
Ma ecco, per glorificare il personaggio, la maggior dei biografi attuali, passa generalmente sotto silenzio le fonti del suo sapere ed il suo viaggio iniziatico in Egitto, sulle vie della saggezza presso i sacerdoti, cosa eppure confermata dai suoi biografi greci.
La maggior parte delle sue idee, come l'Uno ed il Molteplice; l'Identico e l'Altro; i quattro elementi: acqua, terra, aria, fuoco; il divenire; l'immortalità dell'anima; la vita nell'aldilà; il dualismo materia-spirito; il corpo come tomba dell'anima; la nozione dell'anima del mondo, ecc., sono delle nozioni che egli ha scoperto per la prima volta nell'Africa nera durante il periodo faraonico. I suoi contemporanei, come Strabone o Erodoto (che conferma inoltre l'origine strettamente egiziana dell'idea dell'immortalità delle anime umane), ci aiutano a saperne di più sulle fonti africane del suo sapere.
2. Platone riportato alla verità storica




Nella sua opera "Iside e Osiride", (Tr. it.: Adelphi, Milano, 1990), opera lo scrittore greco Plutarco (50-125 d.C.) si è impegnato a dimostrare che Platone e molti altri ricercatori greci, hanno studiato in Egitto presso uomini di scienza neri. Prende come testimoni tutti i "Saggi" della Grecia, il che è del tutto esplicito: "È quanto attestano unanimamente i più saggi tra i Greci, Solone, Talete, Platone, Eudosso, Pitagora e secondo altri, Licurgo stesso, che viaggiarono in Egitto e vi conferirono con i sacerdoti del paese.
Si dice che Eudosso fu istruito da Conuphis, Solone da Sonchis di Saïs, Pitagore da Enuphis l'Eliopolitano. Pitagora soprattutto, pieno di ammirazione per questi sacerdoti, a cui aveva ispirato le sue opinioni, imitò il loro linguaggio enigmatico e misterioso e avvolse i suoi dogmi nel velo dell'allegoria. La maggior parte di questi precetti non differiscono affatto di ciò che in Egitto si chiamano i geroglifici. Eccone alcuni: Non mangiate in un carro; Non sedetevi sopra uno staio; Non piantate palme; non attizzate il fuoco con la spada in casa vostra*. Credo anche che i pitagorici, assegnando ad alcuni dei loro Dei dei numeri particolari, ad Apollo la monade, a Diana la diade, a Minerva il settennario ed a Nettuno il primo cubo, abbiano voluto imitare ciò che si praticava o ciò che era rappresentato nei templi d'Egitto".
Facendo una dimostrazione sulle riflessioni spirituali di Platone, Plutarco prova che quest'ultimo ha effettivamente seguito l'insegnamento dei sacerdoti Egiziani: "mostrerò la conformità del sistema filosofico di Platone con la teologia degli Egiziani (...). Platone sostiene che lei (Iside, una divinità egiziana maggiore) è il recipiente universale, la nutrice di tutti gli esseri". La stessa constatazione può essere applicata ad Eudosso, poiché Plutarco aggiunge: "Eudosso dice che Iside presiedeva alla tenerezza". Diodoro siculo inoltre, ha egli stesso confermato i fatti [3]: "Licurgo anche, Platone, Solone hanno incluso molto delle regole prese in presitito all'Egitto nelle loro legislazioni".
Abbiamo detto all'inizio che fu l'Egitto e non Sicrate ad aver veramente segnato il percorso intellettuale di Platone. Lo sostiene egli stesso d'altronde. Attraverso una discussione sulla natura dell'ignoranza originale dei Greci di fronte alle scienze del numero (matematica), della misura (geometria) e dell'astronomia, tra un vecchio ateniese che risponde a due altri vecchi, il Cretese Clinia ed il Lacedemone Megillo, Platone si svela con grande sincerità [4]: "O caro Clinia, è tardivamente che mi si è rivelata da sé la nostra abituale deficienza a questo proposito (...) ebbi vergogna non soltanto per me stesso ma per tutta la razza ellenica".
