umani sono stati anche privati delle spoglie.

 

Per me, Heidegger, nella Lettera sull'umanismo pensa come un SS. 

 

heidegger-hitler.jpg

 

E questi migliori alllievi contano oggi tra i "durbaniani". E si chiamano a volte Amadinedjad. Per dirlo più crudamente bisogna che il nazista faccia del suo sangue superiore una specie di entità poetica, entità che si manifesta nel genio specifico dellal lingua del pensiero e della poesia (in questo caso il tedesco) mentre deve uccidere in sé l'animale di sensibilità e di corpo.

 

Nei fatti la nostra "umanità" è spesso la nostra "animalità". L'assassinio a sangue freddo di un bambino ci riempie di orrore. Il corpo organico animale umano è diventato capace, nel corso di una evoluzione in cui il naturale si fonde interamente con il culturale, di un tale sentimento. Ma per "fondare" una civiltà sullo sterminio di massa bisogna pur che i fondatori, che sono i pastori dell'essere, si spoglino di tutto ciò che potrebbe esporli a delle emozioni di simpatia, di compassione e di pietà. Perché questi pastori dell'essere, lo abbiamo già detto altrove, hanno dei cani. Sono le SS. Può essere dei cani del genere bisogna necessariamente che si siano spogliati della loro organicità "animale-umana". Essi non sono dunque tanto animalizzati quanto transcodificati nella specie di cani mostruosi dalla forma umana.

 

Il nazismo è letteralmente l'allevamento di un popolo di uccisori attraverso trnascodificazione dell'organicità animale-umana.

 

Non è così facile, benché necessario, leggere Heidegger a partire dalla tesi dell'introduzione del nazismo nella filosofia. Benché aderente ai temi nazisti del sangue e della razza- in Logica del 1934 egli legittimerà la "voce del sangue"- Heidegger avrà soprattutto costruito un antisemitismo che ho chiamato "ontologico". Il Volk è essenzialmente il "pastore dell'essere". La frase che cerco qui di commentare: "Il corpo dell'uomo è qualcosa di essenzialmente diverso da un'organismo animale" è a nostro avviso una delle affermazioni fondamentali del nazismo heideggeriano. Non fosse che perché essa apre la porta a una "selezione" degli esseri umani in funzione delle loro più o meno grandi prossimità con l'organismo animale. Cosa occorre per essere corporalmente essenzialmente altro da un "organismo animale"? Bisogna parlare la "lingua dell'essere", ad esempio, soprattutto il tedesco?

 

Grab Heidegger Tomba  dei coniugi nazisti Heidegger con, in evidenza in alto, una bella croce al merito nazista debitamente camuffata.


 

 

Note

 

[1] Il quadripartito è questo senso emblematico- cade a proposito- sulla solidarietà di N e di Nh. Mattéi avrà un bel gridare al fantasma, il fatto che sia possibile vedere il quadripartito come una svastica- una croce uncinata- prova che sia in effetti una svastica. Attraverso la svastica il quadripartito si addossa al nazismo reale o storico mentre in quanto quadripartito rivolto verso Hölderlin esprime Nh, il nazismo heideggeriano di "civiltà", fondato e fondante in filosofia... Heidegger è tutto qui: un SS in filosofia "transfilosofica". È quanto è già all'opera nella "magnifica" Lettera  sull'umanismo . La quale fu indirizzata a colui che si allineò in seguito al negazionista Faurisson. (Era più un segnale che un passo falso?...).


 

heidegger geviert2

 

Il misterioso Geviert  (quadripartito) heideggeriano a saperlo vedere forma una bella e provocatoria svastica.

 

 

 

 

[Traduzione di Ario Libert]

 

 

 

LINK al post originale:
Heidegger avait-il un corps animal?


 

LINK ad un scambio epistolare tra Heidegger e Marcuse:

Marcuse-Heidegger: le lettere dell'anno zero


 

LINK ad un interessante saggio di Thomas Sheehan:
Heidegger e i nazisti

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28 febbraio 2012 2 28 /02 /febbraio /2012 07:00

Heidegger: il linguaggio è il pastore di cosa?

 

 

heidegger_passeggio.jpg

 

Rudolfhess"Il linguaggio è il pastore dell'Essere". Ecco cosa ha detto il più grande pensatore del XX secolo. È una cosa carina. Il linguaggio non quella cosa aggressiva e dominatrice che si accanisce sugli essenti per dominarli, farne la contabilità, metterli in riserva nello Gestell della civiltà metafisico-tecnica.

 

Ma ecco, nella Lettera sull'umanesimo, dove è detto, il pastore pensatore avere dei cani. Nessuna questione, beninteso, di dire come essi si chiamano. Bisogna conservare al pastore la sua fisionomia poetico-bonaria. Basta tuttavia fare la lista degli accusati del processo di Norimberga per sapere come si chiamavano i pupazzi del grande pastore: Göring, Hess, Keitel, Rosenberg, Speer l’architetto…

 

heidegger_umanismo.jpg


hitlerDove si vede in quale senso l'espressione "il linguaggio è il pastore dell'essere" rivela essa stessa di questa pastorale dell'essere.

 

Hitler ed i suoi hanno sperimentato non senza successo come il linguaggio poteva in effetti costituirsi in "guardiano dell'essere". L'essere della razza, l'essere-razza, raccolto dalla Führung e protetto dalla metafisica dei diritti dell'uomo. Anti-linguaggio, da un certo punto di vista, l'hitlerismo è tuttavia un linguaggio. Quello di una mobilitazione generale in vista di affermare la sovranità assoluta di un'entità costituita come Volk, come popolo. E "sovranità assoluta" vuol dire schiavismo e sterminio.

 

Ma non è che una faccia della medaglia. Il linguaggio hitleriano è la macchina da guerra, è il dispositivo creato in funzione delle circostanze.

 

Occorre un linguaggio diverso, evidentemente senza misura comune, ed è quello dello stesso Heidegger. Heidegger sta all'università come Hitler sta allo stadio di Norimberga. Nel dispositivo generale dell'hitlerismo naturalmente.

 

Molti lettori di Heidegger obiettano, sinceramente indignati dall'accostamento, ponendo in risalto la lingua pensante, poetico-pensante di Heidegger.

 

Ma, precisamente, bisogna che annettano, innanzitutto a titolo di ipotesi che una legittimazione filosofico-universitaria del nazismo non può fondarsi "tecnicamente" che alla condizione di una tale distanza tra la poltiglia di violenza del linguaggio hitleriano e il suo "cambio" spirituale.

 

heidegger martin-19790419 2


Affinché l'introduzione del nazismo nella filosofia abbia luogo bisogna che essa sparisca in quanto tale da un certo campo di lettura evidente.

 

La logica disposizionale dell'operazione è la seguente: vi è introduzione del nazismo nella filosofia da parte di Heidegger perché non vi è introduzione del nazismo in filosofia.

 

L'operazione è formalmente brillantemente riuscita. Un giorno, forse vicino, si accetterà questa ipotesi non per combattere ciò che essa denuncia ma per gioirne.

 

Vi sono delle ragioni per aver paura di Heidegger.


 

 

LINK al saggio originale:

Heidegger: le langage est le berger de quoi?

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27 febbraio 2012 1 27 /02 /febbraio /2012 07:00

 

Perché Heidegger non "filosofa"

 

 

heidegger-in-Heildelberg-1933.jpg


 

di Skildy

 

Heidegger ha messo in causa, "decostruito", tutta una tradizione ontologica, logica, grammaticale. È ammirato e lodato per aver intrecciato dei legami essenziali, e rispettosi, con la poesia. Si può affermare che ha sperimentato così una rottura con tutta una tradizione filosofica. Ha parlato del pessimo pericolo, del pericolo confuso che è la "produzione filosofica".

 

HitlerHeidegger


 

Non ci si contraddirebbe, né tradirebbe il maestro sviluppando una non-filosofia di ispirazione heideggeriana. Belle pagine di pensiero meditante, in opposizione al pensiero calcolante- al quale non sfugge la filosofia tradizionale- sono già state scritte in un tale stile heidegeriano.

 

Parlerò tuttavia di un "contro-avvenimento" Heidegger per sostenere che, sfortunatamente, questa non-filosofia, che a volte ha presso Heidegger degli accenti di anti-filosofia, è stata "originariamente" generata dal suo profondo nazismo.

 

Se la tesi è che Heidegger, dopo l'ascesa di Hitler sino alla sua morte, è rimasto "spiritualmente" fedele al suo impegno in favoro del nazional-socialismo, è stato costretto ad imparare a parlare della "cosa" senza nominarla esplicitamente.

 

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Per quanto possiamo vivere in un mondo "normale" sarebbe inaccettabile che il nazismo  possa essere insegnato ufficialmente, genocidio compreso, e esplicitamente come una filosofia politica tra le altre.

 

Voglio dire che il nazista Heidegger non poteva parlare del nazismo come Descartes, ad esempio, ha parlato delle passioni, o Spinoza degli affetti. Immaginiamo un corso di Heidegger che, sul modello dell'Etica di Spinoza, esporrebbe così i principi fondamentali, con i loro lemmi e scolii, del nazismo hitleriano. Sarebbe diventato un ideologo emarginato. Non sarebbe oggi insegnato nemmeno nei nostri licei.

 

Il "contro-evento" Heidegger consiste allora precisamente nel fatto che, nella storia della filosofia, e proprio mentre sta per inscriversi, egli rompe con la "tradizione" dell'esplicitazione e della chiarificazione e mette a punto una nuova retorica del sotterfugio e dell'implicito.

 

In questo senso il filosofo Heidegger non può, o non può più filosofare, perché, per l'essenziale, formula "lo spirito del nazismo" e non può farlo che in modo criptato. Bisogna considerare queste affermazioni in tutto il loro orrore.

 

heidegger-nazismo.jpg

 

Heidegger, sin dall'avvento al potere di Hitler, ha chiesto ed esortato allo sterminio. Ha così preparato la "shoah attraverso le pallottole" e Auschwitz. Ha fatto parte del circolo di nazisti radicali che ha deciso, nel cuore dell'Europa, della sorte di milioni di esseri umani.

 

L’appello allo sterminio si trova anche nel discorso del rettorato e è stato anche citato dallo stesso Heidegger nella sua Introduzione alla metafisica del 1935.

 

Ed ecco come Heidegger non "filosofa" sulla cosa perché questo ci chiama, nel suo linguaggio "onto-poetico": "apertura determinata all'istanza dell'essere".

 

Ed è precisamente perché la frase non nomina chiaramente e distintamente la "cosa" che dico che Heidegger non poteva "filosofare".

 

Non appena si decritta Heidegger degli orrori senza nome diventano “visibili”. Si scopre ad esempio che rende spesso omaggio alla SS.

 

Reitero l'idea: la necessità di un criptaggio della biopolitica di sterminio è la forza genetica che dà conto degli aspetti "spirituali" del contro-evento Heidegger: sospetto del concetto, associazione privilegiata con la poesia, distanziameno "decostruttivo" con la filosofia, ecc.

 

heidegger-hitler.jpg

 

Sappiamo il perché: questo filosofo non poteva "filosofare" chiaramente sull'innominabile, l'abiezione, l'industria della morte.

 

E coloro che sfruttano il filone Heidegger fanno tutto, e faranno tutto affinché l'orrore heideggeriano non venga alla luce.

 

E mentre la ricerca potrebbe essere quella di studiare coma ha potuto costituirsi un "nazismo teorico". Come momento senza dubbio inaugurale della biopolitica di sterminio.

 

La "schizofrenizzazione" accademica di Heidegger è filosoficamente, eticamente, epistemologicamente insostenibile.

 

heidegger, di Levine

 

Preciso che la mia intenzione non è di dedicarmi alla "decostruzione".Heidegger "distrugge" e non decostruisce. È molto spesso estremamente violento nelle sue affermazioni.

 

È stato molto presto persuaso, almeno sin dal periodo del rettorato, che lo sterminio costituiva la "svolta istoriale" decisiva. Non ha mai rinnegato questa follia. Non ha mai smesso, a partire dal 1945, di fare una pubblicità "filosofica" a favore dell'opera compiuta da Hitler.

 

 

 

LINK al saggio originale:

Pourquoi Heidegger ne “philosophe” pas

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1 febbraio 2012 3 01 /02 /febbraio /2012 07:00

Le Tavole di "L'ORIGINE DI TUTTI I CULTI"


 

[1795]

 

 

 

 

Dupuis_Origine_1795_II.jpgFrontespizio del II volume di L'Origine de tous les cultes, datato Anno III della Repubblica una e Indivisibile, cioè 1795. Opera in tre grossi volumi a cui Dupuis allegò come 4° volume l'atlante che presentiamo in prima traduzione italiana.

 

 

Cominciamo con questo post a far conoscere un formidabile ricercatore del tardo illuminismo francese e cioè Charles François Dupuis, autore della grandissima opera  L'Origine de tous les cultes ou Religion Universelle [L'Origine di tutti i culti o religione universale], cominciando dalla sua famosa quando irreperibile raccolta di tavole che egli allegò appunto a questa sua "Grande Opera", come egli la chiamava in rapporto alla sua mole.

La modernità ed esaustività di essa sono pari all'oscurantismo e al particolarsimo dei suoi avversari ecclesiastici e accademici che hanno voluto condannarlo all'oblio per ragioni che nulla a che fare con la scientificità della ricerca storica e culturale ma soltanto con motivazioni di ordine squisitamente ideologico e cioè di politica di corporazione e di categoria professionali e sociali, come avrò modo di porre in evidenza nel corso della pubblicazione dei suoi lavori inediti nel nostro paese profondamente ignorante e sanfedista.

Queste Tavole, che hanno l'evidente scopo di fornire materiale di supporto al discorso storico e teorico di Dupuis, sono annesse alla sua opera maggiore, essendo quella minore il suo celeberrimo  Abrégé de l'origine de tous les cultes, [Compendio dell'origine di tutti i culti; Tr. it.: Bastogi, Foggia, 1982], e cioè il suo riassunto che se ha assicurato fama al suo autore lo ha anche condannato nel novero degli scrittori di opere puramente atee, il che non può che essere falso se riferito a Dupuis anche se vero per i suoi seguaci del XIX secolo alla ricerca di un grande nume tutelare della loro asfittica causa.

Esse si distinguono in due categorie e cioè materiale schematico elaborato da Dupuis allo scopo di rendere intelligibile maggiormente le sue argomentazioni all'interno dell'opera; e materiale di natura archeologica con cui egli supporta appunto la sua teoria dell'origine "astronomica" del primo culto veramente universale dell'umanità più remota. Questa cosmologia religiosa, come dimostra l'autore con grande abilità e profusione di materiale è profondamente legata ai cicli fondamentali della natura e cioè alle stagioni e ne è anzi una sapientissima e anche, per noi oggi, ma sicuramente anche per le culture arcaiche, poetica simbolizzazione attraverso allegorie che si sono sedimentate in immagini nel corso di numerosi millenni.

Queste immagini-concetto, su cui hanno indagato anch'essi scrupolosamente e nello spirito scientifico storiografico che fu di Dupuis lo storico della scienza italo americano Giorgio de Santillana insieme alla sua collega Hertha von Dechend nel loro famoso quanto controverso  Hamlet's Mill  [Il mulino di Amleto, Tr. it.: Adelphi, Milano, 1983], avevano la loro sede privilegiata non solo nell'osservazione dei cicli stagionali della natura ma anche legata a quest'ultima esigenza, l'osservazione di ben altri cicli che attrassero sicuramente sin dai tempi primordiali l'attenzione degli uomini, o ominidi di acuta intelligenza, quelli appunto astronomici che portarono i migliori ingegni arcaici a ricavare attraverso modalità intellettuali e empiriche, tutt'ora al vaglio della migliore ricerca storica vertente sulle culture e scienze dei tempi più remoti, a ricavare il più importante di essi e cioè il ciclo della precessione degli equinozi!

Di quest'ultimo avremo modo di trattare prossimamente in molti post allo scopo di darne una trattazione veritiera su scala storico culturale e cioè allo scopo di demistificare la sua sedicente ad Ipparco di Samo, il solito greco tanto caro all'accademismo occidentalista che non vuole e non può ammettere formalizzazioni raffinate del sapere, sia esso matematico, tecnico, scientifico o filosofico, a culture antecedenti che rischino cioè di ledere, malgrado la sterminata mole di evidenze archeologiche, il primato di quello che un altro grande ricercatore di verità, il sociologo della conoscenza Martin Bernal chiama giustamente, nel suo superbo studio di sociologia della conoscenza Atena nera, (e anche un po' provocatoriamente) "modello ariano", o se si preferisce il primato della cultura e delle istituzioni della padrona "razza" bianca rispetto alle altre, e che spiega bene il suo successo e la sua alta considerazione presso i ricercatori afrocentristi.

 


 

 

 

 

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TAVOLE DI L'ORIGINE DI TUTTI I CULTI,

DEL CITTADINO DUPUIS,

CON LA LORO SPIEGAZIONE.

A PARIGI,
Presso H. AGASSE, rue des Poitevins, N° 18.

ANNO III DELLA REPUBBLICA.

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IL CITTADINO LOYSEL, Ingegnere per i Globi e le Sfere, ha costruito, sotto la direzione del Cittadino DUPUIS, un Globo destinato a facilitare la comprensione di quest'Opera. I Poli di questo Globo sono mobili, e si adattano alla precessione degli Equinozi. In più, le figure delle Costellazioni sono accompagnate da tutti i diversi nomi, e da tutte le diverse denominazioni, con le quali le si è designate da sempre.

 

Quest'artista risiede in rue du Plâtre-Jacques, N° 9, al primo piano sul davanti.

 

 

 

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Frontespizio di "L'Origine di tutti i culti", 1795.

