1 aprile 2011
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L’Olocausto come alibi
Dror Etkes
La rozza strumentalizzazione fatta dell'Olocausto dai politici iraniani non è altro che l'immagine allo specchio del modo in cui la memoria dell'Olocausto è sfruttata nella vita politica in Israele. Non c'è -non c'è mai stata- nessuna giustificazione per sfruttare la sua memoria allo scopo di preservare il progetto di occupazione che continua e che Israele ha condotto da 40 anni nei territori.
"Sì, la stanchezza è grande, eppure mi succede spesso, la sera, quando il giorno è scomparso dietro me nelle profondità, di costeggiare con passo lento i fili spinati..."
Etty Hillesum, Une vie bouleversée, Journal intime 1941-1943 et autres lettres de Westerbrock, [Una vita sconvolta, Diario intimo 1941-1943 ed altre lettere da Westerbrock].
L'olocausto come alibi
Il sipario si è alzato sul teatro dell'Assurdo diretto dal regime iraniano (si riferisce ad eventi accaduti nel giugno dl 2006). Un avvenimento che ha radunato dei personaggi in margine alla scena della negazione dell'Olocausto, ed i suoi ricercatori "alternativi". In Israele, la conferenza è stata coperta ponendo l'accento sulle dichiarazioni dei partecipanti e le reazioni dei politici israeliani. È vero che era una conferenza internazionale dietroi la quale si trovava un paese che dichiara di desiderare la caduta del "regime sionista". Ma oltre a ciò si nasconde un fattore più profondo, un'indicazione del legame tra l'identità israeliana contemporanea e l'Olocausto.
"Se si mette in dubbio la realtà dell'avvenimento (l'Olocausto ); l'identità del regime sionista sarà messa in dubbio". Con queste parole pronunciate in occasione dell'apertura della conferenza dal ministro degli affari esteri Manouchehr Mottaki, risulta che il regime iraniano ha correttamente identificato i legami esistenti tra Israele e l'Olocausto e la politica locale. Uno degli avvenimenti storici formativi dell'occidente attuale, il cui significato è valevole per tutta l'umanità, l'Olocausto, continua 60 anni dopo a fornire un alibi per la deviazione nelle sue scelte politiche.
Un Israele senza una vera distinzione tra la sinistra politica istituzionalizzata, e la destra con tutte le sue propaggini, continua ad utilizzare l'Olocausto in un modo che combina il cinismo e la mancanza di educazione. Anche se c'è effettivamente un legame considerevole e complesso tra l'Olocausto e la cultura politica israeliana, non c'è- non c'è mai stata- alcuna giustificazione per sfruttare la sua memoria allo scopo di preservare il progetto di occupazione che continua, e che Israele ha condotto da 40 anni nei territori.
L'atteggiamento di Israele nei confronti dell'Olocausto non deriva veramente dal modo in cui la direzione risponde alle dichiarazioni incendiarie del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad e dei suoi protagonisti, che innanzitutto riflettono ciò che sono gli oratori. È possibile imparare qualcosa su quest'atteggiamento partendo, tra altri elementi, dal modo in cui Israele si comporta con le decine di migliaia di sopravvissuti, nella carne e nell'anima dei quali sono incisi i crimini nazisti, che vivono qui in condizioni deplorevoli, sotto la soglia della povertà.
Tuttavia, il vero trattamento di questi sopravvissuti è apparentemente molto meno brillante del culto della venerazione che circonda coloro che sono stati assassinati, e che fornisce una scena per ogni politico che cerca la sua strada verso il centro del consenso. Così, come è stato pubblicato in Haaretz, lo stato continua a nazionalizzare il denaro delle riparazioni che le sono trasferiti dalle centinaia di migliaia di sopravvisuti- mentre trascura in modo criminale molti di loro
La strumentalizzazione primaria fatta dall'Olocausto tra i politici iraniani non è nulla di meno che l'immagine allo specchio del modo in cui la memoria dell'Olocausto è sfruttata nella vita politica in Israele. Uno degli scopi della campagna iraniana di "ricercare la verità storica" concernente l'Olocausto, è di svelare il sistema di giustificazioni che i politici israeliani sono stati abituati ad utilizzare molto di frequente, definendo ogni critica dei politici israeliani come colorata di antisemitismo, e questo, al contempo sul piano interno ed esterno. Da cui il ruolo crescente dell'Olocausto, come unica giustificazione per l'esistenza di Israele, invece di concentrarsi sul fatto che attualmente 7 milioni di persone di origine diverse e di nazionalità differenti vivono in questo paese- un luogo che, nella maggior parte dei casi, è la loro sola casa possibile.
Se veramente, il ministro degli affari esteri iraniano è nel vero, e che è la sola fonte di legittimità da cui deriva oggi il progetto sionista, allora evidentemente il tempo è veramente giunto di intraprendere una revisione radicale del concetto di sionismo. E sarebbe una buona cosa se ciò fosse fatto prima che Ahmadinejad ed i suoi sostenitori ultra-ortodossi di Brooklyn lancino una nuova produzione.
Dror Etkes
[Traduzione di Ario Libert]
LINK al post originale: Holocaust as alibi