Nel Timeo, Platone che affronta ancora il viaggio del legislatore ateniese Solone (uomo di stato ateniese, 640-558 a. C., considerato uno dei sette saggi della Grecia) in Egitto, ci confessa lui stesso ancora che i sacerdoti neri consideravano i Greci come degli spiriti relativamente infantili, senza tradizione storica [5]: "Poiché egli (Solone) interrogava un giorno sulle antichità i sacerdoti più versati in queste materie, aveva scoperto che ne lui né che nessun altro Greco non sapeva per così dire quasi nulla su tali argomenti (...). Pregò i sacerdoti di esporgli passo passo ed in dettaglio tutto ciò che essi sapevano dei suoi concittadini di un tempo".
Ma il professor Cheik Anta Diop rimprovera tuttavia ai Greci la loro assenza di onestà e di sincerità di fronte alle loro fonti [6]: "Sappiamo oggi in modo quasi certo che Talete di Mileto, Pitagora di Samo, Archimede di Sicilia, Platone, Solone, ecc... sono stati allievi dei sacerdoti egiziani che durante quest'epoca anche secondo la testimonianza di Platone, consideravano i Greci come degli spiriti relativamente infantili. Ora, è notevole che nessuno dei ricercatori greci così formati in Egitto, Pitagora il fondatore della scuola matematica greca in particolare, non abbia pensato a distinguere le cose da lui scoperte e quelle ricevute dall'Egitto. È tanto più inspiegabile che Plutarco in Iside e Osiride insiste sul fatto che tra tutti gli uomini di scienza greci che sono stati iniziati in Egitto, Pitagora sia il più amato dagli Egiziani, per via del suo spirito mistico (...). Tutte le invenzioni meccaniche attribuite ad Archimede presentano un carattere sospetto: esse esistevano in Egitto millenni prima della nascita di Archimede. I costruttori di piramidi dell'antico impero conoscevano il principio della leva; essi impiegavano quest'ultima in vari modi per sollevare tonnellate di pietre in cima alle piramidi in costruzione. Ora, è impossibile servirsi di un tale strumento senza associare immediatamente il rapporto delle masse e delle distanze, senza teorizzare (...). Archimede avrebbe scoperto la vite senza fine che è all'origine di un immenso progresso meccanico. Ma Diodoto siculo è formale, Archimede non ha potuto fare quest'invenzione che dopo il suo viaggio in Egitto in cui la vite idraulica era già in uso e serviva a pompare l'acqua".
Conclusione
Ecco i fatti! Le conoscenze di Platone, come lo confermano i suoi compatrioti Greci, sono il risultato del suo percorso iniziatico in Egitto che durò 13 anni. Se gli storici occidentali restano ancora incapaci di parlarne degnamente per orgoglio fuori posto e ridlesso ideologico raziale, resta tuttavia anormale che i panafricani continuano ad ignorare questi fatti!
La verità storica è lì, implacabile e resta valida per tutti.
Rimane che i panafricani devono oggi tenerne conto nel loro sistema educativo e valorizzare come si deve, il genio africano. Ogni atteggiamento contrario torna a disapprovare il principio dell'eguaglianza intellettuale tra gli uomini.
Jean-Philippe Omotunde
[Traduzione di Ario Libert]
[1] Cfr. Strabone, Geografia, libro XVII.
[2] Cfr. Solone, 2.
[*] Nell'edizione della casa editrice milanese Adelphi, la nota al testo relativa a questo passo e recante il numero 33, spiega il senso di questi che possono sembrare dei precetti privi di senso: "Il significato dei passi riportati si può svolgere rispettivamente come segue: -Non fare due cose alla volta; -Pensa al domani, non appagarti dell'oggi; oscuro è il terzo, forse relativo ad un tabù; poi -Non provocare chi è già furioso, oppure:-Non metterti contro chi è potente" [N. d.T.].
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Platon: un étudiant grec en Afrique noire!