 

 

 

IL Sole, oggetto di tutti i Culti, occupa la parte alta della Tavola; a sinistra brilla la Luna, che ha condiviso la venerazione dei Mortali. Il Padre della Luce lancia i suoi bagliori attraverso i due segni dello Zodiaco, da cui ha assunto le forme in tutti i Culti: il Toro e l'Ariete. Durante l'Equinozio di Primavera, la Natura esce dall'intorpidimento, in cui l'ha immersa durante l'inverno l'allontanamento del Sole. Questo fenomeno fisico attrasse l'attenzione di tutti gli uomini, e accordarono l'espressione della loro riconoscenza per l'Astro benefattore, che sembrava far ritorno soltanto per illuminarli di nuovo con il suo bagliore.

 

La precessione degli Equinozi fa corrispondere successivamente il Sole ai diversi segni dello Zodiaco, all'epoca dell'Equinozio di Primavera. Circa 4.000 anni fa il Sole apriva l'anno Astronomico, posto nel Toro. È nel tempo che è trascorso durante questa corrispondenza, e cioè, nello spazio di 2151 anni solari, a cui devono riferirsi tutti i Culti, di cui il Toro fi l'oggetto simbolico. Vediamo in questo disegno gli emblemi di questi Culti: il Vitello d'oro degli Ebrei, al quale è unito il Candeliere a sette braccia, emblema dei sette Pianeti: il bue Api adorato sulle rive del Nilo, caratterizzato dalla statua di questo fiume benefattore: più in basso il Toro, padre della Natura, apre l'uovo Orfico, da cui uscì il vasto Universo; quest'emblema è ancora posto nei tempi dei Giapponesi. Infine il Toro immolato da Mitra, simbolo sacro presso i Mitraici, termina il Quadro.

 

Più di mille anni prima del regno di Augusto, o dell'Era volgare, il Sole non apriva più l'anno, montato sul Toro; ma posto posto sull'Ariete, o Agnello celeste. Nuove Religioni si formarono e si impadronirono di questo nuovo simbolo. Giove Ammone portò dei corni di Ariete: come il Toro di Mitra, l'Agnello ebbe i suoi iniziati, una vita, una morte violenta, una resurrezione all'Equinozio di Primavera, ecc. Questa Dottrina è spiegata nell'Apocalisse, opera di un iniziato ai misteri dell'Agnello, e di cui nessuno aveva trovato la chiave. L'Agnello è accompagnato dai quattro animali mistici, quelli che occupavano i centri del Cielo (in termini di Astrologia), il Leone, il Bue o Toro, l'Angelo o uomo dell'Acquario, e l'Aquila o Avvoltoio della Lira.

 

Una Donna con in braccio un bambino, incoronata di Stelle, che cammina su di un Serpente, ricorda la Vergine celeste, sotto alla quale si estende il Serpente, e al di sopra della quale è posta la Corona. È essa che brillava all'Oriente il 25 dicembre a mezzanotte, quando i Calendari Romani annunciavano la nascita del Sole invincibile. Essa era stata successivamente Iside, Temi, Cerere, Erigone, la madre di Cristo, ecc.

 

La statua simbolica di Serapide, o del Sole d'Autunno, vecchio e caduco, è circondata dalle spire di un grande Serpente. È quello che fissa l'ingresso del Sole nei segni inferiori, tempi delle Piogge e delle Tenebre; ed è lui che ha portato nel mondo il peccato e la morte.

 

Si intravedono sullo sfondo le Piramidi d'Egitto, monumento Astronomico-Mitologico del culto di Osiride e di Iside, e cioè, del Sole e della Luna.

 

La parte centrale della Tavola è occupata da un sacrificio a Vesta, fondamento della Religione dei Romani, e di cui il fuoco sacro non era che un emblema della luce solare.

 

L'ultimo simbolo che ricorda qui il Sole, nascosto sotto dei veli religiosi, è il cesto mistico, da cui esce un Serpente. Si sa che questo rettile svolgeva un grande ruolo nei misteri di Bacco, le cui conquiste rappresentavano il passaggio del Sole nelle sue dodici dimore.

 

Questo Frontespizio è una Tavola abbreviata di l'Origine de tous les Cultes, e serve a fissarne le basi principali, in modo ingegnoso quanto acuto.

 

 

 

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Domicilio dei pianeti

 

 

Il Numero dei Pianeti essendo minore di quello delle Costellazioni Zodiacali, si assegnò a cinque tra di esse, due segni per domicilio, o luoghi nei quali si sviluppava più energicamente la loro potenza. L'Astrologia, che si confondeva quasi sempre con l'Astronomia antica, trasse una grande vantaggio da questi doppi domicili. La loro conoscenza è necessaria per coloro che vogliono penetrare il segreto dei Miti.

 

 

 

 

 

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Medaglie dell'Imperatore Antonino coniate in Egitto

 

 

 

Queste Medaglie presentano lo stesso soggetto della tavola precedente; ma è qui posto in azione. Ogni pianeta è espresso attraverso una Divinità, che aleggia sul segno, in cui ha fissato il suo domicilio. questa alleanza offre un esempio delle creazioni Mitologiche.

 

 

 

 

 

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Divisione dello Zodiaco in 36 parti

 

 

 

La superstizione cresce sempre: essa non fu soddisfatta di aver dedicato i segni interi ai Pianeti. Divise ogni segno in tre parti di sei gradi, chiamati Decani. Questi decani furono personificati e divinizzati. La storia stessa se ne impadronì; ne fece i celebri Dinasti Egiziani, la cui esistenza e la successione, o la coesistenza, sono state il tormento degli Eruditi. Essi non dominarono tuttavia che in sottordine ad ogni decimo di segno, e per l'influenza dei Pianeti, che si ripartirono sotto questa presidenza subalterna, senza cessare di presiedere ad ogni segno intero.

 

04_Planisfero_astrologico_di_stile_egiziano.jpgPlanisfero Astrologico di stile Egiziano

 

 

 

Bianchini scoperto a Roma questo Planisfero, lo inviò all'Accademia delle Scienze di Parigi. Benché mutilo, serve nello stabilire l'intera successione dei Decani, e dei Pianeti corrispondenti a ognuno di essi. serve da base alla Divisione dello Zodiaco della tavola precedente.

 



 

05_Planifero_egiziano_dei_paranatellonta.jpg Planisfero Egiziano dei Paranatellonta

 

 

 

 

 

 

 

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Planisfero Egiziano dei Paranatellonta


 

La dottrina segreta dei sacerdoti Egiziani non si limitava ai Decani; essa aveva anche come soggetto i Paranatellonta, e cioè, le Costellazioni extra-zodiacali, che salivano o scendevano sotto l'orizzonte, durante lo stesso periodo in cui ogni grado dei segni dello Zodiaco si levava o tramontava. La riunione dei Segni con i loro Paranatellonta forma questo Planisfero Egiziano, di cui si vedono le due parti separate con i numeri V e VI, e che sono tratti dall'Œdipus Ægyptiacus di Kirker. È impossibile spiegare gli attributi delle Divinità, senza la conoscenza dei Paranatellonta.

 


 

 

 

 

 

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Distribuzione dei quattro Elementi nei dodici segni dello Zodiaco, e nei domicili dei Pianeti

 


Tutto, nel mondo sublunare, essendo sottoposto all'influenza dei segni dello Zodiaco, i quattro Elementi furono loro subordinati, e se ne attribuirono tre segni ad ognuno. Questa attribuzione cominciò dalla Luce e dal Leone, che era il domicilio del Sole e il primo segno, 2.500 anni prima dell'Era volgare. Essa continuò successivamente: il che formò i triangoli, o Trigoni dei segni, così famosi presso gli Astrologi, e di cui l'applicazione dà la chiave di alcuni punti oscuri del trattato di Plutarco, Iside e Osiride.

 

 

 

 

 

 

 

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Planisfero delle fatiche di Ercole


Porfirio dice, che il Mito delle dodici fatiche di Ercole ha come base la divisione dei dodici segni dello Zodiaco; e che Ercole non è che il Sole, che percorre tutti gli anni il percorso, il cui ingresso è fissato al punto solstiziale, occupato un tempo dal Leone. Questo Planisfero rappresenta il Sole, o Ercole, che percorre i dodici Segni, cominciando dal Leone, che è allora quello di Nemea: le altre fatiche corrispondono agli altri undici Segni.

 

 

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Le sei Prefetture dell'Impero di Hormuzd, o di Osiride, e quelle dell'Impero di Arhiman o di Tifone.


In Ercole, si è voluto vedere l'emblema della forza della Natura, o del Sole forte; vediamo qui il simbolo del Sole fecondo o benefattore. È l'Osiride degli Egiziani, e l'Hormuzd dei Persiani. Occupa in questo Planisfero i sei segni superiori, o i sei segni della Luce: erano le sue Prefetture. I segni inferiori, o delle Tenebre, furono attribuite al nemico della Natura; furono le prefetture del Tifone degli Egiziani, e dell'Arhiman dei Persiani.

 

 

 

 

 

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Planisfero dei percorsi di Iside.


Iside è la Luna, secondo Porfirio; e Cheremone, sacerdote Egiziano, dice chiaramente che si deve spiegare la storia di Iside e quella di Osiride, con i movimenti del Sole e della Luna, comparati allo Zodiaco e agli altri Astri Paranatelloni. Si è costruito, con questi principi, un Planisfero sul quale sono rappresentati i percorsi di Iside, e i diversi incontri, così come essi si trovano nel trattato di Plutarco, Iside e Osiride.


 

 

 

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Planisfero delle imprese di Teseo.


I Tebani cantarono il Sole con il nome di Ercole, e Teseo fu l'Ercole degli Ateniesi. Strabone chiama le sventure di Teseo e le fatiche di Ercole, delle Avventure Mitologiche: sono dunque della stessa natura. Il Toro di Maratona, Il Cinghiale di Erimantea (secondo la denominazione della Grande Orsa), non sono vissuti che nello Zodiaco. È qui che il Planisfero li pone con le altre imprese del Sole-Teseo.

 

 

 

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Soggetto del Poema degli Argonauti.


La conquista del Vello d'oro, o le imprese degli Argonauti, sono della stessa natura di quelle di Ercole e di Teseo. Sono dei viaggi e una conquista Astronomiche, L'autore del più antico poema delle Argonautiche, attribuito a Orfeo, invoca cominciando il Dio del Sole: "Ispirami, divimo Febo, sto per cantare la tua potenza". Ecco dunque un poema solare, come quelli di Ercole, di Teseo, e di Bacco. Il Sole, dopo aver percorso i primi undici segni dello Zodiaco, cominciando dal Toro, fa la conquista del Vello d'oro dell'Ariete di Frisso, dell'Ariete celeste. Questa brillante conquista fissa l'Equinozio di Primavera, inizio dell'anno, o del mondo Astronomico, secondo i Mitologi. Vediamo in questo Planisfero lo stato del Cielo, la sera e il mattino del giorno dell'Equinizio di Primavera, 2.500 anni prima dell'Era vologare, con i principali Paranatellonta di quell'epoca. Ecco, la trama dei tre poemi sul Vello d'oro, composti da Orfeo, Apollonio di Rodi, Valerio Flacco; e dalle tradizioni pretese storiche, che Diodoro siculo ha riunito su quest'evento favoloso, così celebre nell'antichità.

 

 

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Planisfero dei viaggi di Bacco.


Bacco era, secondo Plutarco e Diodoro siculo, la stessa Divinità di Osiride, chiamata da Eumolpo, l'Astro luminoso, che versa il fuoco con l'aiuto dei suoi seimila raggi. Allo stesso modo di Osiride, Bacco era posto a morte durante l'Equinozio di Primavera; scendeva agli Inferi, risuscitava in capo a tre giorni, e assumeva il nome di Salvatore dopo la sua resurrezione. Orfeo dice testualmente così: "il Sole, che chiamiamo Bacco". I viaggi di Bacco e le sue conquiste in India, sono dunque della stessa natura, di quelli di Ercole e di Osiride: essi sono l'emblema del percorso annuo del Sole. Le Dionisiache, questi poemi così celebri su Bacco, non offrono che iquadri annui della nascita, dell'infanzia, della maturità, della decadenza e della morte del padre luminoso della Natura. Li si seguirà senza difficoltà con l'aiuto di questo Planisfero.

 

 

 

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Vaso antico del Museo Nazionale.


 

Questo antico e raro vaso Greco, presenta un soggetto che non è mai stato spiegato. Non si può che riconoscervi Bacco (sotto le forme del Toro), che guida le Pleiadi. I miti di Bacco furono composti all'epoca, in cui il Toro era il primo dei segni; è per questo che questa divinità ne assunse tutte le forme. Qui compare così come lo evocavano, secondo Plutarco, le donne dell'Elide; esse lo pregavano "di scendere dai Cieli insieme alle Grazie, e di porre sulla terra il suo piede di bue". Il Sole apriva l'anno nel segno del Toro, e a quest'epoca, le Pleiadi sorgevano eliacamente, e cioè, esse cominciavano ad apparire il mattino all'apparire dei raggi del Sole: è per questo che la loro guida è qui il Dio dalla testa e dai piedi di bue. Questo sorgere delle Pleiadi è stato cantato da Esiodo, perché annunciava la mietitura.

 

 

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Sviluppo del vaso antico del Museo Nazionale.

 


 

 

 

 

 

 

16_giardino_di_Ormuzd.jpg Giardino di Hormuzd , o i seimila di Dio, e i seimila del Diavolo, o l'Impero di Arhiman.


I Discepoli di Zoroastro dividevano il tempo in 12.000 parti; 6.000 tempi, o anni, durante i quali l'uomo vive felice nel giardino di Hormuzd; e 6.000 tempi, o anni, durante i quali l'uomo è infelice sotto l'Impero di  Arhiman. Poi rientrava nel Paradiso o giardino di Hormuzd, dalla porta dell'Agnello, l'Ariete celeste; dal cui trono scorre il fiume di Orione, o il Gihon, uno dei fiumi del Paradiso terrestre. Su questa porta è posta Perseo, armato di una scimitarra, che difende l'Ariete dal Vello d'oro: è il Chelub, o Cherubino dalla spada fiammeggiante della Genesi. L'analisi di questo Planisfero darà la chiave della Cosmogonia ebraica, che è stata ricalcata su quella degli antichi Persiani.

 

 

 

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Rappresentazioni di Mitra.


Gli Apologeti della Religione Cristiana, Tertulliano e Giustino, hanno riconosciuto che la più ragionevole opinione ch ei Pagani potevano formarsi sulla nuova Religione dei seguaci di Cristo, era di assimilarlo a quella dei Persiani; e di credere che il loro Salvatore non era altri che il Dio-Sole, adorato da loro con il nome di Mitra. Infatti Mitra e Cristo nascono lo stesso giorno, in una grotta o stalla; il Cristo e Mitra rigeneravano l'Universo attraverso il sangue di un Agnello o di un Bue; essi morivano all'epoca della rinascita della Luce, così come essi erano nati durante la stagione delle Tenebre, ecc. Entrambi ebbero delle iniziazioni Segrete, dei Purificatori, dei Battesimi, delle Confessioni anche, ecc. Si ritroveranno le basi di questa comparazione tra le rappresentazioni dei misteri Mitraici, risparmiati dal tempo.

 

 

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Calendario di Iside, o della Vergine, scolpiti sul portale di Notre-Dame di Parigi.


Il Portale di Notre-Dame di Parigi è stato terminato verso la fine del 1300. Si credeva allora all'esistenza delle Sibille, e alla verità delle loro predicazioni, e in verità delle loro predizioni. Una delle più notevoli era l'Apparizione della Vergine, e di Gesù Bambino, che la Sibilla Tibutina fece vedere ad Augusto, informandolo che questa Vergine era quella delle Costellazioni, chiamata Spiga. Questa tradizione è fissata sulla Porta laterale sinistra del Portale di Notre-Dame. Undici segni dello Zodiaco vi sono incisi accanto ai lavori campestri di ogni stagione. La Vergine soltanto è spostata: essa occupa il centro della porta, nella sua qualità di Dama del luogo; e lo Scultore si è rappresentato egli stesso tra il Cancro e la Bilancia. Qui la Vergine rappresenta l'anno, così come Iside ne era il simbolo presso gli Egizani. Il Portale della grande Chiesa di S. Denys, quello di Strasburgo, e molti altri, presentano degli Zodiaci, diversamente modificati: quest'ultimo è il più curioso.

 

 

 

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Planisfero che rappresenta la posizione del Cielo al momento della nascita del Dio-giorno, il 25 dicembre a mezzanotte.

 

 

 

Gli Antichi prestarono fede alle regole chimeriche dell'Astrologia; cercarono di indovinare la sorte degli uomini, delle città stesse e degli Imperi, attraverso l'osservazione del Cielo al momento della loro nascita, o del loro giorno di fondazione: era l'oroscopo degli uni e degli altri. Un amico di Cicerone aveva composto l'oroscopo della fondazione di Roma. Costantino fece far quello della città, alla quale diede il suo nome. Non ci si meraviglierà di vedere l'oroscopo del Dio giorno, all'epoca in cui egli nasceva, e cioè durante il solstizio invernale; alla mezzanotte del 25 dicembre, giorno durante il quale i marmi antichi fissavano la nascita del Sole invincibile. I quattro centri del Cielo, in quell'istante, erano occupati a Oriente dalla Vergine e suo figlio nasceva, così come lo rappresentavano le Sfere Persiane di Aben Ezra e di Abulmazar, con il nome di Cristo e di Gesù; al Nadir, dal capro del Capricorno; a Occidente, dall'Ariete, o Agnello celeste, vicino al quale brillava il Toro; e allo Zenit infine, dall'Asino e la Mangiatoia del Cancro. Ai piedi della Vergine, si vede una delle sue belle stelle, chiamata Giano, che otto giorni dopo apriva l'anni Romano, che regge delle chiavi, dalla fronte calva, ed è il Principe o Capo dei Dodici mesi. Sopra l'Agenllo a Occidente, appaiono le tre stelle della fascia di Orione, chiamate ancora oggi volgarmente i tre Re Magi, ecc. Possiamo desiderare dei rapporti meglio chiari con il Cristo che nasce in una mangiatoia, accanto a degli animali, ecc., ecc.?

 

 

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Planisfero per servire alla spiegazione dell'Apocalisse.

 

Questo libro, che ha resistito alla sagacità di Bossuet e di Newton, trova oggi la sua spiegazione naturale nelle iniziazioni ai misteri Frigiani dell'Agnello. Questa interpretazione esige una conoscenza approfondita delle opinioni degli Antichi sui viaggi delle anime, il loro passaggio nei Pianeti e attraverso le porte mistiche del Cielo. La celebre visione di Ezechiele ha le stesse basi. Essa e l'Apocalisse sono tratte dalla Teologia dei Mitraici, con la quale Origene mette in parallelo la visione del Profeta. Il Genio dell'Apocalisse annuncia allo Ierofante Giovanni, che sta per rivelargli il futuro, o il libro del destino. Questo libro è il Cielo delle stelle fisse, modificando le sette Sfere. Lo si vede in questo Planisfero, così come fu aperto a Giovanni; e cioè, fermo sui suoi quattro punti principali, chiamati segni fissi e centri dagli Astrologi. I quattro animali mistici che li occupano sono il Leone, Il Bue o Toro celeste, l'uomo dell'Acquario, e l'Aquila della Lira, una specie di Avvoltoio, che sale insieme allo Scorpione e che gli fu sostituito.

 

 

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Sistemi Cosmogonici dei Siriani e degli Arabi.


Non si potrebbero capire i libri dei Cristiani, composti durante i tre primi secoli, e soprattutto quelli di Giovanni, di Erma e dei primi eretici, senza aver studiato le Cosmogonie dell'Egitto, della Siria, dell'Arabia, e dei paesi circumvicini, che essi hanno abitato. Queste Cosmogonie ci sono state conservate da Kirker, le cui opere, senza essere dei modelli di Critica, sono per lo meno degli eccellenti magazzini.

Ogni Filosofo, che traccerà la storia dei progressi e degli errori dello spirito umano, deve attingervi abbondantemente. Vi si ritrovano l'intero sistema della gerarchia celeste, così come la Chiesa l'ha insegnato; e si rimane convinti, dallo studio di questa tavola, che i Cristiani non hanno inventato nulla, nemmeno i loro miti cosmogonici e teurgici.

 

 

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Pietra scolpita del Palais-Royal.


Nella collezione delle pietre scolpite della casa di Orleans, che sono state vendute all'Imperatrice di Russia, possiamo vederne una della classe di quelle che si chiamano Astronomiche, il cui soggetto è spiegato in quest'opera. Su una faccia sono scolpite due serie di figure poste su due Zone circolari; e la parte centrale è occupao da una sola figura. Questa figura rappresenta Pan con il suo flauto; Pan, il moderatore dell'Universo e delle Sfere; Pan, il Genio che conduce, con l'aiuto di un flauto, l'arminia dei sette pianeti; che presiede ai concerti celesti, cantati dai Poeti, celebrati dai  Filosofi, e capiti, noi sosteniamo, nella tranquillità delle notti da contemplativi virtuosi. I sette Pianeti circolano nei loro carri intorno al loro conducente, e al dissotto dei segni dello Zodiaco, nei quali essi avevano fissato i loro domicili. Il Sole, posto sotto l'Ariete, ci informa che questa Agata-Onice è stata scolpita poco prima dell'era volgare, tempo in cui il Sole apriva l'anno, montato sull'Ariete celeste.

Il rovescio di questa pietra presenta una testa di Medusa, di pregiata fattura. Questa riunione di corni di Ariete e di Serpenti sembra bizzarra, e non ha potuto ancora ricevere spiegazione soddisfacente. La Mitologia-Astronomica ci fa vedere l'Ariete che sale all'orizzonte con i suoi corni inseriti nei serpenti della testa di medusa, che  l'eroe Perseo porta in memoria della sua vittoria. Questa vicinanza dei corni dell'Ariete e dei Serpenti ha dato luogo ai pittori e agli scalpellini antichi di rappresentare Medusa con gli attributi dell'Agnello celeste, uniti a quelli del Drago. La speigazione di questa bella Agata ci fornisce il mezzo per interpretare la maggior parte delle pietre Astronomiche, relegate molto spesso tra gli Abraxas, considerati essi stessi come inintelligibili, ma che trovano spesso oggi la loro spiegazione nei principi della Mitologia Astronomica.

 

 

 

Charles François Dupuis

 

 

 

 

 

[Traduzione di Ario Libert]

 

 

 

 

LINK:

Atlas de l'Origine de tous les Cultes

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28 gennaio 2012 6 28 /01 /gennaio /2012 07:00

Doppio gioco


I buoni affari del padronato USA con il III Reich
  

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Vladimir Simonov*
 
Mentre la polemica prosegue tra vecchi alleati sui loro rispettivi ruoli nella Seconda Guerra mondiale, Vladimir Simonov oppone la duplicità degli anglosassoni rispetto all'impegno senza difetto dei Sovietici. Egli evoca il doppio gioco degli Stati Uniti sino alla fine del conflitto: da una parte l'azione eroica dei suoi soldati contro la Wehrmacht, dall'altra il commercio segreto del suo grande padronato con il III Reich. Un punto di vista che rimane cortese, perché evita di menzionare il ruolo di Prescott Bush, ma che traduce l'esasperazione dei Russi davanti alla riscrittura della Storia alla quale si dedica la nuova potenza dominante.
 
Aveva il profilo di una ritratto su una moneta romana. Il naso fiero di un patrizio, rughe armoniose su un viso ascetico e stanco. Albert Kotzebue, nel 1945 tenente al 273° reggimento della 69a divisione di fanteria della Prima armata statunitense, invecchiava in bellezza. Il che gli faceva sentire più intensamente le gioie della vita. Quando avevo fatto la sua conoscenza a Chicago verso la metà degli anni 80, il colonnello in pensione Kotzebue compiva studi di diritto e duri esami universitari lo aspettavano la settimana seguente.  Aveva appuntamento con la morte due anni dopo, ma solo Dio ne era al corrente. 
 
Ma all'epoca Kotzebue era impegnato e generoso. Mi aveva offerto per ricordo un facsimile del numero dello Star and Stripes con il testo storico, canonico anche, che il corrispondente di guerra Andy Rooney aveva dettato per radio. Lo leggiamo con gli occhi delle persone affaticate per la luminosità degli schermi dei computer. E molto spesso è tramite Internet che sapiamo che il 60° anniversario della Grande Vittoria si avvicina.
  

Un foglio di carta giallina, un po' più densa del solito. Con un titolo che occupa tutta la larghezza: Gli Yankees incontrano i rossi. Le armate americana e russa si sono incontrate a 75 miglia a sud di Berlino, separando la Germania in due e riempiendo l'ultimo spazio esistente tra i fronti orientale ed occidentale. L'incontro annunciato ieri simultaneamente a Washington, Mosca e Londra ha avuto luogo mercoledì alle 16 e 40 a Torgau, sull'Elba... La migliore descrizione dei soldati russi è questa: somigliano come due gicce d'acqua agli americani... Si è invasi da un sentimento di gioia irresistibile, si apre un nuovo mondo immenso ...". 

Questo slancio di allegria, Kotzebue lo aveva vissuto. Questo incontro, l'aveva visto con i suoi propri occhi. Il tenente comandava un distaccamento di soldati statunitensi che avevano stretto la mano dei loro omologhi sovietici sull'Elba.
simonov02.jpgI suoi uomini erano stati i primi? Come per la bandiera rossa piantata sul Reichstag, la storia dell'incontro sull'Elba è aureolata di miti. Sia quel che sia, si dice che il distaccamento di Albert Kotzebue aveva preceduto di quattro ore e mezzo quello del tenente 
Wiliam Robertson, che anch'egli era avanzato in direzione dei Sovietici, Per Kotzebue, ciò non aveva alcuna importanza. La guerra non è uno sport, mi aveva detto. Ed a Chicago mi aveva raccontato come si era svolto.
  

All'alba, lo stato-maggiore del battaglione aveva dato l'ordine a Kotzebue di inviare una pattuglia verso l'Elba per vedere se i Sovietici erano lì. Truppe sovietiche avanzanti verso la Germania hitleriana durante la Seconda Guerra mondiale. È l'Armata Rossa che fece il maggior sforzo di guerra permettendo la liberazione dell'Europa dal nazismo.

Con 28 uomini a bordo di sette jeep, si era aperto con difficoltà una strada attraverso una folla di rifugiati e di disertori tedeschi travestitisi alla meglio. L'Elba si trovava ad una ventina di miglia, eppure non la raggiunsero che verso le 11 e 30 del mattino.

Dall'altro lato del fiume si intravedevano dei profili kaki che indossavano i copricapi caratteristici dell'Armata Rossa. Quest'immagine, Kotzebue la conserverà sempre nella sua memoria. Gli Americani lanciarono in cielo due bengala verdi per rassicurare gli alleati. I Sovietici si mostrarono diffidenti. Erano già stati beffati dai Tedeschi che si erano fatti passare per yankee. Dopo diversi scambi di opinioni e di segnali i Sovietici fecero segno di raggiungerli.

Ma come attraversare? Non in jeep! Accompagnato da sei uomini, Kotzebue ispezionò la riva e fini con il trovare due barche. Le catene che le fissavano furono spezzate a colpi di calcio dei fucili.

Durante tutta la notte, la Luna assistette a grandi mangiate a base di toast: beviamo alla salute di Stalin, alla salute di Roosevelt, all'Armata Rossa, alla fine della guerra... Al mattino una fisarmonica e dell echitarre apparvero. I Sovietici cantavano già Suoni River mentre gli statunitensi intonavano Katiucha...

A Chicago avevo chiesto a Kotzebue se all'epoca aveva preso coscienza del carattere storico del momento. Aveva risposto muovendo la testa: "Certo. La formula era semplice: Una guerra terribile, in cui l'umanità intera era stata trascinata era terminata. La nostra fraternità con un altro popolo, con i Russi, si era rivelata più forte del male. Sono credente, per me ci sarà sempre in ciò il trionfo biblico della luce sulle tenebre...".  

In quel mercoledì 25 aprile 1945, sull'Elba, Kotzebue ed il tenente Gordeïev -il solo nome russo di cui si ricordava- crearono la storia moderna. Lo stesso giorno, a San Francisco, si apriva una conferenza internazionale che doveva far nascere l'Organizzazione della Nazioni Unite, la cui missione era di mettere ordine urgentemente nel mondo del dopoguerra.  

simonov03.jpgNel suo ufficio al New York Times, il giornalista e futuro storico Charles Higham iniziava l'opera della sua vita, e cioè uno studio considerato come eretico all'epoca e che così è rimasta occhi secondo alcuni. Questo studio doveva infine approdare al libro di grande risonanza Trading with the Enemy (Commercio con il nemico) [1].

Questo libro aveva un sottotitolo il cui senso molto probabilmente sarebbe sfuggito a Albert Kotzebue. E se lo avesse capito, non avrebbe creduto e mandato il suo autore all’inferno. Eccolo questo sottotitolo: An Exposé of the Nazi-American Money Plot 1933-1949 (Rivelazione del complotto finanziario nazi-americano nel periodo 1939-1949).

Molte cose infatti erano da denunciare. I fatti scoperti da Higham nei documenti declassificati provenienti dagli Archivi nazionali degli Stati Uniti e da altre fonti rivelano che durante la guerra, quei pilastri del business americano come la Standard Oil of New Jersey; la Chase Manhattan Bank; la Texas Company, l'International Telephon and Telegraph Corporation, Ford, Sterling Products, ecc., avevano collaborato con il Reich hitleriano.

Questa collaborazione, dimostrata con prove concrete dall’autore di Trading with Enemy, non aveva suscitato nessuna condanna da parte dell’amministrazione degli Stati Uniti durante gli anni della guerra, soprattutto da parte del segretario per il Commercio, Jesse Jones; del segretario alle Finanze, Henry Morgenthau e degli alti funzionari del Dipartimento di Stato.

Si trattava di una formula di guerra completamente diversa e molto più complessa. Non aveva assolutamente nulla in comune con l'ingenua euforia del povero Albert Kozebue. La storia, non è la Bibbia. La luce non sempre trionfa sulle tenebre. Esaminiamo alcuni aspetti di queste transazioni con il nemico con gli occhi di un soldato della Seconda Guerra mondiale.

Quando Albert Kotzebue e la sua Prima armata avanzavano verso l’Elba incontro ai Sovietici e mentre gli Statunitensi in America e i Britannici sulle isole britanniche facevano la coda alle stazioni di rifornimento della benzina, la Standard Oil of New Jersey inviava del petrolio attraverso la Svizzera neutra per riempire i serbatoi dei blindati hitleriani [2].

Quando i soldati degli eserciti alleati avanzavano verso l'Elba, erano spesso attaccati da bombardieri con la croce uncinata nera dotati di motori provenienti dalle fabbriche della Ford impiantate nell’Europa occupata [3].

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Truppe sovietiche e statunitensi che sfilano insieme sulle rovine del III° Reich (Foto: RIA Novosti)
 
Per tutta la durata della guerra le fabbriche delle società statunitensi, soprattutto quelle di Possy, nelle vicinanze di Parigi, hanno costruito dei motori per aerei, camion e automobili. Per la Germania nazista e con il consenso dei proprietari statunitensi, evidentemente. "All’inizio di quest’anno ci siamo impegnati a fare tutto il necessario per la vittoria finale", affermava il giornale dell'azienda Ford in Germania [4].

Quando i soldati avanzavano verso l’Elba, Walter Scellenberg, il capo del SD, il servizio di controspionaggio della Gestapo, era alla stessa epoca uno dei direttori dell'International Telephon and Telegraph Corporation (ITT) statunitense. L’autore di Trading with the Enemy ha stabilito che durante la guerra il proprietario dell’ITT, Sostenes Behn, si era recato da New York a Madrid e a Berna per progettare i mezzi da organizzare per ottimizzare i sistemi di comunicazione dell’esercito tedesco [5].

Nel mese di maggio 1944, quando i soldati avanzavano in direzione dell’Elba, il presidente della Banca dei Regolamenti Internazionali (BIR) controllata dai nazisti, Thomas McKittrick, si era recato negli uffici di Bâle, in Svizzera, per presiedere l’assemblea annuale del Consiglio d’Amministrazione [6], la quarta dall’inizio della guerra. Con l’emissario hitleriano Emil Puhl aveva parlato d’un avvenimento di massima importanza  e cioè l’arrivo nelle casseforti della BIR di lingotti d’oro da 20 Kg per un totale di 378 milioni di dollari.
Questo oro era stato rubato nelle banche dei paesi occupati. Charles Higham scrive che si trattava anche di oro proveniente da oggetti- montature di occhiali, leghe, portasigarette, corone dentarie dei deportati - che erano stati rifusi nei sottosuoli della Reichsbank.
Nel marzo del 1943, un uomo del congresso [7] aveva proposto una risoluzione richiedendo una inchiesta sulle operazioni della BIR. Egli s’interrogava sulle "ragioni per le quali un cittadino americano, che assumeva la presidenza di una banca, era utilizzato per promuovere gli interessi e gli obiettivi delle potenze dell’Asse" [8]. Il Congresso degli Stati Uniti non aveva nemmeno ritenuto valido esaminare la risoluzione.
Queste sono solo una parte delle numerose storie documentate contenute nel libro-inchiesta Trading with the Enemy. Esse sono tutte eloquenti le une più delle altre. Per fortuna l’opera di Charles Higham è stata stampata dopo la scomparsa di Albert Kotzebue.
Si ripensa involontariamente a tutto ciò quando si sentono oggi delle persone, all’estero e anche in Russia, affermare con compassione: quanto deve essere stato difficile per gli alleati occidentali rassegnarsi ad allearsi con quel diabolico di Stalin! E per gli Stati Uniti, quanto deve essere stato difficile disobbedire ai propri principi di democrazia prestando assistenza al regime dispotico dei soviet, nell’ambito della famosa legge del Affitti-Prestiti alla Russia.
Penso che Mosca, molto ben informata dai suoi servizi d’informazione sulle frequentazioni delle elite bancarie e industriali degli Stati Uniti con Hitler, provasse anch'essa altrettanti dubbi d’ordine morale.
Tuttavia, alla vigilia dell'anniversario della Grande Vittoria comune, non è opportuno calcolare in percentuali quale degli alleati ha peccato di più [9].
In ultima analisi, i veri vincitori sono il sovietico Gordeey e lo statunitense Kotzebue che si incontrarono sull’Elba circa sessant’anni fa.
 
Vladimir Simonov
Analista politico per RIA-Novosti
 
[Traduzione di Ario Libert]

 

NOTE

[1] Trading with the Enemy. An Exposé of the Nazi-American Money Plot 1933-1949 di Charles Higham, Delacorte Press, New York.

 
[2] Exxon-Mobil, fornitore ufficiale del l'Impero, di Arthur Lepic, Voltaire, 26 agosto 2004.

[3] nel corso dei bombardamenti massicci, l'US Air Force ha distrutto la quasi totalità dell'apparato industriale dell'Asse, ad eccezione delle industrie appartenenti agli Stati Uniti. N.d.R.
[4] At the begining of this year we vowed to give our best and utmost for final victory, in: "Unshakable faithfulness to our Führer", citato da Higham p. 156.
[5] Leggere anche The Sovereign State. The Secret History of ITT di Anthony Sampson, Hodder and Soughton ediz., 1973. 
[6] Segnaliamo all’attenzione dei nostri lettori, secondo i documenti prodotti da Higham, su una ventina d'amministratori della BIR, si evidenziano il Belga Alexandre Galopin e i francesi Yves Breart de Boisanger, il barone Georges Brincard e il marchese Louis de Vogüe. Per la parte francese riguardante questo affare, ci si documenterà con Industriels et banquiers sous l'Occupation. La Collaboration économique avec le Reich et Vichy, scritto da Annie Lacroix-Riz, con il commento di Jean Ziegler, Armand Colin editore, 1999.

[7] Si tratta di Jerry Voorhris, rappresentante della California. Una proposta simile fu depositata l'anno successivo, ancora senza successo, da parte di John M. Coffee, rappresentante dello Stato di Washington.
[8] The reasons why an American retains the position as president of this Bank being used to further the designs and purpose of Axis powers, citato da Higham a p. 11.
[9] L'autore qui evita di sviluppare il ruolo economico e finanziario di Prescott Bush (il nonno dell’attuale presidente George W. Bush). Vedi Les Bush et Auschwitz di Thom Saint-Pierre, Voltaire, 3 giugno 2003. N.d.R.

 

 

LINK al post originale:
Les bonnes affaires du patronat US avec le Reich

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18 gennaio 2012 3 18 /01 /gennaio /2012 07:00

L’alleanza del Pentagono con i nazisti

 

 

naziUSA1.jpg"Operazione Paperclip": dalle V2 alla Luna.

 

 


Franklin_Roosevelt_signing_declaration_of_war_against_Japan.jpgAlla fine della Seconda Guerra mondiale, lo stato maggiore degli Stati Uniti dà vita all'operazione Paperclip all'insaputa del Presidente Roosevelt. In pochi anni, quasi 1500 scienziati nazisti sono esfiltrati e reclutati per lottare contro l'URSS comunista. Continuano soprattutto delle ricerche sulle armi chimiche, sull'uso dei psicotropi nella tortura, e sulla conquista spaziale. Lungi dal collocarli in posti subalterni, il Pentagono affida loro la direzione di questi programmi che essi segnano con la loro impronta ideologica.

 

russi_a_Berlino.jpgNon appena terminata la seconda guerra mondiale sul teatro europeo, gli Stati Uniti e l'URSS entrano in rivalità. La loro priorità diventa quella di saccheggiare il più rapidamente il nemico vinto, il III Reich. Le conoscenze tecnologiche sviluppate dagli scienziati tedeschi suscita le loro cupidigie benché siano il frutto di uno sfruttamento di una manodopera schiavizzata tratta dai campi di concentramento.

 

campi-nazisti-03.jpgUna parte dello stato maggiore statunitense, sbalordito da ciò che i suoi uomini scoprono a Dachau, Auschwitz, Dora, ordina di raccogliere il maggior numero di prove possibili in vista di un processo dei dirigenti nazisti. Altri ufficiali dello stato maggiore considerano al contrario che questi criminali formano un personale insostituibile che conviene porre al servizio della potenza degli Stati Uniti. Un'operazione militare di recupero degli scienziati tedeschi che hanno lavorato per il III Reich è dunque organizzata dal Pentagono. Chiamata "operazione Paperclip" (Operazione graffetta), essa è affidata alla Joint Intelligence Objectives Agency (JIOA) [1], che raggruppava allora l'insieme dei servizi di informazione militari statunitense. Come spiegherà più tardi il suo direttore Bosquet Wev, "il governo si preoccupava di 'banalità'- i dossier dei nazisti- invece di privilegiare 'l'interesse' degli Stati Uniti, e sprecava le sue forze inutilmente nel voler colpire un cavallo nazista morto" [2].

 

processo_di_norimberga.gifL'operazione si scontra con vive resistenze sia presso i responsabili politici e nello stato maggiore. La posizione del presidente Franklin Delano Roosevelt era chiara: interrogato da William Donovan, capo dell’OSS, sull'opportunità di accordare dei privilegi agli ufficiali SS e ai membri del ministero degli Affari esteri tedesco, il presidente degli Stati Uniti rifiuta. Tra le persone così reclutate dall'OSS, "alcuni dovranno forse essere assolutamente giudicati per crimini di guerra o almeno arrestati per aver partecipato in modo attivo alle attività naziste", egli sostiene. Eludendo l'ordine presidenziale, la JIOA prende la decisione di falsificare i documenti militari degli scienziati tedeschi che progetta di esfiltrare negli Stati Uniti [3].

 

V2.jpgGli scienziati più ambiti nell'immediato sono quelli che hanno fatto pesare la minaccia più pesante sul campo degli Alleati, e cioè quelli incaricati della creazione dei temibili missili V2. Il loro capo Wernher von Braun, che nel 1945 ha soltanto 32 anni. Si tratta di uno dei più brillantio ingegneri dell'epoca. Sindagli anni 30, lavora sotto la guida di Hermann Oberth, padre della missilistica tedesca. Raggiunge le SS eil commando personale del capo dell'organizzazione, Heinrich Himmler, prima di ottenere il grado di comandante. Durante la guerra, lavora al centro di Peenemünde sul progetto di missili V2. Queste ultime sono costruite nella fabbrica Mittelwerk, da personale proveniente dal campo di concentramento di Dora.


 

naziUSA2.jpgIl maggiore SS Wernher von Braun, 1943. Presentazione ai dignitari nazisti del centro di ricerche di Peenemünde in cui fu concepita la "guerra delle stelle" e realizzate le V2. Von Braun divenne successivamente il capo della NASA.


 

Dopo la vittoria degli Alleati, egli fu internato per un periodo a Garmisch dalla squadra del colonnello statunitensi, Holger Toftoy, investito da un progetto folle: rilanciare sulla base di Fort Bliss, negli Stati Uniti, il programma di missili sul quale lavorava von Braun. Incarica inoltre quest'ultimo di convincere insieme a lui i suoi vecchi colleghi di raggiungere il progetto. Il compito non è affatto difficile: la maggior parte degli scienziati coinvolti rischiano, se restano in Europa, di essere tradotti davanti a un tribunale per "complicità per crimini di guerra". Parallelamente, uno dei direttori della JIOA, E. W. Gruhn, si incarica di stabilire una lista di scienziati tedeschi e austriaci più qualificati per farli reclutare dai suoi servizi. Si appoggia a questo scopo su Werner Osenberg, che ha diretto la sezione scientifica della Gestapo incaricata di verificare l'affidabilità politica degli scienziati che lavoravano per il Reich. I rapporti e i documenti della sinistra polizia permisero a Osenberg di stabilire una lista di 15.000 nomi di scienziati, menzionante le loro affiliazioni politiche e il loro valore scientifico. Come osservò Linda Hunt, questo metodo "favoriva il reclutamento di nazisti convinti" [4].

 

Il programma affidato a von Braun non ottiene immediatamente i risultati sperati, Nel giugno 1947 la prima V2 modificata è lanciata dalla rampa di lancio di White Sands Proving Ground, nel Nuovo o Messico. Il missile, assemblato a partire da pezzi tedeschi trovati a Mittelwerk, si allontana dalla sua traiettoria iniziale per andare a schiantarsi dall'altra parte della frontiera messicana, a meno di cinque chilometri di un quartiere sovrappopolato della città di Juarez. Il che obbliga Washington a spiegare immediatamente ai Messicani che non vuole in alcun caso lanciare un attacco missilistico contro il loro paese.

 

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Nota declassificata del capo di Stato Maggiore della US Air Force datata 2 juin 1953 attestante che 820 scienziati nazisti sono stati reclutati nel quadro di Paperclip.

 

 

Il trasferimento di scienziati implicati nell'apparato nazista non poteva avvenire senza conseguenze. Numerosi di loro non hanno accettato questo "esilio" che sotto la minaccia di provvedimenti giudiziari nel loro paese. Il che non è un impegno di affidabilità. Nel caso migliore, essi considerano collaborare con un alleato oggettivo nella lotta contro l'URSS. Nel peggiore dei casi, sono decisi a condividere il meno possibile le tecnologie che essi padroneggiano, oppure a venderle al miglior offerente. Questi problemi sono d'altronde identificati sin dall'inizio dell'operazione. Walter Jessel, tenente dell'esercito statunitense, è stato incaricato nel 1945 di valutare la lealtà degli scienziati prima di lasciare la Germania.

 

Il suo rapporto fondato su detgli interrogatori, conclude che von Braun e i suoi uomini tentano di nascondere le loro informazioni agli ufficiali statunitensi. Secondo il militare statunitense, dar loro fiducia sarebbe "un'assurdità evidente". Dopo tutto, gli scienziati tedeschi facevano parte, anche molto di recente, del campo nemico. Malgrado ciò, essi non saranno mai posti sotto stretta sorveglianza dal comandante James Hamill, direttamente responsabile del gruppo Paperclip a Fort Bliss: "non soltanto (...) i membri di Paperclip erano autorizzati ad aver ampiamente accesso alle informazioni segrete, ma (...) non vi era né coprifuoco, né controllo della posta tedesca". Inoltre, "le attività degli scienziati all'esterno erano molto poco controllate". Il che testimonia, sia di una leggerezza incredibile, sia di una fiducia cieca non potendosi spiegare ciò con semplice ingenuità.

 

Un'operazione di "interesse nazionale".


L’opinione pubblica non si indigna di questo arrivo sul territorio statunitense di vecchio scienziati nazisti.Tanto più che essa è accuratamente disinformata sull'argomento. Sin dal 1946, il dipartimento della Guerra organizza anche una giornata a porte aperte a Wright Field allo scopo di presentare una delegazione di "scienziati tedeschi" alla stampa. Gli articoli pubblicati in seguito a questa iniziativa di pura propaganda passano totalmente sotto silenzio gli antecedenti dubbiosi di questi ingegneri così brillanti. La doxa del Pemtagono vuole che tutti siano stati "passati al setaccio". Il sotto-segretario alla Guerra Patterson dichiara soprattutto che "nessun scienziato sospettato di crimini di guerra è stato introdotto negli Stati Uniti". In realtà, importanti dissensi esistono all'interno della base di Wright Field, in cui numerosi militari statunitensi si indignano di dover lavorare con dei "Criminali di guerra nazisti". Theodor Zobel è anche accusato di aver "effettuato degli esperimenti su degli esseri umani quando dirigeva le soffierie di Chalais-Meudon, in Francia" , un'informazione confermata da un rapporto dell’OMGUS, l’amministrazione militare statunitense di Berlino. L'esperto L'esperto in carburante di Jet, Ernst Eckert, vede risorgere il suo passato di vecchio membro della SA, poi di membro del NSDAP a partire dal 1938, e della SS nel 1939.

 

zyklon_B.jpegMa la politica del Pentagono consiste nel proteggere al massimo i suoi uomini, continuando nelle esfiltrazioni. A partire dall'estate 1947, la JIOA lancia una nuova operazione intitolata "National Interest", che le permette di reclutare tutta la gamma degli scienziati nazisti, anche quelli condananti per crimini di guerra. Essa propone loro di lavorare per l'esercito o per delle grandi imprese private, soprattutto la Lockheed, W. R. Grace and Company, CBS Laboratories e Martin Marietta. Otto Ambros è tra coloro che beneficiarono del programma. Direttore della IG Farben durante la guerra, egli partecipò alla decisione di utilizzare lo Zyklon B (prodotto da una filiale dell’IG Farben) nelle camere a gas, e sceglie soltanto il campo di sterminio di Auschwitz per installarvi una fabbrica.

 

Il che gli permette di far produrre da una manodopera in condizione di schiavitù dei gas asfissianti che egli testava sul posto su dei prigionieri, prima che il loro uso sia generalizzato a tutti i campi. Dichiarato colpevole di schiavismo e di omicidio in serie a Norimberga, beneficia tuttavia della clemenza del tribunale e non è condananto che a otto anni di prigione. Duarnte questo periodo di detenzione, il suo nome è mantenuto sulle liste di assunzione della JIOA, che lo recluta sin dalla sua liberazione anticipata da John McCloy, alto-commissario statunitense per la Germania. È allora integrato come "consigliere" negli effettivi W. R. Grace Company, Dow Chemical così come in quelli della US Army Chemical Corps.

Obiettivo Luna

NaziUsa_Marshall-Space-Flight-Center.jpgMalgrado le difficoltà incontrate all'inizio del programma, l'operazione Paperclip mantiene presto le sue promesse in molti campi, in cui lo stato-maggiore non esita a piazzare i "suoi" scienziati nazisti in posti chiave. Il più enigmatico è quello della conquista spaziale, in cui si dedica tutta l'antica squadra delle V2, che dirige praticamente l'interezza delle ricerche. Eretto a priorità dal presidente John F. Kennedy nel 1961, l’invio di un uomo sulla Luna è direttamente affidato agli ingegneri nazisti della squadra di Wernher von Braun. Quest'ultimo diventa il primo direttore del Marshall Flight Center, il centro spaziale della NASA a Huntsville. Arthur Rudolph è nominato direttore del progetto per il programma del missile Saturno V, quella che raggiungerà la Luna nel 1969. Durante la guerra, in quanto capo della produzione a Mittelwerk, Rudolph era soprattutto incaricato di fissare il numero di ore di lavoro realizzate dai prigionieri venuti dal campo di concentramento vicino di Dora. Infine, l'anziano membro della SS e di sue altri gruppi nazisti, Kurt Debus, diventa il primo direttore del Kennedy Space Center a Cap Canaveral. La collaborazione dei tre uomini permette agli Stati Uniti di realizzare uno dei eventi più spettacolari della sua storia poiché, il 21 luglio 1969, Neil Armstrong mette piede sulla Luna. Un vero coronamento per la cooperazione scientifica tra il partito nazista e lo stato maggiore statunitense.

 

 

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Hubertus Strughold. Scienziato nazista che ha coordinato degli esperimenti sulla resistenza al freddo dei deportati di Dachau. Reclutato da Paperclip. 

 

 

 

Edgewood Arsenal: dal gas mostarda al controllo dei cervelli


Il codice di Norimberga, destinato soprattutto a prevenire il ripetersi degli orrori nazisti,  così come le leggi che regolamentano la zona statunitense della Germania proibiscono ai tedeschi di effettuare delle ricerche sulla guerra chimica, non hanno impedito il governo degli Stati Uniti di utilizzare i cervelli nazisti nel quadro di Paperclip, al contrario.


La base militare ultra-segreta di Edgewood Arsenal, nello Stato del Maryland, era sin dal 1922 il principale centro di ricerche mediche sulla guerra chimica negli Stati Uniti. Dapprima per testare i gas inventati dai Tedeschi durante la guerra, e più tardi i metodi di manipolazione psicologiche, di numerosi ricercatori dell'operazione Paperclip vi condussero degli esperimenti dal 1947 al 1966, spesso in modo troppo empirico e utilizzandole cavie che avevano sotto mano. Il che non migliorò l'immagine di Paperclip, anche tra il personale scientifico che vi era permanentement di base. Così il direttore scientifico di Edgewood dell'epoca, il dottor Seymour Silver, commentava i loro lavori in questi termini: "La loro valutazione generale sia per quanto concerneva la scelta dei soggetti sia gli esperimenti stessi era erronea, molto cattiva". Ora nel campo dei gas da combattimento, dei gas invalidanti e degli psicotropi, tali metodi ebbero conseguenze umane terribili.

 

Uno dei primi nazisti reclutati alla base è Kurt Rahr, figura di secondo piano nazista ma comunque inquietante in Germania sia per delitti di diritto comune quanto per il suo sostegno al III Reich. Malgrado un rapporto sfavorevole lo ritenga indegno di fiducia e dunque pericoloso per la sicurezza degli Stati Uniti, la JIOA invia questo specialista dell'elettronica dell'alta frequenza a Edgewood nel settembre del 1947. Ma non gli si affidano dei lavori classificati segreti ed è troppo moderato per i gusti di Hans Trurnit, altra recluta importata nel 1947 dell'elite scientifica nazista questa volta, che l'accusa di essere comunista e lo fa ritornare in Germania. Titolare all'università di Kieldu dal 1934 al 1940, Trurnit è stato assistente del professor Holzlöhner, che condusse, durante la seconda guerra mondiale, degli esperimenti concernenti il freddo su dei prigionieri di Dachau.


Harry_George_Armstrong.jpgMa non è il solo campo in cui questa cooperazione giunge a eccellenti risultati. All'inizio degli anni 50, l'esercito statunitense lancia un programma destinato a migliorare la conoscenza della salute dei piloti e delle cure da dar loro in casi di incidenti o di circostanze estreme, come il paracadutaggio ad altitudini molto alte. Queste ricerche sono centralizzate alla Scuola di medicina aerea di Randolph Field, nel Texas, sotto la direzione del generale Harry Armstrong. Molti scienziati nazisti lavorano insieme a lui. Il più eminente tra loro è Hubertus Strughold. Quest'ultimo, dopo aver vissuto negli Stati Uniti tra le due guerre, diventa, durante il conflitto, responsabile dell'Istituto della Luftwaffe per la medicina aerea a Berlino. Un centro di sinistra memoria: degli scienziati vi hanno condotto degli esperimenti particolarmente atroci su di detenuti dei campi di concentrazione allo scopo di verificare la durata della resistenza al gelo, all'assunzione di acqua salata e alla mancanza di ossigeno. Ufficialmente, Strughold non avrebbe avuto conoscenza di questi esperimenti. Essi sono stati tuttavia condotti dai suoi collaboratori vicini: Siegfried Ruff, responsabile degli esperimenti di simulazione ad alta quota (che rendeva i detenuti completamente pazzi per mancanza di ossigeno) ha anche scritto un libro sulla salute aerea insieme a lui. Ruff per poco non venne anch'egli reclutato nel quadro di Paperclip, dopo essere stato miracolosamente prosciolto a Norimberga. Ancora oggi, l'edificio dell'US Air Force a San Antonio porta il nome di Hubertus Strughold.

 

Ma il principale vantaggio di Edgewood nel quadro di Paperclip resta il chimico Friedrich Hoffmann, anche lui tra i primi giunti alla base. Questo vecchio candidato rifiutato dalle SA sintetizzava durante la guerra i gas tossici e le tossine per il laboratorio di guerra dell'università di Würzburg e l’Istituto di ricerche tecniche della Luftwaffe. Arrivato negli Stati Uniti, è incaricato di inventare dei nuovi equipaggiamenti di protezione e di antidoti contro i due gas più mortali inventati dai nazisti di cui dispone l'US Army, il Tabun e il Sarin, riportati in grandi quantità dalla Germania negli arsenali statunitensi. Con l'aiuto dei rapporti sugli esperimenti condotti nei campi di concentramento e di cavie scelte tra i soldati della base, volontari ma poco informati sulla realtà degli esperimenti, tenta di determinare quali effetti producono questi gas sull'organismo. Il protocollo sperimentale è sommario: una grande stanza è trasformata in camera a gas, vi si collocano degli animali e dei soldati a cui si richiede di togliersi la maschera a gas e di respirare delle dosi di veleno sin quando non lo sopportano più. Così il soldato Don Bowen racconta, dopo aver visto tutti gli animali della stanza agonizzare con atroci sofferenze: "Il mio primo riflesso fu di non respirare. E quando infine feci una lunga inspirazione, il gas mi bruciò il naso, la gola e le lebbra". Numerose cavie sono state anche ospedalizzate per diversi disturbi dopo aver respirato deboli dosi di gas mostarda o Tabun.


NaziUSA_Demonstration_and_use_of_gas_chamber_Edgewood_Arsen.jpgDimostrazione e uso della camera a gas a Edgewood Arsenal, Maryland. Fotografia scattata nel 1942.


LSD, arma di guerra psicologica

psychedelic-albert-hoffman-with-molecule.jpgNel 1949, gli scienziati di Paperclip di base a Edgewood si vedono affidare una nuova missione: testare un psicotropo sbalorditivo, che provoca delle allucinazioni  delle tendnze al suicidio negli esseri umani. Si tratta dell'LSD, scoperto alcuni anni prima da un altro Hoffmann, Albert questa volta, nei laboratori Sandoz di Basilea [5]. Il suo uso doveva, secondo il suo principale promotore L. Wilson Greene, rendere possibile una guerra più umana. L'obiettivo è infatti in origine di determinare se si può ricorerre all'LSD e a una sessantina di altri psicotropi per condurre una guerra "psicochimica" destinata a indebolire la popolazione e le truppe nemiche. Ma progressivamente, con l'ascesa in potenza della Guerra fredda e la moltiplicazione delle operazioni di contro-insurrezione, la CIA si accapparra il progetto e lo focalizza sulla condotta degli interrogatori e i mezzi di spezzare la resistenza psicologica dell'interrogato, di provocare delle dissociazioni psicologiche e degli stati di amnesia [6].

 

Walter_Reppe.jpgLe fonti di informazioni della CIA per la guerra chimica erano essenzialmente deigli scienziati tedeschi che avevano lavorato per l’IG Farben (la società che produceva il gas Zyklon B utilizzato nei campi di concentramento), come Walter Reppe, suo anziano chimico in capo, che gli Stati Uniti tentano di recuperare invano nel 1948, quando già lavorava per i Britannici. Un vasto censimento delle piante psicotrope è intrapresa da Friedrich Hoffmann allo scopo di mettere a punto il "siero della verità" ideale.

 

Si somministrano anche importanti dosi di LSD a dei soldati cavia di Edgewood prima di sottoporli a degli interrogatori aggressivi che provocano presso loro degli stati di paura intensa, addirittura in certi casi convulsioni, epilessia o crisi di paranoia acute che lasciano numerose conseguenze.

 

Le ricerche sull'amnesia, in quanto ad esse, approdano all'utilizzo dello Sernyl (SNA), conosciuto anche con il nome di PCP o "polvere d'angelo", che si somministrava per via orale o in aerosol a dei soldati mentre marciavano su di un nastro trasportatore. Accessi di follia intnsa, amnesia totale e altri coma furono oservati nei laboratori di Edgewood.

 

Tra i più virulenti nazisti di Paperclip ad aver partecipato alle ricerche sulla guerra chimica e psicologica, figurava anche l'anziano generale di brigata Walter Schieber (impiegato per dieci anni), che aveva supervisionato le fabbriche di armi francesi durante l'occupazione, le fabbriche tedesche che impiegavano degli STO e il programma nazista di guerra chimica. Imprigionato nel 1945 perché sospettato di crimini di guerra, si salvò la pelle redigendo dei rapporti sulla guerra chimica per l'US Army, presentandosi come testimone chiave a Norimberga per essere integrato a Paperclip nel 1947.

 

 

Nel solo periodo tra il 1955 e il 1975, 7.000 soldati furono utilizzati come cavie involontarie; gasati, asfissiati, drogati per le ricerche sul controllo del cervello.


Un elemento di una politica


USANAZI Arthur RudolphLa fine dell’avventura è pietosa. A partire dall'inizio degli anni 70, i crediti militari militari accordati ai programi degli scienziati di Paperclip diminuiscono, Nel 1971, delle restrizioni finanziarie colpiscono duramente il programma spaziale, e soprattutto gli ingegneri tedeschi. Arthur Rudolph va in pensione, ricevendo la più alta onorificienza della NASA, la Distinguished Service Medal. Lo stesso anno, Wernher von Braun è costretto a testimoniare davanti a dei procuratori della Germania Federale incaricati di indagare sui crimini commessi nel campo di concentramento di Dora. Poco dopo, deve abbandonare il suo sogno segreto di diventare amministratore generale della NASA. Nel 1974, è la volta di Kurt Debus di andare in pensione. Dieci anni più tardi, nel 1984, mentre risorgono le accuse di crimini di guerra nei confronti di Arthur Rudolph, quest'ultimo è costretto ad abbandonare gli Stati Uniti per Amburgo.

 

Complessivamente, i diversi programmi dell'operazione Paperclip hanno mobilitato quasi 1500 scienziati nazisti per lottare contro l'URSS. Essi testimoniano la scelta dello stato-maggiore interarmi degli Stati Uniti di collaborare con il partito nazista malgrado il veto del presidente Roosevelt. Una scelta ulteriormente validata dal presidente Truman e innalzata a livello di una politica federale sistematica. Infatti, sotto il controllo del Consiglio di sicurezza nazionale, delle operazioni simili sono condotte parallelamente in altri campi per recuperare e integrare i quadri nazisti così come i quadri del sistema militare giapponese nell'apparato di sicurezza degli Stati Uniti o per impiegarli in operazioni segrete all'estero.

 

 

 

 

[Traduzione di Ario Libert]

 

 

 

 

 

*STO. Service du travail obligatoire [Servizio di lavoro obbligatorio], fu, durante l'occupazione della Francia da parte della Germania nazista, la requisizione e il trasferimento contro la loro volontà verso la Germania di centinaia di migliaia di lavoratori francesi, allo scopo di partecipare allo sforzo di guerra tedesco che le sconfitte militari costringevano a essere senza sosta ingranditi (fabbriche, agricoltura, ferrovie, ecc.). Le persone requisite nel quadro del STO erano ospitate nei campi di lavoratori situati sul territorio tedesco. La Germania nazista impose al governo di Vichy l'attuazione del STO per compensare la mancanza di manodopera dovuto all'impiego dei soldati tedeschi sul fronte russo, in cui la situazione non cessava di degradarsi. Di fatto, i lavoratori forzati francesi sono i soli d'Europa a essere stati requisiti dalle leggi del loro proprio Stato, e non da un'ordinanza tedesca. È una conseguenza indiretta della più grande autonomia negoziata dal governo di Vichy in rapporto agli altri paesi occupati, che non disponevano più di governo propri.

 

 

 

 

NOTE

 

[1] La Joint Intelligence Objectives Agency è stata creata nel 1945, sotto la tutela del Joint Intelligence Commitee (JIC), il servizio di informazione dello stato-maggiore interarmi. Il JIC era composto dal direttore dei servizi di informazione dell'esercito, dal suo omologo della Marina (Navy), dal vice-direttore dell'Air Staff-2 e da un rappresentante del Dipartimento di Stato. Records of the Office of the Secretary of Defense (Record Group 330), sito dell'Interagency Working Group.

[2] "US Coverup of Nazi Scientists", di Linda Hunt, Bulletin of the Atomic Scientists, avril 1985, p. 24.

[3] Il capo dello stato-maggiore dell'US Army era allora Omar N. Bradley.

[4] L’Affaire Paperclip - La récupération des scientifiques nazis par les Américains 1945-1990, [L'Affare Paperclip- il recupero degli scienziati nazisti da parte degli Americani 1945-1990], di linda Hunt, Stock, 1995. (1a, 1991).

[5] L’utilizzo della molecola che Albert Hoffmann aveva sperimentato lui stesso in modo triviale, questa volta nel quadro degli esperimenti di Edgewood poi dell'operazione "MK ULTRA" per il controllo della contro-cultura, lo condurrà più tardi a chiamarlo il suo "bambino terribile".

[6] Vedere anche a questo proposito manuali di tortura dell'esercito degli Stati Uniti, di Arthur Lepic, Voltaire, 26 maggio 2004.

 

 

LINK al post originale:

 L’alliance du Pentagone avec les nazis. "Operation Paperclip": des V2 à la Lune 

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28 dicembre 2011 3 28 /12 /dicembre /2011 10:45

 Di Tempi Remoti

 

 

Una rara immagine del grande storico della scienza italoamericano Giorgio de Santillana (1902-1974), autore dell'opera capitale Il mulino di Amleto (1969). Uno dei più illustri ricercatori soppressi del XX secolo.


Uno scritto fondamentale di Giorgio de Santillana


La rottura di Giorgio de Santillana con i paradigmi della storia della scienza accademica è rilevabile in modo evidente sin dal Prologo che egli scrisse per la sua celebre opera del 1961 The Origins of Scientific Thought. Per chi conosca già de Santillana soltanto come autore di Il mulino di Amleto (1969) o per i saggi raccolti in Italia dalla Adelphi sotto il titolo di Fato antico fato moderno, sappiamo che esso costituirà una formidabile sorpresa in quanto porrà in grado i suoi estimatori ad avere una maggiore e ancor più precisa conoscenza del grande  ricercatore  eterodosso del M.I.T. Le sue concezioni furono cioè non il portato di una illuminazione improvvisa quanto il frutto di una lunga riflessione di cui il testo che presentiamo è una magistrale testimonianza. Otto anni prima della pubblicazione della sua opera maggiore de Santillana ha già individuato e formalizzato in modo sorprendente il quadro concettuale ed interpretativo che egli userà poi in modo estremamente proficuo in Il mulino di Amleto.

Vorremmo soprattutto attirare l'attenzione del lettore sulla lunga serie di nomi di ricercatori  riportata a pagina 15 e che la tradizione accademica ai tempi di de Santillana aveva condannato all'oblio per aver pensato l'impensabile e cioè l'esistenza di culture estremamente progredite al di là dei tempi storici e la cui eredità nel campo delle conoscenze era andata a tutto vantaggio di quelle successive a noi più note dell'India, della Cina, del Messico, della Mesopotamia e dell'antico Egitto, nomi che non dicono assolutamente nulla e che, contrariamente alle aspettative di de Santillana non sono stati riabilitati. 

Altrettanto impressionante il brano che segue poche righe dopo e che indica mirabilmente i limiti dati alle interpretazioni da parte di accademici puramente imbevuti di pregiudizi ideologici positivistici e privi di una formazione scientifica. La nota n° 2 che riporta una esemplificazione di questa critica di de Santillana alla casta accademica è un rarissimo esempio di finezza ironica, una micidiale bacchettata sulle dita ai parrucconi cattedratici, che in Il mulino di Amleto diventerà un diluvio di bastonate micidiali a cui i diretti interessati si sottrarranno con la loro tipica arma da vigliacchi: il silenzio, in termini simbolici una vera e propria fuga.

 

Il testo proposto occupa le pagine che da 11 a 25 della prima edizione italiana dell'opera del 1966 edita dalla casa editrice Sansoni con il titolo Le origini del pensiero scientifico. Tra parentesi tonde vengono indicate le pagine di questa edizione, nelle parentesi quadrate le note di de Santillana. La traduzione è di Giulio De Angelis.


Prossimamente proporremo altri testi sia brevi sia antologici da opere più vaste di Giorgio de Santillana all'unico scopo di valorizzare questa grande personalità della ricerca storia del pensiero "scientifico" rapportato alle ere arcaiche della cultura umana, il che ne fa più che uno storico della scienza e basta quanto un vero e proprio antropologo culturale come minimo, un ricercatore della storia delle mentalità, un comparativista delle forme di pensiero religiose, mitologiche e letterarie più arcaiche. In poche parole, un terreno di ricerca su cui tutte le elite intellettuali di ogni cultura esistita si sono interrogate, strappando a fatica rarissimi e minuscoli brandelli di verità, spesso andati perduti e recuperati nelle epoche successive da altri ricercatori di aree di provenienza completamente estranee e culture religiose e scientifiche estremamente diverse. Un lavoro che malgrado continui da millenni non ha ancora dato tutti i suoi frutti e soprattutto la parola fine, ma a cui figure come de Santillana e numerosissime altre che tratterremo in Storia Soppressa hanno dato contribuiti assolutamente determinanti.

  

  

  

Pur non essendo un libro che possa dirsi scientifico, la Bibbia inizia con una teoria circa le origini del mondo. Le cosmogonie, ogni qual volta si presentino, sono un tentativo di dare risposta a certe gravi domande. Agli ebrei si deve forse perdonare una fondamentale mancanza di interesse per la materia di cui le cose sono fatte, contentandosi essi che le cose restassero come erano. Li preoccupava una questione più seria e cioè: perché la condizione umana è infelice? Lo si deve forse ad una "ingiustizia" iniziale da parte di Qualcuno? Ed ecco la risposta della Genesi: l'uomo si è giocato la sua condizione originaria col prendere coscienza della propria personalità singola (questo è l'Albero della Conoscenza) e viene tagliato fuori dalla comunità incosciente dei viventi. Solo lui è responsabile della conquista della propria individualità, con tutto ciò che essa comporta, e Dio- come direbbe Platone- è innocente. La Bibbia afferma inoltre che la forza del mondo resta uguale a se stessa attraverso il tempo, mentre noi e tutto il resto periamo, "poiché il Signore Iddio tutto permane in eterno". Quella forza avrebbe potuto benissimo essere immaginata altrimenti, come in altre religioni; ad esempio un creatore che nel portare alla luce il mondo, rinuncia alla propria identità lasciando alla natura solo un insieme di comportamenti superstiti, come il Prajapati vedico; oppure un reggitore condannato ad un fallimento finale per cui il mondo ripiomberà nel caos, come è predetto nella mitologia nordica.

Questi sono esempi di risposte serie a domande serie. In realtà, in tempi recenti non si sono avute risposte più significative su questi punti. Quindi, se è giusto cominciare sempre (11) dal principio, si dovrà ammettere che l'autore della Genesi ha preso la mira giusta.

La storia della Caduta o del Peccato Originale, con le sue varie versioni nel pensiero degli antichi, rivela presso quei pensatori dimenticati una forte perplessità ed incertezza. Persiste l'idea, ed è poi la radice delle più tarde filosofie gnostiche, che la natura, quale la conosciamo, è crudele ed iniqua mentre non dovrebbe essere tale. Quando il mondo fu creato, "il leone e l'agnello giacevano l'uno a fianco dell'altro". Col "prendere conoscenza", noi abbiamo spezzato quell'armonia inconscia: adesso gli animali si comportano come fiere, e ce ne accorgiamo bene. Ci siamo quindi sovraccaricati di dure proibizioni, tabù sessuali e via di seguito; ma per quanto li osserviamo rigorosamente e cerchiamo di rigar dritto, siamo sempre disperatamente in colpa. I primitivi ritengono che uccidere la preda sia una necessità sinistra e penosa, tuttavia sono costretti a farlo e allora praticano riti espiatori, intesi a placare le vittime. La situazione dell'uomo resta, propriamente parlando, uno sviluppo di contraddizioni. Il desiderio di una redenzione totale, del lavacro nel sangue dell'agnello, è qualcosa di vivo nel profondo dell'anima umana.

Su un altro piano, è la vita nel suo complesso che presenta un'ambiguità ineliminabile. In un racconto indiano si cerca di spiegare la differenza tra organico ed inorganico. Un masso e una zucca, una volta si misero a litigare a proposito dei rispettivi meriti. Il masso finì per saltare sulla zucca e schiacciarla, sperando di dimostrare così la sua tesi. Ma di colpo, i germogli della zucca presero a fiorire. Il prezzo della vita è la morte e viceversa. Questo apologo non pone un problema, non porta ad alcun risultato, ma come mito è di per sé persuasivo. Riconcilia l'uomo col fato [1] (12).

Una spiegazione di questo genere non è certamente scientifica; essa non implica né teorie né definizioni, tuttavia è sempre un genere di conoscenza: la conoscenza mistica, e cioè un tentativo di spiegar qualcosa, narrando un racconto che dovrebbe presentarla nella luce di una verità essenziale. La storia della Genesi è un mito di questo tipo. La condizione originaria dell'uomo sembra "dirci" qualcosa, contenere in sé un racconto.

Ecco che il racconto si svolge. E chi ascolta arriva ad "intendere". Seguirà poi il racconto della Redenzione che vien messo in scena tra noi con un rituale che gli conferisca il potere di salvare. E da quel punto la spiegazione non ha più ragion d'essere. Le religioni rivelate tendono a lasciare gli avvenimenti alla mercé della volontà arbitraria di un ente supremo ed all'apice di questa tendenza troviamo l'Islam che definisce le leggi di natura "abitudini di Allah".

Ma oltre al graduale maturare di queste concezioni strettamente religiose, che sono, per così dire, l'ordito della nostra civiltà, c'è un altro filone di pensiero alle cui origini dobbiamo risalire per quanto ci è possibile poiché esso costituisce la trama che ci interessa.

Non sappiamo quasi niente del pensiero, vuoi religioso vuoi scientifico, degli uomini dell'Età della Pietra. Ma dobbiamo indubbiamente a quegli ingegnosi tecnologi i princìpi fondamentali del trattamento della materia e dell'energia: suscitar il fuoco nel focolare, scoprire il principio della leva per lo scaglialancia, sfruttare la tensione e la torsione per far sfrecciare il dardo nell'aria, chiudere la trappola con uno scatto, fissare la scure al manico. Poiché le prime cose son sempre le più difficili, guardiamoci bene dal ritenere queste conquiste qualcosa di naturale. Ancora meno ovvie sono le conquiste della rivoluzione neolitica e dell'Età del Bronzo: la semina del grano, la fonditura, la tessitura, l'arte del vasaio, e tutti i mestieri. E neppure è facile capire come venne agli uomini l'idea di elevare piramidi a gradini quadrangolari che fungevano da abitazione ai loro dèi. Solo culture altamente sviluppate possono esser state capaci di compiere imprese del genere. Gli umanisti e i filologi che si occupano di storia possono ben considerarle conquiste rudimentali, gli ovvi inizi di una società ancora legata alla terra. A costoro potremmo opporre ciò che aveva da dire Galileo, che di queste cose se ne intendeva: "E parmi che (13) molto ragionevolmente l'antichità annumerasse tra gli Dei i primi inventori dell'arti nobili, già che noi veggiamo il comune de l'ingegni umani esser di tanta poca curiosità... L'applicarsi a grandi invenzioni, mosso da piccolissimi principii, e giudicar sotto una prima e puerile apparenza potersi contenere arti maravigliose, non è da ingegni dozzinali, ma son concetti e pensieri di spiriti sopraumani".

Dunque, niente di molto "primitivo" in tutto ciò. Un tempo gli studiosi davano per scontata l'identità del nostro passato con i "selvaggi" contemporanei che si attengono ostinatamente dalla produzione del cibo e quindi sono stati schedati sotto la voce "Età Paleolitica". Il "primitivo" degli studiosi ottocenteschi era semplicemente "pre-logico", un fanciullo che raccontava a se stesso storie ingenue, che noi ascoltiamo con divertita condiscendenza. La scala del Progresso partiva di lì. Ma in quei decenni dell'Ottocento si fecero anche delle grandi scoperte. Sir James Frazer nel suo Ramo d'oro rivelò l'antichissima diffusione mondiale di credenze, operazioni magiche, e riti di fertilità che con ogni probabilità precedevano la civiltà a noi nota e dimostrò che essi sono la profonda infrastruttura universale delle nostre culture storiche, ancor vivi ed operanti ai giorno nostri. I filologi classici rabbrividirono al vedere quella Grecia unica al mondo che essi avevano vagheggiato, perdere i propri contorni contro uno sfondo barbarico; gli antropologi, al contrario esultarono.

Un uniforme passato senza tempo, nel quale non accadeva molto al di fuori dei riti stagionali e in cui le civiltà rappresentavano uno sviluppo occasionale ed inesplicato; tale il quadro che fece cadere nell'oblio, specie in America, il pensiero storico, al quale si sostituì l'antropologia sociale che pretendeva ad un'obbiettività scientifica. Poi arrivò Freud. Dove non erano in vista altro che culti della fertilità, tabù sessuali e orde primitive, quale tentazione più forte che interpretare i sentimenti del passato nei termini del nostro subcosciente, mistero familiare e terribile? Ogni cosa venne soffocata dalla mala pianta di una psicanalisi dilettantesca.

 

Se ci siamo districati da questa situazione poco promettente, lo dobbiamo agli etnologi e agli studiosi della preistoria, che cercarono di produrre prove concrete e non ricorsero alle generalizzazioni psicologiche. A Leo Frobenius e alla scuola storica tedesca siamo debitori della teoria dei "circoli culturali" (14) che introdusse nuovamente la prospettiva storica dentro a quel quadro piatto. Grazie agli studi moderni nel campo della preistoria, e in particolare a von Heine-Geldern e a Baumann, il concetto convenzionale di progresso è stato letteralmente capovolto- e sempre grazie a loro sarà resa presto giustizia ai risultati conseguiti da W. H. R. Rivers e dalla scuola britannica dei diffusionisti. Il punto è questo: quelle che ci appaiono condizioni "primitive" sono, con pochissime eccezioni (come i Boscimani e alcune tribù australiane aborigene) solo ciò che è rimasto di antiche civiltà altamente sviluppate; quello che sembrava essere uno stadio di superstizione universale e costante da cui si sarebbe sviluppato il pensiero, non è altro che il comune denominatore nel quale versano le civiltà in decadenza. Nel corso delle nostre ricerche non scopriamo un terreno vergine, bensì aree che un tempo furono coltivate e sono tuttora piene di antichi semi. L'immagine che se ne ricava non è più quella di uno stato stabile ma di un disegno in continuo movimento, di una trasmissione e di uno scambio continui che dall'Età Neolitica arrivano a noi attraverso i millenni. Non poteva essere altrimenti, se ci vogliamo spiegare la complessa realtà che ci hanno dato la Cina e Babilonia, la Grecia, il Messico, l'Egitto e l'India.

 

Una volta ricreata la possibilità di una storia universale delle civiltà, si è aperta la strada a promettenti riscoperte ed a nuove avventure: non solo possiamo sfruttare efficacemente i lavori di grandi studiosi dell'Ottocento come Boeckh, Ideler, Brugsch, e di alcuni loro precursori settecenteschi come Charles Dupuis, ma siamo in grado di capire, come la quantità di dati nuovi apportati da Thureau-Dangin, Kugler, Boll e Seler possano essere interpretati e valutati in modo ragionevole solo qualora si inseriscano in questa "antiquata" ma riscoperta cornice storica. In tal modo le opere di L. de Saussure e di Laufer, di Eisler e di Gundel, dopo una debita revisione critica, danno ora frutti al di là di ogni previsione. È da sperare che i lavori in corso di Werner e von Dechend faranno ancor più luce in questa impresa di vastissima portata.

 

Come si poterono reperire cose tanto nuove in testi tanto antichi già ben noti? In ogni epoca, la scienza implica un linguaggio tecnico che non si può capire se neppure lo si riconosce. Nessuno può interpretare laddove cessa di capire, né si possono tradurre termini tecnici da una lingua straniera non (15) familiare se non si ha dimestichezza coi termini corrispondenti nella propria. È un principio elementare. La grande maggioranza degli antichi testi mitologici del Vicino Oriente e dei territori ad esso collegati sono, nel migliore dei casi, oscuri ed ambigui, spesso stranamente incongrui. I più sottili metodi filologici in mano a studiosi di valore permetteranno di ricavare solo una materia infantile da questi testi, se si parte dal preconcetto di reperire qualcosa del genere. Le indicazioni tecniche che per degli scienziati sarebbero chiarissime o passano inavvertite o vengono tradotte erroneamente. Come si possono identificare i periodi planetari se non si sono mai conosciuti e si è spezzata quella linea di tradizione millenaria che considera l'astronomia un'Arte Regale? [2] Dovremmo tener sempre presente che ogni traduzione è una mera funzione dell'impegno del traduttore. Se nel suo modo di pensare egli è sotto l'influsso dello schema psicanalitico esso lo porterà più o meno coscientemente ad accettare qualsiasi discorso a vanvera come se fosse una dottrina "sacra", e a tradurre di conseguenza. È fonte di meraviglia vedere quanto la maggior parte dei lettori sembri felice di farsi propinare dichiarazioni pazzoidi, senza mai chiedersi, ad esempio, come diavolo le piramidi arri(16)varono ad essere costruite ad onta della strana forma mentis dalla quale erano afflitti i loro costruttori.

 

È l'osservazione dei moti celesti che ha stimolato l'uomo a ricercare gli invarianti impersonali che si celano dietro gli avvenimenti. Tutto sommato è questo il significato della scienza. Costellazioni e pianeti erano già noti ai Sumeri, la cui storia documentata inizia intorno al 3000 a. C. Le tavolette cuneiformi di babilonia ci conservano quei nomi, ma si ha ragione di credere che essi fossero ereditati da predecessori ignoti. Per quanto riguarda i nomi egiziani delle costellazioni, dai più antichi elenchi di esssi è evidente che già allora non erano più capiti nel loro significato originario [3]. Quindi, possiamo ben dire che quello che ci sembrava un punto di partenza è solo una fase della linea di pensiero che si estende indietro nelle oscure regioni delle origini predinastiche, ovunque. Ma la straordinaria ricchezza di riti, racconti e tradizioni che si ritrovano, più o meno uniformemente in tutto il mondo, in certe zone dell'Africa, della Cina, della Polinesia e del Messico, ci fa pensare ad un'epoca di grandi migrazioni ed anche ad un centro di diffusione in qualche parte del Medio Oriente (lo potremmo chiamare il Proto Mediterraneo, con Henry Field) in quei remoti millenni per i quali gli scavi archeologici ci forniscono solo incerte testimonianze. In effetti, solo ora si comincia a capire che il vasto vasto materiale protostorico di miti e di leggende di dei e di eroi che fondano città, introducono la civiltà, intraprendono grandi viaggi, partono per una "Caccia al Sole", può essere decifrato in quanto linguaggio tecnico di tuttora ignoti astronomi arcaici, ai quali dobbiamo anche la denominazione delle costellazioni. È certo da supporre un'intenzione cosciente e non una semplice fantasia svagata, in chi ha tratto un ordine  di immagini dalla confusione delle stelle. Qualcuno in epoche precedenti alla storia deve aver tracciato quelle figure per ragioni a lui chiare e con tale autorità che esse si sono ripetute irrevocabilmente, sostanzialmente le stesse dal Messico (17) all'Africa e alla Polinesia- e sono rimaste nostro patrimonio a tutt'oggi. E questo processo è databile in un qualche anno tra il 4.000 e il 6.000 a. C., appartenendo alla tarda rivoluzione neolitica.

 

Alla luce di questa teoria, molte storie apparentemente assurde cominciano a prendere un senso. Gli alunni delle scuole di catechismo si devono esser domandati come può aver fatti Sansone ad uccidere mille filistei con una mascella d'asino. Orbene, quella "mascella" è in cielo. Era il nome che i Babilonesi davano alle Iadi, che si trovavano nel segno del Toro e si chiamavano appunto "Mascella del Toro" [4]. Nel poema epico babilonese della creazione, di data antecedente a Sansone, Marduk usa la costellazione come se fosse la "Mascella del tapiro" ed è messa in rapporto con il gran dio Hunracán, l'uragano, a cui non c'è bisogno di insegnare ad uccidere migliaia di persone. Nel nostro cielo Sansone diventa Orione, il forte cacciatore, altrimenti detto NImrod. Egli rimane tale anche in Cina sotto il nome di "Tsan Signore della Guerra" maestro della caccia autunnale, ma qui al posto delle Iadi troviamo una rete per acchiappare uccelli. In Cambogia, Orione è diventato una trappola per le tigri; a Borneo, non essendovi tigri, sono subentrati i porci; e in Polinesia, dove non si trova nessuna specie di caccia grossa, Orione si trasforma in un enorme paretaio per uccelli. È il paretaio che Maui, l'Eroe-Creatore, usava per catturare l'uccello-sole; una volta catturato, cominciava a picchiarlo. E con che cosa? La mascella di Muri Ranga Vhenua, sua venerata nonna.

 

Ci sarebbe molto, molto da aggiungere a proposito di Orione-Sansone, ferito al tallone e accecato (come Krishna, come Wotan in veste di "cacciatore selvaggio", e non meno importante, Talos, l'automa di bronzo costruito da Efesto), che fa girare la macina delle stelle come Helge il danese o l'Amleto dell'antico Nord (l'originario potente personaggio che più tardi doveva trasformarsi nel mite e gentile principe) e fa (18) crollare le colonne del cielo sui suoi nemici come Whakatau l'eroe dei Maori, e compie molte altre gesta degne di Sansone, come l'Amlethos-Kyros del patrimonio leggendario persiano; ma basti dire che nello schema astronomico originario troviamo la ragione delle variazioni di cui si arricchisce la costellazione singola: Orione non è il cacciatore, ma piuttosto le spoglie del cacciatore e l'attrezzatura cosmica del pianeta che per un certo tempo si impadronisce delle sue vesti in quanto paranatellonta e in tal modo gli dà vita e sguardo; lasciato a se stesso il poveretto è cieco.


Possiamo dunque capire come tanti miti, all'apparenza fantastici ed arbitrari, un tardo rampollo dei quali è la storia degli Argonauti greci, potessero fornire un complesso terminologico di motivi immaginifici, una specie di cifrario di cui ora si comincia ad avere la chiave. Esso doveva mettere coloro che lo conoscevano in grado di: 1. stabilire senza possibilità di equivoci la posizione di determinati pianeti rispetto alla terra e nel firmamento e la loro posizione reciproca; 2. di presentare quelle poche cognizioni che allora si avevano circa la struttura dell'universo, sotto forma di storie che narravano "come il mondo è cominciato". Il cifrario era estremamente difficile, poiché gli eroi, cioè le stelle mobili, si muovevano attraverso le costellazioni in un modo che gli uomini riuscivano a descrivere solo dando loro una sconcertante varietà di nomi, attributi e travestimenti a seconda della posizione. Solo le tavolette astrologiche babilonesi molto più recenti permisero di fare qualche progresso nello sdipanare l'aggrovigliata matassa; perché esse adoperavano ancora il linguaggio di quei miti, mentre i testi astronomici del tempo (intorno al 500 a. C. e oltre) presentano già una notazione esatta. È a questo punto che divergono le strade della scienza e della pseudo-scienza, come i documenti ci permettono di stabilire con certezza. Mentre l'astrologia seguitava e tuttora seguita a pompare la stessa acqua sempre più torbida nei suoi vecchi canali tortuosi senza tener conto dei fatti nuovi (l'equinozio primaverile dell'astrologia "sta" ancora nell'Ariete, come nel 2000 a. C.), l'astronomia scoprì un approccio più diretto e più breve: il nuovo linguaggio tecnico.


Ma l'economia porta sempre con sé qualche inconveniente; nel caso specifico, essa fece perdere al quadro ogni prospettiva. Le tecniche matematiche possono, a volte, andare a detri(19)mento del pensiero. Dicendo questo non si vogliono sottovalutare i brillanti risultati ottenuti dai Babilonesi nel calcolo. Ma i Babilonesi non si limitarono a liberarsi di un linguaggio antiquato: il passaggio dal linguaggio mitico a quello matematico corrisponde a un cambiamento basilare di contenuti del pensiero. L'astronomia protostorica, arcaica, fissava la sua attenzione sui periodi di congiunzione dei pianeti. Essi servivano a determinare i vari tipi dei "grandi anni" di ricorrenza cosmica, tutti riferiti ad un dato tempo zero. E qui ha anche inizio l'aggiustamento del calendario dei cicli del sole e della luna, all'interno dei cicli maggiori. La localizzazione di un pianeta non implicava semplicemente la sua posizione nello zodiaco e riguardo al sole; per fissare  quella sarebbe bastato, as esempio, far risalire l'eroe in groppa ad un leone, inserendo contemporaneamente il tempo della sua cavalcata all'interno dell'anno solare per mezzo di qualsiasi motivo stagionale; ad esempio, il suonare le conchiglie marine da parte del Capricorno, che significava il solstizio d'inverno. Ma la localizzazione doveva essere inequivocabilmente determinata in riferimento ad un complesso sistema di proporzioni temporali, stabilendo le posizioni e "l'età" degli altri pianeti. Il che significava dover tessere intorno agli eroi trame di drammi tali da permettere di coprire spazi di tempo relativamente lunghi sotto forma di molte "generazioni"; e significava, inoltre, dover usare un termine tecnico per ogni tipo di congiunzione, come facevano i cinesi: "Quando Giove incontrava Venere, era un 'combattimento', ma quando ad incontrarla era Marte, si trattava di una 'fusione'". Un altro termine metallurgico, "tempra", veniva applicato alle congiunzioni di Marte con Mercurio, mentre, come ci insegna Needham, la tecnica delle irrigazioni forniva l'espressione "canali bloccati". Questa terminologia derivava dalla consueta fusione dell'astrologia con l'alchimia.



 de-Santillana--precessione.JPGFig. 1. - Equatore ed Eclittica sulla Sfera Celeste. Lo spettatore sulla terra vede ruotare i cieli in 24 ore intorno all'asse dei Poli Nord-Sud. Il sole, la luna e i pianeti hanno i loro moti lungo l'eclittica che è inclinata di 23° 1/2 rispetto all'equatore. Le stelle fisse lungo l'eclittica prendono il nome di Zodiaco e sono suddivise in dodici costellazioni. I due cerchi, equatore ed eclittica si incontrano nei punti equinoziali. Ai solstiszi sono al massimo di distanza reciproca. L'inclinazione dell'Eclittica dà una oscillazione verso l'alto e verso il basso al percorso del sole a secondo delle stagioni: esso è nel punto più alto al solstizio d'estate, nel punto più basso in quello d'inverno. Pertanto, a chi si trovi sulla terra, sembrerà che il sole descriva nel cielo, nel corso dell'anno, una spirale verso l'alto e verso il basso tra le due latitudini solstiziali (Tropici); e altrettanto, naturalmente, la luna e i pianeti. Visualizzare i cerchi separati dell'equatore e dell'eclittica nel cielo fu un'impresa che denota di per sé il raggiungimento di un considerevole grado di astrazione. (20)






Vediamo per esempio di centrare, raccontando delle avventure, la "situazione" celeste nel 56° anno di quel "grande anno", detreminato dalla congiunzione di Giove e di Saturno quasi allo stesso punto dello zodiaco, che copre 60 anni (esattamente 59,5779). Dovremo considerare il significato di questo anno riguardo ad ognuno dei "personaggi" in gioco: Saturno sta arrivando al termine della sua seconda rivoluzione siderale, Giove ne ha già completate 4 1/2, mentre Venere è (21) passata attraverso 35 rivoluzioni sinodiche- il termine indica il periodo compreso tra due successive congiunzioni con il sole- pari a 91 rivoluzioni siderali, e Marte parte per il suo 26° viaggio sinodico (30° siderale) intorno al mondo; né il risolvitore di enigmi deve dimenticare in quale posizione zodiacale i personaggi in gioco si trovano a quel punto. Più essi erano, meglio era, perché questo riduceva al massimo il margine di incertezza. La varietà dei nomi dati ad ogni pianeta e la molteplicità di motivi mitici concomitanti furono resi necessari dalla quasi incalcolabile complessità delle relazioni da esprimere. Tutto ciò doveva essere determinato senza coordinate, probabilmente senza l'aiuto della scrittura, in un'unica visione sinottica, e narrato a memoria sotto forma di leggende. Il colossale sforzo intellettuale e il grado di astrazione che questo processo implicò sono degni dei più grandi teorici moderni. Dobbiamo presumere che in ogni età ci sono ingegni quali un Archimede, un Keplero, un Newton. Nei millenni più remoti, così come l'altro ieri, quegli ingegni furono condizionati dal contesto della loro epoca nel modo di esprimersi.

 

Quanto al modo di espressione di cui ci occupiamo, esso ebbe anche la sua utilità. Le norme di navigazione per i marinai polinesiani nel Pacifico presero la forma di una sequenza ben articolata di racconti imperniati su eroi ben noti, ed essa rimase un segreto del mestiere. Un vero peccato per noi! Questo metodo funzionava in base allal supposizione che il navigatore conoscesse i gruppi di stelle che passavano allo Zenit di ogni isola che rientrava nell'"itinerario" di viaggi intrapresi regolarmente- ed egli li conosceva effettivamente. Un certo eroe popolare, essendo partito per una certa destinazione, come ci narra Grimble dalle Isola Gilbert, "si imbatté in una vecchia seduta sulla porta della sua casa (Pleiadi), alla quale egli fece qualche scherzetto, il che la costrinse a scappar via verso ovest (cioè, declinare verso il suo tramonto). In seguito egli incontrò un uomo che veniva da oriente su di una canoa (cioè, egli si orientava sulla stella Aldebaran nella costellazione del Toro, che è a forma di V come la sezione di una canoa). S'intratenne a chiaccherare con lui, finché la vecchia, che prima era scappata, cadde nel mare (le Pleiadi tramontarono); essa fece un rumore così spaventoso che l'eroe del racconto fuggì verso oriente e si rifugiò presso due vecchi lebbrosi (i Gemelli). E via di questo passo, finché il racconto non ha fatto passare davanti ai nostri occhi tutta la serie di stelle, in base alle quali un'inbarcazione veloce viene guidata verso una determinata terra" (22).


Il pensiero che si cela dietro a queste costruzioni dei tempi remoti è sempre elevato, anche se assume forme strane. La teoria di "come il mondo è cominciato" sembra implicare la frattura di un'armonia, una specie di "peccato originale" cosmogonico a causa del quale la circonferenza dell'eclittica (con lo zodiaco) si inclinò di un angolo rispetto all'equatore. In tutto il mondo ci sono storie di questo tenore: le Potenze litigarono tra loro- lotta degli Asura e dei Deva nella tradizione indiaqna, o combattimento tra Kung Kung e Ciuan Hsü per l'Impero del Mezzo- o la sfida lanciata dai Titani agli Olimpi. Le ben note storie del Titano Tantalo e di Licaone che danno in pasto agli dei la carne dei propri figli portano con sé una maledizione: gli dei "rovesciano la tavola" inorriditi, il sole si ritrae, ne segue una tragedia. La guerra dei Titani contro l'Olimpo in Grecia ha strane analogie in tutte le mitologie. Ad esempio, la caduta di Satana e la caduta degli dei aztechi scaraventati dall'alto del cielo perché avevano colto i fiori proibiti; essi furono immessi in un "percorso più basso" su nuove strade e cercarono poi continuamente di riconquistare le alte posizioni di un tempo costruendo torri e "assi" del mondo inclinati da una parte. In ognuno di questi casi c'è sempre una frattura o un'inclinazione o uno sghembarsi di montagne o di colonne e di livelli, per via dei quali "il sentiero del sole recedette" oppure "il cielo si inclinò verso nord-ovest" e "il sole e la luna si spostarono". C'è sempre implicita l'immagine della "lacerazione" di un'unità che si fraziona in vari cicli di mutamento incessante, ed essa è strettamente legata alla separazione di due poli nel cielo, all'alterna vicenda della morte e della rinascita stagionali, alla ricerca di un paradiso perduto. "Prima che arrivasse il Nemico era sempre mezzogiorno", come si esprime il Bundahishn persiano. Quella caduta originale venne considerata la causa della fatale polarità in tutte le cose, dell'eternità e della deperibilità, del potere e della decadenza, dell'oscurità e della luce, dell'elemento maschile e di quello femminile. Come conseguenza, abbiamo il tema dei grandi cicli universali, nei quali le configurazioni celesti tornano al loro posto e il mondo dovrebbe ricominciare ex novo. Sulle rovine di questa grande costruzione arcaica mondiale si era già posata la polvere dei secoli quando i Greci entrarono in scena. Tuttavia qualcosa di (23) essa sopravviveva nei riti tradizionali, nei miti e nelle fiabe che nessuno più capiva. Presa alla lettera, essa fu il lievito dei culti sanguinari con cui si propiziava la fertilità, basati sulla fede in un'oscura forza universale di natura ambivalente, fonte al contempo del bene e del male, datrice di vita e di morte. I suoi motivi originali riscoperti riecheggiarono, conservati quasi integralmente, nel pensiero assai più tardo dei pitagorici e di Platone.

 

Ma sono frammenti di un complesso ormai perduto, che sollecitano la curiosità più di quanto non la soddisfino. Fanno pensare a quei "paesaggi pieni di nebbia" nei quali eccellono i pittori cinesi, in cui affiora qua una roccia, là un tetto o la cima di un albero e il resto è affidato alla fantasia di chi guarda. Anche quando il cifrario avrà ceduto tutte le sue chiavi e le tecniche ci saranno note, non potremo sperare di farci un concetto esatto del pensiero di questi nostri remoti antenati, perduto com'esso è dietro ai suoi simboli.

 

Qual è il significato del numero 432.000, un famoso multiplo universale ricorrente in tanti contesti mitici e ciclici, che è poi il numero di sillabe del Rig-Veda? Chi era l'originario Rip van Winkle, costretto a guardare il tremendo gioco di bocce che i potenti giocavano nel cielo facendo rotolare dei globi- gioco nel quale mille anni equivalevano ad un giorno, così che quando Rip si svegliò trovo il manico della sua ascia tornato in polvere? Perché il dio messicano Tezcatlipoca trivellò il fuoco in cielo nell'anno ciclico 2-acatl, cioè "2 canne", così chiamato per via di quella stessa "canna" nella quale Prometeo nascose il fuoco rubato al cielo, mentre la parola sumerica per canne è gi, "bruciare" e Gibil è il dio del Fuoco? Qual è il vero enigma della Sfinge? Perché il diluvio universale recedette quando il Capricorno soffiò nella conchiglia marina del soslstizio d'inverno? Perché nell'antico scandinavo il potere regale era sempre definito "licenza dell'Orsa Maggiore"? Che idea si celava dietro gli stivali delle sette leghe dell'Orco e nella favola di Biancaneve? Perché è sempre il terzo figlio, il sempliciotto, che conquista la principessa con l'aiuto degli animali? Certe allusioni sono chiare. Vi sono migliaia dio indizi nel gigantesco gioco di pazienza i cui frammenti attendono di essere ricomposti (24).

 

Abbiamo intitolato Prologo questo capitolo, perché il suo argomento non rientra nell'ambito della storia vera e propria della scienza. Pochissimi degli specialisti che hanno indagato in modo così penetrante le origini della matematica sono disposti ad avventurarsi in zone nelle quali i dati numerici diventano incerti e dove le testimonianze forniscono elementi da essi ritenuti fragili o evanescenti come l'impronta appena accennata delle felci nei fossili. Ma a nostro modo di vedere è beneche il lettore prenda conoscenza di quelli che sono orizzonti nuovi. Ci sembra che Keplero avesse capito il ruolo della scienza nella cultura meglio di tanti moderni, quando scrisse: "I modi in cui gli uomini giunsero alla conoscenza delle cose celesti mi sembrano quasi tanto meravigliosi quanto la natura stessa di quelle cose".

 

Questo per quanto riguarda il cielo, e il destino dell'uomo. Ma la natura? Quando ha inizio la scienza, nel senso che noi diamo a questa parola? Perfino la matematica babilonese, con tutte le sue tecniche prodigiose e il suo equivalente delle serie di Fourier, non affronta la natura, e neppure le idee. Dobbiamo fare un salto attraverso ampi periodi di tempo e raggiungere quella breve e magica epoca (dal 600 al 300 a. C.) in cui fiorisce la Grecia (25).

 

 

 

 

 

Giorgio de Santillana

 


 

 

 

 

[A cura di Ario Libert]


  


NOTE 

[1] Galileo avrebbe accettato questa forma di persuasione, che contiene in sé un'ampia visone della natura. Nei Massimi Sistemi, egli mostra da par suo come il pensiero che si vuole filosofico sia intessuto di miti deteriori, perché nascondono un arretrare inconscio di fronte alla realtà: "Questi [aristotelici] che esaltano tanto l'incorruttibilità e l'inalterabilità degli astri credo che si riduchino a dir queste cose, per il desiderio grande di campare assai, e per il terrore che hanno della morte: e non considerano che, quando gli uomini fossero immortali, a loro non toccava di venire al mondo. Questi meriterebbero d'incontrare in un capo di Medusa che gli tramutasse in statue di diaspro o di diamante, per diventar più perfetti che sono. E forse anco una tal metamorfosi non sarebbe, se non con qualche lor vantaggio; ché meglio credo io che sia il non discorrere, che discorrere a rovescio".

[2] Prendiamo un esempio semplice: in un'opera peraltro ottima ed autorevole sull'Egitto troveremo che il Sole, Amun Ra, è rappresentato dalla tradizione come il primo re dell'Egitto, il che dimostra che la civiltà egizia era solare, come tutte le civiltà essenzialmente agricole. Ma altrove l'autore deve ammettere l'esistenza di un dio-re ancor più antico e cioè Ptah, Signore di Menfi, capitale originaria del "regno unito" (Alto e Basso Egitto). Siamo così costretti a concludere- insieme all'autore- che Ptah fosse un'altra versione del dio solare. Ma un Ostracon demotico, la cui testimonianza ha il suo peso, afferma chiaramente che la stella di Ra è Kronos, cioè Saturno. Siamo quindi indotti a supporre che il Sole si fosse sovrapposto al ruolo originario di Saturno; tanto più che l etavolette cuneiformi astronomiche chiamano Saturno col nome del Sole, Sciamash, e che vi sono motivi sufficienti per ritenere che il Sole dei Greci sia Kronos ogni volta che di essosi parla come "Helios il Titano". Ciò è irrilevante, dicono i filologi ferrati: si tratta solo di un Ostracon tardo e il buon metodo filologico ci insegna a non tener conto di tutte le testimonianze tarde. Tutto bene, ma essi avrebbero potuto tener conto del fatto che Ptah, fin dagli inizi, porta il titolo di "Signore del Cielo Trentennale", cioè del periodo di Saturno. Basterebbe questo a dimostrare che, antico o recente, l'ostracon dice il vero. Se non che cinquant'anni fa un grande egittologo, il Breasted, scrisse come cosa già nota che il culto stellare aveva preceduto il culto solare. Lo si dimenticò. Sempre tutto da rifare. Un semplice controllo avrebbe poi dimostrato a quegli studiosi che l'affermazione dell'ostracon è esplicitamente confermata da Igino, Astronomica, 42, e da Diodoro, 2.30.3. E questo lo avrebbe poi portato a scoprire molti altri notevoli rapporti che sono stati sistematicamente trascurati: ad esempio in Cina (che fu certamente un altro stato agricolo) Saturno era la Stella Imperiale.

[3] Quando la scrittura apparve per la prima volta nella storia sotto forma di caratteri cuneiformi in Mesopotamia (Uruk IV, verso la fine del IV millennio a. C.) il sistema di misurazione che è alla base di tutti i sistemi metrici del mondo antico e della Cina era già stato formulato e consolidato. Esso era collegato con le misurazioni cosmiche. Questo sistema è ancora usato ai giorni nostri. La libbra pre-sumerica è esattamente la libbra inglese avoirdupois con l'approssimazione di un grain, cioè di un centesimo di grammo. La precisione strumentale nelle misurazioni angolari sembra avesse raggiunto 3'.

[4] Iadi è il nome greco che significa semplicemente "umide". Ma si legge anche: "Dio fendette la mascella in un punto dov'era incavata e ne sprizzò dell'acqua, e quando Sansone ne ebbe bevuta gli tornò la forza e si rianimò".
 
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8 dicembre 2011 4 08 /12 /dicembre /2011 07:00

La Verità sul culto delle "Vergini Nere"

 

vergini-nere--1.jpg Cosa nasconde questo culto molto più antico del Giudeo-cristianesimo? È l'albero che nasconde un'immensa foresta di verità falsificate.

 

 

di René-Louis Parfait Etilé

 


HOTEP!


Un falso mistero per nascondere due grandi verità: In principio"Dio" era una Dea nera e l'Africa aveva civilizzato il mondo. È quanto il culto delle "Vergini nere", un culto molto più antico del Giudeo-cristianesimo e che celebra una donna nera, la nostra Grande madre ma anche lo splendore del continente nero!

 

vergini-nere--2.jpg

Falsi misteri e vere menzogne

Innanzitutto, alcuni tra noi potrebbero chiedersi se ci sia una reale utilità di parlare di "vergini Nere" su un sito come Africamaat. Sarebbe dimenticare che tutto quanto riguarda il mondo nero, ci interessa per forza ma soprattutto, sarebbe dimenticare che il culto delle vergini nere è molto più antico del Giudeo-cristianesimo! Infatti questo "falso" mistero, mantenuto dai falsificatori della Storia dei Neri sull'esistenza di queste donne, è in realtà "un albero che nasconde un'immensa foresta!".

 

In secondo luogo, lo abbiamo già spiegato: l'esistenza terrena di colui che chiamiamo "Gesù" non è mai stata dimostrata scientificamente (la stessa cosa vale per i patriarchi della Torà). Tuttavia dobbiamo guardare in faccia la realtà: milioni di Neri, dappertutto su questo pianeta, sono cristiani e dipendono religiosamente, per la maggior parte, dalle decisioni prese dagli europei in Vaticano: Ora il mezzo più efficace, secondo noi, di ricondurli verso le vere religioni negro-africane, è di non dimenticarle o abbandonarle, ma di chiarire per esse le numerose stranezze che l'ideologia razzista occidentale evita molto spesso di spiegare correttamente nella sua letteratura (soprattutto il perché dell'esistenza di tutte queste Madonne nere!).

 

Dal falso Mistero alla Verità

 

Non c'è mistero delle "Vergini nere". Innanzitutto poniamo in rilievo le domande valide:

 

* Perché dei cristiani in Europa adorano delle vergini nere, mentre il colore "nero" è svalorizzato nell'ideologia cristiana? (I pelegrinaggi sono estremamente importanti durante l'epoca medievale quando a quest'epoca, il nero appartiene soprattutto al campo diabolico).

* Perché il Papa Giovanni Paolo II accordava la più grande importanza ad una "vergine nera" nel suo paese, la Polonia?

* Perché le più antiche "vergini" d'Africa, d'Asia e d'Europa sono di colore nero?

* Quali sono i rapporti tra queste "Vergini Nere" e l'Africa antica? (e più precisamente con le civiltà Civiltà della Valle del Nilo: Kemet e Kush).

* In cosa un certo cristianesimo primitivo può essere legato alle credenze plurimillenarie africane?

* Perché quest'odio dei Negri e perché questa demonizzazione degli Africani (in particolare) e dei Neri (in generale)? Al di là delle conseguenze dei testi razzisti, quali sono le cause di questi scritti? Perchédegli storici razzisti tentano di rubare ai Neri il loro glorioso passato e soprattutto nella Valle del Nilo?

* Cos'ha preceduto l'apparizione delle "vergini nere" cristiane?

* Quale ruolo ha svolto il patriarcato dei popoli leucodermi (ariani, ebrei, arabi) nella demonizzazione della donna? Come si è passati dalla Madonna nera alla Madonna bianca?

* Perché il Giudaismo, il Cristianesimo o l'Islam non sono le soluzioni religiose per noi Camiti? (Kamiti sono i Neri coscienti e fieri della loro vera storia e che si battono per la Rinascita dell'Africa?).

 

Nel nostro articolo, delle risposte alle domande precedenti saranno avanzate secondo i fatti storici veri, senza pretendere allo studio esaustivo.


La nostra super grande madre-dea nera. Le origini.


Numerosi sono i lavori oggi che confermano che non soltanto i più antichi homo sapiens sapiens sono africani (l'origine africana degli uomini moderni è stata confermata dai genetisti, gli archeologi ed i paleontologi) e che inoltre la più antica divinità conosciuta è una donna nera.


vergini-nere--3.jpgDea nera Madre primordiale


dea--01.jpgÈ una realtà e ciò dispiace ad alcuni: "Dio fu innanzitutto una donna; Dio fu dapprima una dea". La riluttanza degli uomini misogini, ad ammettere il predominio antico della dea-madre, è un fatto storico relativamente recente. La totalità del sistema di riferimenti filosofici, religiosi e civili dell'Occidente attuale è patriarcale. Tuttavia, molto prima le religioni "patriarcali" (il Giudaismo, il Cristianesimo e l'Islam), la divinità unica era femminile. Il dio sessuato e maschile proviene dall'Oriente (Testi babilonesi, Genesi, ecc.).

 

ragusa_Ibla.jpgDurante la preistoria, l'archeologia ha dato una molteplicità di figure femminili. Esse sono state qualificate come "Veneri". Queste donne steatopigie (dalle natiche grandi e dai seni prominenti) sono in realtà la rappresentazione della Dea originaria (venere africana), Signora universale anteriore a tutti gli dei. La fertilità delle donne era tanto preziosa quanto quella della terra per sopravvivenza di queste società. Dopo il paleolitico, la fecondità della donna ha assicurato l'equilibrio della vita materiale; molto naturalmente si è onorato quest'essere. A quest'epoca il culto della donna implicava la supremazia della donna.

 

kaaba.jpgSino a due millenni prima della nostra era, l'Europa ed i paesi del Mediterraneo orientale hanno rappresentato le loro divinità sotto forma femminile molto chiaramente sessuata per eliminare ogni ambiguità. Circa 5.000 anni, tutti i migratori provenienti dall'Africa erano sempre dei Neri. E prima delle invasioni dei popoli Ariani, tutta la popolazione mediterranea e tutte le sue divinità erano nere! C'è una subordinazione delle Madonne nere del Cristianesimo di fronte alla Dea originaria nera ma anche subordinazione della Kaaba, la pietra nera dell'Islam di fronte alle pietre nere sacre vulcaniche delle dee nere (Ibla Nera in Sicilia e Cybele in Anatolia). In Turchia, paese islamico, c'è un pellegrinaggio annuale per la Madonna nera di Efeso. (Approfittiamo per segnalare delle Madonne nere in luoghi che potrebbero stupire qualcuno: come a Cuba o quella che si trova sulla Piazza Rossa in Russia; o presso gli Olmechi; o sulle Ande): Il celebre padre della storia (per gli Europei) Erodoto ha ricordato che gli Africani furono i primi a costruire dei Templi. Bisogna attendere il VIII secolo a. C. perché o pantheon europei comincino a mascolinizzarsi, senza tuttavia mai eliminare le dee e soprattutto la dea della terra.

 

Dalla Dea Iside alle Madonne nere

 

 

Durante il millennio che precede la nostra era e sino ai primi cinque secoli dopo, la divinità maggiore del mondo mediterraneo era la dea Iside (Aset/Aseta), una dea nera d'Africa. Iside fu venerata su una vastissima area alla fine dell'Antichità ed all'inizio del Cristianesimo. Questa "Madre nera" era chiamata con numerosi nomi al di fuori dell'Africa. Iside ereditava dalla lunga tradizione delle società matriarcali africane. Iside, dea africana, aveva delle origini nubiane. La Nubia è una regione in cui la Civiltà è fiorita molti secoli prima della costruzione delle piramidi dell'antico Egitto (kemet). La Nubia diede la donna nera Iside a Kemet e poi al resto del mondo.

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La Dea Iside e suo figlio Horus

 

 

Nel suo santuario a Philae in Africa, Iside era nera. Metafora della Madre nera dell'umanità e precorritrice delle Madonne nere così come di quelle che sono state imbiancate. A partire dal microcosmo Valle del Nilo, il culto di Iside diventerà veramente "la prima religione internazionale e sovranazionale". Philae diventerà una città santa per gli Africani, i Greci, i Romani, ed i nomadi del deserto. Il culto antico della Dea della fertilità venuta dall'Africa, precederà il ruolo del Cristianesimo e dell'Islam nel Medioevo. L'immagine di Iside più popolare all'apogeo dell'impero romano sembra essere quello di Iside che allatta suo figlio Horis (Hor).


santuario_di_Iside_Philae.jpgSantuario di Iside a Philae 


Le legioni dell’impero romano di cui i militari erano costituiti da uomini subordinati (più o meno bruni) dei tre continenti (Africa, Asia, Europa), trasportavano l'immagine di Iside l'Africana, così come le immagini di Iside mischiate con divinità asiatiche Cibele, Inanna, Astarte, nel mondo conosciuto, dall'Africa all'Asia, verso Roma, Francia, Inghilterra, il Danubio. Adorata con molti nomi attraverso l'Africa, l'Asia, l'impero greco e l'impero romano, era nota come Iside, Hathor, Maât, Sekhmet (aspetto formidabile della Madre nera africana, era una donna con una testa di Leonessa), Yemonja (Yoruba), Atena, Artemide, Demetra-Persefone, Hera, Kali (India), la Mahadevi dravidica (Indu), ecc. A Meroe, la religione di Iside onorava la religion del dio dalla testa di leone Apedemek così come il dio Ammone.

YEMONJA.jpgYemaja, la grande madre Yoruba.


 

Eredità della "Madre nera" primordiale dell'Africa è la Verità, la Giustizia, la protezione contro ogni oppressione, la protezione degli oppressi, l'incarnazione di ogni vita. Con l'ellenizzazione, Iside diventa la "Grande" madre (del Mediterraneo). Il suo compagno Osiride (Asar/Ausar) o "il Grande negro" (Kem Our), diventa Zeus, Plutone, o Dioniso. In tutto il mondo conosciuto e nei primi secoli dell'era cristina, gli schiavi e le nobildonne veneravano l'africana Iside come una divinità che prevaleva attraverso al forza dell'amore, la pietà, la compassione, e il suo interesse perdonale per il dolore. Prima che il Cristianesimo lo facesse, la religione di Iside prometteva la vita dopo la morte terrena. Dei templi di Iside erano stati fondati nell'impero romano; in Gallia, Portogallo, Spagna, Bretagna, Germania, Italia, soprattutto in luoghi che diventeranno più tardi dei santuari di Madonne nere. Una caratteristica significativa di Iside, più tardi associata alla madonna cristiana, era la sua compassione di madre. Durante l'epoca cristiana, suo figlio Horus fu rappresentato come una figura di Cristo. L'acqua è sempre stata associata ad Iside, essa racchiudeva una qualità sacra.

 

osiride.jpgOsiride, dio-re dell'Egitto, sposo-fratello di Iside e padre di Horus


 

Durante quest'epoca, Padrona della religione a Kemet, Iside era in qualche modo "Dio la Madre". Così, non c'era divisione tra femminile e maschile. Era beneamata dalle donne e gli uomini, i giovani e i vecchi, e tutte le classi sociali. Il suo status a Philae, è creato tra il secondo e il primo secolo avanti "Gesù", reggeva il sistro in una mano e la croce ansata (simbolo di vita eterna) nell'altra mano. Nella sua rappresentazione (600 a. C.) al Museo del Cairo, Iside appare come una madre-nutrice, che possiede delle somiglianze notevoli con le immagini (icone, statuette, ecc.) delle Madonne-nutrici del Cristianesimo primitivo. Non dimentichiamo che la venerazione di Iside, del suo sposo Osiride e di suo figlio Horus, è persistita durante tutte le dinastie faraoniche. Iside aveva dunque più di 3000 anni di storia quando il suo culto si propagò da Meroe e da Alessandria verso tutto il bacino del Mediterraneo.

triade_egiziaca.jpgTriade egiziaca.


 

La Trinità Iside/Osiride/Horus diventerà nel Cristianesimo popolare Maria/Giuseppe/Gesù che differisce dalla Trinità del Canone cristiano Padre, Figlio, Spirito Santo: sparizione dell'elemento femminile dovuto al Patriarcato e alla supremazia militare dei leucodermi). In Africa a Memphis (Men-Nefer), gli inni celebravano Iside come civilizzatrice, divinità universale che aveva soppresso il cannibalismo, istituito le leggi e i principi divini, e aveva inventato l'agricoltura, le arti e le lettere, i costumi divini, e la giustizia. Iside, la grande Maga, era Padrona della Medicina, guaritrice delle malattie umane, sovrana dei continenti e degli oceani, protettrice contro i pericoli durante la navigazione e le battaglie. Iside era la divinità della Salvezza per eccellenza. Ritroviamo tutte queste qualità presso Madonne e Vergini nere. La sua "Sorella" Maât era la dea della "Verità-Giustizia". Iside fu recuperata dai Greci e i Romani in alcuni culti (Hera, Demetra, ecc.).

 

sacra_famiglia.jpgLa Sacra famiglia cristiana.


 

Una grande specialista delle religioni Lucia Chiavola Birnbaum pensa che la più antica immagine della madonna della Cristianità si trovai in Sicilia. Si tratterebbe della Madonna nera dell'Adonai. Secondo lei, il più antico santuario di Maria (madre di Gesù) si troverebbe dunque in Sicilia. Un altro ricercatore si orienta piuttosto in Italia (la Basilica di Santa Maria Maggiore). Il ricercatore Jean-Pierre Bayard parla di "Vergini nere" risalenti in Francia all'epoca di Clodoveo. Ma le più antiche, secondo noi, sono da ricercare in Africa (d'altronde quella di Clodoveo proverrebbe dall'Africa). Non sembra impossibile trovare un giorno la più antica Madonna nera della cristianità presso i copti d'Egitto. Infatti, l'Egitto è il primo paese al mondo ad aver adottato il Cristianesimo come religione di Stato. (È ad Alessandria che per la prima volta l'Antico Testamento è tradotto dall'ebraico in greco. Alessandria è una delle prime città, con Gerusalemme, ad avere un vescovo). Ma la cosa più importante è il fatto che tutte le più antiche Madonne e "vergini" della storia della Cristianità erano nere. (Non dimentichiamo che a quest'epoca, i Neri non sono più i padroni dell'Egitto!). Queste madonne portano alcuni attributi di dee e regine dell'antico Egitto (ad esempio il fiore). Mentre Gesù bambino (dai tratti adulti) regge lo scettro, attributo del Faraone.


 

La demonizzazione della donna da parte dei leucodermi

e l'imbiancamento delle Madonne.

 

 

Sono gli ariani (gli Arya, e cioè "i nobili" in lingua sanscrita. Hanno la carnagione chiara e gli occhi blu) che introducono delle divinità maschili in Europa. Le civiltà minoiche e micenee che sono fiorite nel mediterraneo all'inizio del III millennio prima della nostra era in un perimetro circoscritto dal Pelloponneso, le Cicladi e Creta, posteriori alla prima invasione indo-ariana, praticavano ancora il culto della dea madre. Soltanto gli Ariani adoravano degli dei maschili. Gli Ariani dilagarono per la prima volta nel nord dell'India verso il 3.200 a. C. Vi trovarono una civiltà (dravidica) molto più avanzata della loro. Grazie alle loro vittorie militari, gli Ariani imposero il sistema razzista delle caste. Infatti, il termine "casta", in sanscrito, si dice "varna", significa "colore". Gli Ariani vogliono evitare il mischiarsi delle "razze", ciò che essi chiamano "la corruzione delle donne". Nulla potrebbe dimostrare più chiaramente che, nella filosofia, il sistema razzista delle caste e la certezza dell'inferiorità costitutiva delle donne sono ineluttabilmente legati. Per gli Ariani, le donne non sono tenute in briglie che attraverso delle caste, ed è la loro soggezione a questo sistema che garantisce la stabilità della società e la purezza dei costumi.
maha-devi.jpgLa divinità dravidica Mahadevi.

Ad ogni modo, il Rig Veda dimostra del tutto chiaramente la poca stima che gli Ariani hanno delle donne: "Lo spirito della donna non sopporta la disciplina. Il suo intelletto è di poco peso". Troviamo qui, dodici secoli prima dell'era cristiana, e descritta con una chiarezza senza difetto, l'associazione del maschilismo e del razzismo che caratterizzerà l'insieme delle culture occidentali e condurrà progressivamente  alla concezione di un Dio maschile. L'universo apparterrebbe oramai agli uomini, del cielo sino agli inferi. Dio sarebbe un uomo bianco, e il suo nemico il Diavolo diventerà un uomo nero. Le donne non erano più che il riposo dei guerrieri e le procreatrici della loro prole. Lo storico Diodoro siculo riteneva che gli Ariani sono dei soldati feroci e primitivi, e che la loro "razza" intera "adora la guerra ed è sempre pronta all'azione" e che, ingenui, li si può sempre vincere con l'astuzia.

 

vergini-nere--5--Vierge_noire_et_Jesus_Premier_France-2.jpgVergine nera Maria e il bambin Gesù


Per gli Ariani, la donna innanzitutto rivale dell'uomo, finisce con il diventare la nemica, prima di essere identificata al male. Ritroviamo questa stessa visione presso gli Ebrai dell'Antichità ad esempio nelle epistole di san Paolo: "Il capo di ogni uomo, è il Cristo; il capo della donna, è l'uomo; e il capo del Cristo, è Dio"; "Non è certo l'uomo, a essere stato creato per la donna, ma la donna per l'uomo"; "Che le donne siano sottomesse ai loro mariti come al Signore: infatti, il marito è il capo della suia donna..."; "Durante l'istruzione, la donna deve conservare il silenzio, in tutta sottomissione. Non permetto alla donna di insegnare né di fare la legge all'uomo. Che essa conservi il silenzio. È Adamo infatti che fu formato per primo, Eva successivamente. E non è Adamo che si lasciò sedurre, ma la donna che, sedotta, si rese colpevole di trasgressione" (1Cor 11/3, 1 Cor 11/8 a 11/9, 1 Cor 14/34 a 14/35, Ep. 5/21 a 5/24, Col3/18, 1 Tm 2/11 a 2/14, Tt 2/5).

Ritroviamo anche questa visione presso i padri della Chiesa (ad esempio sant'Agostino) e nel Medioevo europeo (quando le donne erano accusate di praticare la stregoneria e poi bruciate vive). Nel Corano, così come nella Torà, è inferiore all'uomo allo stesso modo ed è essa che commette il peccato originale.

La cultura greca antica apporta la violenza di un popolo indoeuropeo ariano che invade la Macedonia e la Dalmazia nel millennio che ha preceduto l'era cristiana, mascolinizzando e deformando l'immagine della "Madre nera", torturando e sfruttando degli schiavi, e subordinando la donna all'uomo. Allorché l'armonia tra l'uomo e la donna caratterizzerebbe l'Africa. Poi, questa cultura greca è diventata l'icona ariana degli europei/americani razzisti e imperialisti alla fine del XIX secolo, e dei nazisti, con "la supremazia bianca" e delle persone che trasmettono il razzismo, a volte inconsciamente, sino a oggi.

vergini-nere--6.jpg


Malgrado le distruzioni dei templi di Iside da parte degli imperatori romani e dai padri del Cristianesimo (la memoria della Madre nera fu trasmutata nella venerazione della Madonna, soprattutto attraverso le sue immagini nere), l'eredità della Madre nera d'Africa è persistita nell'arte. Le madonne nere in Europa, e le altre divinità femminili nere nel mondo, sono la prova della memoria profonda e persistente della Madre nera venuta dall'Africa e ciò malgrado le religioni patriarcali come il giudeo-Cristianesimo e l'Islam.

 

Prima dell'arrivo dei popoli ariani, i popoli mediterranei erano sotto l'influenza  africana (in molti campi, soprattutto quello della "razza"). La violenza giunse a Malta, in Grecia, in Sicilia e nel sud Italia, quando dopo il 2.500 a. C. gli Ariani invasero queste regioni. Ad esempio a Malta, gli invasori sottometteranno un popolo pacifico che sotterrava i suoi morti, in opposizione con gli invasori ariani che utilizzavano delle armi in bronzo e che incinerivano i loro morti. Essi imposero il loro sistema patriarcale sui popoli vinti (Malta, Sicilia...). Molto più tardi, i Romani riuscirono a battere i Cartaginesi (dei neri, africani-cananei) poi gli imperatori bizantini della Chiesa d'Oriente imposero un papato cristiano patriarcale.


Sleeping Lady Hypogeum Hal SaflieniDea madre di Malta.

 

 

Durante il XV secolo, gli invasori spagnoli portarono l'inquisizione a Malta e in Sicilia: malgrado tutti questi fatti, la memoria della Madre nera primordiale resistette e persiste ancora oggi (un amalgama dell'africana Iside con l'anatolica Cibele, la cananea Astarte, la cartaginese Tanit, e le altre madonne nere!).



 

cibeleArtemide.jpg

La dea anatolica Cibele.

 

 

I Cananei e i Sumeri furono tra i primi neri (homo sapiens sapiens) a uscire dall'Africa. Questi fatti sono confermati dalla genetica (ad esempio da Cavalli-Sforza et al. History and Geography of Human Genes [Storia e geografia dei geni umani]). I Sumeri chiamavano se stessi "umani dalla testa nera". I Cananei, contrariamente ai Greci, non avevano la mania della conquista. I Greci li chiamavano Fenici. Le violenze greche e romane aggredirono la prima civiltà non-violenta, la civiltà della Madre Nera primordiale.



vergini-nere--7.jpg


I moderni storici eurocentristi che si riferirono più tardi soltanto alle Sibille (donne profetesse) di Efeso in Asia minore, di Samo in Grecia, di Cuma  vicino a Napoli in Italia, non parlarono affatto della Sibilla africana di Libia. Una omissione che potrebbe segnare l'inizio dell'obliterazione storica delle origini africane della Civiltà mondiale. Eppure, tutte le Sibille ricordano la Madre nera primordiale e i suoi valori. Questa donna ispirata trasmetteva gli oracoli degli dei. Le Madonne e "Vergini" nere testimoniano anche della resistenza della prima Civiltà (quella dell'Africa) di fronte alle filosofie nordiche.

 

 

 

[SEGUE]

 

 

 

 

 

René-Louis Parfait Etilé

 

 

 

 

[Traduzione di Ario Libert]

 

 

 

 

LINK al post originale:

La Verité sur le culte des "Vierges Noires" 
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